Tempo di scuola 2022 – La proposta dell’ISGREC per insegnanti e studenti

cover
La proposta dell’Isgrec per insegnanti e studenti.
Tutti i corsi per insegnanti, come di consueto, sono aperti anche ai non insegnanti.

>>> Scarica il pdf

Versione sfogliabile on line:




DIRETTA STREAMING | 11.10.2021 | “La Jugoslavia e la questione di Trieste, 1945-1954″

La diretta streaming inizierà alle ore 17.30




Grande perdita per la storiografia: è morto Enzo Collotti

Ci ha lascito oggi all’età di 92 anni Enzo Collotti, tra i più autorevoli storici del secondo conflitto mondiale, dei crimini del nazifascismo e della Resistenza, accademico italiano che ha insegnato Storia contemporanea alle Università di Firenze, Bologna e Trieste,, maestro per diverse generazioni di studiose e studiosi. Fra i più importanti storici italiani ed europei nello studio della Germania nazista e della Resistenza italiana, innumerevoli le sue pubblicazioni, essenziali i suoi studi per comprendere dinamiche e protagonisti dell’occupazione nazista in Italia, quindi delle persecuzioni antisemite, delle deportazioni contro ogni stereotipo. Maestro di rigore e di critica, attento al valore civile della conoscenza storica.
Era nato a Messina nel 1929, si era laureato in Giurisprudenza con una tesi sul tema del lavoro nella Costituzione italiana e aveva insegnato anche presso gli atenei di Bologna e Trieste, oltre che a Firenze dove aveva concluso la sua carriera e dove è rimasto punto di riferimento per docenti e studiosi fino alla fine.




DISCRIMINARE, IMPRIGIONARE, ANNIENTARE. L’Italia fascista nell’Europa del Terzo Reich. Corso formazione docenti verso Giorno della Memoria.

CORSO DI AGGIORNAMENTO PER DOCENTI DELLE SCUOLE SECONDARIE DI SECONDO GRADO
DAL 7 OTTOBRE AL 16 DICEMBRE 2021
EVENTO FINALE 27 GENNAIO 2022 – GIORNO DELLA MEMORIA
 ISCRIZIONI FINO ALLE ORE 15.00 DEL 6/10/2021 compilando il modulo al seguente link: https://forms.gle/M7q4ugSzzh2NGDyF9 ∼
Il corso si divide in due tipologie di MODULI: LEZIONI e DIALOGHI.

Le LEZIONI, tenute da docenti universitari, sono a frequenza obbligatoria e prevedono 40 minuti di relazione del docente e 50 minuti di confronto tra l’esperto e i corsisti con proposte di approcci utili a costruire attività didattiche in classe. Si svolgeranno sulla piattaforma MEET di Google e sono riservate agli iscritti al corso.
Per chi desidera assistere alle lezioni è possibile ricevere il link delle registrazioni compilando il MODULO per la richiesta di accesso.

La partecipazione ai DIALOGHI è facoltativa e aperta a tutti, studenti compresi. Saranno disponibili in diretta streaming anche per i non iscritti sui canali FACEBOOK e YOUTUBE del Museo della Deportazione e Resistenza di Prato.
L’EVENTO FINALE – il cui programma dettagliato è in corso di definizione – sarà trasmesso in diretta streaming attraverso i canali social della Regione Toscana.
Sulla piattaforma CLASSROOM di Google (per gli iscritti al corso) e sul sito del Museo della Deportazione e Resistenza di Prato (accessibile a tutti) sono disponibili materiali per approfondimenti.
INTRODUZIONE AL CORSO – LEZIONE 1 07-10-2021
LEZIONE 2 – DIANELLA GAGLIANI 14-10-2021
21-10-2021 ALLE RADICI DEI NEOFASCISMI – DIALOGHI-I
LEZIONE 3 – NICOLA LABANCA 28-10-2021
04-11-2021 INTELLETTUALI IN FUGA – DIALOGHI-II
11-11-2021 CAMPI DI CONCENTRAMENTO IN ITALIA? – DIALOGHI-III
LEZIONE 4 – PAOLO PEZZINO 18-11-2021
25-11-2021 LE SCELTE DELLA RESISTENZA – DIALOGHI-IV
LEZIONE 5 – FREDIANO SESSI 02-12-2021
09-12-2021 I CONTI CON IL FASCISMO – DIALOGHI-V
LEZIONE 6 – IL MEMORIALE IN ONORE DEGLI ITALIANI ASSASSINATI NEI CAMPI NAZISTI 16-12-2021




Paolo Pezzino confermato Presidente dell’Istituto Parri. Nuovi eletti toscani negli organi collegiali.

A seguito delle elezioni tenutesi a Milano sabato 25 settembre, il prof. Paolo Pezzino è stato confermato Presidente dell’Istituto nazionale Ferruccio Parri, cui aderiscono gli Istituti della Resistenza e della storia contemporanea toscani, dall’assemblea generale.

Novità fra gli eletti toscani negli organi collegiali: il prof. Enrico Acciai, membro del consiglio direttivo dell’ISRT e dell’Isgrec, è stato eletto nel Consiglio d’Amministrazione, mentre la dott.sa Francesca Perugi, membro del Consiglio direttivo dell’Istituto di Pistoia, è stata eletta nel Consiglio di indirizzo.

Nel corso della stessa assemblea La Fondazione Museo della deportazione e della Resistenza è passata da ente collegato a socio della Rete Parri, portando così a 9 il numero degli Istituti toscani aderenti alla rete nazionale.




Comune di Empoli: avviso di selezione pubblica per una ricerca storica sui “Volontari della libertà”

Il Comune di Empoli intende procedere al conferimento di un incarico di ricerca storica sui “Volontari della libertà” empolesi che partirono dalla Città nel febbraio 1945. La scadenza per la presentazione della domanda è il 30 settembre alle ore 13:00.

Maggiori informazioni al seguente indirizzo:
https://www.empoli.gov.it/avviso/avviso-di-selezione-pubblica-il-conferimento-di-un-incarico-di-ricerca-storica-sui-volontari




Si è spento il prof. Klaus Voigt membro del Comitato scientifico della Fondazione Museo della deportazione e della Resistenza

Martedì 21 settembre vinto da un breve e terribile male, si è spento in ospedale a Berlino il Prof. Klaus Voigtcaro amico e dal 2018 membro del Comitato scientifico della Fondazione Museo della deportazione della Resistenza di Prato.

Partecipò ad una delle prime iniziative del Museo della Deportazione da quando fu fondato nell’aprile del 2002: venne, il 4 dicembre dello stesso anno, a presentare il suo libro appena uscito per i tipi de La Nuova Italia, “Villa Emma. Ragazzi ebrei in fuga, 1940-1945”. E’ da oltre vent’anni che Klaus Voigt era vicino al Museo mettendo a disposizione con generosità e vivo interesse per i nostri obiettivi, le sue conoscenze e i suoi contatti. Persona gentile e profonda, ci mancherà moltissimo.

Storico insigne e pietra miliare per lo studio dell’esilio ebraico in Italia e delle vicende di intellettuali ed esuli oppositori del Reich. Berlinese di nascita (1938), ma cosmopolita per relazioni e docenze, dopo il dottorato di ricerca presso la Libera Università di Berlino, era stato ospite di prestigiosi atenei in Francia (Parigi, Nancy) e negli USA (Cornell University).

Ma il legame più profondo, da sempre coltivato, Klaus Voigt l’ha intrattenuto con l’Italia. Soprattutto con la Toscana e con l’Emilia Romagna. Come docente, presso le Università di Siena e Bologna, e come assistente e borsista presso l’Istituto Universitario Europeo di Firenze.

Assiduo e prezioso interlocutore culturale delle nostre istituzioni (Consiglio Regionale, Provincia, Comune di Firenze, Istituti Storici della Resistenza) – in particolare nel primo decennio di questo secolo e in occasione del 60° anniversario della Resistenza e Liberazione in Toscana – ha proposto e curato mostre e iniziative accompagnate da pubblicazioni e cataloghi di grande interesse. Tra le tante ricordiamo la mostra Klaus Mann – Eduard Bargheer, Due esuli tedeschi nella Firenze liberata 1944-45, ospitata in Palazzo Vecchio nel 2004, e il libro “Un amico a Lucca. Ricordi d’infanzia e d’esilio” con lettere inedite di Don Arturo Paoli all’amico ebreo da lui salvato e divenuto un affermato intellettuale tedesco.

Oltre al fondamentale “Il rifugio precario” edito da La Nuova Italia, 1993-96, in due volumi, sull’esilio ebraico in Italia dal 1933 al 1945, è da ricordare l’approfondito studio della vicenda dei ragazzi ebrei di Villa Emma a Nonantola: “Villa Emma. Ragazzi ebrei in fuga 1940 – 1945”, edito da La Nuova Italia, Firenze-Milano 2002; lavoro che gli ha valso la cittadinanza onoraria di quel Comune.

Appassionato di arte, ha collaborato a lungo con la Akademie der Künste e con il Politecnico di Berlino. In questi ultimi mesi stava lavorando a un libro e alla realizzazione di una mostra, in collaborazione con la Galleria degli Uffizi e la nostra Fondazione Museo della Deportazione di Prato, sul pittore ebreo tedesco Rudolf Levy, arrestato a Firenze e ucciso ad Auschwitz.




La rivoluzione non è che un sentimento. Venti interviste a vent’anni dal G8 di Genova, presentazione a Pisa del libro a cura di Archivi della Resistenza

Presso la stazione Leopolda di Pisa, giovedì 16 Settembre alle 17 si è svolta la presentazione del libro La rivoluzione non è che un sentimento. Venti interviste a vent’anni dal G8 di Genova, a cura di Archivi della Resistenza, uscito per la collana Verba manent, racconti di vita e storia orale, diretta da Alessio Giannanti e Filippo Colombara -di cui è il terzo volume- con bellissima illustrazione in copertina di Sofia Figliè. Dal libro è stato tratto lo spettacolo teatrale, tenutosi il medesimo giorno alle ore 21,  Venti da Genova, messo in scena da Teatro dell’Assedio (regia di Michelangelo Ricci, con Alessio Lega e Davide Giromini, sonorizzazioni Rocco Marchi) canto teatrale per coro, due guardie e un clown.  Questo spettacolo di teatro-canzone trae ispirazione anche dalle testimonianze, quelle di Michelangelo Ricci, il cineoperatore che riprende la morte di Carlo Giuliani (alla presentazione egli definisce i fatti di Genova “un tentativo maldestro di colpo di stato”) e Alessio Lega, cantautore anarchico, poi diventato la “voce cantante” dei tragici eventi del G8, che paragona Genova 2001 al Cile 1973, ricordando i rivoli di sangue per le strade quando i poliziotti lavavano i manganelli. D’altro canto a Bolzaneto gli aguzzini cantavano “uno, due, tre viva Pinochet, quattro, cinque, sei morte agli ebrei, sette, otto, nove il negretto non commuove”.

Pur essendo il libro e lo spettacolo due oggetti culturali autonomi, sono in realtà fortemente intrecciati.

I curatori hanno indagato, insieme alla cronaca di quei giorni, le istanze politiche del movimento, le violenze di piazza, la repressione e la lunga ed estenuante ricerca di verità e giustizia. Non si sono però fermati alla sola dimensione fattuale, ma sono risaliti fino alle ragioni ideali, ai sentimenti e alle storie di vita che stanno dietro a quella moltitudine di uomini e donne, di diverse generazioni, provenienze e sensibiltà, che manifestò a Genova, nella comune convinzione che «un altro mondo è possibile». Giuseppe Lo Castro, docente di letteratura italiana all’Università di Cosenza, che modera la presentazione del libro definisce Genova “la più grande aggregazione dal dopoguerra . In tutto il mondo hanno aderito oltre 900 associazioni. Questo dà l’idea anche di quella che era diventata una presenza pulviscolare di persone che credevano che “un altro mondo è possibile”. È stato il primo movimento internazionale che si contrapponeva a un potere Global, da Seattle nel 1999, a Napoli nel marzo 2001, a Genova nel luglio di quello stesso anno. Il movimento portava avanti un nuovo lessico, un nuovo linguaggio, un nuovo modo di elaborazione politica”. “A Genova il sistema si scuote, si aprono certe fessure, si incontrano persone che non si sarebbero potute trovare” aggiunge il Professor Prosperi.

Simona Mussini, una delle curatrici, così descrive il libro: “è una raccolta di microstorie che ci aiutano a capire la macrostoria. È un documento di resistenza ai fascismi. È un libro collettivo, fatto da più mani e da più teste, anche quelle di chi nel 2001 nasceva, non solo dei soci fondatori del collettivo Archivi della Resistenza. È un tentativo di rappresentare l’ampiezza del movimento di Genova, non un racconto puntuale e preciso dell’evento, ma la narrazione di scorcio di un evento collettivo dal punto di vista del singolo. Per questo è un libro composito”. Alessio Giannanti, l’altro curatore, spiega la genesi del libro: “è frutto di tre-quattro mesi di videointerviste. Abbiamo cercato di ricreare i colori, gli odori (sangue e cordite), i rumori (manganelli e elicotteri) di Genova, tentando di evitare la retorica del vittimismo, del reducismo” . Il titolo del libro- spiega- è una citazione di Pasolini. Il Professore emerito  Adriano Prosperi, intervenendo alla presentazione, si è chiesto “la rivoluzione è solo sentimento? Marx dissentirebbe, lui che ha detto: la rivoluzione non è un pranzo di gala. Invece sì, la rivoluzione è il sentimento che questo mondo non va bene!”.

Il libro è frutto di una campagna di interviste sul movimento No Global e, in particolare, sulle manifestazioni di Genova del luglio 2001. La scelta dei testimoni non è casuale, ma è stata indirizzata dalla volontà di avere un gruppo il più possibile rappresentativo delle varie tipologie di manifestanti e delle culture politiche in campo: portavoci di associazioni e militanti dei centri sociali, anarchici e pacifisti, giornalisti e scrittori, mediattivisti e video-operatori, legali e infermieri, studenti e giovani dei centri sociali, religiosi, uomini e donne processati, vittime dei pestaggi, delle torture, dei diritti violati.  Per la stessa esigenza, la campagna delle interviste ha coinvolto deliberatamente sia personaggi più o meno famosi, sia attivisti comuni, che mai prima di oggi avevano raccontato quelle esperienze in pubblico. Le interviste non seguono una struttura fissa o una narrazione limitata alla cronaca dei tre giorni, poiché è stato adottato un baricentro variabile per ogni storia, ora più sbilanciato sull’infanzia e le pregresse esperienze politiche, ora più spostato sulla ricostruzione del prosieguo politico e dell’impegno attuale. Genova ha rappresentato per tutti gli intervistati un giro di boa nei propri sentimenti politici, c’è per tutti loro, un prima e un dopo Genova, una specie di perdita dell’innocenza, la fine di una lunga adolescenza politica.

Così dice Alessio Lega alla presentazione: “sono andato a Genova perché ero un militante ed un cantautore. Ne sono uscito diventando un’altra cosa, più antica, un cantastorie.  Ho voluto riflettere sul tema del potere, ricostruire quella avventura del dolore, attraverso un racconto in musica”.

Le ragioni sono evidenti: i fatti del G8 con il loro portato di delusione e ingiustizia rappresentano per molti un trauma che ha spesso i connotati della sconfitta, se non dell’annichilimento. E hanno segnato la fine di un sogno, quello di un fiero movimento pacifista ed ecologista che diceva “no” alla concentrazione delle risorse nelle mani di un ristretto gruppo di potenti neoliberisti. “La repressione ha dato inizio ad una delega delle libertà democratiche nei confronti dei grandi poteri economici globali”, interviene il Professor Lo Castro, anche lui presente a Genova in quei tre drammatici giorni. Il Professor  Prosperi ha parole vibranti contro la violenta repressione da parte delle forze dell’ordine condotta e guidata da esponenti di governo: “Il potere ebbe paura di questo movimento che affermava che un altro mondo è possibile, tanto da organizzare una repressione rimasta impunita con la scusa che in Italia non esisteva il reato di tortura”.

Ciò che colpì di più Michelangelo Ricci, testimone intervenuto alla presentazione, è che “il potere è riuscito in una costruzione del terrore organizzata, mettendo una città sotto assedio, carcerandola, creando una serie di imbottigliamenti e trappole. Tutto si filmava, tutto si vedeva in un gioco di specchi. Non un pestaggio segreto, come accade ancora nelle questure, ma un pestaggio in diretta. Eppure di fronte a tutta quella violenza non è successo niente”.

Eppure questo libro cerca di dimostrare che la storia non può finire e che lo spirito di Genova attraversa carsicamente il tempo per poter riemergere, oggi o domani, in ogni nuovo anelito di speranza, nella tenace volontà di trasformare lo stato presente delle cose.

Ciccio Auletta, all’epoca leader del movimento studentesco pisano, altro testimone intervenuto alla presentazione, ha ancora qualche parola di fiducia e celebra lo slancio di quei giorni, parlandone al presente e non al passato: “Genova è frutto di un percorso e di un’esperienza collettivi. Genova è tante cose in contemporanea (migranti, piazze , biotecnologie, brevetti, questione contadina), Genova è carsica, Genova è comunicazione (ad esempio la creazione di radio gap), Genova è espressione della dicotomia tra conflitto e consenso. Lo spirito di Genova è stare nelle piazze, mettere insieme esperienze e intelligenze”.

Il libro si interroga su cosa oggi si può ancora imparare dai fatti del G8, da questa educazione genovese che ha folgorato diverse generazioni di idealisti. Da allora sono passati vent’anni, che sono in realtà pochi ma sembrano un’enormità per come il mondo è cambiato nel frattempo. È venuto forse il momento di fare dei bilanci e continuare a raccontare quanto è successo a chi non era presente allora e a chi non era ancora nato. Per tutti questi motivi, La rivoluzione non è che un sentimento vuole essere sia un atto di denuncia nei confronti di quanto accaduto, sia un libro di progetto, rivolto al futuro e alle nuove generazioni, perché tra le righe di questi racconti si può leggere la storia sentimentale e politica dei nostri ultimi vent’anni.