A Carrara presentato un libro per ricordare tutti i caduti nella Grande Guerra

Giovedì 8 Novembre si è svolta, presso la sala di rappresentanza del comune di Carrara, la presentazione del libro Mille non sono tornati di Ezio Della Mea e Enzo Menconi, organizzata dal comitato per la promozione dei Valori Risorgimentali di Massa-Carrara e dall’associazione Apua Mater.

Il volume ricorda tutti i caduti carraresi durante la Grande Guerra, 960 uomini ed una donna, Argentina Dell’Amico.

La ricerca è iniziata con la ricognizione delle lapidi nei 13 cimiteri carraresi, dopo lo spoglio al Ministero della difesa dell’albo d’oro dei caduti del ’15-’18.

Nel volume, a cui è allegato un CD con un data base, i caduti sono suddivisi per frazione di nascita e/o domicilio e se ne raccontano le vicessitudini militari, l’eventuale prigionia, le circostanze del ferimento e della morte e della inumazione.

Questo libro è un monumento cartaceo ai caduti di una guerra di cui questo anno si celebra la fine, da alcuni vista come la quarta guerra di indipendenza e comunque l’ultima di unificazione nazionale.

Biggi Ettore (1898 – 1917)

Biggi Vittorio (1897 – 1916)

Un esempio emblematico; due fratelli nati ad un anno di distanza e morti ad un anno di distanza: il primo dichiarato disperso in combattimento sull’altopiano di Asiago, il secondo morto di broncopolmonite a Novale. Nel cimitero di Marcognago li ricorda una lapide posta dalla famiglia.




La Chiesa fiorentina e il soccorso agli ebrei: una storia speciale ricostruita dall’ISRT

Firenze, 6 novembre 2018 – C’è una storia speciale di solidarietà che attraversa le pagine dolorose delle persecuzioni ebraiche del 1943-1944 in Italia. È quella che viene scritta a Firenze dove, grazie alla scelta coraggiosa del cardinale Elia Dalla Costa e di un gruppo di esponenti del laicato cattolico, nasce una vera e propria rete di soccorso nei confronti di uomini, donne e bambini diventati preda di una persecuzione belluina.

Questa storia viene approfondita nel volume La Chiesa fiorentina e il soccorso agli ebrei (Luoghi, istituzioni, percorsi 1943-1944), curato da Francesca Cavarocchi ed Elena Mazzini e voluto dall’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’Età contemporanea.

Il libro è stato presentato alla stampa questa mattina nella sede dell’istituto dal direttore Matteo Mazzoni, da Elena Mazzini e dalla storica Marta Baiardi, collaboratrice dell’istituto. Con loro due preziosi testimoni, Umberto Di Gioacchino e Guidobaldo Passigli, bambini che furono messi in salvo grazie all’alleanza tra la Chiesa cattolica e le organizzazioni ebraiche.

Questa ricerca risponde alla necessità di restituire verità alla storia, anche a fronte di certe attuali tendenze negazioniste – ha sottolineato Mazzoni – Fu una questione di scelta, ci furono italiani che scelsero di proteggere e difendere, senza curarsi di identità, religione, costumi. Altri invece denunciarono amici e conoscenti. E i fascisti furono soggetti attivi nella deportazione e nel progetto di morte che perseguiva”.

Decisivo e singolare è il patto di collaborazione tra la diocesi e la Delasem (Delegazione per l’assistenza degli emigranti ebrei), l’organizzazione ebraica attiva anche nel resto d’Italia che entra in clandestinità dopo l’8 settembre – ha spiegato la curatrice Mazzini – A Firenze, come a Genova, diversamente dalle altre città italiane, si forma un comitato misto di cattolici ed ebrei che organizza la protezione, gestisce i nascondigli, provvede alla sussistenza”. La rete era collegata anche all’attività partigiana del Partito d’Azione e alla Chiesa Valdese.

Le curatrici ricostruiscono, con dovizia di particolari umani e storici di valore inestimabile, la mappa dove sono segnalati ben 42 luoghi di rifugio nell’area urbana di Firenze. Luogo per luogo, nome per nome viene recuperata l’intera memoria di quei mesi in cui follia disumana, disperazione, solidarietà e coraggio si intrecciano. L’impegno di protezione riguarda molte famiglie della comunità ebraica fiorentina ma anche diversi profughi arrivati a Firenze dal nord Italia e da Oltralpe, in particolare dalla Francia.

Storie come quella di Guidobaldo Passigli e Umberto di Gioacchino non sarebbero venute alla luce senza il contesto della ricerca documentaria intrecciata con le fonti di memoria”, ha aggiunto Marta Baiardi, che ha curato la raccolta e l’analisi delle oltre 70 memorie di ebrei fiorentini.

Caritas e potestas – È la Chiesa della caritas e non certo quella della potestas, che scrive questa pagina di storia. La solida rete di assistenza e protezione è composta da parrocchie, conventi e monasteri. Parroci, religiose e monache – le donne avranno un ruolo da vere protagoniste – aprono le porte delle loro comunità.

Storie di salvezza – Tra i nomi dei bambini messi in salvo ci sono anche quelli di Umberto Di Gioacchino (1941) e di Guidobaldo Passigli (1939). Umberto Di Gioacchino fu protetto nel Convento delle suore di Santa Marta a Settignano, convitto e orfanatrofio guidato da madre Benedetta Vespignani. Rimase in convento dal 6 novembre 1943 all’aprile 1944, quando un’amica cattolica dei genitori andò a prenderlo per condurlo nel loro nascondiglio presso Colle di Compito in provincia di Lucca.

Per Guidobaldo Passigli, sua nonna Daria Modena Mondolfi, a cui si aggiunse dopo qualche mese la madre Albana Mondolfi Passigli si aprirono le porte dell’Istituto delle suore del patrocinio di Perugia, in via del Guarlone, guidato da suor Rosaide della Madonna di Pompei (Vincenza Orlando). Era stato il parroco di Grassina, don Dino Vezzosi, a indirizzare Albana Mondolfi a quel luogo. Entrambe le donne vestivano l’abito delle suore.

I protagonisti – Il coinvolgimento della Chiesa fiorentina nel soccorso agli ebrei inizia intorno alla metà di settembre 1943, quando il cardinale Elia Dalla Costa viene contattato dagli esponenti della Delasem locale, impegnata nell’assistenza dei profughi giunti nel capoluogo toscano da vari paesi dell’Europa occupata e costretta alla clandestinità all’indomani dell’armistizio. Dalla Costa accetta di collaborare e delega al suo segretario, monsignor Giacomo Meneghello, il ruolo di referente arcivescovile per il comitato di soccorso ebraico-cristiano. La Curia diventa così, tra fine settembre e ottobre, luogo di prima accoglienza specie per gli ebrei profughi dalla zona di occupazione in Francia. Fra gli esponenti ebrei del comitato c’erano Raffaele Cantoni, il rabbino capo Nathan Cassuto, Matilde Cassin, Hans Kahlberg, le sorelle Wanda e Luciana Lascar, Aldo Tedeschi, Giuliano Treves, e Joseph Ziegler, tra i cattolici c’erano don Leto Casini, parroco di Varlungo e padre Cipriano Ricotti, domenicano del convento di San Marco.

Presentazione il 26 novembre – Il volume sarà presentato lunedì 26 novembre 2018, alle ore 16,30 nella sala convegni della Fondazione biblioteche della Cassa di risparmio di Firenze (via Bufalini, 6). L’introduzione è affidata a Donatella Carmi (vicepresidente della Fondazione Cassa di Risparmio), Felice Neppi Ventura (presidente dell’Associazione ebraico-cristiana) e Simone Neri Serneri (presidente dell’Istituto storico della Resistenza). Seguono gli interventi di Daniele Menozzi (Scuola superiore Normale di Pisa), Valeria Galimi (Università di Milano), Paolo Zanini (Università di Milano). Il testo, pubblicato da Viella Edizioni con la presentazione di Giulio Conticelli, contiene i contributi di Gilberto Aranci, Marta Baiardi, Bruna Bocchini, Anna Foa, Renato Moro, Liliana Picciotto e Ida Zatelli. La pubblicazione è stata realizzata con il contributo del ministero per i Beni e le Attività culturali, della Fondazione Cassa di risparmio di Firenze e dell’Amicizia ebraico-cristiana di Firenze.

Caterina Fanfani Giornalista | mob 3295833768 | e-mail fanfanicaterina@gmail.com
Moira Pierozzi Giornalista | mob 3295833769 | e-mail moira.pierozzi@gmail.com





“Curare la guerra a Lucca”: uomini, medici, partigiani

Guglielmo Lippi Francesconi, direttore del manicomio di Maggiano e oppositore del progetto
nazista di sterminio dei malati di mente, nonché amante dell’arte (fu amico di Lorenzo Viani e si
cimentò egli stesso come disegnatore, realizzando il manifesto del Carnevale di Viareggio del
1925); Carlo Romboni, il “dottorino dei poveri”, come era stato soprannominato nella sua città
natale di Camaiore per l’opera di assistenza – anche finanziaria – prestata alle famiglie più povere;
Mario Tobino, medico, scrittore e partigiano, formatosi agli ideali di libertà nelle frenetiche “tre
giornate” di Viareggio del 1920 che videro la proclamazione di un’effimera repubblica popolare; e
ancora tanti altri protagonisti, dal capitano Felice Montesanti – della cui partecipazione alla
Resistenza la famiglia verrà a sapere soltanto molti anni dopo la sua scomparsa – ai medici di
formazione mazziniana – come Enea Melosi, il “dottor Palmieri” del romanzo Il clandestino di
Mario Tobino – fino agli studenti provenienti dal liceo classico “Carducci” di Viareggio,
avvicinatisi all’antifascismo grazie alla figura del professor Giuseppe Del Freo. Persino un fascista,
il medico garfagnino Mario Bianchini, che cura i partigiani ma non li denuncerà mai ai tedeschi e
alla RSI. Senza dimenticare, come ha ricordato la professoressa Simonetta Simonetti
(ATVL/Società delle storiche), le donne, operatrici sanitarie al fianco dei medici e protagoniste
spesso silenziose e dimenticate loro malgrado.

Dalla Versilia alla Lucchesia alla Garfagnana: medici e studenti, partigiani combattenti e resistenti
civili, antifascisti, socialisti umanitari, laici di sinistra, comunisti, addirittura il fascista Bianchini;
storie attraversate da un filo rosso che ha accomunato tutti gli interventi del convegno promosso
dall’Istituto storico della Resistenza in collaborazione con l’Ordine dei medici e la Fondazione
“Mario Tobino”, tenutosi a Lucca in San Micheletto venerdì 5 ottobre; filo rosso che il
moderatore della serata, il professor Luciano Luciani (ISREC) ha individuato nella fedeltà al
giuramento di Ippocrate in un contesto disumanizzante come la guerra, dove la professione medica
diventa – per dirla con le parole del professor Roberto Rossetti – “cura della dignità umana offesa
dal nazifascismo”. Una scelta vissuta fino in fondo, spesso pagata al prezzo della propria vita: non a
caso infatti ancora Luciani, nel suo intervento conclusivo, ha ricordato la figura del comandante
Felice Cascione, autore delle parole della celebre canzone partigiana “Fischia il vento” e medico
chirurgo egli stesso, tradito dal fascista Michele Dogliotti, che durante la prigionia presso la banda
di Cascione era stato da questi curato e nutrito (“Ho studiato venti anni per salvare la vita di uomo e
ora voi volete che io permetta di uccidere?”, avrebbe detto “U megu” ai suoi compagni che
volevano giustiziare Dogliotti).

La scelta dei valori di umanità e fratellanza – “la parola fratello mai fu così viva”, scriverà Tobino –
contro la spirale di violenza e disumanizzazione prospettata dal Nuovo ordine europeo di Hitler e
Mussolini: una scelta rivolta a salvare, a risparmiare quante più vite possibile (il tratto essenziale, ha
scritto Ercole Ongaro, che distingue la Resistenza dalla guerra “scialo di morte”); soprattutto,
l’importanza di quella scelta che ci chiama a riflettere sull’oggi, sul nostro tempo, dove – ha
sottolineato l’assessore alla memoria Ilaria Vietina portando il saluto del comune di Lucca – la
violenza, il razzismo e l’esclusione sono rischi ancora presenti, rendendo impellente la necessità
da parte di tutti di attivarsi in direzione di una cittadinanza responsabile, base della democrazia.




A DIDACTA l’impegno formativo degli Istituti della Resistenza e dell’età contemporanei toscani nella premiazione di Chiara Nencioni

Si e’ chiusa sabato 20 ottobre  la seconda edizione (18-20 ottobre), alla Fortezza da Basso di Firenze, della fiera Didacta, organizzata dal Miur e dall’Indire, il cui titolo di questo anno era :”scoprire, stupirsi, educare” . Essa è il più importante appuntamento fieristico in Europa sul tema della scuola, ed ha l’ obiettivo di favorire il dibattito sul mondo dell’ istruzione e sull’integrazione fra enti, associazioni, imprenditori, scuole, università.

Questa mattina nella aula magna si è tenuta la premiazione delle eccellenze in campo didattico. Luca Lischi, responsabile della segreteria dell’ assessore alle politiche per l’educazione e l’istruzione, Cristina Grieco, e il direttore generale dell’ USR Toscana, Domenico Petruzzo, hanno premiato i docenti, talvolta accompagnati da alcuni alunni e dal Dirigente scolastico, che nelle scuole si sono segnalati per aver creato, portato avanti e realizzato progetti di eccellenza.

Fra tali professori c’è Chiara Nencioni, del Liceo Chini-Michelangelo di Lido di Camaiore, per il progetto europeo Spryng (spreading young no discriminating generation) e per il progetto ” Confini difficili : L’ alto Adriatico nella storia del ‘900″ e “Treno della memoria”. Questi ultimi sono stati condotti con l’ideazione e la partecipazione degli istituti storici della resistenza e dell’ età contemporanea della. Toscana( sedi di Firenze, Lucca ,Grosseto ) con i quali la prof. Nencioni collabora attivamente da otto anni.

Contemporaneamente è stato presentato il volume Per la storia di un confine difficile: viaggio di studio Giorno del Ricordo (Redipuglia, Trieste, Gonars, Basovizza, Padriciano, Fiume, Fossoli) curato dalla Regione Toscana. Il viaggio è frutto di un progetto pilota della stessa Regione, portato avanti dagli Istituti della Resistenza e dell’età contemporanea con sedi a Firenze e a Grosseto. Il volume raccoglie le impressioni dei ragazzi partecipanti al viaggio, dei loro professori e di tutti coloro che hanno avuto la fortuna di condividere l’esperienza conoscitiva, le emozioni e la possibilità di crescita umana rappresentata da questa esperienza.

 




Considerazioni sulle celebrazioni per la conclusione della Grande Guerra

Nelle ultime settimane, una certa parte politica sta insistentemente dando un significato distorto ai tragici eventi della Grande Guerra, presentati da questa come il completamento del processo di unificazione nazionale e come una guerra del popolo giunto spontaneamente in arme da tutta la nazione. Per ultimo, ma non meno importante, si accusa un’imprecisata “ideologia pacifista” di screditare e disconoscere la vittoria italiana.

In quanto ente preposto alla ricerca storica, che per commemorare il Centenario della Grande Guerra ha organizzato varie iniziative, ci appare necessario fare alcune precisazioni. Anzitutto, l’intervento italiano scaturì dall’imposizione della volontà di alcune élite politiche e sociali su una maggioranza desiderosa di pace e tranquillità, che ignorava le motivazioni dell’ingresso in guerra. I milioni di giovani “accorsi da tutto il Paese” vennero invece, in larga parte, arruolati con la forza: a Pistoia, nel maggio 1915, ci furono scontri alla partenza dei richiamati e proteste radicali in tutta l’area. L’obbedienza dei fanti venne garantita con una disciplina feroce, fatta di fucilazioni e decimazioni sommarie. I volontari provenienti dalle cosiddette terre “irredente” furono un modesto numero rispetto ai tanti cittadini austro-ungarici di lingua italiana che combatterono per l’Austria-Ungheria. Le classi popolari protestarono radicalmente contro le cattive condizioni di vita e il gran numero di lutti: anche la zona pistoiese venne interessata da scioperi e marce, con protagoniste le donne, per domandare “pane, pace e terra”. Proteste, queste, che furono generalmente represse con la forza.

Infine, quella che è definita “una malintesa ideologia pacifista” altro non è che attenta e ragionata ricerca storica, maturata in un secolo di riflessioni e discussioni. Per esaltare la vittoria dell’Italia, che non può e non deve essere disconosciuta, non va alterata la verità storica: la guerra non fu voluta dalla maggioranza degli italiani, produsse morte e desolazione, fame e miseria, con conseguenze sociali e politiche irrimediabili. Fondamentale, per la formazione dei giovani, è dunque comprendere cosa significò per il nostro Paese quella guerra: il 4 novembre dovrebbe essere occasione per approfondire la conoscenza del primo conflitto mondiale e per ricordare i morti di tutte le nazioni, piuttosto che per celebrare narrazioni non corrispondenti alle vicende storiche.

L’Istituto è disponibile a un dibattito pubblico sulle questioni qui espresse.

 

Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea in Provincia di Pistoia

 




In preparazione al Treno della Memoria, l’Istituto Saffi forma i propri studenti in collaborazione con l’ISRT

In vista della selezione degli studenti che potranno partecipare al Treno della Memoria 2019, l’Istituto professionale alberghiero Saffi di Firenze promuove un corso di formazione, aperto ai propri studenti delle classi quarte e quinte, in collaborazione con l’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea che interverrà in particolare con i contributi del vicepresidente Roberto Bianchi e del direttore Matteo Mazzoni che terranno, rispettivamente, la prima lezione sulla Grande Guerra e la seconda sull’Europa dei fascismi e la “guerra totale”.

In allegato il programma completo del corso.




Museo della Memoria di San Miniato: orari definitivi e biglietto d’ingresso

Dopo i primi due mesi di sperimentazione, adesso il Museo della Memoria di San Miniato diventa a tutti gli effetti parte del Sistema Museale cittadino. Con questa formalizzazione arriva quindi l’assegnazione della gestione alla cooperativa Co&So, già soggetto gestore dei Musei Civici, e la modifica degli orari di apertura. Per il periodo che va dal 1 ottobre al 31 marzo entrerà in vigore l’orario invernale – che sarà comunque già attivo a partire dal 14 settembre – dove si prevede l’apertura il martedì e venerdì dalle 10 alle 13, il sabato e la domenica dalle 10 alle 17. Dal 1 aprile al 30 settembre sarà invece in vigore l’orario estivo: il martedì dalle 10 alle 14, il venerdì, il sabato e la domenica dalle 10 alle 18.

Oltre al nuovo orario, dall’8 ottobre entrerà in vigore anche il pagamento del biglietto: 3,50 euro intero, gratuito fino a 14 anni, docenti, guide turistiche, tesserati ICOM, giornalisti e disabili, con la conferma delle agevolazioni previste dal tariffario dei Musei Civici (2 euro per residenti, studenti fino a 25 anni, over 65 e soci UniCoop).

Per prenotazioni visite scuole e gruppi: sistemamuseale@comune.san-miniato.pi.it – 348/7187908. Per info: 0571/406293 – museodellamemoria@comune.san-miniato.pi.it

 




In occasione dell’Ottantesimo anniversario delle leggi razziali, a San Rossore mostra “1938 – La Storia”

In occasione dell’80° anniversario della promulgazione delle Leggi Razziali a San Rossore, l’Ente Parco Regionale Migliarino San Rossore Massaciuccoli ospiterà dal 5 settembre al 5 novembre 2018, all’interno della Sala ‘G. Gronchi’, la mostra itinerante dal titolo ‘1938 – La Storia’, ideata e realizzata dalla Fondazione Museo della Shoah di Roma.

L’inaugurazione della mostra ha luogo mercoledì 5 settembre 2018 alle ore 12.30 presso la Sala G. Gronchi – Tenuta di San Rossore, loc. Cascine Vecchie – Pisa. L’iniziativa si colloca all’interno della ‘Cerimonia del ricordo’, organizzata a San Rossore, nella stessa giornata, in collaborazione con l’Università di Pisa, la Regione Toscana e il Comune di Pisa.

La mostra si avvale del patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero dei Beni, dell’Attività Culturali e del Turismo, del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, del Ministero dell’istruzione, dell’Università e della Ricerca, della Regione Lazio, di Roma Capitale, dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, e della Comunità Ebraica di Roma. Organizzazione generale: C.O.R. Creare Organizzare.