Ci ha lasciato Aristeo Biancolini, partigiano senese.

Ieri è venuto a mancare Aristeo Biancolini, una delle figura più lucide del partigianato senese. Nato a Chianciano nel 1924, da una famiglia di antifascisti, a diciotto anni entrò nelle prime bande che iniziarono a costituirsi tra la Val d’Orcia e la Val di Chiana già a partire dalla fine del novembre del 1943.

Di ideali socialisti, nel Secondo dopoguerra divenne sindaco di Chianciano e per tutta la sua esistenza non ha cessato mai di raccontare, in modo chiaro e sereno, la sua vicenda ai giovani.

fantacciQuando Aristeo descriveva la propria esperienza di combattente per la libertà, lo faceva sempre in modo semplice e privo di retorica accostando con naturalezza gli episodi di rilievo, per esempio il sabotaggio della centrale di amplificazione telefonica di Abbadia San Salvatore (10 marzo 1944), a momenti profondamenti umani tra cui quello della mancata fucilazione di un milite fascista la cui pesante situazione familiare (quattro figli piccoli e la moglie malata di tisi) spinse i partigiani a un atto di misericordia.

Con la sua morte perdiamo un testimone di una delle pagine più significative della Resistenza italiana, ossia quella dei valori etici e morali di centinaia di ragazzi che decisero di rischiare la propria vita, anziché nascondersi, per creare un mondo diverso la cui essenza può essere riassunta dal titolo del libro “Non saremo mai come loro” (a cura di Andrea Fantacci e Monica Tozzi) all’interno del quale Aristeo raccontava la sua esperienza.




Nuovo numero di “Farestoria” dedicato alla scuola

É uscito il nuovo numero della rivista “Farestoria”, nuova serie, n. 1 gennaio-giugno 2020, dal titolo “La storia nella scuola, la scuola nella storia” a cura di Chiara Martinelli e Alice Vannucchi.

Riscoprire le radici storiche e le poste in gioco della scuola risulta tanto più importante in un periodo come questo, in cui la questione scolastica è drammaticamente salita alla ribalta e i suoi problemi, volente e nolente, sono diventati argomento di riflessione e dibattito collettivo.

Il fascicolo affronta, in un’ottica interdisciplinare, alcuni nodi fondanti della storia della scuola e della didattica della storia: l’annosa questione tra accentramento e decentramento, la disoccupazione intellettuale, la posizione degli insegnanti nei confronti dello stato, le riforme degli anni Settanta e le loro ricadute sulla scuola d’oggi. La sezione di didattica della storia tematizza contenuti, strumenti e modalità d’applicazione, evidenziando le potenzialità della disciplina per la crescita dell’individuo e della collettività.

Per info e acquisti: ispresistenza@tiscali.it

 




E’ scomparso il partigiano Valerio Puccianti

È con grande dispiacere che l’Istituto storico della Resistenza di Pistoia ha appreso della scomparsa del partigiano Valerio “Enzo” Puccianti, avvenuta nella tarda serata di ieri. Vogliamo salutarlo ricostruendo brevemente i passi di una vita straordinaria, che Valerio ha vissuto sempre di corsa, senza fermarsi mai.

Ultimo di 5 figli, Valerio nasce nel 1922 a Bardalone, nel Comune di S. Marcello-Piteglio. Dopo aver frequentato la scuola professionale della SMI di Campo Tizzoro entra poi a lavorare nella fabbrica giovanissimo, a 12 anni, come calibrista. Ed è proprio nella fabbrica, grazie al contatto con antifascisti di vecchia data, che Valerio inizia a maturare la sua coscienza politica comunista e antifascista. Entra così a far parte della Brigata “Gino Bozzi”, dove ricoprirà il ruolo di Vice Commissario col nome di battaglia “Enzo”, in omaggio al fratello morto in giovane età.

Dopo la liberazione di Campo Tizzoro nel settembre del ’44, Valerio sceglie, nella primavera del 1945, di continuare a combattere nel ricostituito Esercito cobelligerante italiano: parte quindi per il fronte di Bologna, poi a Brescia e Bergamo fino alla fine del conflitto.

Terminata la guerra, Valerio partecipa agli scioperi contro i licenziamenti indiscriminati messi in opera dalla SMI e, nel 1948, è presente alla “Marcia della fame”. Entra a far parte del Consiglio comunale di S. Marcello e lavora come sindacalista presso la Camera del Lavoro di S. Marcello. Si occupa anche, insieme ad altri suoi compagni della “Bozzi”, della ricostruzione della ex Casa del fascio di Maresca (bombardata dagli Alleati durante la guerra), che da allora diventa la Casa del popolo del paese montano. Avendo da sempre la passione per la scrittura, diventa corrispondente de «La Voce» (il periodico della Federazione del PCI di Pistoia); alcuni suoi articoli sono pubblicati anche su «L’Unità».

Le condizioni di miseria sulla montagna pistoiese sono però tali che, nel 1952, Valerio è costretto a emigrare assieme alla sua famiglia: dopo una serie di peripezie, si stabilisce infine a Parigi, dove, grazie alle sue qualifiche di operaio specializzato, trova impiego presso la casa automobilistica Citroën, dove lavorerà per i successivi trent’anni fino alla pensione.

Nonostante la distanza, Valerio non ha mai dimenticato Maresca: durante l’estate, ogni anno, è sempre tornato nel suo paese, dov’era conosciuto da tutti anche per la sua attività sportiva di corridore. Infatti, oltre alle innumerevoli gare a cui ha preso parte nel corso degli anni, ha partecipato per ben 12 volte consecutive alla corsa podistica Pistoia-Abetone.

Sarà ricordato così Valerio Puccianti, col suo fazzoletto rosso al collo e con le ali sempre ai piedi.




È uscito il n. 3/2020 dei “Quaderni del Circolo Rosselli” la rivista diretta da Valdo Spini edita da Pacini Pisa

Il numero è dedicato a “Paolo Barile a vent’anni dalla sua scomparsa”, (2000-2020) con i contributi di Enzo Cheli, Stefano Grassi e Valdo Spini, (Quest’ultimo ricorda la comune esperienza nel Governo Ciampi.) Il nucleo principale della pubblicazione è costituito dal saggio di Marco Cannone “Paolo Barile: Il giurista delle libertàÌ”, L’autore, ripercorre la storia di Barile giovane magistrato, militante di Giustizia e Libertà, partigiano del partito d’Azione e poi allievo di Piero Calamandrei nell’avvocatura e nell’insegnamento universitario, fino a diventare il grande costituzionalista a tutti noto. Il saggio di Cannone comprende anche una ricerca originale e inedita nell’Archivio Barile, nel capitolo “Caposcuola dei costituzionalisti fiorentini”.

Ricca anche la parte generale della rivista con l’articolo “Socialismo liberale: ideologia del ceto medio?” di Andrea Banchi e quello di Lucilla Spini sui 75 anni delle Nazioni Unite. Quindi la storia di Franco Venturi (1914 – 1994) come militante nella Resistenza e nel Partito d’Azione, nell’articolo di Giulio Talini. Mentre l’avvocato Salvatore Battaglia (1843 – 1900) è raccontato da Enrico Coppi in occasione dell’inaugurazione della lapide che lo ricorda là dove visse in Firenze. Infine, Valdo Spini ricorda Giorgio Bouchard figura di spicco della Chiesa Valdese, e del protestantesimo italiano.

“Arrivati in redazione” la consueta rubrica di libri a cura di Antonio Comerci, conclude anche questo numero del Quaderni.

Info: Spazio QCR, via degli Alfani 101/R, 50121 Firenze – 055/2658192 – www.rosselli.org –

fondazione.circolorosselli@gmail.com




Online sul sito della Regione la prima lezione del corso “In viaggio verso Auschwitz” con Gad Lerner

Sono passati venti anni dall’istituzione del “Giorno della Memoria”. Il Novecento, i totalitarismi, le persecuzioni, le deportazioni, i campi di concentramento e di sterminio, la Shoah, sono elementi che interrogano costantemente il nostro presente e che aprono a riflessioni ed attività multidisciplinari fondamentali per coloro che svolgono professioni educative e legate al mondo della formazione. Tematiche che, negli anni, hanno acquisito notorietà e rilevanza mediatica ma non sono facilmente fruibili da parte del mondo della scuola.

Fin dalla prima edizione della Summer School, Regione Toscana si è sempre interrogata sul tema centrale che riguarda tutti coloro che si confrontano con la Shoah e che non hanno direttamente vissuto le tragedie del Novecento. Come riuscire ad affrontare una didattica efficace per far sopravvivere la memoria nelle nuove generazioni? Come riuscire a costruire una cultura del rispetto, dell’inclusione, della pacifica convivenza tra i popoli?

Temi complessi, lo sappiamo, per affrontare i quali servono strumenti di approfondimento che consentano di cogliere la complessità della materia favorendo l’acquisizione di quel senso critico che dovrebbe essere la missione prioritaria della scuola.

Solo con lo studio e la conoscenza, si può combattere l’intolleranza, l’ingiustizia e la mistificazione.

Le giovani generazioni devono potersi confrontare in maniera critica e viva con il tema della memoria europea per comprendere i valori della pace e della tolleranza e per opporsi ai nuovi razzismi.

Bisogna superare, andare oltre il pur significativo momento celebrativo.

In questi anni, Regione Toscana ha lavorato in questa direzione, cercando di costruire politiche culturali organiche e fornendo occasioni di formazione attiva durante tutto l’anno, nella convinzione che tali percorsi e metodi costituiscano parte integrante del processo democratico e di crescita culturale dei cittadini.

Per tutti questi motivi, pur nelle attuali difficoltà, Regione Toscana ha promosso questo per percorso di formazione on line: In viaggio verso Auschwitz.

Sarà un percorso formativo diverso dal solito, ma non per questo meno significativo.

Del resto la pandemia ha costretto la Regione ad abbandonare la progettazione del Treno della Memoria, per la prima volta dalla sua istituzione. Il “Treno della Memoria” nasce nel 2002 e, fino al 2005, ogni anno, la Regione Toscana lo ha organizzato per permettere a studenti e insegnanti delle scuole superiori toscane, appositamente formati nella Summer School di fine agosto, di vivere per cinque giorni un’esperienza formativa unica che, accanto alla visita di Auschwitz e di Birkenau, ha consentito ai ragazzi di incontrare i testimoni della deportazione razziale, politica e dell’internamento militare e di impegnarsi, allo stesso tempo, in una serie laboratori tematici.

Dal 2005 il Treno è diventato un progetto biennale in alternanza al grande Meeting Regionale degli studenti organizzato per il “Giorno della Memoria” al Mandela Forum di Firenze.

In quest’ultima legislatura, la regione ha organizzato ben tre edizioni del Meeting, nel 2016, nel 2018 e nel 2020 e tre sono state anche le edizioni del Treno della Memoria, nel 2015, 2017 e 2019.

Il prossimo gennaio gli studenti toscani non saranno fisicamente sul “Treno” ma saranno “diversamente” accompagnati, con i loro insegnanti,  attraverso un percorso nella storia e nella memoria. Un percorso che parte, appunto, con la Summer.

La Summer inizia con ospiti prestigiosi: oltre a Gad Lerner sempre sensibile e disponibile verso queste tematiche e verso le iniziative della Regione,  Ugo Caffaz, instancabile animatore di tutte le iniziative curate, in questi anni, dalla Regione Toscana per il “Giorno della Memoria” e Luca Bravi.

Anche per questa edizione del corso, la Regione si è avvalsa di importanti partner scientifici quali la Fondazione Museo della Deportazione e Resistenza di Prato e l’Istituto toscano della Resistenza e dell’Età Contemporanea.

La didattica, ed in particolare la didattica della storia, è una delle principali attività su cui, infatti, lavora la rete degli Istituti storici della Resistenza e dell’Età Contemporanea che la Regione Toscana, grazie alla legge regionale n. 38/2002, sostiene finanziariamente con un contributo annuale che viene erogato anche alla Federazione delle Associazioni Antifasciste e della Resistenza e all’Istituzione Parco Nazionale della Pace di Sant’Anna di Stazzema. Un altro importante strumento divulgativo per le scuole in termini di didattica della storia, è costituito proprio da questo nostro portale, rivista on line di storia del Novecento, finanziato dalla Regione Toscana nell’ambito delle attività degli Istituti storici della Resistenza e dell’Età Contemporanea.

Il percorso di formazione si concluderà con il Meeting, sempre online, del prossimo 27 gennaio 2021 che sarà trasmesso in streaming alla presenza dei testimoni della Shoah e della deportazione. Insegnanti e studenti delle scuole toscane potranno seguirlo con punti di ascolto a cura di ogni Istituto.

Da oggi la prima lezione del corso, con l’intervento di Gad Lerner, è disponibile sul sito della Regione che, proprio in questi mesi nei quali la comunicazione digitale è ditata così cruciale ha avviato un processo di potenziamento delle proprie pagine dedicate alla promozione dell’offerta culturale e all’importante impegno svolto sui temi della memoria e della conoscenza storica, oggi sempre più a disposizione di tutt* con facilità ed immediatezza. In particolare si segnalano le pagine “Storia e Memoria del 900” e “Cultura è rete“:

https://www.regione.toscana.it/storiaememoriedel900

https://www.regione.toscana.it/-/cultura-e-rete-introduzione

La prima lezione del corso:

https://www.regione.toscana.it/-/corso-di-aggiornamento-online-in-viaggio-verso-auschwitz

La lezione è disponibile anche sul Canale YouTube https://www.youtube.com/watch?v=OT0Hy_H1qwE

 

 




Pubblicata online la nuova offerta formativa ISRT per le scuole!

L’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea, grazie alle proprie docenti distaccate e al lavoro di direzione e collaboratori, offre una rinnovata offerta formativa per insegnanti e scuole. Conoscenza della storia del ‘900 e educazione alla cittadinanza ne sono gli ambiti essenziali sia per la formazione docenti che per i progetti per le classi, realizzabili sia in presenza che a distanza.

Alla vigilia del nuovo anno scolastico, così complesso e difficile, un supporto per confermare e accrescere vicinanza e attenzione al mondo della scuola.

In allegato la brochure con i progetti.




Non solo una statua. Il caso Montanelli come “autobiografia della nazione”

Fosdinovo, “fra i castagni dell’Appennino”, domenica 2 agosto 2020. Solita atmosfera allegra che caratterizza il Festival “fino al cuore della rivolta”. Ma l’inizio oggi è più serioso infatti  apre la parte culturale, alle 17:30 circa, Paolo Pezzino, Presidente dell’Istituto Nazionale Ferruccio Parri. Si tratterà del caso Montanelli.

Il titolo è un po’ roboante “non solo una statua. Il caso Montanelli come “autobiografia della nazione”: si tratta della parafrasi della famosa frase di Gobetti sul fascismo, definito appunto “autobiografia di una nazione”.

Ora, il fascismo è una cosa molto più seria e importante di Montanelli ma in qualche misura il caso Montanelli è paradigmatico per il processo di mitizzazione e elevazione a simbolo (ma di che cosa?) di una figura come lui.

Cosa certa è la sua attitudine alla menzogna anche se egli dichiara “ho spesso inventato ma mai mentito, è semplicemente che ho usato la narrativa per raccontare la storia”. Per qualcuno, ad esempio il suo sodale Michele Brambilla, come ha scritto su Quotidiano.net, questa sarebbe “l’impareggiabile grandezza di Montanelli: innocenti bugie”.

In realtà Montanelli è stato un “manipolatore della propria autobiografia” come lo definisce Enrico Arosio, recensendo il libro di Renata Broggini Passaggio in Svizzera, Feltrinelli, 2007.

Menzogna è tutta la sua vicenda della presunta condanna a morte, della fuga in Svizzera, della collaborazione con la Resistenza, dell’aiuto dell’ agente doppiogiochista Luca Ostéria con l’avvallo del capo della Gestapo a Milano, lasciando la moglie austriaca Margarete in ostaggio rinchiusa nel campo di Gries, presso Bolzano

Altra bugia è quella di aver assistito all’esibizione  dei corpi di Mussolini e di Claretta Petacci a Milano il 29 aprile quando in realtà lui è rientrato in Italia solo il 22 di maggio.

Altra menzogna riguarda Pinelli: Montanelli scrisse che l’anarchico era stato un informatore di Calabresi ma dovette ammettere di essersi inventato tutto davanti ai giudici di Catanzaro.

Ma forse la balla più clamorosa che ricorda un po’ Sturmtruppen è quella della vicenda della presunta intervista a Hitler: Montanelli era presente il giorno dell’invasione della Polonia esattamente nel momento, immortalato da una celebre fotografia, nel quale soldati tedeschi aprono la sbarra che segnava il confine con quel paese. Ad un gendarme che gli chiede di che nazionalità fosse e perché fosse lì, lui spiega di essere un giornalista italiano e questo sarebbe bastato una condanna a morte immediata, se non si fosse aperta la torretta di un Panzer e non fosse uscito da esso un simpatico ometto con i baffetti, che era niente meno che Adolf Hitler, che gli concesse un’intervista per spiegargli i motivi per cui entrava in guerra. La pubblicazione di tale straordinaria intervista sul Corriere sarebbe poi stata bloccata da Mussolini in persona.

Ma una vicenda senz’altro autentica c’è e riguarda la corrispondenza del 1954 con la ambasciatrice statunitense a Roma Clare Boothe Luce. In essa Montanelli, preoccupato per l’avanzata delle sinistre nelle elezioni del 1953, si faceva sostenitore della costruzione di una organizzazione “terroristica e segreta” composta da “100.000 bastonatori”, preferibilmente fascisti e monarchici, graditi ai carabinieri e armata dagli Stati Uniti, che avrebbe dovuto entrare in azione in caso di vittoria elettorale dei comunisti, aiutando un colpo di stato “allo scopo di inchiodare l’Italia nell’alleanza atlantica”. Nel dilemma “difendere la democrazia fino ad accettare la morte dell’Italia o difendere l’Italia fino ad accettare, o anche affrettare, la morte della democrazia” la sua scelta andava decisamente per la seconda ipotesi.

Pezzino passa poi ad analizzare la vicenda per la quale la figura di Montanelli è tornata in discussione: la sua statua in un parco di Milano per la seconda volta imbrattata di vernice rosa. Ricordo della bambina eritrea di 12 anni che Montanelli ha comprato dal padre, nel 1936 durante il suo servizio come ufficiale in Etiopia, facendone la sua sposa bambina. Ma anche su questo episodio Montanelli è stato o labile di memoria o abile nel cambiare le carte: a volte la bimba si chiama Destà, altre Fatima, a volte ha 14 anni, altre 12. Ciò che non cambia è la sua assoluta convinzione di essere nel giusto; le espressioni disgustose che adotta per descrivere i rapporti sessuali con una bambina infibulata, facendosi aiutare dalla madre per “demolirla”, il razzismo manifesto secondo il quale in quelle zone a 12 anni sei una donna e a 20 si è già una vecchia. E allora, perché ancora oggi Montanelli viene difeso come maestro di giornalismo e di campione della liberaldemocrazia? È qui, nella risposta, che Pezzino  torna al titolo “anatomia di una nazione”, perché l’ elevazione di Montanelli a mito denota una serie di caratteristiche di fondo della società italiana: il peso delle corporazioni (nella fattispecie quella dei giornalisti); il rimosso del colonialismo italiano; il machismo e la misoginia (come ha rilevato Ida Dominijanni su Internazionale il 23 giugno 2020); il prevalere di una ottusa dimensione partitica per cui Montanelli è stato celebrato a destra come campione di anticomunismo, e a sinistra dopo il suo rifiuto di scendere in campo accanto a Berlusconi. Ma soprattutto è evidente in Italia la mancanza di una etica pubblica che esalti le competenze e penalizzi in maniera decisiva la menzogna e il pressapochismo. A allora, tornando alla statua, Pezzino propone che venga rimossa dal parco pubblico di Milano e che posta in un museo, lasciandola imbrattata di vernice rosa, e corredata di una serie di materiali che spieghino la storia di quel monumento controverso  e di colui che esso ritrae Montanelli.

Le statue sono sempre cadute, la damnatio memoriae è sempre esistita ma è decisamente meglio, anziché tentare di cancellare la storia, contestualizzarla, spiegarla e cercare di inserirla negli eventi della nazione che l’hanno prodotta.




Call for paper Farestoria 2/2020

Spostarsi: le migrazioni nella storia
Call for Paper per un numero monografico di
Farestoria
Rivista dell’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Pistoia

A partire dagli anni Novanta del secolo scorso i fenomeni migratori sono divenuti sempre più frequentemente oggetto di studio da parte delle scienze umane e sociali. Nei paesi occidentali questa attenzione è stata il frutto dei diversi flussi migratori, soprattutto in entrata, che ne hanno interessato le società. È stata prodotta una mole enorme di ricerche sui vari aspetti delle migrazioni, sui loro motivi, il loro impatto, le loro dinamiche interne e transnazionali ecc. Le ricerche hanno investito prevalentemente le scienze che lavorano “al presente”, ma anche la storiografia progressivamente ha messo a fuoco la tematica, con un’ottica di lungo periodo, contribuendo alla produzione di studi che hanno aumentato la nostra conoscenza delle migrazioni nella storia delle società umane. In questo campo si sono cimentate la demografia storica, la storia del lavoro, la storia orale e la storia economica, con significativi apporti derivati dai postcolonial studies, dai subaltern studies e
dall’antropologia culturale. Disponiamo oggi di studi storici che ricostruiscono le migrazioni in epoche storiche diverse, i loro legami con l’organizzazione economica, sociale e del lavoro delle geografie umane e di potere che le produssero, la loro interazione con le catastrofi (guerre, disastri ambientali, malattie, crisi economiche ecc.), il loro livello di libertà o di coercizione (ad es. la tratta degli schiavi fu un fenomeno plurisecolare di migrazione organizzata a scopo lavorativo di natura coercitiva), il carattere permanente, temporaneo o stagionale di quelli che sono stati individuati come circuiti migratori (ad es. all’interno dell’Italia o dell’Europa), i loro legami con le politiche imperialistiche, coloniali o
persecutorie messe in atto dagli Stati. Al tempo stesso, hanno iniziato ad essere storicizzati i flussi migratori su le direttrici sud-nord ed est-ovest, diretti negli ultimi decenni verso i paesi della cosiddetta Europa occidentale e gli Stati Uniti. Queste migrazioni hanno ormai raggiunto una profondità temporale che ci permette di ricostruirne la storia, con la consapevolezza che si tratta di una storia aperta ed ancora in pieno svolgimento, ma che nondimeno ha accumulato un quantitativo di “passato” alle sue spalle passibile di essere indagato con
i metodi propri della storiografia. Lo stesso discorso vale per i vari tipi di reazioni che i flussi degli ultimi decenni hanno originato, da quelle negative di rigetto, spesso di segno xenofobo e/o razzista ma non sempre riconducibili o riducibili solamente a queste due categorie giocando un ruolo anche le reazioni di tipo economico, a quelle di segno opposto, come lo sviluppo di un movimento antirazzista dalle ambizioni egemoniche nei paesi occidentali, fra cui l’Italia, che si è innestato in vari modi negli alvei politici orientati a sinistra, a quelle politiche e legislative che, ovviamente in maniera mai tecnica e neutrale, hanno governato, o tentato di governare, i fenomeni migratori.

Il numero monografico di Farestoria dedicato alle migrazioni intende focalizzarsi su questi temi per restituire una lettura storica dei fenomeni migratori, tanto del passato più distante da noi che di quelli tutt’ora in corso e delle reazioni ad essi.

Le linee di ricerca suggerite sono:
– Casi di studio di tipo microstorico o comunque legati a particolari circuiti o sistemi più o meno stabili su scale territorialmente definibili (anche transnazionali)
– Le risposte ai flussi di tipo politico e/o legislativo, le reazioni di segno negativo e le reazioni di tipo includente all’interno della scala di indagine prescelta
– Le relazioni di tali migrazioni con l’economia, il lavoro, la politica, le catastrofi (guerre, disastri ambientali, malattie, crisi economiche ecc.)
– La soggettività dei punti di vista degli attori storici, singoli e collettivi, con particolare attenzione alle testimonianze (scritture, diari, memorie, epistolari, fotografie, disegni, oggetti, ecc.) e/o alla storia orale.
Le proposte, di un massimo di 3000 caratteri spazi inclusi più un titolo, dovranno pervenire entro il 5 settembre 2020 insieme a un breve curriculum (2000 caratteri) con l’indicazione se si intende concorrere per la stesura di un “Contributo” (massimo 20mila caratteri spazi inclusi) o di un “Saggio” (massimo 50mila caratteri spazi inclusi).
Sarà data tempestiva comunicazione delle proposte selezionate entro dieci giorni circa dalla scadenza della Call, contestualmente all’invio delle norme redazionali.

Il lavoro finale dovrà essere consegnato entro il 30 novembre 2020.

Le proposte dovranno essere inviate all’indirizzo mail: farestoriaredazione@gmail.com