Un nuovo sito web e una rete di associazioni per riscoprire i luoghi dimenticati di chi si oppose allo squadrismo fascista.
È da oggi disponibile sul web un nuovo portale dedicato ai luoghi del primo antifascismo. Il sito www.primoantifascismo.org offre una porta di accesso alla storia di 100 anni fa e alla comprensione di fenomeni fondamentali come lo squadrismo e l’antifascismo.
Tra 1920 e 1922 lo squadrismo fascista seminò lutti e distruzioni nei nostri territori, avviando un clima di violenza che lasciò numerose vittime tra chi si oppose alla prepotenza fascista. Sono numerose le vie e le lapidi che ricordano questi primi antifascisti, di cui spesso però si è persa la memoria. Ora un’ampia rete di associazioni e istituti storici ha deciso di unire le forze per riscoprire questa storia, avviando una collaborazione che ha lo scopo di arrivare al prossimo 28 ottobre 2022, centenario della marcia su Roma, con una nutrita serie di eventi che aiutino i cittadini a capire cosa fu e come fu possibile lo squadrismo fascista.
Da La Spezia a Pisa, passando per Massa, Lucca e Livorno, le ANPI, le ANPPIA e gli Istituti storici della Resistenza hanno deciso di costruire insieme un nuovo strumento per studiare il fascismo, rinforzando al tempo stesso una rete che ha come finalità la promozione dell’antifascismo. Il sito www.primoantifascismo.org è il punto di riferimento pubblico di questa rete, un sito costantemente aggiornato in cui è possibile scoprire i primi antifascisti, visitare virtualmente i luoghi ad essi dedicati, trovare le cronologie e i riferimenti bibliografici per approfondire una parte della nostra storia fondamentale per capire il Novecento e le sue caratteristiche sociali e politiche.
Per info: segreteria@bfs.it
Cell. 3311179799
Enti e associazioni partecipanti al progetto:
ANPI provincia di Livorno
ANPI provincia di Pisa
ANPI di Lari
ANPI sezione Gino Lombardi di Pietrasanta
ANPPIA di Livorno
ANPPIA di Pisa
Archivi della Resistenza – Circolo Edoardo Bassignani di Fosdinovo (MS)
Centro Filippo Buonarroti Toscana
BFS-ISSORECO di Pisa
ISRA di Massa Carrara
ISREC di Lucca
ISTORECO di Livorno
ISR di La Spezia
ISRT di Firenze
DIRETTA STREAMING: Giorno del Ricordo 2022 “Fatti, luoghi, simboli nella storia del confine alto-Adriatico”
Ci ha lasciato Aldo Gozzani, partigiano combattente.

L’A.N.P.I. Sezione di Massa, annuncia con profondo cordoglio la scomparsa del Partigiano Combattente Aldo GOZZANI di anni 97.
Aldo ha aderito subito dopo l’otto Settembre 1943, ai primi gruppi di Partigiani, che combatterono in Toscana aderendo alla Formazione “Bandelloni” che operava a Seravezza sulle Alpi Apuane versante Versiliese, per poi passare alla Formazione “Tigre” che accompagnava le forze Americane nella Liberazione l nostra Provincia.
Fervente antifascista e democratico, conosciuto e stimato dove abitava nella zona di Quercioli Via della Repubblica è sempre stato in prima fila nella lotta per la difesa dei lavoratori e della Democrazia.
Aldo dopo la guerra è stato in prima fila nella ricostruzione civile della nostra Città, ha ricevuto, la Medaglia alla Resistenza, onorificenza concessa dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri a coloro che hanno contribuito nelle file dei Partigiani alla Liberazione del Paese e nel recente Congresso della Sezione ANPI di Massa è stato nominato co Presidente Onorario della stessa Sezione.
L’archivio della famiglia Forti in dono alla Fondazione CDSE

L’archivio personale della famiglia Forti, una preziosa “scatola delle meraviglie”, è arrivato nei mesi scorsi da Los Angeles a Vaiano. Le testimonianze più intime di questo gruppo familiare di industriali illuminati di origine ebraica, costretti a fuggire negli Usa a causa delle leggi razziali, è giunto in dono alla Fondazione CDSE da Simone Forti, nipote di quel Giulio Forti che fu proprietario del villaggio fabbrica de La Briglia, fondato dal padre Beniamino a partire dagli ultimi decenni dell’Ottocento.
“Questo dono ha un grande valore per la Fondazione – sottolinea il presidente Giulio Bellini – Costituisce un tassello di assoluta rilevanza per il lavoro di ricerca che da molti anni si sta conducendo al CDSE. È come se i Forti, con le loro memorie, fossero finalmente tornati a casa, dopo vicissitudini di oltre ottant’anni”.
“Nel 2021 Simone Forti, che è artista e performer di fama internazionale, ha stabilito che l’archivio di famiglia tornasse in Val di Bisenzio – spiega Alessia Cecconi, direttrice della Fondazione CDSE – Siamo davvero di fronte a una scatola delle meraviglie: nella donazione sono presenti lettere, testamenti, fotografie: un’emozione incredibile per il nostro Centro ritrovare tutte quelle memorie che parlano di questo territorio ma anche dei rapporti artistici e internazionali di questa famiglia”.
A metà degli anni Novanta una studiosa del Centro, Silvia Sorri, ha condotto un articolato lavoro di tesi in storia contemporanea sulla famiglia e sulla creazione del villaggio fabbrica de La Briglia, intervistando vari discendenti e recuperando prezioso materiale documentario e fotografico. Il suo incontro con Simone Forti, che è anche tornata in visita a Vaiano, è stato intenso e ricco di rsultati.
Presso il CDSE sono conservate fotografie storiche e la biblioteca popolare del villaggio fabbrica istituita dai Forti a inizio Novecento. “Questo dono che arriva dal ramo americano della famiglia ci spinge a un ulteriore lavoro di ricerca e di parallela restituzione alla comunità, ancora molto legata alla storia di questa famiglia”, mette in evidenza Cecconi.
Simone Forti, nata nel 1935, vive a Los Angeles dal 1939, in seguito alla fuga della famiglia prima in Svizzera e poi negli Stati Uniti. È artista, coreografa, danzatrice e scrittrice, figura chiave nello sviluppo della performance dalla fine degli anni Cinquanta a oggi ed è tra gli interpreti maggiori della danza postmoderna del Novecento. Il suo lavoro è stato esposto nei principali musei di arte contemporanea del mondo e le sue opere fanno parte delle collezioni del MoMa. Nel 2021 le è stata dedicata una mostra di ampio respiro al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci.
Il nonno di Simone, Giulio appunto, non era solo una figura singolare di industriale illuminato, presidente dell’Associazione degli industriali di Prato, ma dipingeva e scriveva di filosofia; gli zii di Simone, Matilde e Giorgio Forti-Castelfranco, che abitavano a Firenze nel villino sul Lungarno Serristori, oggi Museo Casa Siviero, furono i primi mecenati di De Chirico e Savinio.
La fuga costituì una lacerazione dalla quale la famiglia non si riprese mai: chi emigrò in America vi rimase per sempre. Il villaggio fabbrica e l’industria Forti di fatto subirono un forte declino con le leggi razziali, la partenza della famiglia e le conseguenze della guerra. Negli anni Cinquanta si arrivò alla chiusura definitiva.
La Fondazione CDSE ha lavorato molto sui Forti organizzando serate a tema, convegni, visite guidate al villaggio fabbrica, mostre sulla loro attività di mecenati. Durante l’esposizione curata dal Pecci nel 2021 il CDSE ha coprogettato un public program approfondendo con vari appuntamenti la figura dei Forti.
Notizia tratta dal sito della Fondazione CDSE
La Scuola del Popolo a Prato con il contributo del CDSE

Storia e territorio, quello che a scuola non si studia; Quelle donne in marcia per la pace nel 1917; Migrazioni stagionali e definitive dal nostro territorio; La fine della mezzadria e l’industrializzazione; La scuola come speranza di emancipazione e crescita sociale: sono i titoli degli incontri in programma alla “Scuola del popolo”, il progetto di studio, conoscenza, discussione, socialità, lanciato anche a Prato a settembre dello scorso anno da Flc Cgil (Federazione lavoratori della conoscenza) e Spi Cgil («con 50 iscritti e una partecipazione media, in presenza, di 30 persone, ha reso evidente il bisogno di misurarsi su temi di attualità, basandosi sulla conoscenza e lo studio dei fatti», nelle parole di Maria Grazia Tempesti segretaria Spi Cgil Prato), che da gennaio ad aprile realizza il suo terzo modulo formativo, in collaborazione con la Fondazione CDSE (Centro di documentazione storica etnografica) e il Cidi (Centro iniziativa democratica insegnanti), sezione pratese.
Gli incontri, gratuiti come i precedenti, che avrebbero dovuto tenersi nella sala “Bruno Fattori” della Camera del Lavoro, si svolgono, quantomeno i prossimi due, in modalità on line, a causa della perdurante situazione pandemica.
Per partecipare basta inviare, entro venerdì 21 gennaio, una mail a gtempesti@prato.tosc.cgil.it, con nome e cognome e numero di cellulare.
Nei giorni che precedono l’evento agli iscritti sarà inoltrato, sempre per mail, il link per accedere al seminario sulla piattaforna Webex Meet.
Il terzo modulo formativo, mutuato sul modello e la metodologia del Centro di documentazione storica etnografica, nel quale il sindacato è stato diretto protagonista, sintetizzato dalla direttrice Alessia Cecconi in «centralità della scuola, educazione permanente, educazione alla complessità, ricerca di base e ricerca delle fonti», sarà inaugurato martedì 25 gennaio dalla professoressa Annalisa Marchi, docente di Lettere, che come ricercatrice di storia locale e della storia del Novecento, con l’uso di fonti dirette, iconografiche e orali, ha dato origine 40 anni orsono all’esperienza del Cdse. «Lezioni – spiega la prof.ssa Marchi – non cattedratiche, con la partecipazione di più soggetti, per scoprire i segni della storia più vicina e da qui partire per cogliere le trasformazioni più grandi». Tutto il programma, dal primo seminario di impianto più prettamente metodologico all’ultima conferenza, è concepito come un viaggio che dalle radici locali si estende sul proscenio della storia del Novecento.
Filosofia che incarna lo spirito della “Scuola del popolo”: «Il progetto di Flc e Spi Cgil Prato – dichiara Filomena Di Santo segretaria generale Flc Cgil Prato – intende regalare momenti di conoscenza a quanti desiderano approfondire argomenti e temi del dibattito pubblico, svolti spesso in forme oscure o approssimative».
«La “Scuola del popolo”, così come è stata concepita, offre l’opportunità – nelle conclusioni di Di Santo e Tempesti – di condividere esperienze per arricchire la propria vita personale e dare valore al proprio tempo libero, con scambi per accrescere il proprio bagaglio culturale».
Il programma
martedì 25 gennaio – ore 16,30-18,30
Storia e territorio, quello che a scuola non si studia. Per seminare dal basso una comunità educante: le fonti della storia in dialogo fra loro, per cogliere lezioni e contraddizioni della storia del Novecento.
martedì 8 febbraio – ore 16,30-18,30
Quelle donne in marcia per la pace nel 1917, attraverso la graphic novel della Fondazione CDSE
martedì 22 febbraio e 1 marzo – ore 16,30-18,30
Migrazioni stagionali e definitive dal nostro territorio: quando, dove e perché. Arrivi e partenze nella storia del Novecento: dal passato al presente.
martedì 22 marzo – ore 16,30-18,30
La fine della mezzadria e l’industrializzazione: il tempo del boom economico nell’area pratese negli anni Cinquanta e Sessanta.
martedì 12 aprile – ore 16,30-18,30
La scuola come speranza di emancipazione e crescita sociale: la lezione di don Milani e le esperienze delle 150 ore.
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Forte preoccupazione per “sopravvivenza” Istituto per la storia dell’Umbria contemporanea

L’Istituto nazionale “Ferruccio Parri” con i suoi organi dirigenti e la rete tutta degli Istituti storici della Resistenza e dell’età contemporanea seguono con grande preoccupazione le notizie che provengono da Perugia in merito alla sorte dell’Istituto per la storia dell’Umbria contemporanea. Il mancato rinnovo con il 31 dicembre dei contratti di collaborazione dei cinque collaboratori precari dell’Isuc, dopo un lungo periodo di commissariamento dell’istituto che avrebbe dovuto risolvere definitivamente il problema della stabilizzazione di questi ricercatori, comporta infatti la chiusura dell’Istituto e la cessazione delle sue attività.
L’Istituto nazionale ricorda che da quasi cinquant’anni l’Isuc è un indispensabile punto di riferimento per la raccolta di documentazione e la ricerca storica sull’Umbria contemporanea, oltre a rappresenta uno snodo importante della rete degli Istituti storici della Resistenza, una rete interconnessa nella quale la chiusura dell’Isuc lascerebbe un vuoto incolmabile.
L’Istituto nazionale auspica quindi che la Giunta regionale dell’Umbria, d’intesa, con l’assemblea regionale, trovi gli opportuni rimedi legislativi per sanare una situazione insostenibile, che con la chiusura dell’Isuc arrecherebbe un grave danno non solo alla comunità civica regionale, ma al patrimonio culturale nazionale.
Milano, 28 dicembre 2021
Il presidente dell’Istituto nazionale Ferruccio Parri-rete degli Istituti storici della resistenza e dell’età contemporanea
Prof.Paolo Pezzino
Mostra virtuale: Parole comuniste. Una riflessione sul linguaggio politico del PCI (1921-1945)

L’ISRT inaugura la mostra virtuale Parole comuniste. Una riflessione sul linguaggio politico del PCI (1921-1945), con la quale invita studiosi e cittadini ad avviare una serie di riflessioni relative all’evoluzione del linguaggio politico del partito, che rappresenta uno spaccato significativo della storia contemporanea italiana.
La mostra, creata sulla piattaforma Prezi, consente la visione immersiva e intuitiva: il visitatore potrà scegliere se muoversi liberamente attraverso le sezioni e le immagini o se lasciarsi guidare nel susseguirsi dei contenuti. Entrambe le modalità permettono l’ingrandimento e la lettura ottimale di tutti i volantini riportati.
Nel primo caso, si consiglia di utilizzare un computer e il mouse: attraverso la rotella del mouse sarà possibile ingrandire immagini, testi ed entrare nelle varie sezioni. Inoltre, sarà possibile usare la rotella stessa per andare alla schermata precedente o in quella successiva. Le varie sezioni e i pannelli della mostra sono visitabili cliccando o utilizzando la rotella quando al passaggio comparirà il simbolo della mano . Sul lato destro di tutte le schermate sono presenti i tasti a scomparsa Home
e Indietro
, visualizzabili muovendosi con la freccia sul lato destro della pagina.
Nel secondo caso, il visitatore dovrà scegliere se utilizzare i tasti freccia destra e freccia sinistra della propria tastiera o utilizzare, attraverso l’uso del mouse, i tasti a scomparsa presenti nel lato inferiore della schermata.
Nel caso di visione da dispositivi mobile, si consiglia la visione del file pdf riportato qui
Per una visione ottimale della mostra e per poterla apprezzare maggiormente, si consiglia l’uso del computer.
Per vedere il video di presentazione con Matteo Mazzoni, direttore dell’ISRT, Maria Caterina Sechi, archivista e curatrice della mostra, e Giulia Bassi, docente presso l’Università degli Studi di Milano Statale e responsabile della supervisione scientifica, clicca qui