Pubblicata online la nuova offerta formativa ISRT per le scuole!

L’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea, grazie alle proprie docenti distaccate e al lavoro di direzione e collaboratori, offre una rinnovata offerta formativa per insegnanti e scuole. Conoscenza della storia del ‘900 e educazione alla cittadinanza ne sono gli ambiti essenziali sia per la formazione docenti che per i progetti per le classi, realizzabili sia in presenza che a distanza.

Alla vigilia del nuovo anno scolastico, così complesso e difficile, un supporto per confermare e accrescere vicinanza e attenzione al mondo della scuola.

In allegato la brochure con i progetti.




Non solo una statua. Il caso Montanelli come “autobiografia della nazione”

Fosdinovo, “fra i castagni dell’Appennino”, domenica 2 agosto 2020. Solita atmosfera allegra che caratterizza il Festival “fino al cuore della rivolta”. Ma l’inizio oggi è più serioso infatti  apre la parte culturale, alle 17:30 circa, Paolo Pezzino, Presidente dell’Istituto Nazionale Ferruccio Parri. Si tratterà del caso Montanelli.

Il titolo è un po’ roboante “non solo una statua. Il caso Montanelli come “autobiografia della nazione”: si tratta della parafrasi della famosa frase di Gobetti sul fascismo, definito appunto “autobiografia di una nazione”.

Ora, il fascismo è una cosa molto più seria e importante di Montanelli ma in qualche misura il caso Montanelli è paradigmatico per il processo di mitizzazione e elevazione a simbolo (ma di che cosa?) di una figura come lui.

Cosa certa è la sua attitudine alla menzogna anche se egli dichiara “ho spesso inventato ma mai mentito, è semplicemente che ho usato la narrativa per raccontare la storia”. Per qualcuno, ad esempio il suo sodale Michele Brambilla, come ha scritto su Quotidiano.net, questa sarebbe “l’impareggiabile grandezza di Montanelli: innocenti bugie”.

In realtà Montanelli è stato un “manipolatore della propria autobiografia” come lo definisce Enrico Arosio, recensendo il libro di Renata Broggini Passaggio in Svizzera, Feltrinelli, 2007.

Menzogna è tutta la sua vicenda della presunta condanna a morte, della fuga in Svizzera, della collaborazione con la Resistenza, dell’aiuto dell’ agente doppiogiochista Luca Ostéria con l’avvallo del capo della Gestapo a Milano, lasciando la moglie austriaca Margarete in ostaggio rinchiusa nel campo di Gries, presso Bolzano

Altra bugia è quella di aver assistito all’esibizione  dei corpi di Mussolini e di Claretta Petacci a Milano il 29 aprile quando in realtà lui è rientrato in Italia solo il 22 di maggio.

Altra menzogna riguarda Pinelli: Montanelli scrisse che l’anarchico era stato un informatore di Calabresi ma dovette ammettere di essersi inventato tutto davanti ai giudici di Catanzaro.

Ma forse la balla più clamorosa che ricorda un po’ Sturmtruppen è quella della vicenda della presunta intervista a Hitler: Montanelli era presente il giorno dell’invasione della Polonia esattamente nel momento, immortalato da una celebre fotografia, nel quale soldati tedeschi aprono la sbarra che segnava il confine con quel paese. Ad un gendarme che gli chiede di che nazionalità fosse e perché fosse lì, lui spiega di essere un giornalista italiano e questo sarebbe bastato una condanna a morte immediata, se non si fosse aperta la torretta di un Panzer e non fosse uscito da esso un simpatico ometto con i baffetti, che era niente meno che Adolf Hitler, che gli concesse un’intervista per spiegargli i motivi per cui entrava in guerra. La pubblicazione di tale straordinaria intervista sul Corriere sarebbe poi stata bloccata da Mussolini in persona.

Ma una vicenda senz’altro autentica c’è e riguarda la corrispondenza del 1954 con la ambasciatrice statunitense a Roma Clare Boothe Luce. In essa Montanelli, preoccupato per l’avanzata delle sinistre nelle elezioni del 1953, si faceva sostenitore della costruzione di una organizzazione “terroristica e segreta” composta da “100.000 bastonatori”, preferibilmente fascisti e monarchici, graditi ai carabinieri e armata dagli Stati Uniti, che avrebbe dovuto entrare in azione in caso di vittoria elettorale dei comunisti, aiutando un colpo di stato “allo scopo di inchiodare l’Italia nell’alleanza atlantica”. Nel dilemma “difendere la democrazia fino ad accettare la morte dell’Italia o difendere l’Italia fino ad accettare, o anche affrettare, la morte della democrazia” la sua scelta andava decisamente per la seconda ipotesi.

Pezzino passa poi ad analizzare la vicenda per la quale la figura di Montanelli è tornata in discussione: la sua statua in un parco di Milano per la seconda volta imbrattata di vernice rosa. Ricordo della bambina eritrea di 12 anni che Montanelli ha comprato dal padre, nel 1936 durante il suo servizio come ufficiale in Etiopia, facendone la sua sposa bambina. Ma anche su questo episodio Montanelli è stato o labile di memoria o abile nel cambiare le carte: a volte la bimba si chiama Destà, altre Fatima, a volte ha 14 anni, altre 12. Ciò che non cambia è la sua assoluta convinzione di essere nel giusto; le espressioni disgustose che adotta per descrivere i rapporti sessuali con una bambina infibulata, facendosi aiutare dalla madre per “demolirla”, il razzismo manifesto secondo il quale in quelle zone a 12 anni sei una donna e a 20 si è già una vecchia. E allora, perché ancora oggi Montanelli viene difeso come maestro di giornalismo e di campione della liberaldemocrazia? È qui, nella risposta, che Pezzino  torna al titolo “anatomia di una nazione”, perché l’ elevazione di Montanelli a mito denota una serie di caratteristiche di fondo della società italiana: il peso delle corporazioni (nella fattispecie quella dei giornalisti); il rimosso del colonialismo italiano; il machismo e la misoginia (come ha rilevato Ida Dominijanni su Internazionale il 23 giugno 2020); il prevalere di una ottusa dimensione partitica per cui Montanelli è stato celebrato a destra come campione di anticomunismo, e a sinistra dopo il suo rifiuto di scendere in campo accanto a Berlusconi. Ma soprattutto è evidente in Italia la mancanza di una etica pubblica che esalti le competenze e penalizzi in maniera decisiva la menzogna e il pressapochismo. A allora, tornando alla statua, Pezzino propone che venga rimossa dal parco pubblico di Milano e che posta in un museo, lasciandola imbrattata di vernice rosa, e corredata di una serie di materiali che spieghino la storia di quel monumento controverso  e di colui che esso ritrae Montanelli.

Le statue sono sempre cadute, la damnatio memoriae è sempre esistita ma è decisamente meglio, anziché tentare di cancellare la storia, contestualizzarla, spiegarla e cercare di inserirla negli eventi della nazione che l’hanno prodotta.




Call for paper Farestoria 2/2020

Spostarsi: le migrazioni nella storia
Call for Paper per un numero monografico di
Farestoria
Rivista dell’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Pistoia

A partire dagli anni Novanta del secolo scorso i fenomeni migratori sono divenuti sempre più frequentemente oggetto di studio da parte delle scienze umane e sociali. Nei paesi occidentali questa attenzione è stata il frutto dei diversi flussi migratori, soprattutto in entrata, che ne hanno interessato le società. È stata prodotta una mole enorme di ricerche sui vari aspetti delle migrazioni, sui loro motivi, il loro impatto, le loro dinamiche interne e transnazionali ecc. Le ricerche hanno investito prevalentemente le scienze che lavorano “al presente”, ma anche la storiografia progressivamente ha messo a fuoco la tematica, con un’ottica di lungo periodo, contribuendo alla produzione di studi che hanno aumentato la nostra conoscenza delle migrazioni nella storia delle società umane. In questo campo si sono cimentate la demografia storica, la storia del lavoro, la storia orale e la storia economica, con significativi apporti derivati dai postcolonial studies, dai subaltern studies e
dall’antropologia culturale. Disponiamo oggi di studi storici che ricostruiscono le migrazioni in epoche storiche diverse, i loro legami con l’organizzazione economica, sociale e del lavoro delle geografie umane e di potere che le produssero, la loro interazione con le catastrofi (guerre, disastri ambientali, malattie, crisi economiche ecc.), il loro livello di libertà o di coercizione (ad es. la tratta degli schiavi fu un fenomeno plurisecolare di migrazione organizzata a scopo lavorativo di natura coercitiva), il carattere permanente, temporaneo o stagionale di quelli che sono stati individuati come circuiti migratori (ad es. all’interno dell’Italia o dell’Europa), i loro legami con le politiche imperialistiche, coloniali o
persecutorie messe in atto dagli Stati. Al tempo stesso, hanno iniziato ad essere storicizzati i flussi migratori su le direttrici sud-nord ed est-ovest, diretti negli ultimi decenni verso i paesi della cosiddetta Europa occidentale e gli Stati Uniti. Queste migrazioni hanno ormai raggiunto una profondità temporale che ci permette di ricostruirne la storia, con la consapevolezza che si tratta di una storia aperta ed ancora in pieno svolgimento, ma che nondimeno ha accumulato un quantitativo di “passato” alle sue spalle passibile di essere indagato con
i metodi propri della storiografia. Lo stesso discorso vale per i vari tipi di reazioni che i flussi degli ultimi decenni hanno originato, da quelle negative di rigetto, spesso di segno xenofobo e/o razzista ma non sempre riconducibili o riducibili solamente a queste due categorie giocando un ruolo anche le reazioni di tipo economico, a quelle di segno opposto, come lo sviluppo di un movimento antirazzista dalle ambizioni egemoniche nei paesi occidentali, fra cui l’Italia, che si è innestato in vari modi negli alvei politici orientati a sinistra, a quelle politiche e legislative che, ovviamente in maniera mai tecnica e neutrale, hanno governato, o tentato di governare, i fenomeni migratori.

Il numero monografico di Farestoria dedicato alle migrazioni intende focalizzarsi su questi temi per restituire una lettura storica dei fenomeni migratori, tanto del passato più distante da noi che di quelli tutt’ora in corso e delle reazioni ad essi.

Le linee di ricerca suggerite sono:
– Casi di studio di tipo microstorico o comunque legati a particolari circuiti o sistemi più o meno stabili su scale territorialmente definibili (anche transnazionali)
– Le risposte ai flussi di tipo politico e/o legislativo, le reazioni di segno negativo e le reazioni di tipo includente all’interno della scala di indagine prescelta
– Le relazioni di tali migrazioni con l’economia, il lavoro, la politica, le catastrofi (guerre, disastri ambientali, malattie, crisi economiche ecc.)
– La soggettività dei punti di vista degli attori storici, singoli e collettivi, con particolare attenzione alle testimonianze (scritture, diari, memorie, epistolari, fotografie, disegni, oggetti, ecc.) e/o alla storia orale.
Le proposte, di un massimo di 3000 caratteri spazi inclusi più un titolo, dovranno pervenire entro il 5 settembre 2020 insieme a un breve curriculum (2000 caratteri) con l’indicazione se si intende concorrere per la stesura di un “Contributo” (massimo 20mila caratteri spazi inclusi) o di un “Saggio” (massimo 50mila caratteri spazi inclusi).
Sarà data tempestiva comunicazione delle proposte selezionate entro dieci giorni circa dalla scadenza della Call, contestualmente all’invio delle norme redazionali.

Il lavoro finale dovrà essere consegnato entro il 30 novembre 2020.

Le proposte dovranno essere inviate all’indirizzo mail: farestoriaredazione@gmail.com




Premio Faustino Dalmazzo: il bando

Premio Faustino Dalmazzo
Bando per la pubblicazione di un’opera
nella collana editoriale “Testimoni della Libertà”

La collana editoriale “Testimoni della libertà”, nata e sviluppatasi grazie al sostegno della Fondazione Avvocato Faustino Dalmazzo, ha pubblicato con la casa editrice Franco Angeli tra il 2007 e il 2020 tredici titoli, frutto di ricerche presentate nel corso degli anni durante il seminario “Giellismo e Azionismo. Cantieri aperti” o comunque attinenti ai temi al centro dei lavori di quest’ultimo.

Leo Valiani. Gli anni della formazione. Tra socialismo, comunismo e rivoluzione democratica, di Andrea Ricciardi;
Libertà individuale e organizzazione pubblica in Silvio Trentin, di Fulvio Cortese;
Democrazia e identità nazionale nella vita di un antifascista tra Italia e Stati Uniti: biografia di Max Ascoli (1898-1947), di Davide Grippa;
La diaspora azionista. Dalla Resistenza alla nascita del Partito radicale, di Elena Savino;
Per la giustizia e la libertà. La stampa Gielle nel secondo dopoguerra, di Diego Giachetti;
Ernesto Rossi, Altiero Spinelli, «Empirico» e «Pantagruel». Per un’Europa diversa. Carteggio 1943-1945, a cura di Piero S. Graglia;
L’illusione della parità. Donne e questione femminile in Giustizia e Libertà e nel Partito d’azione, di Noemi Crain Merz;
Giulio Bolaffi, Partigiani in Val di Susa. I nove Diari di Aldo Laghi, a cura di Chiara Colombini;
Partigiani in borghese. Il movimento di Unità popolare nell'Italia degli anni Cinquanta, di Roberto Colozza;
Alla ricerca della libertà. Vita di Aldo Garosci, di Daniele Pipitone;
Le due Italie. Azionismo e qualunquismo (1943-1948), di Alberto Guasco;
Tra amicizia e solidarietà antifranchista. Giorgio Agosti, Franzo Grande Stevens e José Martínez, di Alessio Bottai;
Il paese dimenticato. Nuto Revelli e la crisi dell’Italia contadina, di Gianluca Cinelli.

Nella convinzione che la collana possa rappresentare un’occasione importante per molti ricercatori e che offra un contributo rilevante all’ambito di studi legato all’esperienza politico-culturale di Giustizia e Libertà, del Partito d’azione e dei loro protagonisti, l’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea “Giorgio Agosti” dal 2016 ha aperto il bando per l’assegnazione del Premio Faustino Dalmazzo, che dà luogo alla pubblicazione all’interno della collana, anche a quanti non abbiano partecipato al seminario “Giellismo e Azionismo. Cantieri aperti”.
Il presente bando ha l’obiettivo di sostenere esclusivamente i costi per la pubblicazione ed è rivolto a tutti coloro che si occupino di GL, del Pda, delle culture ed esperienze politiche che a essi si richiamino: la partecipazione alle passate edizioni del seminario “Giellismo e Azionismo. Cantieri aperti” costituisce un elemento preferenziale, ma non vincolante, nella selezione dei lavori presentati.

Gli studiosi che intendono candidare la propria ricerca per la pubblicazione devono inviare all’indirizzo e-mail chiara.colombini@istoreto.it entro il 13 luglio 2020 un progetto editoriale così concepito:
– una presentazione (non più di 5 cartelle);
– un indice;
– un capitolo o un’introduzione di prova;
– una previsione orientativa delle battute complessive (spazi inclusi).

Condizione indispensabile per partecipare alla selezione è garantire la consegna del lavoro concluso entro e non oltre il 31 dicembre 2020. In caso di mancato rispetto del termine di consegna decadrà automaticamente l’impegno alla pubblicazione.

Si richiede inoltre ai candidati di fornire i propri recapiti (indirizzo, e-mail, telefono) e un breve curriculum circa i propri studi, interessi di ricerca ed eventuali pubblicazioni.

Con l’invio i candidati autorizzano il trattamento dei dati personali ai sensi del D.Lgs. 196/03. I dati trasmessi saranno utili esclusivamente per il presente bando e non saranno trasmessi a terzi.
I materiali inviati, e non scelti per la pubblicazione, restano di proprietà dei candidati.
I risultati della selezione saranno comunicati il 29 luglio 2020.




Con la Festa della Repubblica il Museo Audiovisivo della Resistenza di Fosdinovo compie 20 anni.

Quello della Resistenza di Fosdinovo è un “piccolo grande museo”. Piccolo per le dimensioni, costituito com’è da un unico stanzone di qualche decina di metri quadri. Niente a che vedere non solo con le migliaia di metri quadri di M9 a Mestre, inaugurato il primo dicembre 2018, ma neanche con altri musei storici paragonabili, come quello della Repubblica di Montefiorino e della Resistenza italiana. Ma, come si dice, “nelle botti piccole c’è il vino buono”: fuori di metafora, l’installazione progettata da Studio Azzurro di Milano non è invecchiata, e a 20 anni di distanza dalla sua realizzazione (un compleanno importante per un piccolo museo) continua a garantire coinvolgimento e produrre forti emozioni in chi si affaccia nella sala buia e viene accolto dai “faccioni”  dei testimoni, in attesa di cominciare la loro narrazione quando il visitatore decida di metterli in movimento.

Ma anche un museo “postmoderno”, senza un percorso predefinito, e senza un oggetto esposto, che, oltre alle emozioni, deve produrre conoscenza. Ed anche sotto questo punto di vista il museo non pare invecchiato: i sei percorsi tematici, individuati venti anni fa dai curatori scientifici, coprono l’intero arco delle esperienze resistenziali, armate e civili, e attraverso un sapiente montaggio degli spezzoni di intervista, restituiscono anche al visitatore attento o ai ragazzi accompagnati nella da insegnanti accorti e dai nostri esperti, i diversi punti di vista e le divaricazioni di interpretazione storiografica sui vari argomenti narrati dai testimoni.

Insomma, un “grande” museo, che ridiventa -ahimè- piccolo, anzi minuscolo, per l’esiguità delle risorse che i soci istituzionali mettono a sua disposizione, nonostante il museo sia realtà viva e riconosciuta a livello nazionale. Infatti il museo di Fosdinovo è stato fra i promotori più  attivi della rete “Paesaggi della memoria” e si è affermato per l’impegno costante, appassionato e volontario di molte persone, quelle donne e quelli uomini di “Archivi della Resistenza” che riescono non solo a portare fra i castagni di Le Prade di Fosdinovo ogni anno migliaia di persone nelle giornate del festival estivo “Fino al cuore della rivolta” (quest’anno si terrà, in qualche modo, la XVII edizione), ma anche  a rendere il museo “grande” durante tutto l’anno, con le molte attività che vi realizzano.  Il museo, anche in questo triste periodo, ha fatto sentire la sua voce. Ad esempio il 25 aprile una lunga diretta social  ci ha regalato  grandi emozioni. La grande festa che avrebbe dovuto essere fatta sotto i castagni per il ventesimo compleanno sarà rimandata per ovvi motivi ma anche a distanza il museo festeggerà con tutti i suoi amici in maniera degna il suo ventesimo compleanno.

Auguri, caro “piccolo grande museo”, e buona Festa della Repubblica a tutti.

 

 




CALL FOR PAPER: “Cantieri della Resistenza” – Antifascismi e Resistenze in Italia e in Europa 1922-1948

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L’ISGREC PER LA MATURITA’

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Tempo di emergenza sanitaria, tempo di didattica a distanza.
Nonostante l’allentamento e poi la fine del lockdown, le scuole non sono state riaperte. Lo saranno, con le dovute accortezze, per gli studenti che a metà giugno sosterranno l’esame di maturità in presenza. La formulazione del nuovo esame ha suggerito l’opportunità di mettere a disposizione degli insegnanti e dei maturandi materiali didattici selezionati di approfondimento su alcune particolari tematiche; i materiali proposti sono in parte frutto della trentennale attività dell’Isgrec rivolta al mondo della scuola, altri della collaborazione con la rete degli Istituti storici toscani della Resistenza e dell’età contemporanea.

>>>https://isgrecperlamaturita.weebly.com/




All’Istituto Ferruccio Parri il Premio nazionale “Testimoni del tempo” 2020

La 53a edizione del Premio Aqui Storia sarà assegnata, il prossimo 17 ottobre, all’Istituto Ferruccio Parri, nella persona del Presidente Paolo Pezzino, sulla base della seguente motivazione:

[…] Per la corrente edizione, saremmo particolarmente lieti e onorati di conferire all’Istituto da Lei presieduto il Premio speciale “Testimone del Tempo 2020”. Questo autorevole riconoscimento è tradizionalmente assegnato a chi si è particolarmente distinto nel mondo della cultura, dell’economia, della politica, del giornalismo, dell’arte, della scienza e ha, con il suo operato, contribuito ad illustrare in modo significativo gli avvenimenti della storia, della cultura e del costume della società contemporanea. In questa edizione l’Acqui Storia vuole rendere onore all’Istituto, alla carica di Presidente che onorevolmente ricopre e alla sua insigne carriera storico-accademica. Tra i Suoi importanti impegni di grande divulgatore, ha mantenuto una costante attenzione ai circuiti extraaccademici di formazione della coscienza storica del nostro Paese, cimentandosi in progetti diversi, riconducibili a quella che, in ambito anglosassone, viene chiamata “public history”. La Sua presenza, professor Pezzino, è garanzia che questo Premio sa onorare coloro che, a diverso titolo, contribuiscono ad illustrare e commentare la storia del nostro Paese, attribuendole una valenza internazionale, confermando in tal modo il grande merito di essersi dimostrato autorevole interprete del proprio tempo.

Si tratta di un riconoscimento importante per l’Istituto Parri e per tutta la rete nazionale degli Istituti della Resistenza e dell’età contemporanea.