Giovanni Contini eletto Presidente dell’Istituto storico della Resistenza di Pistoia

Il Consiglio direttivo dell’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Pistoia ha eletto nella sua seduta di insediamento il nuovo Presidente, nella figura di Giovanni Contini, dopo la nomina di Roberto Barontini a presidente onorario.

Contini è una figura di grande spessore professionale, con alle spalle una lunga carriera internazionale di studioso e dirigente culturale. Alle esperienze in prestigiose strutture estere presso il King’s College di Cambridge, l’Università della California (UCLA), l’Università di Amsterdam, la Tokyo University e la Keio University in Giappone, ha affiancato la direzione della sezione “archivi audiovisivi” della Soprintendenza Archivistica per la Toscana dal 1984 al 2014, la rappresentanza dell’Italia presso il comitato per la tradizione orale del Consiglio internazionale degli archivi, la partecipazione per conto del MIBACT alle attività di ricerca della Shoah Foundation di Los Angeles, la partecipazione al Comitato italiano dell’UNESCO per la salvaguardia dell’eredità immateriale, la docenza in storia contemporanea e archivistica all’Università “La Sapienza” di Roma e la presidenza dell’Associazione italiana di storia orale (AISO) dal 2012 al 2017. Nel 2019 è stato invitato dall’UCLA per tenere una conferenza su letteratura e Resistenza.

Tra i pionieri della storia orale nel nostro paese, Contini ha coniugato l’approccio storico e antropologico ad un rigoroso uso delle fonti, con una grande sensibilità verso il ruolo delle persone nel partecipare al processo storiografico. Si è occupato di memoria, lavoro, mondo contadino, Resistenza, stragi, Shoah. Ha organizzato innumerevoli seminari, conferenze e convegni, tra i quali ricordiamo per la loro rilevanza i convegni internazionali del 2007, “I crimini di guerra del Giappone e dell’Italia”, e del 2009, “Miniere e minatori. Una memoria europea”. Tra le sue pubblicazioni: Memoria e storia (1985); Santa Croce sull’Arno: Biografie di imprenditori (1987); Vivere di coltelli (1989) Verba manent. L’uso delle fonti orali per la storia contemporanea (1993); La memoria divisa (1996); La forma e le cose (2003); Aristocrazia contadina (2008).

Con questa designazione l’ISRPt consolida il lavoro realizzato sul territorio negli ultimi anni sui fronti della ricerca, della didattica, della divulgazione, della partecipazione e dell’editoria, che continuerà a portare avanti con rinnovato vigore aprendosi al contempo verso l’esterno per accogliere le nuove sfide della Public History e allargare le proprie attività e collaborazioni.




Valdo Spini confermato alla Presidenza dell’Associazione delle istituzioni di cultura italiane.

Si è svolta oggi, giovedì 24 settembre, l’assemblea dell’Associazione delle istituzioni di cultura italiane, che ha proceduto al rinnovo degli organi statutari in scadenza. Valdo Spini, presidente della Fondazione Circolo Fratelli Rosselli di Firenze, è stato confermato alla Presidenza dell’Associazione per il prossimo triennio.

Il nuovo Comitato esecutivo è così composto: Francesco Accardo (Fondazione di ricerca Giuseppe Siotto); Nicola Antonetti (Istituto Sturzo); Margherita Azzari (Società geografica italiana); Germana Capellini (Fondazione Lelio e Lisli Basso); Marina Cattaneo (Fondazione Anna Kuliscioff); Alessandra Cavaterra (Fondazione Ugo Spirito-Renzo De Felice); Maria Pia Donat-Cattin (Fondazione Donat Cattin); Letizia Lanzetta (Istituto nazionale di studi romani); Salvatore Claudio La Rocca (Centro universitario europeo beni culturali); Gianvito Mastroleo (Fondazione Giuseppe Di Vagno); Paolo Pezzino (Istituto nazionale Ferruccio Parri. Rete degli Istituti storici della Resistenza ) Silvio Pons (Fondazione o Gramsci, Roma); Federico Ruozzi (Istituto scienze religiose Giovanni XXIII); Sergio Scamuzzi (Polo del ‘900); Siriana Suprani (Fondazione Gramsci Emilia Romagna); Massimiliano Tarantino (Fondazione Giangiacomo Feltrinelli); Antonio Tedesco (Fondazione Pietro Nenni) e Giuseppe Tognon (Fondazione trentina Alcide De Gasperi)

Sono confermati i revisori dei conti: Pier Francesco Bernacchi (Fondazione nazionale Carlo Collodi); Giuseppe Giorgetti; Luigi Tomassini (Fondazione di studi storici Filippo Turati)

L’assemblea ha inoltre proceduto all’approvazione del bilancio preventivo per il 2021 e all’ammissione di cinque nuovi soci:l’Istituto per lo studio dell’età contemporanea (ISEC) di Sesto San Giovanni; la Fondazione Centro studi Alfierani; la Fondazione Maytreia, istituto di cultura buddhista, la Fondazione Centro culturale San Fedele e l’Unione femminile nazionale

L’Associazione raggiunge così il numero di 125 soci.

L’assemblea ha infine preso atto delle comunicazioni del presidente Spini sulle prossime scadenze: l’evento “Riparti Italia, riparti cultura” che avrà luogo a Milano, presso la Fondazione Feltrinelli, il 5 ottobre, alla quale interverranno, tra gli altri il Commissario europeo per l’economia Paolo Gentiloni e il Ministro per i beni culturali e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini, e, in primavera, una iniziativa dedicata al rapporto tra istituti di cultura e regioni nell’ambito delle attività per Parma capitale italiana della cultura 2021 e, in autunno, la VII Conferenza nazionale dell’Associazione, che si terrà Cagliari.

“Rieletto alla Presidenza, ho accettato il nuovo mandato, consapevole che l’associazione può contribuire alla coscienza di uno sforzo unitario del paese per uscire dalla crisi e dare uno sbocco ai giovani, nel nostro caso in particolare a quelli che operano nella ricerca e nella cultura”.




L’on. Barontini eletto Presidente onorario ISRPT

Si è tenuta sabato 12 settembre, all’aperto, presso la Casa del popolo di Spazzavento, l’Assemblea annuale dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età contemporanea in provincia di Pistoia.

In un clima di emozioni, l’on. Renzo Innocenti ha ricordato ai numerosi soci intervenuti gli ultimi venti anni dell’Istituto, ai quali il dr. Roberto Barontini ha dedicato gran parte del suo tempo, dividendosi fra la professione di medico di famiglia, coltivata con solerzia, l’attività politica (è stato consigliere comunale, deputato, vicepresidente della Provincia di Pistoia) e la direzione dell’Istituto, le attività storiche, la presenza assidua e capillare nel territorio, l’attenzione a far crescere un importante nucleo di giovani storici. Barontini stesso ha sottolineato il contributo importantissimo dei direttori dell’Istituto: Fabio Giannelli, Michela Innocenti, fino all’attuale direttore Matteo Grasso. Numerose e importanti le attività nelle scuole, primo fra tutti il progetto Scenari del XX secolo, iniziato insieme alla Provincia e all’assessore Giovanna Roccella nell’anno scolastico 2019-2020, che tuttora continua a portare nelle scuole superiori strumenti di lettura critica della società. Si ricorda anche il recupero e la valorizzazione dell’archivio Devoto sulla deportazione, i corsi di aggiornamento riconosciuti dal Miur per docenti, l’ampliamento della biblioteca, i tirocini con le università.

Roberto Barontini ha ricordato anche le attività della casa editrice, fra cui la pubblicazione della rivista Quaderni di Farestoria e di numerosi libri di successo, da “La Libellula” all’ultimo e prestigioso “L’influenza spagnola del 1918-1919”.

Come detto il Vicepresidente Filippo Mazzoni: «Venti anni in cui abbiamo lasciato il segno nella storia culturale della nostra città», grazie anche alla stretta sinergia con le istituzioni cittadine, la Provincia, i Comuni, la Fondazione Cassa di Risparmio e tutte le associazioni. L’assessore del Comune di Pistoia, Alessandro Sabella, ha portato i saluti dell’amministrazione comunale, riconoscendo il valore del lavoro svolto.

Al termine degli interventi, l’assemblea ha eletto all’unanimità Roberto Barontini Presidente Onorario dell’Istituto, suggellato da un lungo, intenso applauso, quasi un abbraccio collettivo.




Bando di selezione di tre ricercatori – Progetto “Riconoscere il passato degli altri”

Bando Riconoscere passato_20-09-04




Online sul sito della Regione la prima lezione del corso “In viaggio verso Auschwitz” con Gad Lerner

Sono passati venti anni dall’istituzione del “Giorno della Memoria”. Il Novecento, i totalitarismi, le persecuzioni, le deportazioni, i campi di concentramento e di sterminio, la Shoah, sono elementi che interrogano costantemente il nostro presente e che aprono a riflessioni ed attività multidisciplinari fondamentali per coloro che svolgono professioni educative e legate al mondo della formazione. Tematiche che, negli anni, hanno acquisito notorietà e rilevanza mediatica ma non sono facilmente fruibili da parte del mondo della scuola.

Fin dalla prima edizione della Summer School, Regione Toscana si è sempre interrogata sul tema centrale che riguarda tutti coloro che si confrontano con la Shoah e che non hanno direttamente vissuto le tragedie del Novecento. Come riuscire ad affrontare una didattica efficace per far sopravvivere la memoria nelle nuove generazioni? Come riuscire a costruire una cultura del rispetto, dell’inclusione, della pacifica convivenza tra i popoli?

Temi complessi, lo sappiamo, per affrontare i quali servono strumenti di approfondimento che consentano di cogliere la complessità della materia favorendo l’acquisizione di quel senso critico che dovrebbe essere la missione prioritaria della scuola.

Solo con lo studio e la conoscenza, si può combattere l’intolleranza, l’ingiustizia e la mistificazione.

Le giovani generazioni devono potersi confrontare in maniera critica e viva con il tema della memoria europea per comprendere i valori della pace e della tolleranza e per opporsi ai nuovi razzismi.

Bisogna superare, andare oltre il pur significativo momento celebrativo.

In questi anni, Regione Toscana ha lavorato in questa direzione, cercando di costruire politiche culturali organiche e fornendo occasioni di formazione attiva durante tutto l’anno, nella convinzione che tali percorsi e metodi costituiscano parte integrante del processo democratico e di crescita culturale dei cittadini.

Per tutti questi motivi, pur nelle attuali difficoltà, Regione Toscana ha promosso questo per percorso di formazione on line: In viaggio verso Auschwitz.

Sarà un percorso formativo diverso dal solito, ma non per questo meno significativo.

Del resto la pandemia ha costretto la Regione ad abbandonare la progettazione del Treno della Memoria, per la prima volta dalla sua istituzione. Il “Treno della Memoria” nasce nel 2002 e, fino al 2005, ogni anno, la Regione Toscana lo ha organizzato per permettere a studenti e insegnanti delle scuole superiori toscane, appositamente formati nella Summer School di fine agosto, di vivere per cinque giorni un’esperienza formativa unica che, accanto alla visita di Auschwitz e di Birkenau, ha consentito ai ragazzi di incontrare i testimoni della deportazione razziale, politica e dell’internamento militare e di impegnarsi, allo stesso tempo, in una serie laboratori tematici.

Dal 2005 il Treno è diventato un progetto biennale in alternanza al grande Meeting Regionale degli studenti organizzato per il “Giorno della Memoria” al Mandela Forum di Firenze.

In quest’ultima legislatura, la regione ha organizzato ben tre edizioni del Meeting, nel 2016, nel 2018 e nel 2020 e tre sono state anche le edizioni del Treno della Memoria, nel 2015, 2017 e 2019.

Il prossimo gennaio gli studenti toscani non saranno fisicamente sul “Treno” ma saranno “diversamente” accompagnati, con i loro insegnanti,  attraverso un percorso nella storia e nella memoria. Un percorso che parte, appunto, con la Summer.

La Summer inizia con ospiti prestigiosi: oltre a Gad Lerner sempre sensibile e disponibile verso queste tematiche e verso le iniziative della Regione,  Ugo Caffaz, instancabile animatore di tutte le iniziative curate, in questi anni, dalla Regione Toscana per il “Giorno della Memoria” e Luca Bravi.

Anche per questa edizione del corso, la Regione si è avvalsa di importanti partner scientifici quali la Fondazione Museo della Deportazione e Resistenza di Prato e l’Istituto toscano della Resistenza e dell’Età Contemporanea.

La didattica, ed in particolare la didattica della storia, è una delle principali attività su cui, infatti, lavora la rete degli Istituti storici della Resistenza e dell’Età Contemporanea che la Regione Toscana, grazie alla legge regionale n. 38/2002, sostiene finanziariamente con un contributo annuale che viene erogato anche alla Federazione delle Associazioni Antifasciste e della Resistenza e all’Istituzione Parco Nazionale della Pace di Sant’Anna di Stazzema. Un altro importante strumento divulgativo per le scuole in termini di didattica della storia, è costituito proprio da questo nostro portale, rivista on line di storia del Novecento, finanziato dalla Regione Toscana nell’ambito delle attività degli Istituti storici della Resistenza e dell’Età Contemporanea.

Il percorso di formazione si concluderà con il Meeting, sempre online, del prossimo 27 gennaio 2021 che sarà trasmesso in streaming alla presenza dei testimoni della Shoah e della deportazione. Insegnanti e studenti delle scuole toscane potranno seguirlo con punti di ascolto a cura di ogni Istituto.

Da oggi la prima lezione del corso, con l’intervento di Gad Lerner, è disponibile sul sito della Regione che, proprio in questi mesi nei quali la comunicazione digitale è ditata così cruciale ha avviato un processo di potenziamento delle proprie pagine dedicate alla promozione dell’offerta culturale e all’importante impegno svolto sui temi della memoria e della conoscenza storica, oggi sempre più a disposizione di tutt* con facilità ed immediatezza. In particolare si segnalano le pagine “Storia e Memoria del 900” e “Cultura è rete“:

https://www.regione.toscana.it/storiaememoriedel900

https://www.regione.toscana.it/-/cultura-e-rete-introduzione

La prima lezione del corso:

https://www.regione.toscana.it/-/corso-di-aggiornamento-online-in-viaggio-verso-auschwitz

La lezione è disponibile anche sul Canale YouTube https://www.youtube.com/watch?v=OT0Hy_H1qwE

 

 




Nuovo orario del Museo della Deportazione e apertura per la Liberazione di Prato

Il Museo informa i propri visitatori che il Museo e Centro di documentazione della Deportazione e Resistenza riprende il normale orario di apertura con una NOVITÀ: sarà possibile visitare il Museo anche la domenica mattina!

 

Dal 1 settembre sarà in vigore il seguente orario di apertura:

 

Museo

 

Mattina dalla domenica al venerdì ore 9:30 – 12.30

Pomeriggio lunedì e giovedì ore 15:00 – 18:00

sabato e domenica ore 16:00 – 19:00

 

Per l’accesso e la permanenza all’interno dei locali della Fondazione saranno adottate adeguate misure di sicurezza e prevenzione secondo le normative vigenti riguardanti l’emergenza Covid-19.

 

Su richiesta possiamo effettuare brevi visite guidate per piccoli gruppi di massimo 8 persone. Per qualsiasi richiesta ed informazione vi preghiamo di scrivere a: info@museodelladeportazione.it

 

Ufficio della Fondazione (Lunedì-venerdì ore 9 – 13)

Biblioteca (Lunedì e giovedì ore 15 -18)

entrambi aperti al pubblico solo su prenotazione (0574 461655 – info@museodelladeportazione.it)

 

DOMENICA 6 SETTEMBRE nel pomeriggio, in occasione delle celebrazioni per la Liberazione della Città di Prato, saranno effettuate visite guidate gratuite dalle 16 alle 19 su prenotazione (tel. 0574 461655).




Pubblicata online la nuova offerta formativa ISRT per le scuole!

L’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea, grazie alle proprie docenti distaccate e al lavoro di direzione e collaboratori, offre una rinnovata offerta formativa per insegnanti e scuole. Conoscenza della storia del ‘900 e educazione alla cittadinanza ne sono gli ambiti essenziali sia per la formazione docenti che per i progetti per le classi, realizzabili sia in presenza che a distanza.

Alla vigilia del nuovo anno scolastico, così complesso e difficile, un supporto per confermare e accrescere vicinanza e attenzione al mondo della scuola.

In allegato la brochure con i progetti.




Non solo una statua. Il caso Montanelli come “autobiografia della nazione”

Fosdinovo, “fra i castagni dell’Appennino”, domenica 2 agosto 2020. Solita atmosfera allegra che caratterizza il Festival “fino al cuore della rivolta”. Ma l’inizio oggi è più serioso infatti  apre la parte culturale, alle 17:30 circa, Paolo Pezzino, Presidente dell’Istituto Nazionale Ferruccio Parri. Si tratterà del caso Montanelli.

Il titolo è un po’ roboante “non solo una statua. Il caso Montanelli come “autobiografia della nazione”: si tratta della parafrasi della famosa frase di Gobetti sul fascismo, definito appunto “autobiografia di una nazione”.

Ora, il fascismo è una cosa molto più seria e importante di Montanelli ma in qualche misura il caso Montanelli è paradigmatico per il processo di mitizzazione e elevazione a simbolo (ma di che cosa?) di una figura come lui.

Cosa certa è la sua attitudine alla menzogna anche se egli dichiara “ho spesso inventato ma mai mentito, è semplicemente che ho usato la narrativa per raccontare la storia”. Per qualcuno, ad esempio il suo sodale Michele Brambilla, come ha scritto su Quotidiano.net, questa sarebbe “l’impareggiabile grandezza di Montanelli: innocenti bugie”.

In realtà Montanelli è stato un “manipolatore della propria autobiografia” come lo definisce Enrico Arosio, recensendo il libro di Renata Broggini Passaggio in Svizzera, Feltrinelli, 2007.

Menzogna è tutta la sua vicenda della presunta condanna a morte, della fuga in Svizzera, della collaborazione con la Resistenza, dell’aiuto dell’ agente doppiogiochista Luca Ostéria con l’avvallo del capo della Gestapo a Milano, lasciando la moglie austriaca Margarete in ostaggio rinchiusa nel campo di Gries, presso Bolzano

Altra bugia è quella di aver assistito all’esibizione  dei corpi di Mussolini e di Claretta Petacci a Milano il 29 aprile quando in realtà lui è rientrato in Italia solo il 22 di maggio.

Altra menzogna riguarda Pinelli: Montanelli scrisse che l’anarchico era stato un informatore di Calabresi ma dovette ammettere di essersi inventato tutto davanti ai giudici di Catanzaro.

Ma forse la balla più clamorosa che ricorda un po’ Sturmtruppen è quella della vicenda della presunta intervista a Hitler: Montanelli era presente il giorno dell’invasione della Polonia esattamente nel momento, immortalato da una celebre fotografia, nel quale soldati tedeschi aprono la sbarra che segnava il confine con quel paese. Ad un gendarme che gli chiede di che nazionalità fosse e perché fosse lì, lui spiega di essere un giornalista italiano e questo sarebbe bastato una condanna a morte immediata, se non si fosse aperta la torretta di un Panzer e non fosse uscito da esso un simpatico ometto con i baffetti, che era niente meno che Adolf Hitler, che gli concesse un’intervista per spiegargli i motivi per cui entrava in guerra. La pubblicazione di tale straordinaria intervista sul Corriere sarebbe poi stata bloccata da Mussolini in persona.

Ma una vicenda senz’altro autentica c’è e riguarda la corrispondenza del 1954 con la ambasciatrice statunitense a Roma Clare Boothe Luce. In essa Montanelli, preoccupato per l’avanzata delle sinistre nelle elezioni del 1953, si faceva sostenitore della costruzione di una organizzazione “terroristica e segreta” composta da “100.000 bastonatori”, preferibilmente fascisti e monarchici, graditi ai carabinieri e armata dagli Stati Uniti, che avrebbe dovuto entrare in azione in caso di vittoria elettorale dei comunisti, aiutando un colpo di stato “allo scopo di inchiodare l’Italia nell’alleanza atlantica”. Nel dilemma “difendere la democrazia fino ad accettare la morte dell’Italia o difendere l’Italia fino ad accettare, o anche affrettare, la morte della democrazia” la sua scelta andava decisamente per la seconda ipotesi.

Pezzino passa poi ad analizzare la vicenda per la quale la figura di Montanelli è tornata in discussione: la sua statua in un parco di Milano per la seconda volta imbrattata di vernice rosa. Ricordo della bambina eritrea di 12 anni che Montanelli ha comprato dal padre, nel 1936 durante il suo servizio come ufficiale in Etiopia, facendone la sua sposa bambina. Ma anche su questo episodio Montanelli è stato o labile di memoria o abile nel cambiare le carte: a volte la bimba si chiama Destà, altre Fatima, a volte ha 14 anni, altre 12. Ciò che non cambia è la sua assoluta convinzione di essere nel giusto; le espressioni disgustose che adotta per descrivere i rapporti sessuali con una bambina infibulata, facendosi aiutare dalla madre per “demolirla”, il razzismo manifesto secondo il quale in quelle zone a 12 anni sei una donna e a 20 si è già una vecchia. E allora, perché ancora oggi Montanelli viene difeso come maestro di giornalismo e di campione della liberaldemocrazia? È qui, nella risposta, che Pezzino  torna al titolo “anatomia di una nazione”, perché l’ elevazione di Montanelli a mito denota una serie di caratteristiche di fondo della società italiana: il peso delle corporazioni (nella fattispecie quella dei giornalisti); il rimosso del colonialismo italiano; il machismo e la misoginia (come ha rilevato Ida Dominijanni su Internazionale il 23 giugno 2020); il prevalere di una ottusa dimensione partitica per cui Montanelli è stato celebrato a destra come campione di anticomunismo, e a sinistra dopo il suo rifiuto di scendere in campo accanto a Berlusconi. Ma soprattutto è evidente in Italia la mancanza di una etica pubblica che esalti le competenze e penalizzi in maniera decisiva la menzogna e il pressapochismo. A allora, tornando alla statua, Pezzino propone che venga rimossa dal parco pubblico di Milano e che posta in un museo, lasciandola imbrattata di vernice rosa, e corredata di una serie di materiali che spieghino la storia di quel monumento controverso  e di colui che esso ritrae Montanelli.

Le statue sono sempre cadute, la damnatio memoriae è sempre esistita ma è decisamente meglio, anziché tentare di cancellare la storia, contestualizzarla, spiegarla e cercare di inserirla negli eventi della nazione che l’hanno prodotta.