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Il Conventino

Ex convento situato nel cuore del quartiere popolare di San Frediano, in via Giano della Bella n°12, in cui si trovavano i laboratori di artigiani ed artisti antifascisti. Questo luogo venne frequentato anche da alcuni militanti antifascisti, quali i comunisti Montelatici Otello e Censimenti Giotto. E‘ qui che Aligi Barducci, comandante della divisione Arno, instaurò i primi contatti con Gino Varlecchi inserendosi poi nella Resistenza partigiana. Durante la lotta armata il Conventino divenne quindi luogo di ritrovo e sede del Comitato di Liberazione Nazionale, deposito di armi e domicilio di una radio clandestina.




Uffici Dall’Oppio

Gli uffici commerciali del socialista Natale Dall’Oppio, in via della Condotta n. 8, furono sede dell’ultima riunione clandestina del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale (CTLN), che si tenne per ben quattro giorni dall’8 all’11 agosto grazie alla disponibilità e agli aiuti alimentari di Dall’Oppio. In questa seduta vennero designati i dirigenti che dovevano affiancare il Comitato Toscano di Liberazione Nazionale nel governo della città e venne definito l’assetto del Comando, inoltre si provvide ad organizzare le staffette partigiane e ad accogliere i membri del comando Marte. Di fatto durante la lotta si considerava, senza aver proceduto a nessuna elezione, Lombardi come segretario ed Enriques Agnoletti come presidente, adesso però si fece avanti la necessità di scegliere le cariche.

Precedentemente il Comitato Toscano di Liberazione Nazionale mancando di una propria sede si era insediato nello stesso edificio del comando militare del Partito d’Azione in via Roma. L’11 agosto il Comitato Toscano di Liberazione Nazionale dà l’ordine di far partire la rivolta contro i tedeschi. Alle 6:45 la Martinella di Palazzo Vecchio cominciò a suonare: questo fu il segnale che diede il via all’insurrezione.




I “luoghi dei GAP”

Piazza Santa Maria Novella

L’11 luglio 1944 venne ucciso il luogotenente spia Valerio Volpini, componente della banda Bernasconi, da Bruno Fanciullacci ed Elio Chianesi in piazza Santa Maria Novella. Si tratta dell’ultima azione realizzata dai gappisti, infatti l’organizzazione fu sciolta alcuni giorni dopo. Sembra che Volpini fu però colpito per sbaglio dato che l’obiettivo era il maresciallo delle squadre armate S.S. (Schutzstaffel o squadre di protezione) italiane, Giuseppe Bernasconi, successore di Carità, che aveva fissato il quartier generale nell’albergo Nazionale situato nella piazza. Un mese dopo, l’11 agosto, vennero fucilati alcuni giovani franchi-tiratori sul sagrato della chiesa di Santa Maria Novella. Gli stessi vennero prima processati dal comando della divisione Potente in una sala dell’Hotel Baglioni. L’episodio fu narrato anche da Curzio Malaparte nel racconto intitolato “Il Processo” dove il narratore si finge testimone oculare.

 

Abitazione Gobbi

Indirizzo: via Pagnini n°23

Nel settore militare il tenente colonnello Gino Gobbi comandante del Distretto Militare cercò di organizzare un esercito di giovani che fosse affiancabile al nuovo Stato Repubblicano Fascista. Tra il 1943 e il 1944 l’ufficio leva chiamò i cittadini alle armi ma solo una minima parte si presentò per arruolarsi.

Il piano di Gobbi fu ostacolato dai gappisti che lo uccisero il 1 dicembre 1943 presso la sua abitazione in via Pagnini. Questa inaspettata azione venne vendicata dal comando di Manganiello e Carità il giorno seguente, con un rappresaglia al Poligono delle Cascine, durante la quale vennero fucilati alcuni detenuti politici tra cui Luigi Pugi, Orlando Storai, Gino Manetti, Oreste Ristori e Armando Gualtieri.

 

Carcere Santa Verdiana

Indirizzo: via dell’agnolo

 

La casa di Rosai

Indirizzo: via dei Benci

Il pittore Ottone Rosai fu amico di alti gerarchi fascisti e fu uno squadrista accanito, ma durante la lotta clandestina diede rifugio a valorosi partigiani. Con l‘avanzare delle truppe tedesche decise di trasferirsi dalla campagna, sulla collina del Belvedere, alla città, in via dei Benci, pensando di mettersi al sicuro. Nella sua casa trovarono rifugio alcuni partigiani tra cui Enzo Faraoni, in seguito ad alcune ferite riportate durante un esplosione il 12 giugno 1944. Faraoni nel nascondiglio conobbe il capitano tedesco divenuto gappista Alexander Schliemann e Bruno Fanciullacci con i quali pianificò di liberare la gappista Tosca Bucarelli dal carcere.

 

 




Le “sedi” del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale

Uffici di Dall’Oppio

Indirizzo: via della Condotta n°8

Gli uffici commerciali del socialista Natale Dall’Oppio furono sede dell’ultima riunione clandestina del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale (CTLN), che si tenne per ben quattro giorni dall’8 all’11 agosto grazie alla disponibilità e agli aiuti alimentari di Dall’Oppio. In questa seduta vennero designati i dirigenti che dovevano affiancare il Comitato Toscano di Liberazione Nazionale nel governo della città e venne definito l’assetto del Comando, inoltre si provvide ad organizzare le staffette partigiane e ad accogliere i membri del comando Marte. Di fatto durante la lotta si considerava, senza aver proceduto a nessuna elezione, Lombardi come segretario ed Enriques Agnoletti come presidente, adesso però si fece avanti la necessità di scegliere le cariche.

Precedentemente il Comitato Toscano di Liberazione Nazionale mancando di una propria sede si era insediato nello stesso edificio del comando militare del Partito d’Azione in via Roma. L’11 agosto il Comitato Toscano di Liberazione Nazionale dà l’ordine di far partire la rivolta contro i tedeschi. Alle 6:45 la Martinella di Palazzo Vecchio cominciò a suonare: questo fu il segnale che diede il via all’insurrezione.

Il Conventino

Indirizzo: via Giano della Bella n°12

Ex convento situato nel cuore del quartiere popolare di San Frediano, in cui si trovavano i laboratori di artigiani ed artisti antifascisti. Questo luogo venne frequentato anche da alcuni militanti antifascisti, quali i comunisti Montelatici Otello e Censimenti Giotto. É qui che Aligi Barducci, comandante della divisione Arno, instaurò i primi contatti con Gino Varlecchi inserendosi poi nella Resistenza partigiana. Durante la lotta armata il Conventino divenne quindi luogo di ritrovo e sede del Comitato di Liberazione Nazionale, deposito di armi e domicilio di una radio clandestina.

Palazzo Vecchio

Indirizzo: Piazza della Signoria

La mattina dell’11 agosto 1944 il palazzo venne occupato dal Comitato Toscano di Liberazione Nazionale (CTLN) e da tutti i partiti che rappresentava; a loro si aggiunse la Giunta comunale presidiata dal Sindaco socialista Gaetano Pieraccini. Gli Alleati pensarono di sostituire Pieraccini con il nobile fiorentino Paolo Guicciardini ma il Comitato Toscano di Liberazione Nazionale si oppose fermamente all’atto di restituire potere alle caste. Il Governo Militare Alleato (GML) dovette ritirare molte decisioni che trovavano l’ostacolo di partigiani e cittadini.

Palazzo Medici Riccardi

Indirizzo: via Camillo Cavour n°3

 L’11 agosto del 1944 il Comitato di Liberazione Nazionale si stabilì in Palazzo Medici Riccardi sancendo così un fatto memorabile, l’inizio della liberazione di Firenze. I momenti di violenza non finirono qui però, infatti già il 15 agosto un carro armato tedesco colpì il palazzo ferendo i patrioti comunisti Sergio Castagnoli, Mario Fortini e Carlo Landi.

Altri organismi del partigianato si insediarono in Palazzo Medici l’11 agosto: il Comando Militare, il Commissario Politico, il Consiglio provinciale dell’economia, il Commissario del Trasporti e la Deputazione provinciale.

 




I Palazzi della Repubblica Sociale Italiana a Firenze

Palazzo Vecchio

Il palazzo, sede municipale, con la caduta del fascismo vide salire al potere l’ultimo podestà, Giotto Dainelli, che prese il posto di Paolo Venerosi Pesciolini. Durante l’ultima fase dell’occupazione fascista il palazzo divenne luogo di stoccaggio di oggetti sequestrati e razziati in varie parti della città.

Alcuni vigili urbani posti al controllo del palazzo divennero preziosi collaboratori del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale (CTLN), durante l’ultima fase di lotta contro i tedeschi, tra luglio e agosto del 1944. A loro si rivolsero Francesco Berti (Presidente della delegazione Oltrarno) e tre emissari del Comitato che stavano organizzando l’insurrezione dell’11 agosto con gli Alleati per liberare la città. Il Comitato Toscano di Liberazione Nazionale diede l’ordine di far partire la rivolta contro i tedeschi. Alle 6:45 la Martinella di Palazzo vecchio cominciò a suonare: questo fu il segnale che diede il via all’insurrezione.

La mattina dell’11 agosto il palazzo venne occupato dal  Comitato Toscano di Liberazione Nazionale e da tutti i partiti che rappresentava; a loro si aggiunse la Giunta comunale presidiata dal Sindaco socialista Gaetano Pieraccini. Gli Alleati pensarono di sostituire Pieraccini con il nobile fiorentino Paolo Guicciardini ma il Comitato Toscano di Liberazione Nazionale si oppose fermamente all’atto di restituire potere alle caste. Il Governo Militare Alleato (GML) dovette ritirare molte decisioni che trovarono l’ostacolo di partigiani e cittadini.

Al Palazzo tutt’oggi è collegato il Corridoio Vasariano che conduce alla Galleria degli Uffizi. Un passaggio che i tedeschi non riuscirono a individuare e neppure a controllare, mentre i partigiani lo utilizzarono per  sfuggire alle pattuglie sui lungarni e per comunicare con il Comitato Toscano di Liberazione Nazionale dell’Oltrarno.

Palazzo Medici Riccardi

Sede della Prefettura di Firenze, Palazzo Medici Riccardi durante l’occupazione tedesca divenne luogo del potere del Partito Fascista Repubblicano. Infatti il 1 ottobre 1943 fu nominato capo della provincia di Firenze lo squadrista Raffaele Manganiello, il quale oltre ad arrestare alcune vecchie nobildonne rubò soldi alla Prefettura prima di lasciare il suo ruolo.

Manganiello venne sostituito il 23 luglio 1944 da personalità non molto compromesse con il regime come il viceprefetto Gino Gigli che instaurò rapporti di collaborazione con il Comitato Toscano di Liberazione Nazionale. In questo modo il Comitato Toscano di Liberazione Nazionale si potè insediare a poco a poco nell’amministrazione cittadina.

L’11 agosto del 1944 il Comitato Toscano di Liberazione Nazionale si stabilì in Palazzo Medici Riccardi sancendo così un fatto memorabile, l’inizio della liberazione di Firenze. I momenti di violenza non finirono qui però, infatti, già il 15 agosto un carro armato tedesco colpì il palazzo ferendo  i patrioti comunisti Sergio Castagnoli, Mario Fortini e Carlo Landi.

Altri organismi del partigianato si insediarono in Palazzo Medici l’11 agosto: il Comando Militare, il Commissario Politico, il Consiglio provinciale dell’economia, il Commissario del Trasporti e la Deputazione provinciale.

 Palazzo Buotorline

Indirizzo: via dei Servi n° 15

Il palazzo Montauti-Niccolini in Via dei Servi, durante l’Ottocento proprietà del bibliofilo russo Dmitrij Boutourline, divenne la sede della Casa del Fascio, federazione provinciale del Partito Fascista Repubblicano. La carica venne assunta da Onorio Onori, fondatore della squadra fascista “La disperata” e poi dal moderato Gino Meschiari. Il 4 aprile 1944 subentrò Fortunato Polvani colui che si avvicinò al Comitato Toscano di Liberazione Nazionale cercando trattative per un trapasso pacifico dei poteri, salvaguardando la vita ad alcuni tedeschi in cambio del rilascio dei prigionieri. Queste trattative non vennero accettate dal Comitato Toscano di Liberazione Nazionale.

La Questura

Indirizzo: via Zara n°2

Articolo: Il 3 agosto 1944 alcuni membri del Comitato di Liberazione Nazionale si insediarono nel Palazzo della Questura, tenendo in ostaggio la famiglia del questore fascista Giuseppe Manna in cambio di informazioni e ubbidienza ai loro comandi. Manna fu questore di Firenze nel periodo della Repubblica Sociale Italiana (RSI), lo Stato guidato da Benito Mussolini, ma non infierì molto sugli antifascisti al contrario del predecessore Edmondo Zanti, che era stato collaboratore del sanguinario squadrista Mario Carità. Gli antifascisti del resto fin dall’8 settembre intrattennero rapporti con molti enti pubblici che non volevano compromettersi troppo con il fascismo, come con il vice questore antifascista Virgilio Soldani Bensi.

Una volta instauratosi nella Questura, il gruppo del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale, iniziò a far arrestare i fascisti già prima della data prevista della liberazione. Dall’11 agosto 1944 aumentarono il numero dei prigionieri fascisti che si costituirono alla Commissione di controllo per salvarsi dall’esecuz

I tetti

Il tetto era un luogo molto usato dai franchi-tiratori per gli agguati, per la facilità degli spostamenti su terrazzi e abbaini, e per il passaggio da una casa all’altra. Spie e cecchini, tra i quali vi si poteva trovare anche adolescenti, innescavano delle sanguinose battaglie procurando numerose vittime dell’una o dell’altra fazione. Il pittore Bruno Becchì venne ucciso mentre da un abbaino cercava di un fermare un franco-tiratore che puntava il bersaglio su un gruppo di patrioti in via Laura. Il tenente Ugo Foli comandante del Battaglione della Libertà, insieme a Paolo Galizia, dal tetto di un liceo scientifico in via Masaccio, tentarono di colpire un gruppo di cecchini posti in piazza Savonarola ma vennero subito uccisi dai franco-tiratori.

 




Le Murate e Santa Verdiana

Carcere Murate

Indirizzo: via Ghibellina

Il carcere giudiziario delle Murate di Firenze durante la Resistenza detenne alcuni antifascisti. Qui si trovavano i fiorentini condannati a pene minori mentre i dirigenti sottoposti a pene più lunghe venivano trasferiti in penitenziari più lontani.

La sera del 25 luglio 1943, il giorno della caduta di Mussolini, un gruppo di dimostranti guidato da Giulio Montelatici, Fosco Frizzi, Romeo Baracchi si ritrovò presso il carcere di via Ghibellina per chiedere il rilascio dei detenuti. Per le strade non si presentò nessun ostacolo e nessun tedesco a contrastare la folla. Il portone del carcere però restò chiuso con le sentinelle asserragliate all’interno.

Numerose manifestazioni che si tennero in molte città italiane portarono il generale Badoglio a liberare dalle carceri tutti i detenuti politici escluso gli anarchici. Nonostante questo le repressioni delle manifestazioni popolari non si fermarono e il conte Alfonso Gaetani continuò ad arrestarne altri.

Successivamente i carcerati e i confinati politici si riunirono nuovamente ai partiti antifascisti i quali iniziarono a strutturarsi in modo organico, nonostante il divieto badogliano.

Carcere Santa Verdiana

Indirizzo: via dell’Agnolo

Il carcere di Santa Verdiana era un carcere femminile di detenute politiche. Le donne erano sottoposte a sevizie, intimidazioni, altrimenti condotte nei lagher o fucilate.

Tra queste vi fu Ginevra degli Innocenti, arrestata nel marzo del 1921 con l‘accusa di aver partecipato all’assalto di un camion di marinai ad Empoli, la quale morì in carcere per le sevizie subite ed Anna Maria Enriques Agnoletti, fucilata il 12 giugno 1944 perchè collegata al servizio informazioni organizzato a Roma dal servizio cristiano-sociale.

Un altra sorte toccò invece a Tosca Bucarelli del Gruppo Azione Patriottica (GAP), arrestata l‘8 febbraio 1944 per aver tentato di collocare un ordigno nel bar Paskowski, dove il giorno prima i tedeschi avevano seviziato un negro.

Considerata la valorosa azione della Bucarelli, che con la resistenza alle torture aveva evitato di compromettere l’organizzazione, i gappisti si mobilitarono per liberarla. L’azione fu fatta il 9 luglio 1944: Elio Chianesi e Bruno Fanciullacci vestiti da militi fascisti si presentarono alle carceri di Santa Verdiana e pretesero su richiesta di Tosca la consegna di 17 donne. In questa occasione vennero liberate Tosca Bucarelli e Andreina Morandi.

 

 




La sede dei Sindacati fascisti fiorentini durante la RSI

Il palazzo del sindacato fascista era situato in Lungarno Guicciardini. Il sindacato, sotto le autorità tedesche, lavorava per l’organizzazione Todt, creata da Fritz Todt, la quale reclutava mano d’opera locale per la costruzione di strade, ponti e opere di comunicazione. Il palazzo più che un sindacato era un istituzione che raccoglieva gli schedari su cui vi erano registrati i lavoratori della provincia. Vi erano inoltre presenti elenchi dei lavoratori che avevano aderito agli scioperi o erano destinati al lavoro forzato anche in Germania.

Per questi motivi intervennero i Gruppi di Azione Patriottica (GAP): alle ore 21 del 14 marzo 1944 i gappisti irruppero all’interno del palazzo e collocarono cinque ordigni, uno in ciascun ufficio, che scoppiarono in serie ad una frequenza di 5 minuti. In questo modo ostacolarono qualsiasi azione offensiva da parte dei tedeschi distruggendo gli schedari e i locali adibiti alla loro conservazione.




Hotel Cavour

Le ragazze della Gioventù Italiana del Littorio all’Estero erano alloggiate all’interno dell’albergo Cavour, con l’avvicinarsi delle truppe anglo-americane furono invitate dalle autorità fasciste a sfollare a nord dell’Italia. Le giovani decisero al contrario di non lasciare Firenze per approfittare dell’evento e sfuggire all’oppressione fascista e tedesca. La mattina del 6 luglio 1944 i militi repubblicani circondarono l’hotel costringendo con la forza le giovani ad uscire. Molte riuscirono a fuggire attraverso i tetti e a rifugiarsi nei conventi della città.