L’Isrpt premia docenti e studenti e anticipa le tematiche della prossima edizione di “Scenari del XX secolo”

Il 16 maggio alle 15.30, presso la Sala Nardi del palazzo della Provincia di Pistoia l’Istituto storico della Resistenza organizzerà un evento restitutivo di “Scenari del XX secolo”, alla presenza degli enti promotori e di una rappresentanza di docenti e alunni coinvolti nelle lezioni.

Sono previsti gli interventi di: Paola Bellandi (Fondazione Caript), Luca Marmo (Presidente Provincia di Pistoia), Roberto Barontini (Presidente Istituto storico della Resistenza di Pistoia)

Per l’occasione vi sarà una premiazione degli Istituti aderenti e un’anticipazione sulle tematiche progettuali per l’a.s. 2019-2020.

L’evento è riservato agli enti promotori, agli istituti scolastici, ai docenti e agli studenti della Provincia di Pistoia.




Servizio civile regionale: avviso per la selezione di 2 giovani presso l’ISGREC – progetto “Biblioteca e archivio, chiavi della cultura”

Con decreto dirigenziale n. 6584 del 29 aprile 2019 (pubblicato sul Bollettino ufficiale della Regione Toscana (BURT) n. 19 – parte III supplemento n. 70 dell’ 8/5/2019) è stato emanato l’avviso per la selezione di 3.150 giovani da impiegare nei progetti di servizio civile regionale finanziati con decreto n. 5845 del 16/4/2019, con risorse del POR FSE 2014-2020. Il bando rientra nell’ambito di Giovanisì, il progetto della Regione Toscana per l’autonomia dei giovani.

L’Isgrec ha la possibilità di accogliere due giovani per il progetto “Biblioteca e archivio, chiavi della cultura” (clicca sul link per leggere l’intero progetto), che ha come obiettivi prioritari quelli di formare giovani in grado di gestire, guidati supervisionati dal personale dell’istituto, il front office della biblioteca e dell’archivio, rafforzando così l’offerta all’utenza e la presenza nella rete bibliotecaria provinciale.

DOMANDA DI PARTECIPAZIONE E SCADENZE

Apertura del bando: giovedì 9 maggio 2019 ore 8:00.

Scadenza per la presentazione della domanda: venerdì 7 giugno 2019 ore 14:00.

Le domande pervenute oltre tale termine non saranno prese in considerazione.

Si ricorda che può essere presentata domanda solo per un progetto tra quelli finanziati dalla Regione Toscana, pena esclusione da tutti i progetti per i quali si è fatto domanda.

La domanda di partecipazione può essere presentata esclusivamente on line, accedendo al sito: https://servizi.toscana.it/sis/DASC e seguendo le apposite istruzioni.

E’ possibile presentare la domanda:

– tramite carta sanitaria elettronica (CNS- carta nazionale servizi sanitari) rilasciata da Regione Toscana, munita di apposito PIN, tramite un lettore di smart card; la carta sanitaria elettronica (CNS) deve essere stata preventivamente attivata. Per informazioni su come attivare la carta ed ottenere il relativo PIN consultare il sito: http://www.regione.toscana.it/servizi-online/servizi-sicuri/carta-sanitaria-elettronica. 
In caso di accesso al sito per la domanda on line con CNS non è necessario allegare copia di un documento di identità;

– con accesso senza carta sanitaria elettronica (CNS) accedendo al sito sopra indicato, seguendo le istruzioni fornite sul sito medesimo; in questo caso è necessario allegare alla domanda copia fronte retro di un documento di identità in corso di validità.

Devono essere compilati tutti i campi indicati nel format della domanda.
Prima dell’invio della domanda deve essere allegato il curriculum vitae (completo di data e firma autografa per esteso).

Una volta inviata la domanda, il candidato riceverà all’indirizzo di posta elettronica comunicato nella domanda una email di conferma di avvenuto invio della domanda e conseguente ricezione della stessa da parte dell’ente titolare del progetto prescelto.

La mancata ricezione della email indica  che la domanda non è stata ricevuta correttamente: in tal caso il candidato deve rientrare nel sistema per verificare che tutti i dati siano stati inseriti correttamente, gli allegati richiesti siano stati caricati secondo le modalità indicate e procedere nuovamente all’invio, avendo cura di verificare la ricezione della email di conferma. L’eventuale esclusione dalla selezione è comunicata direttamente dall’ente al giovane interessato.

REQUISITI PER PRESENTARE LA DOMANDA

Può fare domanda chi, alla data di presentazione della domanda:

  • sia regolarmente residente in Toscana o ivi domiciliato per motivi di studio propri o per motivi di studio o di lavoro di almeno uno dei genitori
  • sia in età compresa fra diciotto e ventinove anni (ovvero fino al giorno antecedente il compimento del trentesimo anno);
  • sia non occupato, disoccupato, inattivo; sia in possesso di idoneità fisica;
  • non abbia riportato condanna penale anche non definitiva alla pena della reclusione superiore ad un anno per delitto non colposo.

Tutti i requisiti, ad eccezione del limite di età, devono essere mantenuti sino al termine del servizio.

Possono partecipare coloro che stanno frequentando un qualunque corso di studi.

Non può presentare domanda chi:

  • già presta o abbia svolto attività di servizio civile nazionale o regionale in Toscana o in altra regione in qualità di volontario, ovvero che abbia interrotto il servizio prima della scadenza prevista, ad eccezione di coloro che hanno cessato il servizio per malattia, secondo quanto previsto dall’articolo 11 comma 3 della legge regionale 35/06;
  • abbia avuto nell’ultimo anno e per almeno sei mesi con l’ente che realizza il progetto rapporti di lavoro o di collaborazione retribuita a qualunque titolo.

SELEZIONI ED AVVIO AL SERVIZIO

Le selezioni dei giovani che hanno presentato domanda saranno effettuate direttamente dall’Isgrec, che stabilirà tempi e modalità di selezione, dandone comunicazione ai candidati. Le selezioni saranno effettuate con procedure e modalità che garantiscano pubblicità, trasparenza ed imparzialità. Ultimate le selezioni l’Isgrec redigerà apposita graduatoria individuando i giovani idonei ed ammessi al progetto, i non idonei e gli idonei non ammessi al progetto.

L’avvio al servizio è stabilito dalla Regione Toscana, che stipula con ciascun giovane un apposito contratto. Si invitano i giovani a prendere visione del decreto di approvazione dell’avviso e di tutti i relativi allegati.

DURATA E RIMBORSO

La durata del servizio civile regionale è pari a 12 mesi; ai giovani in servizio è corrisposto direttamente dalla Regione Toscana un assegno di natura non retributiva pari a 433,80 euro.

Il primo pagamento da parte della regione Toscana avverrà –  successivamente alla verifica dell’attività svolta per almeno 90 giorni dalla data di avvio del servizio civile – il giorno 30 del 5° mese solare rispetto al mese di avvio (per esempio se il servizio civile inizia dal 1° al 30 del mese di gennaio, il primo pagamento avverrà il 30 maggio) e si riferirà all’attività dei primi 3 mesi solari (per es. se il servizio inizia il 10 di gennaio, il primo pagamento si riferirà al periodo che va dal 10 al 30 gennaio, tutto il mese di febbraio e di marzo). Successivamente al primo pagamento, il compenso di ogni mensilità verrà corrisposto due mesi dopo il mese di effettuazione del servizio (in riferimento all’esempio precedente, il compenso dell’attività svolta nel mese di aprile verrà corrisposto il 30 giugno, il compenso dell’attività svolta nel mese di maggio verrà corrisposto a luglio, fino al pagamento del compenso del 12° mese). Il ritiro prima della conclusione del terzo mese comporta la decadenza dai benefici previsti dal progetto.

INFORMAZIONI
Per ricevere informazioni sui singoli progetti, sui tempi e modalità di selezione e sui risultati delle selezioni deve essere contattato l’Isgrec (0564415219 – segreteria@isgrec.itwww.isgrec.it)

Per ricevere informazioni sul bando è possibile contattare:

Regione Toscana – Direzione Diritti di cittadinanza e coesione sociale – Settore Innovazione Sociale – Via di Novoli, 26 – 50127 Firenze

Tel: 0554384633 – 0554384632 – 0554383383 – 0554384247 – 0554383415 – 0554385147
E-mail: serviziocivile@regione.toscana.it

Ufficio Giovanisì

Numero verde: 800098719 – E-mail: info@giovanisi.it

Documentazione




Inaugurata a Firenze la nuova sede del Memoriale italiano di Auschwitz

Dopo lunghi anni di discussioni, proposte e confronti, il Memoriale del blocco 21 – il blocco italiano ad Auschwitz – è stato inaugurato mercoledì 8 maggio alle ore 10 nel quartiere Gavinana di Firenze, all’interno dell’EX3, in piazza Gino Bartali, quasi a ricongiungere in questo progetto di memoria collettiva anche l’impegno del grande ciclista, riconosciuto “giusto tra le nazioni” da Yad Vashem.

Data ed anno non sono casuali, come spiega il sindaco di Firenze Dario Nardella, il primo oratore nella cerimonia di inaugurazione. “Oggi è il giorno in cui si ricorda la fine della seconda guerra mondiale e il 2019 è l’anno in cui si celebrano i 100 anni dalla nascita di Primo Levi”.

Nel suo lungo discorso Nardella parla dei tre anni di lavoro per rendere possibile “salvare” il Memoriale del blocco 21 “opera interdisciplinare e ultrasensoriale”, ringrazia il Direttore della Fondazione Cassa di Risparmio  per la generosa donazione,  ricorda la mobilitazione di tutta la città e della società civile, citando anche la raccolta di fondi svolta da Unicoop.fi, elogia la tenacia di Ugo Caffaz, consigliere per le politiche della memoria, formative e culturali della Regione Toscana e conclude, di fronte all’ingresso dell’EX3, dicendo “questo è il memoriale. Il memoriale siamo noi”.

A prendere poi la parola è Dario Venegoni, presidente dell’ANED, il quale spiega che l’idea di delocalizzare il monumento, pur di salvarlo, ha avuto una lunga gestazione , ed è stata possibile in base alla risposta all’interrogazione scritta presso il Senato n. 4-05184 Fascicolo n. 123. “Davanti al pericolo di smantellamento, anche se non siamo d’accordo, abbiamo accettato di riportare il Memoriale in Italia”, “ricordo quando eravamo isolati, sono passati 10 anni…ma quando il progetto sembrava arenarsi, sono intervenuti la Regione Toscana e il Comune di Firenze che con coraggio e determinazione hanno detto Sì senza pensarci due volte”. E la Regione, infatti, ha stanziato 2,6 miliardi per fare rinascere a Firenze il memoriale. Egli, ricordando il difficile lavoro di recupero, dice “è stata una lunga fatica, a tratti sconfortante” e poi descrive l’emozione che ha provato vedendo le tele di Pupino Samonà accanto a quelle di Leonardo sul tavolo dell’Opificio delle pietre dure, dove son state sottoposte a restauro.

Ed è proprio il direttore dei lavori dell’Opificio a parlare dopo, fiero di essere riuscito con sei mesi di lavoro “domeniche e giorni festivi inclusi” a restaurare le 23 strisce dipinte da Samonà. Interviene in seguito il responsabile ministeriali ai Beni Culturali affermando “Il Memoriale italiano di Auschwitz a Firenze è la prova che le istituzioni, se vogliono, possono lavorare bene e in fretta!”.

In fine, per climax ascendente, parla la Vicepresidente della Regione Toscana, che esprime la fierezza della nostra regione nell’aver portato a Firenze quella che definisce “non solo un’opera d’arte ma un ulteriore tassello volto a fortificare il sistema memoriale della Toscana, una rete che passa attraverso luoghi di eccidi (e cita ad esempio Sant’Anna di Stazzema), musei (come quello della Deportazione di Prato e il Museo della Resistenza di Fosdinovo), gli Istituti Storici della Resistenza e dell’Età Contemporanea, il lavoro storico costante, la ricerca, i Treni della Memoria, la didattica”.

Chiude la parte ufficiale l’architetto Alberico Barbiano di Belgiojoso, figlio -fra l’altro- di Ludovico, che insieme a Banfi, Rogers e Peresutti (lo studio BBPR) fu l’architetto che ha progettato proprio questo  Memoriale, ideato nel 1979 e inaugurato nella primavera del 1980 ad Auschwitz. E adesso proprio nel quarantennale della creazione, Alberico Belgiojoso è stato colui che ha dato le indicazioni per l’allestimento, identico a quello originale, del memoriale nella nuova sede fiorentina, dopo essere stato strappato dal contesto per il quale era stato progettato. Belgiojoso descrive così il nuovo allestimento: al piano terra la mostra, che sarà visibile per circa un anno, “L’Italia, il fascismo, la deportazione”, curata dall’ANED (proprietaria del Memorale) con una sezione sulla deportazione dalla Toscana curata dal Museo della Deportazione di Prato non solo con materiali già in uso presso quel museo ma anche inediti, mentre al piano superiore è collocato il memoriale vero e proprio, ricreato esattamente come era ad Auschwitz, che ti avvolge nella sua angosciante spirale.

In conclusione è stato letto il messaggio del Presidente della Repubblica Mattarella che, scusandosi per l’assenza, promette la sua presenza all’inaugurazione definitiva (quando la mostra temporanea lascerà il posto ad un allestimento permanente didattico), occasione in cui verrà anche apposta una targa.

Infine, alle 11.30, fra i gonfaloni e al suono delle trombe, la cerimonia si conclude con il taglio del nastro da parte del sindaco e della vicepresidente Barni e i tanti cittadini presenti entrano ad ammirare il memoriale fra lo squillo delle clarine del Gonfalone di Firenze e i labari delle tante sezioni ANED presenti.




“Le origini e l’epilogo del fascismo a Lucca”

“Definire il fascismo è innanzitutto scriverne la storia.”

(Angelo Tasca, 1938)

A cento anni dalla fondazione del movimento dei fasci di combattimento (1919), l’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea in provincia di Lucca promuove una serie di tre incontri incentrati sulla storia del fascismo nella provincia lucchese, a cominciare dal 16 maggio con “A 100 anni dalla nascita del fascismo. Da Milano a Lucca, una storia violenta” (ore 18.00) in collaborazione con la Biblioteca Popolare di San Concordio; seguirà il 18 maggio l’incontro con gli studenti del Liceo Scientifico “A. Vallisneri”, volto ad approfondire le vicende della Repubblica sociale a Lucca; a chiusura del ciclo di incontri la presentazione del libro “Il fascismo dalle mani sporche” di Paolo Giovannini e Marco Palla nel mese di giugno.




“Il sarto di Rughi” a Capannori

Il libro racconta la storia del porcarese Dante Unti, oggi 98enne e allora sarto strappato al suo lavoro dalla chiamata alla leva obbligatoria nel 1939: coinvolto nel conflitto in Jugoslavia dopo l’inizio della Seconda guerra mondiale nei contingenti che si ribellarono anche militarmente ai tedeschi tra l’otto e il dodici settembre 1943 a Ragusa (Dubrovnik), dove fu fatto prigioniero. Internato nel campo di lavoro di Stablack, a Kaliningrad, fu tra i circa trentamila deportati da quella zona della Jugoslavia verso i campi di lavoro forzato. Riuscì a sopravvivere e a tornare a casa alla fine della seconda guerra mondiale.

La presentazione si terrà venerdì 10 maggio presso la Sala Pardi del Polo Culturale Artemisia di Capannori a partire dalle 18.00 (ingresso libero): saranno presenti, oltre agli autori, Nicola Barbato (ISREC) e lo storico Emmanuel Pesi.




Anche l’ISRT al viaggio di Istituzioni e Aned, con centinaia di studenti, per il 74° della liberazione di Mauthausen

Esattamente fra una settimana, domenica 5 maggio, si svolgerà sul piazzale del KZ di Mauthausen, la cerimonia internazionale in occasione del 74° anniversario della liberazione del campo.
Saranno oltre 800 i partecipanti, provenienti dalla Toscana, una carovana, composta da 16 autobus accompagnata da circa 40 volontari di ANED.

Con il pullman della Città metropolitana di Firenze, che riunisce gli studenti delle scuole superiori dell’area metropolitana, sarà presente anche il Direttore dell’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea, Matteo Mazzoni.

La delegazione è così composta:

Aned Sezione di Empoli circa 180 partecipanti

comuni di;
Castelfiorentino, Cerreto Guidi, Certaldo, Empoli, Fucecchio, Gambassi, Limite e Capraia, Montaione, Montelupo Fiorentino, Montespertoli, Vinci.

SPI – CGIL, Associazione dei genitori di ragazzi con disabilità Noi da Grandi.

Aned Sezione di Firenze circa 290 partecipanti – delegazione composta da:

Città Metropolitana di Firenze,

comuni di;
Bagno a Ripoli, Baberino di Mugello, Barberino Valdelsa – Tavarnelle Valdipesa, Calenzano, Dicomano, Firenze, Impruneta, Lastra a Signa, Londa, Pelago, Pontassieve, Rufina, San Casciano Valdipesa, San Godenzo, Scandicci, Sesto Fiorentino, Signa.

Aned Sezione di Pisa circa 290 partecipanti – delegazione composta da:

Provincia di Pisa,

comuni di;
Bientina, Buti, Calci, Calcinaia, Capannoli, Casale Marittimo, Casciana Terme – Lari, Cascina, Castelfranco, Castellina Marittima, Castelnuovo Val di Cecina, Fauglia, Guardistallo, Montecatini Val di Cecina, Montescudaio, Montopoli in Valdarno, Palaia, Peccioli, Pisa, Pomarance, Ponsacco, Pontedera, Riparbella, Rosignano, Santa Croce Sull’Arno, San Giuliano Terme, San Miniato, Santa Maria a Monte, Terricciola, Vicopisano, Volterra.

Aned Sezione di Prato circa 60 partecipanti – delegazione composta da:

Fondazione Museo della Deportazione, Associazione Sinti di Prato,

Comuni di;
Carmignano, Cantagallo, Montemurlo, Poggio a Caiano, Prato; Vaiano, Vernio.

CGIL e SPI CGIL, Pubblica Assistenza di Prato




Festa della Liberazione: il 25 aprile dell’ISRT.

Numerose le iniziative e le commemorazioni in occasione del 74° anniversario del 25 aprile, festa della Liberazione nazionale, alle quali gli organi dirigenti e il personale dell’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea partecipano, apportando il proprio contributo scientifico e culturale:

 Commemorazione a cura del Presidente G. Matulli all’interno delle celebrazioni del Comune di Firenze.
 Commemorazione a cura del direttore M. Mazzoni all’interno delle celebrazioni del Comune di San Casciano Val di Pesa
 Intervento della consigliera Valeria Galimi su Fascismo e discriminazioni all’interno del Consiglio comunale “aperto” promosso dal Comune di Lastra a Signa
 Intervento del presidente G. Matulli a iniziativa sezione ANPI Rufina
 Intervento M. Bianchi a iniziativa sezione ANPI Bagno a Ripoli
 Intervento di Marta Baiardi a iniziativa sezione ANPI Figline Valdarno
 Presentazione del libro di C. Becchimanzi, L’agguato al Museo della deportazione e della Resistenza di Prato, intervento del direttore M. Mazzoni




“Eravamo tanto amati” presentazione a Viareggio a cura dell’ISREC Lucca

Nella cornice Liberty di Villa Argentina, a Viareggio, mercoledì 17 marzo aprile si è tenuta la presentazione del libro Eravamo tanto amati, a cura dell’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Lucca. Alla presentazione è stato presente uno dei tre autori, Domenico Guarino, scrittore e giornalista professionista che lavora prevalentemente a Contro Radio/ Popolare Network. Gli altri autori sono Andrea Lattanzi, giornalista pubblicista e videomaker, e Andrea Marotta, giornalista di Rai TGR Toscana.

Eravamo tanto amati è sia un libro sia un documentario di circa un’ora e mezzo. Il titolo è un sentito omaggio al film di Ettore scola C’eravamo tanto amati ma soprattutto usa l’imperfetto rivolto al futuro  per cercare di capire dove sta andando oggi la sinistra.

Il libro si articola in 24 interviste rivolte a politici, amministratori, docenti universitari, giornalisti, personaggi dello spettacolo e della cultura. Tutti gli intervistati vengono dall’alveo del Partito comunista Italiano tranne Nogarin, sindaco attuale di Livorno del Movimento 5 Stelle. Tuttavia egli è stato interpellato proprio perché nella sua città è nato nel 1921 Il Partito comunista. Nogarin dichiara “non è mia intenzione speculare o approfittare della questione morale, però c’è un dato di fatto: c’è un solo movimento in Italia a dibattere oggi questo tema posto così autorevolmente da Berlinguer, così intensamente. E sono i 5 Stelle. Per noi non significa solo ‘io non violo la legge’; il problema etico vuol dire riconoscere e affrontare le buone cose fatte nell’interesse collettivo a prescindere da chi le abbia davvero proposte. Oggi sono i bisogni e non più le appartenenze ideologiche ad aggregare le persone e noi dobbiamo muoverci di conseguenza”. E l’attuale presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, nella sua intervista, riconosce che la sinistra ha perso perché ha tralasciato  proprio la questione morale, regalandola ai 5 Stelle. Sempre Enrico Rossi dichiara “l’errore comincia con la nascita del PDS; tutte le energie del dibattito furono concentrate sul nome, sarebbe bastato aggiungere al PCI la parola democratico -come in fondo era sempre stato- e invece nel lessico del PD il socialismo al di là della facciata non è mai entrato… il PD sancisce l’abbandono di quella ‘ossessione dell’uguaglianza’ che, dal 2008, con la crisi del capitalismo ci sarebbe invece tornata utilissima”. Tra gli intervistati si notano le assenze di Benigni, impegnato negli Stati Uniti, Renzi e D’Alema, che si sono sottratti continuamente all’incontro.

Eravamo tanto amati, partendo dalle voci del popolo dell’ex PCI, è un’analisi giornalistica a più voci per capire il futuro della sinistra italiana a 30 anni dalla svolta della Bolognina il 12 novembre 1989, quando il più grande Partito comunista d’Europa decise di cambiare nome ed iniziare una metamorfosi. Molti rammentano come il cambio del nome abbia monopolizzato il dibattito e l’attenzione a scapito dei contenuti, eppure tutti concordano sul fatto che la scomparsa della parola comunista abbia poi costituito -nel bene e nel male- il senso di quel cambiamento. E la maggior parte dei pareri sono critici. L’ architetto Monica Sgherri sostiene “l’unico risultato della svolta è stata la scomparsa di un soggetto che, pur con i suoi 3000 difetti, portava i diritti e lo stato sociale a un livello altissimo”.  Alessandro Benvenuti, attore e regista, riuscendo come sempre a strappare un sorriso, dichiara “io sono di sinistra perché il cuore batte a sinistra, quindi sono normale!”, poi, divenuto serio, afferma “la svolta della Bolognina è stata una frattura tra passato è presente; capii subito che se chi fosse rimasto indietro sarebbe invecchiato parecchio e chi si fosse proiettato nel futuro si sarebbe perso del tutto; il mio non è un giudizio ma una constatazione perché in quel momento è svanito un mondo”. C’è chi guarda il PD come al tradimento assoluto di quella tradizione comunista. Graziano Cioni, intervistato, afferma: “c’era un solo PCI e tanti PCI; uno solo nonostante le varie anime e correnti la cui autorità non veniva mai messa in discussione”. Adesso purtroppo l’eredità del PCI latita a qualsiasi livello e manca la capacità di suscitare rispetto, quel rispetto che il PCI si vedeva riconosciuto, primi tra tutti, dai suoi avversari (si vedano, ad esempio, le parole di stima di Almirante nei confronti di Berlinguer non appena saputa la notizia della sua morte).  Fabio Evangelisti, segretario provinciale del PCI di Massa Carrara e poi segretario regionale di Italia dei Valori, sostiene che questo accadeva perché “il PC era un partito identitario ed empatico, il PD oggi è antipatico e antitetico rispetto ai bisogni delle persone”. Sulla stessa scia il professore di storia contemporanea presso l’Università degli studi di Firenze Giovanni Gozzini il quale dice “il partito era la vera famiglia…”, “credo che la maledizione del dopo il Berlinguer sia stata l’ incapacità di produrre cultura politica”. Noi di sinistra non ci riconosciamo più in maniera identitaria nei vari rivoli in cui è sfociato o si è strozzato il PCI. Questa identificazione si trova forte ora di partiti come la Lega o i 5 Stelle. Non a caso il 35% di chi nel 1987 aveva votato per l’ultima volta Partito comunista oggi ha scelto proprio il Movimento 5 Stelle. Il PCI era un partito interclassista, adesso gli operai votano Lega, il PD è votato solo dal ceto intellettuale o borghese. Ancora Benvenuti afferma “Oggi il PD è come il PSI di Craxi: accontenta le persone del ceto medio”. Questo perché il PD non sa parlare con le periferie, perché viviamo in una fase di smarrimento, perché la società è cambiata e la sinistra non è riuscita a intercettare il cambiamento. Sulla stessa linea asserisce Mario Ricci (segretario provinciale del PCI Massa Carrara e poi segretario regionale di Rifondazione Comunista) “l’errore è stato di voler dirigere le masse anziché coinvolgere gli operai come protagonisti”. Oggi anche in Toscana, in cui un tempo Il PCI aveva raggiunto il 70% e deteneva quasi dovunque la maggioranza assoluta, gli eredi di quella tradizione comunista, nata proprio a Livorno nel 1921, vacillano: cos’è accaduto in questi anni? la svolta lanciata nel 1989 all’indomani della caduta del muro di Berlino ha tradito le aspettative? È possibile riconquistare poi consenso? Gli autori hanno cercato queste risposte proprio nella rossa, forse ex rossa, Toscana tra alcuni dei protagonisti di allora e di oggi. L’ultima intervista è a colui che è stato segretario del PCI al momento della svolta della Bolognina, cioè Achille Occhetto, che alla domanda “eravamo tanto amati?” risponde di sì ma al contempo anche odiati. Poi però l’ultimo segretario del PCI e il primo del PDS afferma che ha voluto voltare pagina dichiarando “non mi piacciono gli Amarcord”. Aggiunge poi “né io né Gorbaciov eravamo tanto potenti da far crollare il comunismo ma abbiamo dovuto gestire il suo crollo”. Quasi si giustifica dichiarando “scelsi di andare alla Bolognina perché, per me, i partigiani furono degli straordinari apostoli della libertà. Dopo la caduta del muro di Berlino ebbi la certezza che quei mondi divisi dalla Cortina di ferro avrebbero potuto tornare al dialogo. Il problema è che nel frattempo è cambiata la società su quella nostra cultura si era formata”. Contro gli Amarcord è anche Michele Ventura, che all’epoca della Bolognina era vicesindaco di Firenze e poi è diventato vicecapogruppo PD alla Camera dei deputati; nella sua intervista dichiara: “non bisogna pensare a quella stagione con nostalgia perché è irripetibile; oggi la frammentazione della società ci obbliga a rintracciare le persone in modi diversi da allora”. Domenico Guarino ci ricorda che la sinistra deve seguire, adesso come sempre, i cardini della rivoluzione francese e poi ci saluta con le parole del presidente Pepe Mujica, che ha risollevato e modernizzato l’Uruguay. Egli, guardando alla crisi della sinistra anche nel continente sudamericano, dove grandi erano state le speranze degli ultimi 20 anni, dice “la sinistra non perde mai, ha delle pause e poi riparte, perché, quando lotti per il popolo e per il benessere, lotti per l’umanità”.