Il nuovo corso di formazione per docenti di ISREC LUCCA

A partire da #giovedi17ottobre si attiva il programma del corso #online di formazione docenti: “Guerra totale tra XX e XXI Secolo” promosso da #isreclucca .
Scorrete le immagini per scoprire tutte le lezioni!
Per chi fosse interessato è già possibile iscriversi al corso inviando una mail a: isreclucca@gmail.com
allegando la ricevuta del bonifico.
A breve apriranno anche le iscrizioni su S.O.F.I.A. per il rilascio dell’attestato da questa piattaforma.



Anche la Toscana nel nuovo Atlante dei centri per profughi giulino dalmati promosso dall’Istituto nazionale F. Parri

è stato messo online, al seguente link:
Si ricorda che il progetto prevede l’implementazione progressiva delle informazioni e dei dati e che finora sono state mappate 60 delle 109 strutture note.
Dal Portale dell’Atlante:

Il progetto di ricerca sui centri di raccolta dei profughi giuliani e dalmati è promosso da Istituto Nazionale Ferruccio Parri e Consiglio Nazionale delle Ricerche – Dipartimento di Scienze umane e sociali, patrimonio culturale (CNR-DSU), in collaborazione con la rete degli istituti associati alla Rete Parri, la Società di studi fiumani – Archivio Museo storico di Fiume (Roma).

Il coordinamento scientifico è affidato a Maurizio Gentilini (CNR) e Paolo Pezzino (Istituto nazionale Ferruccio Parri).

La ricerca è stata svolta da Costantino di Sante (Università degli studi del Molise) ed Enrico Miletto (Università degli Studi di Torino).

Oggetto della ricerca
Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, scatenata dalla Germania nazista e dall’Italia fascista, l’intera Europa fu interessata dal flusso, spesso obbligato, di milioni di persone, che a causa degli eventi bellici e delle assegnazioni dei territori a seguito di nuovi protocolli furono costrette a lasciare i luoghi dove avevano vissuto per anni.

Il processo interessò direttamente anche l’Italia, che dovette firmare Trattati di pace che imponevano la perdita di territori, comprese le zone dell’Adriatico orientale: infatti con il Trattato di Parigi (1947) e il Memorandum di Londra (1954) l’Istria, Fiume e Dalmazia passarono sotto l’amministrazione della Jugoslavia. Di conseguenza la quasi totalità della popolazione italiana appartenente a queste regioni decise di abbandonarle, anche per sfuggire al regime comunista realizzato da Tito.

Tale processo, meglio noto come esodo giuliano-dalmata, coinvolse, oltre alla Venezia Giulia, anche Fiume e la Dalmazia, e rappresentò dunque il tassello italiano del più ampio mosaico degli spostamenti forzati di popolazione dell’Europa postbellica.

Arrivati nel nostro Paese come profughi, i giuliano-dalmati, nelle cui maglie si inserivano anche i molti fiumani che avevano abbandonato la propria città, furono sventagliati in una rete di campi e centri di raccolta dislocati sull’intero territorio nazionale.

Il progetto Atlante dei centri di raccolta dei profughi giuliani e dalmati si propone quindi di individuare, mappare e censire queste strutture, con esclusivo riferimento a quelle gestite dal Ministero dell’Interno.

Campi ma non solo, poiché l’Atlante presenta anche approfondimenti su alcuni luoghi che, pur non ricoprendo prettamente una funzione di centri di raccolta, divennero simbolo e simbolici dell’esodo: Fertilia, nei pressi di Alghero; il Quartiere Giuliano Dalmata di Roma; il Villaggio San Marco di Fossoli di Carpi; la Caserma di via Pradamano a Udine, che funzionò come centro di smistamento per migliaia di profughi.

Le schede georeferenziate dei campi ricostruiscono i principali passaggi che hanno scandito l’attività e il funzionamento delle diverse strutture, consentendo di allargare lo spettro: si restituisce così non solo la geografia dell’esodo e il suo impatto nelle diverse aree del Paese, ma anche i meccanismi delle politiche di gestione e assistenza ai profughi adottate dal Governo italiano. Quest’ultimo, muovendosi in un quadro nazionale e internazionale estremamente complesso, si trovò, di fronte a flussi divenuti sempre più consistenti, nella condizione di mettere in moto una vera e propria macchina dell’accoglienza che ebbe nei campi un segmento decisivo.

Un segmento che, oltretutto, ben descrive le dinamiche che portarono gli apparati governativi, dopo una fase iniziale di prima assistenza, a orientarsi, lentamente e non senza difficoltà, verso indirizzi più organici e sistematizzati che, basati prevalentemente sulle direttrici dell’inserimento lavorativo e della sistemazione abitativa poi sfociata nella costruzione dei Villaggi Giuliani, costituirono la risposta a una situazione improvvisa e di vasta portata, inserita nei contorni fragili dell’immediato dopoguerra. Dalla storia dei centri di raccolta emergono anche le politiche migratorie adottate a livello nazionale e internazionale per ricollocare o favorire l’emigrazione in altri paesi dei profughi e dei rifugiati. Queste politiche potrebbero essere ulteriormente indagate ampliando la ricerca ai campi specificamente destinati a tale scopo.

Il campo rappresenta dunque un punto di osservazione imprescindibile per lo studio della diaspora giuliano-dalmata e per la ricostruzione delle politiche assistenziali intraprese dai vertici governativi nei confronti degli esuli: la loro storia, se inquadrata in una prospettiva più ampia, racconta quella della lunga e difficile ricostruzione che precede la stagione della grande trasformazione del nostro Paese.

Metodologia
Attraverso un’accurata indagine condotta su un ampio ventaglio di fonti, in larga parte ma non esclusivamente italiane, si è cercato di arrivare a una quantificazione, il più precisa possibile, delle strutture e dei profughi che, in momenti diversi, transitarono al loro interno.

A essere considerati, come sottolineato in precedenza, sono stati i complessi gestiti, attraverso le prefetture, direttamente dal Ministero dell’Interno, che li ereditò dal dissolto ministero dell’Assistenza post-bellica.

Luoghi inutilizzati, riadattati, rifunzionalizzati e ricondizionati per il nuovo uso: un totale di 109 strutture – numero ampiamente condiviso sul piano storiografico – destinate a ridursi negli anni seguenti (41 nel 1952, 25 nel 1955), prima di chiudere i battenti intorno alla prima metà degli anni Settanta.

Le schede presentate in questa prima fase del progetto riguardano 60 campi e ricostruiscono anche la storia delle strutture analizzate sia prima del loro utilizzo per accogliere i profughi giuliano-dalmati, sia dopo la loro dismissione. Sono state inoltre segnalate le eventuali significazioni dei luoghi in cui sono state collocate targhe o segni di memoria relativi alla presenza dei profughi.

Centri ufficiali – questa la definizione che potrebbe essere applicata – ai quali se ne affiancarono certamente altri, dall’attività più breve e dai contorni più frastagliati, al cui interno l’assistenza era demandata a soggetti diversi, pubblici e privati, ma che – per il loro carattere frammentario – sono rimasti al di fuori del campo di indagine del presente lavoro, pur restando un possibile oggetto di approfondimento in uno studio successivo. Uno studio che dovrebbe evidentemente concentrare l’attenzione anche su una serie di strutture che assunsero rilevanza nell’economia della gestione dell’esodo, come, solo per citare alcuni esempi, i centri di prima accoglienza funzionanti nei porti di Venezia e Ancona o, ancora, i molti centri di ricovero temporaneo sparsi nelle diverse regioni della penisola.

Attraverso una scheda tipo, variabile in base alle informazioni reperite e al periodo di funzionamento, la storia e l’evoluzione di ogni singolo campo è ricostruita non solo attraverso fonti primarie, a cominciare dalla documentazione archivistica, e secondarie, ma anche mediante l’utilizzo di fonti narrative (testimonianze e cronache) ed emerografiche (articoli di quotidiani dell’epoca), unitamente a citazioni letterarie, cinegiornali e fotografie

Una prospettiva in grado di far emergere anche le politiche avviate da agenzie internazionali come la United Nations Relief and Rehabilitation Administration (UNRRA), l’International Refugee Organization (IRO) e, in una fase successiva, l’Amministrazione per gli Aiuti Internazionali (AAI) che, preposte al rimpatrio, all’assistenza e al ricollocamento (resettlement) attraverso programmi di emigrazione assistita in altri paesi di rifugiati e Displaced Person’s (DP), tracciarono traiettorie che in più di un’occasione si incrociarono, anche nei campi, con quelle dei profughi giuliano-dalmati. Questi ultimi, come emerge dalle schede, costituirono il nucleo numerico più rappresentativo nei diversi campi, trovandosi però a condividere, spesso con esiti diversi, gli stessi spazi e i medesimi ambienti con altre tipologie di profughi, in primis quelli provenienti dalle ex colonie dell’Africa orientale italiana, dalla Grecia e dal Dodecaneso, cui si aggiunsero, in alcuni casi, ebrei, ex prigionieri, sfollati e sinistrati di guerra in attesa di definitiva collocazione.

Un’umanità varia, vittima della guerra,, le cui vicende richiamano certamente a una cornice più ampia, che il progetto intende indagare nelle sue fasi successive, attraverso la mappatura di altre strutture e di profuganze diverse per tipologia e provenienza geografica. di profuganze diverse per tipologia e provenienza geografica.




Uscito il nuovo numero di Documenti e studi” rivista dell’Istituto della Resistenza di Lucca

Si comunica che è uscito il nuovo numero di Documenti e Studi, rivista dell’Istituto storico della Resistenza di Lucca, dedicato a alimentazione e storia.




L’Isrec Lucca piange la scomparsa dell’insegnante distaccata Monica Belardini.

E’ con profondo dolore che comunichiamo la scomparsa di Manuela Belardini, dal 2020 insegnante distaccata presso il nostro Istituto, titolare di Italiano e Storia presso l’Istituto “B. Cellini- L. Tornabuoni” di Firenze; innanzitutto, una amica per tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerla.
Provvista di solida preparazione culturale, testimoniata dalle sue rilevanti pubblicazioni di storia moderna (dopo la laurea in lettere aveva conseguito un dottorato di ricerca in storia religiosa) e forte di numerose e varie esperienze educative (nei corsi serali, nelle scuole di alfabetizzazione per stranieri, nei progetti di lettura delle biblioteche fiorentine, nell’ambito delle competenze di cittadinanza), ha realizzato nel nostro Istituto fino agli ultimi giorni un’attività intensa e preziosa di progettazione e sperimentazione didattica.
La sua azione di persona aperta e sensibile, appassionata del suo lavoro, si è svolta, con docenti e studenti, all’insegna di un’attenzione costantemente mirata alla valenza educativa della disciplina storica e all’importanza di un’educazione ispirata alla tolleranza, al senso civico, alla cura.
Lascia a tutti noi i suoi preziosi contributi e il vuoto, incolmabile, della sua assenza.
L’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea in provincia di Lucca.



L’Istituto della Resistenza di Lucca ricorda CLAUDIO PALADINI

L’istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Lucca ricorda con affetto e commozione la figura di Claudio Paladini e si unisce al cordoglio di tutti coloro (organizzazioni sindacali e politiche, compagni, tantissime altre persone) che in queste ore hanno voluto ricordare le grandi qualità umane di cui – e fino agli ultimi giorni – ha dato prova nel corso di decenni di prezioso impegno politico, sindacale e sociale.
L’ISREC da tempo ha unito al filone tradizionale (ricerca storica e didattica della Resistenza) anche l’interesse e la presenza sempre più serrata sui temi dell’Età contemporanea.
Ebbene, Claudio non è stato solo un protagonista della politica e del sindacato: ha avvertito con forte consapevolezza l’importanza di “fare memoria”, di raccogliere testimonianze, metterle in relazione, coniugando però memorialistica e vicenda politica e sindacale del secondo dopoguerra a Lucca con la ricerca storica più seria.
È in questo suo ruolo di Presidente della Fondazione “La Sinistra Storia Valori” che abbiamo potuto conoscerlo e apprezzarlo; come nel 2016, quando insieme abbiamo presentato il volume “La nuova via” nella collana Storie e Comunità, dedicato ai socialisti lucchesi nel secondo dopoguerra.
Uno sforzo di ricerca destinato a continuare con nuovi titoli, grazie anche al suo impegno.
I tanti, uomini e donne, che in diverse organizzazioni politiche e sindacali nei decenni dopo la liberazione dal fascismo, hanno dedicato anche nella nostra provincia passione e impegno per la piena attuazione della costituzione repubblicana e che hanno trovato e troveranno, grazie a questi lavori, il loro posto nella memoria collettiva ti ringraziano. E noi con loro.
Alla moglie Isabella e ai familiari le più sentite e sincere condoglianze.
L’ISREC di Lucca




Call for papers – Workshop “Antifascismi, antifasciste e antifascisti Pratiche, ideologie e percorsi biografici”.

L’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea in provincia di Lucca, insieme alla rete toscana degli Istituti Storici della Resistenza e la rete territoriale Fascismo e antifascismo nella Toscana nord-occidentale e nella Liguria orientale, promuove l’invio di contrivuti (Call for Papers) per un workshop nazionale – da tenersi a Lucca il 17 e il 18 marzo 2023 – finalizzato a discutere delle ricerche sull’antifascismo, e sulle antifasciste e gli antifascisti.
La Call for Papers è disponibile al seguente link:
https://www.isreclucca.it/wp-content/uploads/2023/01/Call-for-papers-antifascismi.pdf?fbclid=IwAR3LzvLP3H2X38Linak7IJvMhRo9A11UOOQ2DXXsv9ByAN1ddUxX17Lhkjc




“Guerre e genocidi nel XX e nel XXI secolo”

L’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea in provincia di Lucca ha il piacere di presentare il corso di aggiornamento docenti Guerre e genocidi nel XX e XXI Secolo: Convivenze, conflitti e transizioni nell’Età Contemporanea. Volto ad approfondire tematiche relative ai due conflitti mondiali, ai totalitarismi e ai genocidi, il corso si svilupperà su cinque incontri che si terranno in modalità mista (online e in presenza). Per chi desiderasse la modalità in presenza, gli incontri si terranno presso l’ISI “Pertini” di Lucca.
Il corso è riconosciuto dal MIUR e sarà possibile iscriversi tramite la piattaforma Sofia (cod. 77066) e/o inviando una mail all’indirizzo isreclucca@gmail.com. Al termine verrà rilasciato un attestato di frequenza a chi avrà frequentato almeno 9 ore (il 75% di quelle totali, ovvero 12). Il corso dell’iscrizione è di 45 euro (35 per i soci dell’ISREC in regola con la quota associativa del corrente anno).
Per maggiori informazioni:
tel – 0583 55540
email – isreclucca@gmail.com
web – https://www.isreclucca.it/



Gli appuntamenti dell’ISREC in occasione del 78° anniversario della Liberazione di Lucca

In occasione del 78° anniversario della Liberazione di Lucca (5 settembre 1944), l’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea in provincia di Lucca propone due iniziative in collaborazione con ANPI, ATVL e il patrocinio delle istituzioni provinciali. Si comincia il 1° settembre con la presentazione del volume curato da Alda Fratello, Der Professor. Da preside a lavoratore coatto. Memoriale di Ernesto Guidi (Maria Pacini Fazzi, Lucca 2022): sulla vicenda, inerente la storia del fondatore del liceo “Vallisneri” di Lucca Ernesto Guidi – che rifiutò di prestare giuramento alla RSI – dialogherà con l’autrice Jonathan Pieri (direttore ISREC).

Si prosegue il 5 settembre con la presentazione delle carte dell’archivio privato di Mario Bonacchi, comandante partigiano il cui intervento risultò decisivo non soltanto per liberare Lucca, ma anche per evitarne il bombardamento da parte degli Alleati. Introduce Jonathan Pieri; intervengono Feliciano Bechelli (ISREC) e Francesco Manzitti (nipote di Mario Bonacchi).

Entrambe le iniziative si terranno presso Palazzo Ducale nella Sala “Mario Tobino” alle ore 17.00; l’ingresso è libero.

der professor_1 settembre 2022 bonacchi_lucca_5 settembre 2022