Anche a Firenze, la proiezione del film “Pistoia 1944” prodotto da giovani appassionati alla Resistenza

Un gruppo di ragazzi pistoiesi appassionati di cinema e teatro, una volta conosciuta la storia della Resistenza nel loro territorio sono rimasti meravigliati del fatto che i partigiani avessero la loro età e sono stati travolti da un’idea un po’ folle: raccontarne la storia in un film.

Ovvero  una  storia  di  partigiani  ventenni  di  ieri  raccontata  da  cineasti  ventenni  di  oggi.

Realizzare un lungometraggio non è un’impresa facile non solo dal punto di vista finanziario.

C’è da scrivere il soggetto, la sceneggiatura, i dialoghi. Si devono trovare gli attori, si devono decidere le ambientazioni, preoccuparsi dei costumi, delle scenografie e delle attrezzature di scena (in questo caso uniformi, armi, auto e mezzi d’epoca).

Un’impresa veramente enorme soprattutto se affrontata per la prima volta.

Gli autori dopo due anni di lavoro hanno finalmente presentato il film a Pistoia lo scorso 8 settembre (…data simbolica…) ottenendo grandi consensi di critica e pubblico.

Il presidente di Ricorboli Solidale è stato qualche anno fa insegnante di Cinematografia della giovane regista Gaia Cappelli e si è proposto per diffondere anche nel territorio fiorentino il film.

Il Teatro L’Affratellamento, nella persona di Gigi Mannelli, si è dimostrato entusiasta di offrire la propria collaborazione poiché i valori veicolati da questa operazione sono molto forti in quanto dimostrano che c’è una parte sana della gioventù che guarda ed impara dal passato.  L’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea visto il film, ha deciso di promuoverlo attraverso i propri canali e interverrà con  piacere all’iniziativa con l’intervento del direttore dott. Matteo Mazzoni che terrà una breve introduzione sulle scelte della Resistenza prima dell’inizio della proiezione.

Al Teatro L’Affratellamento di Firenze, Domenica 17 Novembre alle 21.

Vi aspettiamo numerosi.




Ci ha lasciato il partigiano “Fischio”, Dario Del Sordo, Presidente onorario della sezione ANPI di Empoli

Si è spento Dario Del Sordo, partigiano (nome di battaglia “Fischio”) a 15 anni, nella 23esima Brigata Garibaldi “Guido Boscaglia” attiva tra Siena, Grosseto e Volterra, fu fra gli oltre 500 che partirono da Empoli per entrare nel Corpo Volontari della Libertà per combattere sulla Linea Gotica e oltre per completare la Liberazione del Paese.

Nel dopoguerra è stato per decenni un protagonista del mondo dello sport locale (Atletica Empoli) e regionale e si è impegnato con passione e generosità nell’associazionismo, a cominciare dall’Anpi, era presidente onorario della sezione empolese.




Razzismi e confini difficili: l’Alto Adriatico, l’Italia, l’Europa: corsi di formazione della Domus Mazziniana

La Domus Mazziniana– Istituto Storico Nazionale – ha organizzato nel quadro del proprio protocollo d’Intesa con l’Ufficio Scolastico Regionale per la Toscana un corso di formazione per docenti e studenti sul tema del confine alto-Adriatico nel Novecento. L’iniziativa è promossa in collaborazione con l’IIS Santoni (scuola capofila), l’IIS Da Vinci-Fascetti e il Liceo Dini di Pisa e con l’IIS Ferraris-Brunelleschi di Empoli, e si inserisce nell’ambito del percorso di formazione promosso dalla Regione Toscana e coordinato dall’ISRECG di Grosseto.

Destinatari del corso, che si articola su due province, sono gli alunni delle classi del triennio degli Istituti Secondari di II grado Ambito Toscana 18 (Pisa), gli alunni delle classi del triennio degli Istituti Secondari di II grado IIS “Ferraris-Brunelleschi” (Empoli) e i docenti toscani.

Attraverso una serie di conferenze tenute dai massimi esperti, l’obiettivo è quello di fornire una conoscenza storica documentata su un tema complesso della storia italiana ed europea del Novecento, spesso oggetto di un uso pubblico tanto diffuso quanto non necessariamente informato.

I docenti avranno modo di confrontarsi con la storia di una regione travagliata da mutamenti continui, cambi di frontiera che hanno segnato la storia di individui, così come di comunità nazionali e sociali.

Gli studenti potranno approfondire, attraverso un incontro rigoroso con fonti, documenti, testimonianze, memorie, un percorso di conoscenza storica aggiornato, che proietta la sua luce sulla comprensione delle relazioni di cittadinanza attiva europea contemporanea. Per questo a una serie di attività di formazione con esperti e enti esterni si affiancheranno attività di lavoro individuale e di gruppo volte all’applicazione di quanto acquisito.

Il corso, nell’ambito del progetto della Regione Toscana sui confini difficili, è anche propedeutico alla selezione di 6 studenti (2 per ogni Istituto coinvolto nel progetto regionale: Da Vinci-Fascetti e Santoni di Pisa, Ferraris-Brunelleschi di Empoli) che parteciperanno al viaggio-studio organizzato e finanziato dalla Regione Toscana.

Gli studenti delle due province coinvolte lavoreranno insieme a momenti di restituzione inter-istituti e istituzionali.

Sono previsti gli interventi dei seguenti relatori:

Paolo Pezzino (Pisa), (Istituto Nazionale “F. Parri”), Un confine difficile: Venezia Giulia, Istria e Dalmazia

Daniela Bernardini (Pisa e Empoli), Luigi Puccini (Pisa e Empoli), (I.T.I. “Marconi”, Pontedera), A proposito di Julka, ti racconto

Matteo Mazzoni (Pisa e Empoli), (Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell’Età Contemporanea, Firenze), Dimenticate, obliate, usate: le “foibe” nel discorso pubblico dell’Italia repubblicana

Enrico Miletto (Pisa), (Università di Torino), Partenze e approdi: storia, dinamiche e traiettorie dell’esodo giuliano-dalmata

Raoul Pupo (Pisa e Empoli), Titolo da definire

Alessandro Cattunar (Empoli), (Associazione Quarantasettezeroquattro), Storia di una linea bianca, un confine mobile tra immagini e memorie

Marco Abram (Empoli), (Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa), La Jugoslavia socialista e la regione di confine alto-adriatica: politica, cultura e identità

Silvia Dai Pra’ (Pisa e Empoli), Presentazione del volume Senza salutare nessuno (Laterza, 2019)

Marta Verginella (Pisa e Empoli), Titolo da definire

Il coordinamento scientifico è affidato al professor Pietro Finelli della Domus Mazziniana, il coordinamento organizzativo e didattico alla professoressa Orsetta Innocenti (che coordina anche le attività organizzative per Pisa a nome dell’IIS Santoni, scuola capofila), alla professoressa Maria Carmela Calfapietro e al professor Andrea Bruscino (coordinatore per la parte empolese).

Riferimenti Sofia:

Pisa (id. SOFIA 36370)

Empoli (id. SOFIA 36614)




Il Comitato Internazionale di Mauthausen si riunisce a Empoli con l’Aned

Il  Comitato Internazionale di Mauthausen, organismo che rappresenta tutte le associazioni e le Nazioni che hanno avuto vittime e deportati in quel campo, si riunisce in Italia quest’anno, e lo fa ad Empoli sabato e domenica prossimi, 19 e 20 ottobre.

All’ordine del giorno della riunione, in particolare, il progetto di chiedere al Consiglio d’Europa il riconoscimento dell’esistenza di un itinerario culturale europeo che ricalca i percorsi fatti dai deportati di tutta Europa per raggiungere il Lager. Questo itinerario, assai articolato, che interessa ampi territori dalla Russia alla Francia, dalla Scandinavia all’Italia e alla Grecia, ha un nome: Via Memoria Mauthausen.
A Empoli si discuteranno i dettagli della organizzazione della celebrazione che si terrà nel campo il 10 maggio prossimo, per ricordare il 75° anniversario della liberazione. Sarà una cerimonia eccezionale per partecipazione.

L’incontro prenderà il via sabato mattina 19 ottobre alle 9.30 al Museo del Vetro di Empoli, con il saluto del sindaco Brenda Barnini, il Comune patrocina l’evento. Già nella mattina di sabato si terrà una breve cerimonia al monumento della ex Vetreria Taddei, simbolo della deportazione avvenuta l’8 marzo del ’44 di 55 empolesi verso i campi di sterminio, in particolare proprio Mauthausen.

Domenica mattina è prevista la trasferta a Firenze, in località Gavinana, per la visita al Memoriale in onore degli italiani assassinati nei campi nazisti.  Il “Memorial dedicato agli italiani caduti nei campi di sterminio nazisti”, allestito nel 1980 ad Auschwitz e sfrattato dalla direzione del Museo del campo, è stato presentato ufficialmente nella nuova sede di Firenze e aperto alle visite del pubblico.

Il comitato si riunisce 2 volte l’anno: la prima volta, alle porte dell’estate, direttamente a Mauthausen, e la seconda, a rotazione, nei vari paesi membri. Il comitato ha il compito di tutelare il campo e di svolgere “presidio morale”.

Il Comitato Internazionale di Mauthausen rappresenta gli ex deportati e ha al proprio interno delegazioni di 23 nazionalità diverse: Albania, Austria, Belgio, Bielorussia, Bulgaria, Francia, Germania, Grecia, Israele, Italia, Lussemburgo, Olanda, Polonia, Repubblica Ceca, Russia, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Stati Uniti d’America, Spagna, Ucraina, Ungheria.

PROGRAMMA

Venerdi 18 ottobre

ore 17.30 visita museo Leonardiano di Vinci

Sabato 19 ottobre

9.30 commemorazione al monumento ex Vetreria Taddei – Empoli,

ore 9.30/12.30 riunione Comitato Internazionale presso Museo del Vetro di Empoli

ore 14/17 ripresa dei lavori del Co presso MuVe

Domenica 20 ottobre

ore 9.00 partenza per Firenze e visita al memoriale agli italiani caduti nei campi di concentramento.




“Sui viali a mare… erano cresciuti i girasoli.”

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO IL COMUNICATO STAMPA SULLA MOSTRA CURATA DA STEFANO BUCCIARELLI (ISRECLU) IN OCCASIONE DEL 75° ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE DI VIAREGGIO.

Ricorre quest’anno il 75° anniversario della Liberazione della città. Tra le iniziative in programma per la celebrazione dell’evento, un posto di rilievo avrà la Mostra storico-documentaria “Sui viali a mare … erano cresciuti i girasoli”, che farà rivivere fatti, personaggi e avvenimenti, epopea e drammi che accompagnarono anche nella nostra città la fine dell’occupazione tedesca, la fine del fascismo, la fine della guerra, la conquista della libertà e della democrazia.

 La Mostra vede l’impegno congiunto del Comune di Viareggio, della sezione ANPI di Viareggio e dell’Istituto storico della Resistenza e dell’Età contemporanea (ISREC) in provincia di Lucca, che ne ha espresso il Comitato scientifico e il cui presidente, il prof. Stefano Bucciarelli, è il curatore della stessa. Una analoga esposizione, per la medesima cura, ebbe luogo – molti lo ricorderanno – nel 2004, per il 60° anniversario. La Mostra presentata quest’anno riprende quella iniziativa, ma non ne è una semplice riedizione. Molte sono infatti le novità, frutto di ricerche che negli ultimi anni sono state condotte in primo luogo proprio dall’ISREC. Il percorso della Mostra si snoda dal 25 luglio 1943 (caduta del fascismo) all’estate del 1946, chiudendosi con i risultati della triplice consultazione elettorale di quell’anno – elezioni finalmente libere e a suffragio universale – e con l’inizio dell’amministrazione di Sandrino Petri. Ci sono anche un paio di pannelli di flashback, dedicati all’“antifascismo dei viareggini”: quello “storico”, di chi provò ad opporsi all’avvento del fascismo, e quello che covò sotto la cappa del regime, documentato da nuove ricerche condotte sul Casellario Politico Centrale e su personaggi come il prof. Giuseppe Del Freo.

Molti sono i temi che si intrecciano lungo il percorso della Mostra. Prima di tutto il visitatore è accompagnato a meditare sulle sofferenze della città, occupata dai tedeschi, colpita dai bombardamenti, forzosamente evacuata. Restò una città abbandonata, dove Giovanni Pieraccini, rientrato subito dopo la Liberazione da Firenze con la moglie Vera, si incantava stupito a notare che: “Sui viali a mare … erano cresciuti i girasoli” (è il titolo della mostra che con questa citazione rende appunto omaggio al senatore recentemente scomparso). In questa città gli abitanti fecero lentamente ritorno, per constatare le distruzioni, per rimboccarsi le maniche, per ripartire.

Nei vari pannelli della mostra, insieme con la città, i protagonisti sono proprio i cittadini, con i loro comportamenti, le loro scelte: in primo luogo la scelta della Resistenza, che scrisse pagine di impegno e di sacrificio. Non si parla però solo di Resistenza organizzata e armata, ma anche di resistenza civile, resilienza, aiuto a chi ne aveva bisogno, sforzo di sopravvivenza, desiderio di pace. Ci sono le deportazioni patite, come nel resto d’Italia, per effetto della volontà razzista e persecutoria dei nazisti, appoggiata con convinzione dai fascisti repubblicani; c’è la persecuzione razziale contro gli ebrei (con vittime, anche tra i viareggini, della Shoah), la persecuzione politica, la deportazione di massa per il lavoro coatto. Ci sono le stragi, gli eccidi, le singole uccisioni che costellarono quella vera e propria striscia di sangue che accompagnò la “ritirata aggressiva” dei tedeschi. Un “calendario” della Liberazione evidenzia in un pannello i contributi delle divisioni degli Alleati e delle formazioni partigiane della zona. Infine, i momenti conclusivi della mostra sono dedicati al dopoguerra, con i suoi problemi, insieme con la volontà di rinascita che animò allora Viareggio e i viareggini. Un particolare rilievo è in questo contesto dedicato alla emblematica tragedia dello scoppio delle mine del 18 luglio 1945, sulla ricostruzione della quale si annunciano interessanti novità: la più importante è la pubblicazione, in uno speciale pannello, per la prima volta dopo 74 anni, insieme ai nomi delle vittime civili italiane, dei nomi dei militari americani morti in quell’incidente.

La Mostra sarà inaugurata lunedì 16 settembre, a Villa Paolina, alle ore 17.30 e rimarrà aperta fino al 30 ottobre, periodo nel quale sono previste anche numerose iniziative collaterali. Gli orari di visita al pubblico saranno quelli di apertura di Villa Paolina e cioè: da martedì a sabato, ore 15.30 – 19.30; domenica: 9.30-13.30 e 15.30 – 19.30.

La Mostra sarà visitabile dalle scolaresche (terza media e scuole superiori) anche al mattino, con visita guidata curata dall’Istituto storico della Resistenza, previa prenotazione da effettuare all’indirizzo: isreclucca@gmail.com.

Programma della mostra




Online sul sito ISRT l’offerta didattica dell’Istituto per l’a.s. 2019/2020

Anche per il nuovo anno scolastico l’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea offre una vasta offerta didattica sia per i docenti, con diversi corsi e seminari di formazione, sia per attività rivolte alle classi.

L’offerta didattica è liberamente consultabile e scaricabile dal sito dell’ISRT.

Una presentazione sarà svolta dalle docenti distaccate presso la sede ISRT il prossimo 25 settembre alle ore 15.00; la partecipazione è libera previa prenotazione scrivendo a isrt@istoresistenzatoscana.it

 




L’Istituto storico della Resistenza di Pistoia avvia un parternariato internazionale con l’Università di Lincoln

L’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea in provincia di Pistoia e l’Università di Lincoln nel Regno Unito hanno di recente sottoscritto un protocollo d’intesa internazionale per lo studio e la valorizzazione del ricco patrimonio documentario dell’Istituto. Quest’ultimo ha fornito le copie digitali dei quaderni degli allarmi aerei a Pistoia, più le riproduzioni di una parte del fondo Risaliti. Esso contiene preziose notizie su come il personale alleato datosi alla macchia dopo il settembre 1943 sia stato aiutato dalla Resistenza e dalla popolazione locale.

I documenti sono ora consultabili tramite l’International Bomber Command Centre di Lincoln, del quale l’università cura l’archivio digitale. Il Centro è un moderno museo narrativo sulla controversia memoria dei bombardamenti alleati nel corso della seconda guerra mondiale che si allontana da consuete prospettive nazionalistiche dando voce a punti di vista multipli: quello degli aviatori alleati, i loro avversari, i civili, le donne e le minoranze etniche. Lo scopo di questa operazione è triplice: collocare fonti pistoiesi in un contesto internazionale nell’ambito di una più generica storia della resistenza a livello europeo; renderli accessibili a studiosi stranieri grazie alla catalogazione e descrizione in lingua inglese; ed infine favorire lo scambio di studi ed esperienze.

La professoressa Heather Hughes, a capo dell’IBCC Digital Archive, ha così commentato l’importanza della collaborazione:

“È un onore per l’IBCC Digital Archive e l’Università di Lincoln poter lavorare con l’Istituto alla digitalizzazione e pubblicazione online di documenti sulla Resistenza nella zona di Pistoia. C’è molto che possiamo imparare gli uni dagli altri su come ricordare e tributare rispetto a quanti hanno partecipato alla lotta antifascista, riconoscendone la sofferenza condivisa nel contesto di una guerra totale.”

Il lavoro di catalogazione è stato svolto da Ilaria Cordovani, studentessa dell’Università di Firenze con il quale l’Istituto ha da anni un proficuo rapporto di collaborazione per tirocini. La dimensione internazionale segna un netto cambio di passo con precedenti esperienze, perlopiù di ambito locale. Così Ilaria:

“Sono contentissima di aver lavorato ad un progetto internazionale nell’ambito del mio tirocinio. Il tema mi appassiona ed è in linea con il mio percorso di studi. Grazie all’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea in provincia di Pistoia, all’Università di Firenze e a quella di Lincoln per avermi dato questa possibilità.”

Alessandro Pesaro, che ha coordinato il progetto per parte dell’Università di Lincoln, aggiunge:

“L’archivio contiene numerose testimonianze da parte alleata relative a esperienze di prigionia, evasione, fuga ed attraversamento delle linee nemiche con l’aiuto della Resistenza. Quello che manca è la prospettiva opposta poiché il pubblico di lingua inglese ne è di solito escluso da barriere geografiche e di cultura. I quaderni degli allarmi, inoltre, sono preziosi in quanto forniscono una prospettiva complementare a quella degli aviatori, così da sottolineare la natura complessa e problematica della guerra aerea”.

Questo primo risultato è solo il primo passo di una collaborazione di più ampio respiro. L’istituto possiede una raccolta di interviste su cassette con testimonianze di prima mano sui bombardamenti di Pistoia. Si tratta di materiale fragile, soggetto ad un rapido degrado. Nei prossimi mesi le cassette verranno digitalizzate all’Università di Lincoln: Istituto e Università lavoreranno poi assieme alla catalogazione e pubblicazione nell’ambito di un progetto di tirocinio.




“Ancora antifascismo? un dibattito attuale” al Festival “Fino al cuore della rivolta”.

Secondo giorno di Fino al cuore della Rivolta, sabato. Il castagneto si popola già nel pomeriggio, nonostante ci sia il sole, nonostante sia sabato, nonostante la costa che si vede nello splendido paesaggio in lontananza sia un’attraente sirena. E il castagneto si popola per il primo dibattito, alle ore 16.30, intitolato “Ancora antifascismo? Un dibattito attuale”.

Intervengono Paolo Pezzino, Presidente dell’Istituto Nazionale Ferruccio Parri, Mimmo Franzinelli, della Fondazione “Rossi-Salvemini” di Firenze e Mirco Carrattieri, Direttore del Museo della Repubblica di Montefiorino e della Resistenza.

Pezzino, in qualità di moderatore, esordisce “da un po’ di tempo si sente dire che l’antifascismo è un elemento retorico della sinistra per coprire un vuoto di contenuti politici, che il fascismo è morto in Italia e che la bandiera dell’antifascismo è ormai uno stendardo scolorito. Ma è proprio così?

Prende poi la parola Carrattieri: “É necessario fare una premessa: antifascismo non è più un’etichetta sufficiente per definire la democrazia nel XXI secolo nel nostro paese”. Enuncia poi tre motivi per cui l’ antifascismo è una parola importante anche oggi. Le tre ragioni sono una riferita al passato, una al presente una al futuro. Partiamo dal passato: l’antifascismo è importante oggi perché è legato ad una parola del passato che è necessario preservare. Non possiamo trascurare il fatto che è esistito un antifascismo che ha pagato un prezzo altissimo nella lotta al fascismo, quello che Calamandrei chiamava alla Costituente “il popolo di morti”, cioè i martiri dell’antifascismo e quelli della Resistenza. Secondo motivo, che riguarda i presente. “La democrazia che oggi viviamo, pur imperfetta e fragile, si basa sull’antifascismo sviluppatosi in Europa sin dagli anni ‘30, che mirava non solo al superamento della dittatura ma anche a una nuova democrazia, non formale ma sostanziale, e ai diritti sociali. La Costituzione repubblicana e la Dichiarazione dei diritti dell’uomo non sarebbero state possibili senza l’antifascismo. Terzo motivo, che riguarda il futuro. L’ antifascismo è stato un grande messaggio di speranza per il futuro, quella di poter costruire qualcosa anche in una situazione di grande dramma come è stata quella dell’affermazione dei totalitarismi. Oggi che si percepisce l’assenza di futuro e di speranza, l’antifascismo è la prova che la speranza ed il successo sono possibili”. Infine, citando Carlo Rosselli, nel primo editoriale di “Giustizia e Libertà” del 1934: “Noi siamo antifascisti non tanto e non solo perché siamo contro  quel complesso di fenomeni che chiamiamo fascismo, ma perché siamo per qualche cosa che il fascismo nega e offende e violentemente impedisce di conseguire. Siamo antifascisti perché in questa epoca di feroce oppressione di classe e di oscuramento dei valori umani, ci ostiniamo a volere una società libera e giusta […]. Siamo antifascisti perché nell’uomo riconosciamo il valore supremo, la ragione e la misura di tutte le cose […]. Il nostro antifascismo implica una fede positiva, la contrapposizione di un mondo nuovo al mondo che ha generato il fascismo. Questa nostra fede, questo nuovo mondo si chiamano libertà, socialismo, repubblica; dignità è autonomia della persona e di tutti i gruppi umani spontaneamente formati; emancipazione del lavoro e del pensiero dalla servitù capitalista; nuovo Umanesimo”.

È poi il turno di Franzinelli: “L’antifascismo va declinato al plurale per non comprendere sotto la stessa etichetta movimenti che sono stati spesso in contrasto l’uno con l’altro”. Guardando alla nostra società afferma “Fra i giovani pare che l’antifascismo non dica più niente e che invece il mito di Mussolini diventi un punto di riferimento come proiezione mitica di un grande padre”.

Gli risponde Pezzino: “L’ antifascismo oggi non è gridare al pericolo che ritorni un regime fascista ma è debellare l’ignoranza storica di quello che è stato il fascismo, combattere il revanscismo, il sovranismo, il razzismo che stanno portando alla deriva la vita politica italiana. Nella società di oggi ci sono elementi virali che tendono a disgregare i principi su cui si basano la nostra costituzione e la nostra democrazia. E ciò è pericoloso, sbagliato. C’è sempre stata una memoria fascista in Italia, come l’MSI testimonia, come dimostra la trama che stava dietro alla strategia della tensione. Se vogliamo migliorare la democrazia in Italia non possiamo prescindere dall’antifascismo”.

Carrattieri riconosce che è indubbio che l’antifascismo sia stato retoricizzato e mummificato e prendendo le distanze da Franzinelli, aggiunge “gli istituti storici hanno sempre criticizzato l’idealizzazione dell’antifascismo”.

Al secondo giro, la conversazione slitta sulla questione del museo del fascismo a Predappio, a seguito di  una affermazione di Franzinelli: “Il fatto che il museo del fascismo faccia paura agli storici mi sconcerta. Bisogna confrontarci uscendo dal recinto dogmatico dietro cui ci siamo trincerati”. Pezzino ribatte che la questione non è su museo del fascismo sì o no, anzi,  la sua creazione sarebbe necessaria tanto quanto quella di un museo nazionale della Resistenza, ma sul farlo proprio a Predappio. Anche dal pubblico ci sono interventi perplessi sulla scelta di tale sede: non sarebbe meglio in un altro luogo? A Predappio non darebbe adito e legittimazione a pellegrinaggi nostalgici di neofascisti (che tra l’altro sono già numerosi)? Risponde che per ora sono stati reperiti i soldi per ristrutturare la casa del fascio ma per il museo non sono arrivati i finanziamenti. Con i tempi della burocrazia in Italia, per almeno qualche anno, il problema concreto non si porrà.

Il dibattito si chiude con un lungo intervento di uno spettatore: “l’antifascismo è stato l’unico momento in cui le classi popolari sono state parte integrante della collettività e viceversa c’è stata una legittimazione dello stato agli occhi delle classi popolari. Questo non va dimenticato e questa è la ragione per cui bisogna continuare a parlare di antifascismo. Ricordo che i più grandi progressi sociali, civili etc sono stati compiuti grazie a figure antifasciste, mi riferisco anche ma non solo a Basaglia e al prof. Milani Comparetti. Sono state loro, oltre a far nascere la Costituzione, a darle le gambe per camminare”.

E come recita una canzone della Resistenza “scarpe rotte e pur bisogna andar”. Specialmente quando, come oggi, il sol dell’avvenir sembra basso all’orizzonte.