Convegno: Dal postfascismo al neofascismo e il caso di Arezzo




SCENARI DEL XX SECOLO 2025-2026 “CAPIRE GLI ANNI SETTANTA. NUOVE PROSPETTIVE PER LEGGERE IL PRESENTE”

Clicca qui per consultare il programma completo 2025-2026 del progetto Scenari del XX Secolo: un corso di formazione per docenti e un percorso per studenti delle scuole secondarie di secondo grado.

Progetto realizzato da Istituto storico della Resistenza di Pistoia e Provincia di Pistoia. Con il sostegno di Fondazione Caript. In collaborazione con Istituto Nazionale Ferruccio Parri.

Per info e iscrizioni, entro il 5 novembre, scrivere all’indirizzo mail: i.barontini@provincia.pistoia.it

 




Memorie solide. Luoghi e oggetti di memoria, e la loro vita. A cura di Luca Bravi, Chiara Martinelli e Stefano Oliviero

Nel corso del XX secolo, seminale si è rivelata la discussione, attivata dal sociologo Maurice Halbwachs, sulla preminenza nelle comunità umane di una memoria collettiva o di una memoria individuale. Sulla contrapposizione, e, più spesso, sul dialogo tra queste due istanze, sono state costruite alcune delle tendenze che negli ultimi decenni hanno segnato i Memory studies.

Tuttavia, il processo di dematerializzazione che, complice anche la pandemia da Covid-19, ha attraversato la cultura e la società odierne ha introdotto, per converso, un’ulteriore, capitale, variante: quella connessa alla valorizzazione dei processi materiali della memoria, nei suoi luoghi e nei suoi oggetti. La stessa connessione dei luoghi e degli oggetti, fondata sulla constatazione della loro materialità, è parzialmente inedita e frutto di contaminazioni interdisciplinari da esplorare. Da una parte, infatti, lo studio dei “luoghi di memoria” ha connotato le pratiche storiografiche – e, in seguito, quelle relative alla storia pubblica – dalla seconda metà degli anni Novanta: si pensi, in primo luogo, alle pionieristiche ricerche del compianto Pierre Nora, ma anche allo studio di Mario Isnenghi del 1997. Dall’altro, la riflessione sugli oggetti si rivela connessa alle discipline storico-educative, e soprattutto alla riflessione articolata da Dominique Julia e di Agustin Benito Ascolano, anche se alcune recenti pubblicazioni (come ad esempio Cultura materiale della Resistenza di Marchetti, o Scarpe rotte eppur bisogna andar) ne hanno evidenziato le implicazioni anche sul fronte storiografico.

Luoghi e oggetti, in quanto tali, si sono profilati quali sostrato ineludibile dei processi di costruzione, ri-significazione, trasformazione delle pratiche memoriali individuali, collettive e pubbliche, che su di essi hanno spesso costituito un processo di pubblica legittimazione. Un esempio di tali pratiche può essere costituito dalla riconfigurazione di luoghi, produzioni artistiche e oggetti provenienti dall’antica Roma; dal riutilizzo di strumenti contadini e artigiani appartenenti all’età antica e al Medioevo; dai metodi e dalla diffusione dell’archeologia contemporanea; o ancora, nell’ambito delle commemorazioni resistenziali, dalla Casa Cervi, dal Monte Sole o dalle Fosse Ardeatine; ulteriore presenza di oggetti caratterizza anche luoghi di riflessione dedicati alla memoria di vicende più recenti, come le guerre dei Balcani o altri conflitti che si sono spinti fino al genocidio (si pensi ad esempio a Srebrenica).

Eppure, luoghi e oggetti possono assistere anche alla rimozione dei processi memoriali a essi legati, se questi ultimi non sono ritenuti funzionali alla costruzione di una memoria collettiva politicamente accettabile. Da questo punto di vista, l’esempio di Arbe resta particolarmente pregnante: campo di concentramento italiano nel corso della Seconda Guerra Mondiale, ceduto alla Jugoslavia con la fine del conflitto, è adesso, con il nome croato di Rab, una popolare destinazione turistica estiva, oppure, nello stesso contesto e sul territorio italiano, lo scomparso campo di Gonars, tuttora in provincia di Udine, che fu luogo di deportazione di slavi da parte del fascismo, ma il cui memoriale (presso il cimitero di Gonars) è parte soltanto della memoria di Slovenia e Croazia. Di contro, la cristallizzazione di luoghi come Auschwitz al tempo dell’occupazione nazista, produce una consistente pratica legata a viaggi di formazione nei luoghi di sterminio che si muovono parallelamente a un crescente dark tourism che segnala un indotto economico rilevante. Sono elementi di criticità che richiedono il ripensamento critico e un’analisi attenta dei contesti di relazione con i luoghi e le loro storie, per evitare la cristallizzazione simbolica.

All’approfondimento di questi temi, la rivista «Farestoria» dedica un fascicolo monografico e lancia una Call for Paper per strutturare la sezione saggi e quella rubriche. I contributi potranno declinare il tema percorrendo (ma non solo) le seguenti traiettorie di ricerca:

  • I processi di ri-significazione culturale e sociale attraversati dai luoghi e dagli oggetti di memoria;
  • Le pratiche di localizzazione e di oggettivazione nei processi di memoria individuale, collettiva e pubblica;
  • Le trasformazioni, anche nel senso di una loro mercificazione, dei luoghi di memoria;
  • Le modalità con cui luoghi e oggetti di memoria sono rappresentati nei media e in cui, a loro volta, i media sono influenzati dalle vicende dei luoghi e degli oggetti di memoria;
  • Gli effetti dei processi di rimozione memoriale così come risultano percepiti attraverso il prisma dei luoghi e degli oggetti coinvolti;
  • La relazione tra le tradizioni – tradizioni culturali, sociali, economiche -, i luoghi e gli oggetti;
  • La relazione tra quei luoghi di memoria che, nella stessa comunità o negli stessi spazi urbani, rappresentano modalità contrapposte di interpretare la memoria collettiva;
  • L’utilizzo dei luoghi di memoria da parte di attori politici e pubblici nell’ambito dell’uso pubblico della storia;
  • L’utilizzo, nell’ambito delle pratiche di storia orale, dei luoghi e degli oggetti, intesi nella loro funzione rievocativa;
  • Dialoghi e contrasti tra la comunità, il territorio, i luoghi e gli oggetti di memoria, nel senso di come il loro sostrato memoriale si ponga in relazione con la vita della collettività che vi risiede;
  • Le modalità con cui luoghi e oggetti di memoria si interfacciano con il patrimonio culturale, nonché con il paesaggio circostante;
  • La relazione tra processi educativi, luoghi e oggetti di memoria, con il loro utilizzo sia in chiave di veicolo di un determinato messaggio politico, sia, d’altro canto, di possibile volano per la formazione di una coscienza critica;
  • Le pratiche didattiche di utilizzo dei luoghi e degli oggetti di memoria per l’insegnamento della storia e delle altre discipline;
  • Pratiche di musealizzazione dei luoghi e degli oggetti di memoria, e loro influenza su come le comunità vivono e percepiscono questi ultimi.

CANDIDATURE

Le proposte, di massimo 3.000 battute spazi inclusi, e accompagnate da un breve curriculum del soggetto proponente, di massimo 2.000 battute spazi inclusi, dovranno essere inviate all’indirizzo e-mail farestoriaredazione@gmail.com (e per conoscenza ai seguenti indirizzi: stefano.oliviero@unifi.itluc.bravi@unifi.itchiara.martinelli@unifi.it) entro il 3 novembre 2025. I risultati della selezione saranno resi noti entro fine dicembre 2025. La consegna dei testi definitivi dovrà effettuarsi entro il 30 aprile 2026.

Potranno essere inviate proposte — al massimo una per proponente — da parte di studiose e studiosi, associazioni, gruppi informali, musei, enti e istituti culturali, scuole di ogni ordine e grado. Gli abstract inviati dovranno contenere un titolo provvisorio, una breve sintesi dell’argomento che intendono trattare, gli eventuali interlocutori e/o i soggetti coinvolti. Il proponente deve indicare nell’abstract se intende candidarsi per la sezione “saggi’’ o per quella “rubriche’’, specificando in tal caso per quale tipologia si intende concorrere (vedi sotto). I curatori del numero potranno in ogni caso suggerire una collocazione specifica per le proposte pervenute sulla base del loro contenuto.

SAGGI dovranno rientrare tra le 35.000 e le 50.000 battute, note e spazi inclusi, e saranno sottoposti a referaggio.

Tipologie di RUBRICHE (non sottoposte a referaggio esterno) per le quali è possibile inviare proposte:

— “Comunicare la storia”

Redazione di un testo di massimo 15.000 battute spazi inclusi con note alla americana e bibliografia a corredo incentrato sugli obiettivi e sugli strumenti di comunicazione e divulgazione nelle attività realizzate.

— “Casi studio”

Redazione di un testo di massimo 15.000 battute spazi inclusi con note alla americana e bibliografia a corredo incentrato sullo studio di uno o più casi di particolare interesse.

— “I ferri del mestiere. Fonti per la storia”

Redazione di un testo di massimo 20.000 battute spazi inclusi con note alla americana e bibliografia dove vengono presentati archivi, centri di documentazione, fondi, fonti, gruppi di documenti e biblioteche, ecc., con particolare attenzione a quelli che presentano problematiche di tutela, valorizzazione e conservazione.

— “Storia orale”

Redazione di una ricerca di storia orale di massimo 30.000 battute spazi inclusi con possibilità di inserire note a piè di pagina con i promotori e le promotrici e/o con i fruitori e le fruitrici delle attività e dei progetti realizzati.

— “Public History”

Redazione di un testo di massimo 20.000 battute spazi inclusi con note alla americana e bibliografia a corredo incentrato su progetti di Public History che vedono forme di partecipazione del pubblico, sulla valenza pubblica degli stessi e/o sulla valorizzazione/patrimonializzazione/decostruzione di memorie storiche attraverso queste attività.

— “Conversazioni storiografiche”

Realizzazione e trascrizione di un dialogo, sotto forma di intervista, di massimo 50.000 battute spazi inclusi, con un/a storico/a, da indicare nella proposta. Non sono previste note di nessun tipo.

— “Forum storiografico”

Realizzazione e trascrizione di un dialogo a più voci, di massimo 70.000 battute spazi inclusi, con storici e storiche, da indicare nella proposta. Non sono previste note.




Come insegnare tutto il Novecento? Articolo su Novecento.org del gruppo di lavoro ISRT “Insegnare900”

Con piacere comunichiamo che sulla rivista didattica dell’Istituto Parri Novecento.org è uscito un articolo che ripercorre il percorso del gruppo di lavoro Insegnare900.
Insegnare900 nasce nel settembre 2021 come spontaneo gruppo di studio all’interno dell’ISRT. Docenti che si riuniscono periodicamente per discutere di didattica della storia, con particolare attenzione al nodo dell’insegnamento del Novecento. I confronti, le discussioni sulla base delle esperienze condotte in classe, le letture condivise, il reciproco scambio di prassi e conoscenze hanno portato il gruppo verso la realizzazione di una proposta didattica.
Qui l’articolo sulla rivista Novecento.org:
https://www.novecento.org/storia-e-didattica/insegnare-il-novecento-spunti-di-riflessione-per-aggiornare-il-curricolo-di-storia-8645/
Qui le schede operative della proposta:
https://www.istoresistenzatoscana.it/insegnare-900/



Uscito il nuovo numero di “Farestoria” rivista dell’Istituto della Resistenza di Pistoia

É uscito il numero 1/2024 di “Farestoria. Società e storia pubblica” dal titolo “Quale passato? Politiche della memoria, usi politici della storia e conflitti memoriali nel tempo presente” a cura di Francesco Cutolo.

Introduzione
Francesco Cutolo – Curatore
Il passato come campo di battaglia – p. 5 

In ricordo di Valerio Strinati – p. 13
V. Strinati, Breve ma veridica storia dell’origine del Giorno del ricordo – p. 14 

Saggi
C. ZucchiUn monumento in movimento: l’affaire transnazionale della Piramide del Puerto dell’Escudo tra politica e social media – p. 31
S. BartoliniL’uccisione di Ugo Schiano. Memoria mobilitante, memoria identitaria e neutralizzazione memoriale – p. 47
C. LaneriIdentità, conflitti e memorie del Settantasette bolognese – p. 65
A. CairaLa spazializzazione del ricordo in Bosnia: eredità di una pace fredda – p. 85 

Rubriche
Forum storiografico
S. Bartolini, G. Contini, V. Chiti, D. Della Porta, Le politiche della memoria davanti alla storia – p. 107
Riflessioni storiografiche
A. Borelli, È ancora utile il Giorno della Memoria? – p. 129 

Casi studio
V. Colaprice, La Puglia nelle foibe: quando la memoria pubblica rinuncia alla ricerca storica – p. 137
J. M. de Lara Vázquez, Il ruolo del Museu d’Història de Catalunya e del Mercado del Born di Barcellona e la reinvenzione della storia catalana – p. 145
D. Gressani, Piazza Fontana e memorie in conflitto nella vicenda del monumento in ricordo di Pinelli – p. 151
M. Linfozzi, Marcinelle: la politica della memoria dell’emigrazione italiana e il dibattito sull’immigrazione straniera in Italia – p. 157
C. Nencioni, Le memorie emarginate dei rom: il loro rapporto/scontro con la società maggioritaria – p. 163
L. Santangelo, “Ghost rider”. Hauntologia e macchina mitologica nell’Agro Pontino – p. 169 

Ricerche in corso
N. Caruana, Costruire una memoria pubblica europea. Il caso del Parlamento europeo – p. 177 

Autori e autrici – p. 185



Summer school 2025: Resistenza, Costituzione, Autonomie

28-30 agosto 2025
Aosta, Università della Valle d’Aosta, Sant Anselmo, strada Cappuccini /2
Resistenza, Costituzione, Autonomie
Summer school 2025 dell’Istituto nazionale Ferruccio Parri
Pronti/e per la nuova edizione della Summer school dell’Istituto nazionale Ferruccio Parri?
Quest’anno il corso intende celebrare gli 80 anni dalla Liberazione riflettendo su un trittico di temi molto significativo: Resistenza, Costituzione, Autonomie.
L’appuntamento è ad Aosta, da giovedì 28 a sabato 30 agosto 2025.

Per info e iscrizioni: Summer school 2025: Resistenza, Costituzione, Autonomie – Istituto Nazionale Ferruccio Parri




Corso di formazione gratuito per docenti delle Scuole Secondarie di secondo grado “Memoria, consapevolezza, responsabilità: il ruolo della scuola contro la distorsione”




Storia ambientale e Public History in età contemporanea: conflitti e convergenze tra accademia e società

In diversi contesti geografici, la storia ambientale come disciplina accademica è nata da sollecitazioni emerse nella società civile – dai movimenti ambientalisti degli anni Sessanta e Settanta alle emergenze locali, nazionali e globali dei decenni a venire. E, a seconda del contesto geografico, le questioni ambientali hanno creato intrecci diversi, ma anche incomprensioni e approcci divergenti, tra accademia, istituzioni e società civile. Infine, il rapporto tra storia ambientale, utilità pubblica e militanza si è evoluto nel tempo attraversando alti e bassi. La stringente attualità delle emergenze climatiche e territoriali e delle ingiustizie ambientali ha rimesso al centro della definizione della disciplina il dialogo tra accademia, società civile e istituzioni.

In Italia la storia ambientale ha avuto sia una genesi peculiare – che ha raccolto l’eredità di tradizioni storiografiche legate alla storia del paesaggio e dell’agricoltura, ma anche lo stimolo di prospettive interdisciplinari che hanno messo in relazione la storia locale con l’ecologia storica – sia uno sviluppo che ha intrecciato il mondo dell’ambientalismo e le suggestioni a esso legate e una pratica della storia riferibile a interventi di figure professionali e tecniche. Da un lato gli storici si sono trovati a rivendicare uno spazio all’interno della pianificazione e della gestione del territorio e delle risorse ambientali portata avanti da organismi tecnici e politici, spesso in concorrenza con altre figure di esperti cui è più comunemente affidata la competenza anche sugli aspetti più propriamente storici di questi interventi. Dall’altro, le esperienze di militanza attiva sono state e continuano ad essere fonte di ispirazione per la ricerca scientifica, che a sua volta assume sempre maggiore importanza laddove si renda necessario sostanziare rivendicazioni di tipo ambientale o promuovere consapevolezza storica delle trasformazioni ambientali. Saperi e conoscenze prodotte da gruppi di ricerca interdisciplinari, movimenti, comitati, associazioni e istituzioni hanno dunque arricchito il dibattito storiografico e hanno portato all’elaborazione di metodologie di ricerca partecipative, sperimentali e potenzialmente applicabili. Ne risulta una forte prossimità fatta di frequenti interrelazioni e potenziali contaminazioni e scambi sui quali riteniamo necessario interrogarsi criticamente.

Questa Call for Papers intende esplorare le possibilità di dialogo tra storia ambientale e Public History e continuare la riflessione sulla presenza e sull’incisività della disciplina nel dibattito pubblico. In che misura la storia ambientale può contribuire tanto all’impostazione di politiche ambientali efficaci, quanto, nel campo dell’educazione e della didattica, alla formazione di una coscienza critica nelle nuove generazioni circa l’importanza di tutelare la ‘’casa comune’’? E quali sono i limiti e le potenzialità a livello scientifico e metodologico di questo approccio? L’indagine di questi aspetti è al centro del secondo fascicolo monografico della rivista «Farestoria» del 2025.

Questa Call for Papers sollecita l’inivio di contributi per la sezione “saggi” e per quella “rubriche” che considerino i seguenti temi in età contemporanea (la lista non deve considerarsi esaustiva):

–           Progetti incentrati su temi di storia ambientale condotti da o in collaborazione con istituti scolastici, associazioni e comunità locali;

–           Storie dal basso di fenomeni di industrializzazione, contaminazione chimica, urbanizzazione, deterioramento di risorse naturali e della salute umana, trasformazione di paesaggi e perdita di biodiversità;

–           Elaborazione e utilizzo di fonti e prodotti visuali, museali e audiovisivi;

–           Progetti di divulgazione di storia ambientale e storia del paesaggio e relative metodologie (ad esempio: geoesplorazione, trekking, passeggiate, percorsi tematici, etc.);

–           Didattica della storia ambientale: statuto della natura nell’insegnamento della storia fra il secolo XIX e il tempo presente; modalità in cui le questioni ambientali sono inserite nell’insegnamento della storia; quanto e come sono presenti e trattate nei manuali scolastici;

–           Ruolo e possibili applicazioni della ricerca storica nel contesto di conflitti e vertenze ambientali aperte; rilevanza sociale e politica del dibattito storico e ruolo dei saperi prodotti dai movimenti nell’elaborazione scientifica;

–           Riflessioni epistemologiche sul posizionamento dello storico; opportunità e limiti della storiografia militante;

–           Storicizzazione del cambiamento climatico;

–           Contributo della storia ambientale alle politiche ambientali e alla gestione e pianificazione territoriale attraverso la metodologia della storia applicata;

–           Storia ambientale e processi di patrimonializzazione;

–           Uso retorico del passato nelle decisioni riguardati la gestione ambientale;

–           Negazionismo climatico e assenza della prospettiva della protezione dell’ambiente nei dibattiti pubblici passati e presenti;

–           Natura, diritti e diritto.

CANDIDATURE

Le proposte, di massimo 3.000 battute spazi inclusi, e accompagnate da un breve curriculum del soggetto proponente, di massimo 2.000 battute spazi inclusi, dovranno essere inviate all’indirizzo e-mail farestoriaredazione@gmail.com entro il 22 giugno 2025. I risultati della selezione saranno resi noti entro fine luglio 2025. La consegna dei testi definitivi dovrà effettuarsi entro il 31 ottobre 2025.

Potranno essere inviate proposte — al massimo una per proponente — da parte di studiose e studiosi, associazioni, gruppi informali, musei, enti e istituti culturali, scuole di ogni ordine e grado. Gli abstract inviati dovranno contenere un titolo provvisorio, una breve sintesi dell’argomento che intendono trattare, gli eventuali interlocutori e/o i soggetti coinvolti. Il proponente deve indicare nell’abstract se intende candidarsi per la sezione ‘’saggi’’ o per quella ‘’rubriche’’, specificando in tal caso per quale tipologia si intende concorrere (vedi sotto). I curatori del numero potranno in ogni caso suggerire una collocazione specifica per le proposte pervenute sulla base del loro contenuto.

saggi dovranno rientrare tra le 35.000 e le 50.000 battute, note e spazi inclusi, e saranno sottoposti a referaggio.

Tipologie di rubriche (non sottoposte a referaggio esterno) per le quali è possibile inviare proposte:

— “Comunicare la storia”

Redazione di un testo di massimo 15.000 battute spazi inclusi con note alla americana e bibliografia a corredo incentrato sugli obiettivi e sugli strumenti di comunicazione e divulgazione nelle attività realizzate.

— “Casi studio”

Redazione di un testo di massimo 15.000 battute spazi inclusi con note alla americana e bibliografia a corredo incentrato sullo studio di uno o più casi di particolare interesse.

— “I ferri del mestiere. Fonti per la storia”

Redazione di un testo di massimo 20.000 battute spazi inclusi con note alla americana e bibliografia dove vengono presentati archivi, centri di documentazione, fondi, fonti, gruppi di documenti e biblioteche, ecc., con particolare attenzione a quelli che presentano problematiche di tutela, valorizzazione e conservazione.

— “Public History”

Redazione di un testo di massimo 20.000 battute spazi inclusi con note alla americana e bibliografia a corredo incentrato su progetti di Public History che vedono forme di partecipazione del pubblico, sulla valenza pubblica degli stessi e/o sulla valorizzazione/patrimonializzazione/decostruzione di memorie storiche attraverso queste attività.

— “Storia orale”

Redazione di una ricerca di storia orale di massimo 30.000 battute spazi inclusi con possibilità di inserire note a piè di pagina con i promotori e le promotrici e/o con i fruitori e le fruitrici delle attività e dei progetti realizzati.

— “Conversazioni storiografiche”

Realizzazione e trascrizione di un dialogo, sotto forma di intervista, di massimo 50.000 battute spazi inclusi, con un/a storico/a, da indicare nella proposta. Non sono previste note di nessun tipo.

— “Forum storiografico” Realizzazione e trascrizione di un dialogo a più voci, di massimo 70.000 battute spazi inclusi, con storici e storiche, da indicare nella proposta. Non sono previste note

 

Per tutte le info CfP-Storia-ambientale-e-Public-History-in-eta-contemporanea-2