L’itinerario dei luoghi della memoria a Prato

I bombardamenti, le macerie, le deportazioni e la sofferenza di una popolazione. Questa è Prato durante la guerra e l’occupazione nazifascista. Una città che soprattutto nell’anno che precede la liberazione si vede stretta tra due paure: i bombardamenti alleati incombenti e i rastrellamenti ad opera delle forze naziste di occupazione, soprattutto dopo lo sciopero generale del marzo del 1944. L’idea di questo percorso è di guidare il visitatore alla scoperta dei luoghi della memoria che maggiormente hanno caratterizzato il periodo descritto. In un viaggio che possa portare sia alla conoscenza che al ricordo di persone che diedero la vita per la libertà e che non meritano di essere menzionate solo durante anniversari e commemorazioni.

Percorso

  • Percorso: Piazza Santa Maria delle Carceri, Prato (Castello dell’Imperatore) – Piazza del Comune, Prato (Lapide ai caduti nei campi di concentramento) – Via Galcianese 17/2, Prato (Cripta dei deportati) – Via di Cantagallo 250, Prato (Museo della Deportazione e Resistenza) – Via 29 Martiri, Prato (Monumento ai 29 martiri di Figline)
  • Distanza: 7,4 km
  • Dislivello: pianeggiante (+ 61 m – 9 m)

 

Il nostro percorso inizia da Piazza Santa Maria delle Carceri. Siamo nel pieno centro di Prato, e qui ci troveremo davanti al Castello dell’Imperatore. Chiamato anche Fortezza di S. Barbara o Castello Svevo, la sua costruzione fu iniziata nel 1248 per volere dell’imperatore Federico II di Svevia, nell’ambito di un progetto finalizzato a porre sotto controllo militare le principali vie di comunicazioni che dal sud del paese portavano in Germania. Eppure, quella che può essere considerata come la più importante testimonianza architettonica del XIII° secolo presente nella città di Prato, è invece ricordata per l’eccidio che ne porta il nome, riconducibile alle esecuzioni subite dai fascisti locali da parte di una popolazione travolta dalla rabbia nelle ore seguenti alla liberazione. Spostandoci di qualche centinaio di metri arriveremo a Piazza del Comune dove potremmo osservare la Lapide ai caduti nei campi di concentramento. Da qui ci spostiamo verso il cimitero della Misericordia, in via Galcianese, dove è doveroso andare a commemorare la cripta dei deportati. Inaugurata nel 1948, la cripta si trova nel sottosuolo del cimitero, ponendo di fronte al visitatore tutte le vittime dei campi di concentramento, in un’atmosfera di assoluta sacralità. Per raggiungerla bisogna entrare dal secondo ingresso del cimitero, qui c’è una porta a vetri che conduce a delle scale, la cripta è a metà della galleria di Santa Caterina. Se questa porta fosse chiusa è possibile accedere alla cripta entrando dal primo ingresso e scendendo le scale che si trovano sulla sinistra, si percorre tutta la galleria La Pira e poi a destra lungo la galleria Santa Caterina.

Una volta usciti dal cimitero doverosa è una visita al Museo della Deportazione e Resistenza pratese.

Fondato nel 2002, alla presenza del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, grazie al lavoro dell’ANED, e dell’allora suo Presidente Roberto Castellani, e al Comune di Prato. È una delle poche strutture museali in Italia a essere dedicata alla conservazione della memoria della deportazione. Nel 2008 il Museo è diventato Fondazione con il nome di Fondazione Museo e Centro di documentazione della Deportazione e Resistenza – Luoghi della Memoria Toscana, nel 2012 è stato accreditato come museo di rilevanza regionale. Presso il Museo vengono organizzate visite guidate, proiezioni di film/documentari, laboratori di indagine sulle fonti storiche. Il percorso all’interno del Museo è concepito come un viaggio simbolico in un campo di concentramento e di sterminio nazista. Nella prima sala sono esposti pannelli di carattere storico con schede, documenti e cartine sul sistema concentrazionario nazista, sull’organizzazione interna del lager, sulla deportazione dall’Italia, sulla persecuzione degli ebrei in Toscana e sulla vicenda regionale della deportazione politica con testi, foto e cartine dedicate al campo di Ebensee. La seconda sala del Museo introduce invece il visitatore al contatto con la realtà e i simboli del campo di concentramento. I vari oggetti esposti posseggono un indubbio valore di testimonianza e sono illustrati da didascalie con citazioni tratte dalla memorialistica, da interviste di superstiti prevalentemente toscani e anche dai libri di Primo Levi. Un’altra iniziativa lodevole da parte del Museo, volta all’integrazione storica con tutta la vasta popolazione cinese nel territorio, è stata la realizzazione di una guida-catalogo del museo interamente in cinese – già presente, oltre che in italiano, anche in inglese e in tedesco – oltre che i sottotitoli – già presenti in inglese e in italiano per non udenti – nel percorso museale audiovisivo dove, in sette postazioni video con sistema audio a infrarossi, si possono ascoltare video-interviste a 23 sopravvissuti ai lager nazisti.

Una visita obbligatoria per capire al meglio la sofferenza che la popolazione pratese dovette subire e la forza con cui riuscì a rialzarsi e liberare la città. Ultima, ma non per importanza, tappa del nostro percorso è via 29 Martiri, dove ci troveremo davanti al Monumento ai 29 martiri di Figline. È la mattina del 6 settembre 1944, i vari gruppi partigiani si stanno dirigendo in massa verso Prato, la quale sarà liberata il pomeriggio seguente quando si insedierà in Comune la giunta unitaria designata dal CLN locale. Il gruppo partigiano tra Coiano e Figline di Prato viene però intercettato da un’unità della 334° Divisione di fanteria tedesca, ne nasce un conflitto a fuoco durissimo e impari, con perdite da entrambe le parti. I partigiani, sorpresi ed in evidente inferiorità numerica, si disperdono. Mentre alcuni riescono fortunosamente a mettesi in salvo, una trentina di loro vengono fatti prigionieri dai tedeschi a seguito di un minuzioso rastrellamento seguito allo scontro e vengono quindi condotti a Villa Nocchi, sede del comando. Qui, il maggiore Karl Laqua improvvisa un processo farsa, al termine del quale viene pronunciata una condanna a morte per impiccagione. I condannati vengono allora portati a Figline e allineati lungo Bardena, di fronte all’arco di via Maggio. I tedeschi prelevano dalle abitazioni anche tre cittadini come testimoni dell’esecuzione della sentenza. Vengono impiccati ventinove partigiani, ed, a riprova di una crudeltà inaudita, alcuni vengono fatti impiccare dai loro stessi compagni. I cadaveri vengono lasciati dai tedeschi appesi per un giorno intero, prima che alcuni abitanti di Figline, vincendo la paura, provvedono a dar loro una prima sommaria sepoltura[1]. Una tragedia inaudita che rappresenta al meglio la spietatezza delle forze occupanti e il dolore che i pratesi dovettero subire per rialzarsi.

 

 

 

Note

 

[1] M. Di Sabato e G. Gregori, Fatti e personaggi della Resistenza di Prato e dintorni: dalla caduta del fascismo alla Liberazione (luglio 1943-settembre 1944), Pentalinea, Prato, 2014, pp. 91-103.

 

 

 

Questo articolo è stato realizzato grazie al contributo del Consiglio regionale della Toscana nell’ambito del progetto per l’80° anniversario della Resistenza promosso e realizzato dall’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea.

 

Articolo pubblicato nel novembre 2024.




Alla “scoperta” del Parco Memoriale della Torricella

Rivivere le emozioni, le paure e la tragedia di un conflitto diretto perpetuato per più di dieci giorni in una zona suggestiva e immersa nella natura. Questo è ciò che si propone di fare il Parco Memoriale della Linea Gotica, istituto nel 2003 grazie alla Provincia di Prato, alla Comunità Montana Val di Bisenzio, al Comune di Vernio e all’UNUCI di Prato, come luogo della memoria di una delle battaglie più cruente vissute dalla Val di Bisenzio, la battaglia della Torricella. L’obiettivo di questo museo aperto ed itinerante, oltre che il mantenimento vivido del ricordo, è la possibilità di dare al visitatore l’occasione di passeggiare tra i campi di battaglia, scorgendo i resti di trincee e postazioni tedesche immerse nel verde dei castagni, in una zona dal forte carattere suggestivo ed emozionale. Per raggiungerlo è possibile optare per due diverse tipologie di itinerari, una più impegnativa utilizzando “in prestito” due sentieri del CAI (Club Alpino Italiano) e un’opzione maggiormente tranquilla e meno impegnativa fisicamente.

Sentiero 1

  • Percorso: Piazza del Comune 20, San Quirico di Vernio, Prato (Mostra permanente della Linea Gotica) – Sentiero CAI 460 – Sentiero CAI 420Passo della TorricellaParco Memoriale della Torricella
  • Tempo di percorrenza: 2 ore
  • Distanza: 7,4 km
  • Dislivello: pianeggiante (+ 555 m – 145 m)

 

Il nostro percorso inizia dalla piazza del comune di San Quirico di Vernio. Qui, la domenica e su prenotazione, sarà possibile visitare la mostra permanente della Linea Gotica, organizzata dall’associazione Linea Gotica Alta Val Bisenzio A P S. La mostra racchiude tutta una serie di reperti inerenti alla battaglia della Torricella appartenenti ad entrambi gli schieramenti: dalle Deutsche Erkennungsmarken (piastrine tedesche) e U.S. Military Dog Tags (piastrine americane) agli elmetti fino a materiale medico di ogni genere e oggetti per la pulizia personale. Vi sono persino i pezzi del bombardiere statunitense B25, originariamente preposto al bombardamento di Cecina ma poi dirottato a causa della nebbia nella zona di Vernio per colpire la Direttissima che collega Firenze e Bologna per poi essere abbattuto dalla contraerea tedesca. Una piccola mostra quindi, ma che racchiude le immagini e gli oggetti di una delle battaglie più decisive della Val di Bisenzio. Una volta visitata il nostro consiglio è quello di proseguire in auto seguendo l’indicazione per Celle, imboccandosi poi a sinistra in una strada in salita per raggiugere la località di La Bandiera. Da qui sarà possibile proseguire a piedi immettendosi nel percorso CAI 460 [1], che percorre in quota tutto il crinale della Calvana. Prima ci troveremo di fronte alla fattoria del Cotone fino a raggiungere poi i ruderi della fattoria La Soda. Da qui sarà possibile ammirare un bellissimo panorama sulla Val di Bisenzio e ci potremmo inserire nel sentiero CAI 420 [2]. Giunti sul crinale si potranno notare i resti delle trincee della Linea Gotica. Mantenendosi sul sentiero CAI 420, alla fine del pianoro, dopo una breve discesa, si incontra il passo della Torricella, dove attraversiamo la strada asfaltata per arrivare fino al Poggio della Torricella, mèta principale dell’itinerario, e al Parco Memoriale omonimo, dove si trova il monumento a ricordo della battaglia.

 

Sentiero 2

  • Percorso: Montepiano – Sentiero CAI 420Passo della TorricellaParco Memoriale della Torricella
  • Tempo di percorrenza: 30 minuti
  • Distanza: 5,2 km
  • Dislivello: pianeggiante (+ 116 m – 126 m)

 

Il secondo percorso si presenta invece come un’alternativa facilitata e meno faticosa per il raggiungimento del Parco Memoriale. In questo caso consigliamo di partire da Montepiano imboccando la strada verso Barberino fino all’incrocio del sentiero CAI 420 (si trova circa 750 m prima dell’arrivo al Parco, in prossimità di un cartello che delinea la fine di Prato e l’inizio di Firenze), dove saremmo già ad un buon punto e vicini al Parco Memoriale.

 

 

Note

 

[1] Descrizione sentiero 460 CAI

https://www.caiprato.it/sentiero-460-cai-prato/

 

[2] Descrizione sentiero 420 CAI

https://www.caiprato.it/sentiero-420-cai-prato/

 

Questo articolo è stato realizzato grazie al contributo del Consiglio regionale della Toscana nell’ambito del progetto per l’80° anniversario della Resistenza promosso e realizzato dall’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea.

 

Articolo pubblicato nell’ottobre 2024.