Fondazione pistoiese Jorio Vivarelli

Sede e contatti
Via Felceti 11, Pistoia
Telefono: 0573.477423
E-mail: segreteria@fondazionevivarelli.it
Sito web: http://www.fondazionevivarelli.it/
Orari di apertura al pubblico: dal 1 ottobre al 31 marzo dal lunedì al sabato 9-13; visite guidate al museo: giovedì 8:30 – 13.30 e sabato 8.30- 14:00. Dal 1 aprile al 30 settembre dal lunedì al sabato 9-13; visite guidate al museo: giovedì 14:30 – 18:30 e sabato 15:30 – 20.
Chiuso i festivi.
Ingresso gratuito.

Organi direttivi della Fondazione Jorio Vivarelli
Soci Fondatori: Comune di Pistoia
Sindaco: Samuele Bertinelli
Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, Presidente: Ivano Paci
Provincia di Pistoia, Presidente: Rinaldo Vanni
Ansaldobreda SpA, Presidente: Maurizio Manfellotto
Comune di Montale, Sindaco: Ferdinando Betti
Presidente dell’Assemblea dei Soci Fondatori: Giulio Masotti
Consiglio d’Amministrazione: Elena Becheri –  Comune di Pistoia, Marzio Magnani – Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, Rinaldo Vanni – Provincia di Pistoia, Alessio De Sio – Ansaldobreda, Alessandor Galardini  –  Comune di Montale, Presidente del Consiglio d’Amministrazione Ugo Poli.
Responsabile delle attività culturali: Veronica Ferretti

Breve storia e finalità

Il 16 dicembre del 1999, Jorio Vivarelli e la moglie Giannetta Pini apposero le firme, assieme a quelle dei rappresentanti del Comune e della Provincia di Pistoia, della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, del Comune di Montale e dell’Ansaldo-Breda, all’atto che istituiva la Fondazione Jorio Vivarelli. Con esso alla città di Pistoia veniva fatto dono, con l’impegno di tutelarlo e valorizzarlo,  dell’intero patrimonio artistico del Maestro. La Fondazione ha lo scopo di promuovere e patrocinare mostre, pubblicazioni d’arte, iniziative culturali di studio e ricerca capaci di valorizzare l’opera di Jorio Vivarelli in Italia e all’estero assieme alla cultura artistica della città di Pistoia. La Fondazione Vivarelli dal 2009 ha dislocato, in mostra permanete, una sezione interessantissima delle opere del Maestro presso il Castello Villa la Smilea di Montale.

Nota biografica dello scultore: nato a Fognano di Montale nel 1922, Jorio Vivarelli compie gli studi alla Scuola Artigiana di Pistoia e poi all’Istituto d’Arte di Porta Romana a Firenze.
Dopo la terribile esperienza della Seconda Guerra Mondiale, durante la quale fu prigioniero nei campi di concentramento di Ungheria, Bulgaria e Germania, il Maestro rientrò in Italia, si stabilì a Firenze dove, nel 1949, sposò Giannetta Pini.
Nel 1951 lavorò presso la Fonderia di Renzo Michelucci, dove conobbe l’architetto Giovanni Michelucci, con il quale strinse una profonda amicizia e avviò una proficua collaborazione artistica, dalla quale nasceranno  nel 1956 il  grande “Crocifisso” per la Chiesa della Vergine di Pistoia e, nel 1963, quello per la Chiesa dell’Autostrada del Sole a Campi Bisenzio.
Nel 1956 conobbe a Firenze l’architetto russo-americano Oskar Stonorov con il quale affrontò il problema del rapporto fra scultura e architettura urbana, realizzando, tra l’altro, due celebri fontane: “Ragazze Toscane” (1966) per l’hotel Plaza di Philadelphia e “Adamo ed Eva” (1966) per Hopkinson House di Philadelphia, “Giovani” a Detroit nel Michigan, “Bagnanti” per Stephens College in Columbia nel Missouri oltre agli arredi per il “Walter and May Reuther UAW Family Education Center” a Black Lake in Michigan.
Tornato in Europa dopo l’esperienza americana con Stonorov, Vivarelli tenne contatti con Le Corbusier, Louis Kahn e, nel 1966, partecipò da protagonista alla formazione del Gruppo Intrarealista con Federico Fellini, Abel Vallmitjana, Miguel Ángel Asturias e Cesàreo Rodrìguez- Aguilera.
Dagli anni Settanta al Duemila si distinse per una serie crescente di opere che da un lato affrontavano i temi più vivi e laceranti della condizione esistenziale e dall’altro i valori del sacrificio e della solidarietà tra gli uomini. Realizzò così importanti opere pubbliche, quali: “Memoria storica” (Roma, 1974) monumento dedicato a Giacomo Matteotti vittima del fascismo; la scultura “Inno alla vita” (1987, Nagasaki) in ricordo della terribile distruzione provocata dalla bomba atomica, così come altre opere concepite come omaggio a coloro che hanno immolato la vita per la liberazione dall’oppressore quali: “Il sacrifico, una morte per la vita” (Fognano, 1987); “Canto alle penne mozze” (Pistoia, 1988) in onore degli alpini e “Parabola storica, ultima sfida” (Ponte Buggianese, 1993) in memoria dell’eccidio del padule di Fucecchio.
Nel 1977-‘78 dette inizio alla produzione medaglistica con la duplice Monetazione Ecologica ed Aurea per la Zecca della Repubblica di San Marino. Per il “Premio Pistoia Teatro” ha eseguito le maschere di bronzo dei più celebri attori protagonisti del teatro italiano del secondo Novecento. Jorio Vivarelli è morto nella sua abitazione di Villa Stonorov a Pistoia il 1 settembre 2008.

Patrimonio

551 sculture di cui: 122 gessi, 18 opere in ceramica, 19 in terrecotte,  8 pietre, 8 marmi, 277 bronzi, 32 argenti, 67 medaglie

674 Opere grafiche su carta




Museo Salvatore Ferragamo

Sede e contatti
Palazzo Spini-Feroni, piazza Santa Trinita 5/R, 50123 Firenze.
Telefono: 055 3562846 / 055 3562466
E-mail: museoferragamo@ferragamo.com
Sito web: https://www.ferragamo.com/museo/it/ita/
Orari di apertura: il museo è aperto tutti i giorni dalle 10 alle 19.30.
Ingresso intero 8 euro; Non pagano le persone sotto i dieci anni e sopra i 65. Ingresso gratuito ogni prima domenica del mese e per i possessori di Firenze Card.

Organi direttivi
Direttore: Stefania Ricci

Breve storia e finalità
Inaugurato nel maggio 1995, il museo è nato per iniziativa della famiglia Ferragamo con la volontà di far conoscere al pubblico di tutto il mondo le qualità artistiche di Ferragamo e il ruolo che ha ricoperto nella storia non solo della calzatura, ma anche della moda internazionale.

Come la maggior parte dei musei aziendali, il Museo Salvatore Ferragamo e l’archivio ad esso connesso sono nati dalla visione dell’imprenditore, la vedova di Salvatore Ferragamo, Wanda, alla guida dell’azienda dal 1960, anno della morte del fondatore, e i suoi sei figli. In particolare è stata Fiamma, la maggiore dei fratelli, responsabile, dopo la scomparsa del padre, del settore merceologico più importante dell’azienda, le scarpe e gli accessori in pelle, a farsi portavoce in seno alla famiglia di questo progetto, a renderlo concreto, a dargli un’impostazione strategica avvalendosi delle competenze tecniche di storici ed archivisti.

La prima idea del museo è cominciata ad emergere durante l’organizzazione di una mostra a Palazzo Strozzi sulla storia di Salvatore Ferragamo, una mostra che è diventata nel tempo itinerante, ospitata dai più importanti musei del mondo, come il Victoria and Albert Museum di Londra, il County Museum di Los Angeles, il Museo Guggenheim di New York, la Sogestu Kai Foundation di Tokyo, il Museo des Bellas Artes di Città del Messico. Nel corso del tempo, la mostra temporanea si è trasformata in un’iniziativa permanente.

A conferma del valore culturale dell’istituzione e delle numerose attività culturali intraprese negli anni, nel 1999 la Salvatore Ferragamo ha ricevuto l’ambito Premio Guggenheim Impresa e Cultura, conferito ogni anno alle aziende che meglio hanno investito in campo culturale. Il museo si trova nel centro storico di Firenze, nello storico Palazzo Spini Feroni, sede dell’azienda Ferragamo dal 1938.

Finalità: il Museo Salvatore Ferragamo è un museo aziendale, dedicato alla storia dell’azienda Ferragamo, alla vita del suo fondatore, Salvatore Ferragamo e alle sue creazioni. Il suo intento è quello di ideare, organizzare e promuovere mostre, incontri di studio ed eventi importanti dedicati alla cultura contemporanea della moda. Esprimere l’apertura e l’interesse dell’azienda verso i fenomeni più attuali e significativi che dall’arte, dal design, dallo spettacolo, dal costume, dalla comunicazione, dall’informazione, estendono la loro influenza allo stile e alle forme del vestire e del vivere.




Mediateca Regionale di Fondazione Sistema Toscana

Sede e contatti
Sede legale: Via Duca d’Aosta 9, 50129 Firenze
Sede operativa: Via San Gallo 25, 50129 Firenze
Telefono: 055 2719011
E-mail:
segreteria@fondazionesistematoscana.it
u.brazzini@fondazionesistematoscana.it
c.dellorso@fondazionesistematoscana.it
Sito web: http://www.fondazionesistematoscana.it/progetto/mediateca-regionale-toscana/
http://www.mediatecatoscana.it

Organi direttivi
Direttore generale Fondazione: Paolo Chiappini
Responsabile area cinema e mediateca: Stefania Ippoliti

Breve storia e finalità
Mediateca Regionale FST si caratterizza per gli archivi specializzati nel cinema e nella comunicazione audiovisiva, composti da film, documentari, libri, riviste, foto, manifesti e cd a disposizione gratuitamente degli utenti.
La Mediateca è nata nel 1984 come ente regionale creato per la diffusione del linguaggio cinematografico, audiovisivo e multimediale. Una missione che con il tempo e l’evolversi delle tecnologie ha assunto forme sempre nuove: basti ricordare che la diffusione dei personal computer è della fine degli anni ’80, così come quella degli homevideo, mentre internet – e quindi la cultura digitale – ha preso campo dalla fine degli anni ’90 in poi.
Gli archivi di Mediateca testimoniano l’evolversi dei media, dalle primissime pellicole in 8, super 8, 16 e 35mm, agli u-matic, alle videocassette, ai dvd, fino ai film disponibili direttamente in formato digitale nei terminali video della sala di consultazione. Anche questi passaggi sono una testimonianza della storia del Novecento.
Ma a testimoniare la storia dello scorso secolo è soprattutto il racconto dei tanti libri e film conservati in Mediateca, incentrati su episodi storici, sul profilo di artisti, sulle voci e le tradizioni della Toscana. Come i tanti film che testimoniano l’attingere dei registi del secolo breve alla letteratura, da Cronache di poveri amanti di Carlo Lizzani, ispirato all’omonimo romanzo di Vasco Pratolini, a La tregua di Francesco Rosi, tratto dall’omonimo libro di Primo Levi, la cui visione va a completare il percorso di formazione degli studenti di oggi sulla storia e la letteratura italiana del XX secolo.

A contraddistinguere gli archivi di Mediateca è anche la presenza di documentari rari. Per rimanere in campo letterario, si può citare Fiamme di Gadda, di Mario Sesti, che ritrae un profilo di Carlo Emilio Gadda, mentre Gabriele D’Annunzio: la storia e il mito, realizzato da Mauro Brescia, è incentrato sul poeta-vate che visse nei primi anni del ‘900 a La Capponcina, alle porte di Firenze.
In campo artistico, rappresentativi dell’attenzione degli archivi di Mediateca per le eccellenze del Novecento ci sono i Critofilm di Carlo Lodovico Ragghianti realizzati su vari artisti, tra cui Ottone Rosai, che testimoniano l’originale lavoro critico del politico e storico dell’arte lucchese, oppure Modì: vita di Amedeo Modigliani, per la regia di Franco Brogi Taviani. Anche i grandi scultori sono stati raccontati dalle immagini dei documentari conservati in Mediateca, come ne L’Incontro con lo scultore Jorio Vivarelli: 60 anni di lavoro, diretto da Andrea Bazzechi e il film Marino Marini: vita e immagini, realizzato da Enzo Vannacci.

Altro fiore all’occhiello degli archivi di Mediateca è storia della Toscana del Novecento nella narrazione dei documentari. Ad esempio i film sulla valorizzazione dell’artigianato, come Mimmo falegname di San Girolamo, di Antonio Fatini e L’Arte dello sbalzo e del cesello, di Renzo Micheletti. Ancora storia del Novecento ne Gli angeli nel fango, doc di Erasmo D’Angelis sul lavoro dei volontari che salvarono i libri della Biblioteca Nazionale di Firenze dalla furia dell’acqua in seguito all’alluvione del ’66. Le antiche lavorazioni sono protagoniste de L’archeometallurgia etrusca: da Populonia a Murlo, di Fabrizio Lucarelli. Infine le testimonianze di guerra sono ne La battaglia di Firenze, sulla Resistena nel capoluogo toscano, di Pietro Faloci, e in Firenze 1944, di Massimo Becattini, basato sul documentario sonoro originale di Amerigo Gomez e Victor De Sanctis. Le citazioni da fare sarebbero ancora tante altre. Questi sono solo alcuni esempi di una filmografia estesa e articolata, che racconta per immagini i diversi volti di una Toscana del Novecento poliedrica, dove sopravvivono antichi mestieri e tradizioni artigianali; culla dell’arte apprezzata  universalmente; attiva nella Restistenza durante la seconda guerra mondiale. Un saggio dei percorsi culturali che Mediateca Regionale mette a disposizione di studenti, adulti, critici, docenti, cinefili, storici.

Patrimonio
Il patrimonio di Mediateca Regionale FST è composto da:
– Videoteca, con 10.000 film d’autore e 3700 documentari;
– Biblioteca, con 9.000 titoli di libri su cinema, video, televisione;
– Emeroteca, 350 titoli di periodici specializzati sul cinema;
– Manifesti, 5.000 foto e manifesti di film;
– Fondi monografici, su “Pier Paolo Pasolini”, “Pio Baldelli” e “Antonio Bruschini”;
– Discoteca, con 4.500 dischi in vinile di musica del periodo tra le due guerre;
– Cd musicali, con 300 cd di colonne sonore dei film




Museo Novecento

1 Sede e contatti
Complesso dello Spedale delle Leopoldine, piazza Santa Maria Novella 10, Firenze.
Telefono: 055.286132
E-mail: comunicazione.cultura@comune.fi.it
info@muse.comune.fi.it
Sito web: http://www.museonovecento.it/
Orari di apertura:
Orario estivo (1 aprile – 30 settembre): lunedì, martedì, mercoledì, sabato e domenica 11 – 20; giovedì 11-14 e  venerdì 11-23. Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura. Orario invernale (1 ottobre – 31 marzo): lunedì,  martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domennica: 11 – 19; giovedì 11-14. Ultimo ingresso un’ora prima della  chiusura. 25 dicembre: giorno di chiusura

 

Organi direttivi
Direttore artistico: Sergio Risaliti
Segreteria scientifica: Francesca Neri, Eva Francioli, Stefania Rispoli – MUS.E

Breve storia e finalità
Situato nell’antico Spedale delle Leopoldine di Piazza Santa Maria Novella, il Museo Novecento di Firenze è dedicato all’arte italiana del XX secolo e propone una selezione di circa 300 opere distribuite in 15 ambienti espositivi, oltre ad una sala studio, un gabinetto disegni e stampe ed una sala per conferenze e proiezioni.

DSC_4400Realizzato dopo quasi mezzo secolo di proposte e progetti, il Museo ospita una parte delle collezioni del Comune, unita ad opere e documenti relativi agli ultimi decenni del Novecento, concessi in comodato da artisti, collezionisti ed enti, che hanno generosamente sostenuto la nascita di questa istituzione. Le sale dedicate alle collezioni comunali mostrano a rotazione le numerose donazioni di artisti e collezionisti pervenute grazie all’appello fatto dal critico Carlo Ludovico Ragghianti a seguito dell’alluvione del 1966, tra cui la prestigiosa collezione Alberto Della Ragione, l’ingegnere appassionato d’arte che fra il 1930 e il 1945 raccolse opere dei maggiori artisti italiani del tempo.DSC_4443

La visita si svolge a ritroso, dagli anni Novanta ai primi del secolo, e ricostruisce l’irripetibile stagione artistica che vide Firenze al centro della scena culturale nazionale ed internazionale. In un percorso immersivo, tematico e cronologico, il Museo affianca alle opere visive materiali di approfondimento, come documenti, fotografie d’epoca, interviste televisive, riviste e brani musicali,  presentati sui supporti multimediali e dispositivi audio.

_DSF4670Il Dipartimento Educativo dell’Associazione Mus.e propone percorsi di visita specificamente studiati per pubblici diversi tra cui adulti, bambini, famiglie; le mostre temporanee arricchiscono l’attività del Museo con approfondimenti, esposizioni monografiche e mostre dossier.

Patrimonio
Il percorso museale comincia con le sale che illustrano i decenni dalla fine del secolo alla seconda metà degli anni Sessanta, quando la scena artistica fiorentina mostra un eccezionale fervore nelle arti visive, nelle ricerche musicali, nella dimensione utopica tra architettura e design, nonché nelle prime sperimentazioni di cinema d’artista e di video-arte. Seguono le collezioni civiche, con il nucleo raccolto da Carlo Ludovico Ragghianti, cui si deve la formazione di quasi tutte le collezioni pervenute dopo l’alluvione grazie al suo appello per la costituzione del Museo Internazionale di Arte Contemporanea, tra cui l’eccezionale lascito Alberto Magnelli._DSF4665

La visita prosegue con accenni alla moda, una saletta di ascolto dedicata alle prime mondiali del Maggio Musicale Fiorentino e l’esposizione a rotazione della collezione Alberto Della Ragione, che illustra con ampio respiro l’arte italiana della prima metà del Novecento. Concludono il percorso le sale dedicate ai primi decenni del secolo dove le opere visive sono accompagnate da approfondimenti letterari e sul tema delle riviste, e uno spazio riservato al Cinema a Firenze.




Istituto di Storia Locale della Fondazione Banca Alta Toscana

anima_del_luogo_7Sede e contatti
Via Giusti 29/c 51039 Quarrata (Pistoia)
E-mail: info@fondazionepistoiaevignole.it
Sito web: http://www.fondazionebancaaltatoscana.it/institute
Telefono e fax: 0573.774454

Organi Direttivi
Direttrice: Emanuela Galli.

Breve storia e finalità
L’Istituto di Storia Locale, organo interno della Fondazione Banca Alta Toscana, è stato costituito alla nascita della Fondazione, nel 2005, allo scopo di curare la raccolta, la conservazione, lo studio e la valorizzazione dei documenti, dei fondi librari e degli archivi di personalità locali distintesi in ambito religioso, politico, economico, culturale, sociale e sportivo.

Ogni intervento dell’Istituto di Storia Locale è diretto alla conoscenza e valorizzazione del patrimonio artistico e culturale relativo al territorio di competenza della Fondazione (province di Pistoia, Prato, Firenze e Pisa) e all’acquisizione di un ruolo importante nella costruzione della memoria storica della comunità.

in_mezzo_colti_terreni_1Allo scopo di rispondere a tali finalità, l’Istituto svolge la propria attività provvedendo a:

  • reperire fonti di storia locale;
  • conservare i documenti reperiti;
  • permettere e favorire la fruizione dei materiali raccolti, assicurando l’accesso alle risorse documentarie;
  • promuovere una efficiente fornitura di documenti e servizi informativi ai cittadini del territorio;
  • supportare l’attività didattica nelle scuole primarie e secondarie nel campo della storia locale;
  • stimolare la partecipazione dei cittadini alla ricostruzione della storia locale attraverso il loro coinvolgimento nella creazione delle raccolte;
  • diffondere la conoscenza del patrimonio storico, artistico e culturale del territorio;
  • salvaguardare i documenti originali.L’Istituto, nell’ambito dello svolgimento delle proprie attività, cura inoltre la pubblicazione della collana chiamata “Spicchi di Storia. Studi storici del Novecento”, i cui volumi, realizzati con cadenza annuale a partire dal 2007, affrontano le molte e differenti tematiche legate alle vicende storiche, culturali e sociali appartenenti al passato prossimo del territorio locale.
    dopo_la_ferrovia_2Questi i volumi pubblicati:

    • Spicchi di Storia Vol. 1: “In mezzo a colti terreni… Le trasformazioni della piana pistoiese nei primi decenni del ‘900”.
    • Spicchi di Storia Vol. 2: “Dopo la ferrovia. Abitare il paesaggio della modernità”.
    • Spicchi di Storia Vol. 3: “Bottega, emporio, negozio. Luoghi del vendere e del comprare fra tradizione e cambiamento”.
    • Spicchi di Storia Vol. 4: “Campi, vivai, fabbriche nella pianura pistoiese del Novecento”.
    • Spicchi di Storia Vol. 5: “La guerra per la patria, la patria in guerra. Paesi vicini, paesi lontani”.
    • Spicchi di Storia Vol. 6: “Voci di carta. Informazione e formazione nei giornali locali del primo Novecento”.
    • Spicchi di Storia Vol. 7: “Pistoia. L’anima del luogo. A 100 anni dalla Mostra di Bianco e Nero”.

Patrimonio:
bottega_emporio_negozio_3Il fondo documentaristico dell’Istituto di Storia Locale privilegia, in particolare, la storia del territorio nel XX° sec. ed è suddiviso nei seguenti settori:

  • Testi monografici sulle località del comprensorio, realizzati in gran parte dalla Banca di Credito Cooperativo di Pistoia e dalla Banca di Credito Cooperativo di Vignole e Montagna Pistoiese.
  • Documenti e pubblicazioni riferiti a personalità locali, con una sezione specifica dedicata ad artisti del territorio.
  • Materiale minore: brevi pubblicazioni e opuscoli, fotografie, CD, giornali d’epoca, riviste specializzate.
  • Tesi di laurea che prendono in esame temi attinenti alla storia del territorio nel Novecento.
  • Materiale prodotto e/o messo a disposizione dalle scuole.L’Archivio, infine, può contare sul materiale documentaristico e fotografico (raccolto in CD) messo a disposizione dai maggiori collezionisti pistoiesi e quarratini – Mario Lucarelli, Giovanni Tronci, Paolo Bresci, Ideale Mosi, Roberto Rapezzi e Ernesto Franchi – solo in parte utilizzato per realizzare la collana “Spicchi di Storia”.

I documenti conservati sono liberamente consultabili dal pubblico – con particolare riguardo per studenti, docenti e studiosi – previo appuntamento, da fissare telefonando alla Segreteria della Fondazione Banca Toscana (tel. 0573-774454) dal lunedì al venerdì, dalle ore 9.00 alle ore 13.00 e dalle ore 14.30 alle ore 17.30.

 




Archivio di Stato di Firenze

Sede e contatti
Viale Giovine Italia 6, 50122 Firenze
Telefono: 055.263201
Fax: 055.2341159
E-mail: as-fi@beniculturali.it
Sito web: http://www.archiviodistato.firenze.it/asfi/
Orari di apertura: dal lunedì al venerdì 8.30-17.30; sabato 8.30-13.30. Nella giornata di sabato non viene effettuato nessun prelevamento di materiale documentario né di libri. È solo possibile consultare il materiale richiesto nei giorni precedenti e tenuto in deposito, o i microfilm e le riproduzioni digitali.
La Sala di Studio è CHIUSA nei giorni FESTIVI e per tre settimane nel mese di AGOSTO.

Organi direttivi
Direttore: Carla Zarrilli
Vicedirettore: Francesco Martelli

Breve storia e finalità
L’Archivio fiorentino ebbe origine nel 1852, come Archivio centrale dello Stato, istituito per volontà del granduca Leopoldo II su impulso di Francesco Bonaini, che ne fu l’organizzatore e primo direttore. Docente di diritto dell’università pisana, Bonaini era espressione del milieu culturale e politico che si raccoglieva attorno a Giovan Pietro Vieusseux e a Gino Capponi e chiedeva da tempo una piena e qualificata apertura delle fonti documentarie al pubblico uso storico.

Nel nuovo istituto affluirono le carte delle magistrature e degli uffici centrali del Granducato di Toscana anteriori al 1815, quali gli archivi Diplomatico, delle Riformagioni, Mediceo, delle Regie Rendite, del Regio Diritto, delle Decime granducali, del Monte Comune e Demanio e Corporazioni religiose soppresse. Si trattava di per lo più di carte provenienti da concentrazioni archivistiche risalenti al Medioevo, alla Repubblica fiorentina, che furono ordinate secondo criteri metodologici innovatori, codificati nel paradigma del “metodo storico”.
Dopo l’Unità d’Italia, stabilito che gli Archivi di Stato ricevessero la documentazione non più utile all’amministrazione corrente, anche l’Archivio di Stato di Firenze accolse i primi versamenti di carte degli uffici periferici dello Stato unitario. Altre acquisizioni importanti furono le carte dello Stato civile Toscano (1808-1865), l’archivio notarile moderno, il catasto toscano del secolo XIX e i numerosi archivi privati acquistati, donati o depositati.

L’Archivio di Stato di Firenze, attualmente, secondo quanto previsto dal Codice dei beni culturali e del paesaggio (D. leg.vo 42/2004) e nell’ambito delle linee di indirizzo indicate dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo entro il quale è inserito, esercita le attività relative alla conservazione, tutela e valorizzazione del patrimonio archivistico che esso conserva.

La sala di studio dell’Archivio fiorentino con le sue circa 17.000 presenze annue è la più frequentata d’Italia , gli utenti non italiani sono attualmente 1 su 5. Alle presenze fisiche in Sala di studio vanno aggiunti adesso i dati sugli accessi al sito web

Dalle origini fino al 1988 l’Archivio di Stato di Firenze ha avuto sede nel palazzo degli Uffizi. Colpito dall’alluvione del 1966, l’Archivio è stato nel 1988 trasferito nel nuovo edificio di Piazza Beccaria, progettato da Italo Gamberini e inaugurato ufficialmente il 4 febbraio 1989.

I compiti e i servizi: l’Archivio in particolare:

  • conserva archivi e  documenti originali di interesse storico (secc. VIII-XX) e ne assicura la consultazione per finalità di studio e di ricerca
  • promuove e realizza progetti ed eventi culturali che consentono la valorizzazione del patrimonio archivistico conservato
  • svolge attività scientifiche ed educative atte a favorire la diffusione delle conoscenze del patrimonio archivistico conservato
  • svolge attività di tutela nei confronti degli archivi correnti degli Organi e Uffici periferici dello Stato nella provincia di Firenze
  • Presso l’Archivio di Stato di Firenze, come presso altri 16 tra i maggiori Archivi di Stato italiani, è attiva una Scuola di archivistica, paleografia e diplomatica. Si tratta di un corso di durata biennale, il cui funzionamento è regolato dalla “legge sugli archivi” del 1963 (art.14 del D.P.R. n.1409 del 30 .9.1963.

Patrimonio
L’Archivio di Stato di Firenze conserva oltre 75 Km di materiale documentario, dall’VIII sec. ai nostri giorni, raccolto in più di 600 fondi e costituito dalle più diverse tipologie (carteggi, diplomi, codici miniati, statuti, disegni, carte nautiche e geografiche)  che recano iscritta la memoria storica di Firenze e della Toscana e che fanno dell’Archivio un punto di riferimento per ricercatori di tutto il mondo.

La parte preponderante della documentazione è quella prodotta da magistrature e uffici dello stato dalle origini del comune fiorentino fino alla fine del granducato di Toscana e, per quanto riguarda l’Italia postunitaria  le carte non più occorrenti alle esigenze di servizio degli organi dell’amministrazione statale della provincia di Firenze. Ma conserva anche protocolli e atti notarili anteriori all’ultimo centennio, archivi di enti religiosi, di ospedali, società e imprese, di famiglie e di persone.




Fondazione Archivio Diaristico Nazionale Onlus

Sede e contatti
Sede legale: Piazza Plinio Pellegrini, 1, 52036 Pieve Santo Stefano AR.
Sede operativa: Piazza Amintore Fanfani, 14, 52036 Pieve Santo Stefano AR.
Telefono: 0575.797730; -797731
E-mail: adn@archiviodiari.it
Sito web: http://archiviodiari.org/
Orari di apertura: dal lunedì al venerdì 8:30-13 e 15-18; è consigliata la prenotazione.
Chiuso sabato, domenica e festivi.

Organi direttivi
Presidente: Albano Bragagni
Vicepresidente: Lisa Marri
Direttore scientifico: Camillo Brezzi
Direttrice organizzativa: Natalia Cangi.

Breve storia e finalità
L’Archivio Diaristico Nazionale nasce come centro italiano di raccolta delle scritture autobiografiche nel 1984, su iniziativa del giornalista e scrittore Saverio Tutino e per volontà del Comune di Pieve Santo Stefano. Dal 1991 diviene una Fondazione con personalità giuridica privata, riconosciuta inizialmente dalla Regione Toscana e, il 7 giugno 2000, con Decreto del Ministro per i Beni e le Attività Culturali. La Fondazione Adn, per la sua vocazione di raccolta pubblica e pubblicamente fruibile, non ha fini di lucro.

Il 16 luglio 1999 ottiene dalla Sovrintendenza Archivistica per la Toscana la notifica di “Archivio di notevole interesse storico” ai sensi del D.P.R. del 30 settembre 1963, n° 1409. La motivazione della certificazione è così esplicitata: “Archivio in oggetto costituisce la più importante raccolta sul territorio nazionale di diari personali, memorie, epistolari e, in generale, di documenti di tipo memorialistico”.
Il 3 giugno 2009 l’Archivio riceve dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali la notifica relativa alla Dichiarazione di interesse culturale (di cui al Decreto Legislativo 22 gennaio 2004 n. 42 – Codice dei Beni Culturali) con la seguente motivazione: “Perché costituisce un complesso di eccezionale valore storico, riunendo un complesso di diari, memorie ed altri scritti inediti, testimonianze orali e fotografiche relativi ai vari aspetti della storia, del lavoro e della vicenda umana costituendo un complesso di fonti di interesse antropologico utili a documentare, tra l’altro, la storia italiana ed europea”.

Patrimonio
Il patrimonio dell’Archivio, costituito da circa 7000 scritti autobiografici, in continuo incremento, è interamente catalogato, con il software Cds/Isis fornito in Italia dalla Dba per conto dell’Unesco. Per completare la catalogazione informatica, la Fondazione ha ricevuto finanziamenti dalla Regione Toscana, dalla Provincia di Arezzo e dal Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo. É stato realizzato dall’Ufficio centrale dei Beni Archivio centrale di Stato, Archivio. I cataloghi Archivio, sia del fondo inedito (6515 testi) che della sua biblioteca di saggi e volumi Opac del polo bibliotecario aretino. Nel 2014 il sistema di catalogazione verrà sostituito da EOS.web.

Molti dei 7000 testi sono arrivati di anno in anno per partecipare al Premio Pieve Saverio Tutino, al quale possono partecipare diari, memorie ed epistolari. Oltre cento diari che hanno partecipato al premio, sono stati pubblicati presso case editrici di prestigio, come Einaudi, Mondadori, Giunti, Baldini & Castoldi, Mursia, Il Mulino. Con il titolo Terra matta, l’editore Einuadi ha pubblicato nel marzo 2007 l’opera di Vincenzo Rabito, vincitore del concorso 2000, ritenuta da molti esponenti del mondo culturale, nonché dallo stesso Ministero per i beni culturali, un capolavoro letterario.

 




Il Museo del Vetro di Empoli (MUVE)

Sede e contatti
Magazzino del Sale, via Ridolfi 70, 50053 Empoli (FI)
Telefono: 0571.76714
E-mail: info@museodelvetrodiempoli.it
Sito web: www.museodelvetrodiempoli.it
Orari di apertura: dal martedì alla domenica 10-19; chiuso il lunedì, il 1° gennaio, il 1° maggio, il 25 dicembre; il 24 e 31 dicembre la chiusura è anticipata alle 13.

Organi direttivi
Comune di Empoli, Servizio Cultura, Giovani e Sport
Coordinamento: Stefania Terreni
Comitato scientifico: Silvia Ciappi, Cristina Gnoni Mavarelli, Giuseppina Carla Romby, Leonardo Terreni, Stefania Viti

Breve storia e finalità
Empoli è un noto centro di produzione vetraria con una storia secolare: l’attività produttiva ha interessato sia il settore artigianale che quello industriale. La maturata consapevolezza del valore storico e culturale dell’attività vetraria empolese ha dato origine al progetto del  Museo del Vetro, realizzato e inaugurato dal Comune di Empoli nel 2010.

DSC_9763La sede è quella del “Magazzino del Sale”, edificio posto nel centro storico cittadino il cui recupero ha consentito la valorizzazione di un’antica struttura architettonica utilizzata fino dal XV secolo per lo stoccaggio e il commercio del sale. La rilevanza architettonica del “Magazzino” nel contesto urbano avvalora ancor più il museo del vetro quale luogo d’incontro tra memoria storica e identità collettiva della comunità empolese.

Il percorso museale delinea le origini e lo sviluppo dell’ industria del vetro di Empoli a partire da testimonianze archivistiche ed iconografiche dei secoli XV-XVII, più numerose e dettagliate nei due secoli successivi con la nascita della fornace Levantini, che alla fine del Settecento produceva fiaschi, vetri da tavola, lastre da finestra e vetri da spezieria e la sua acquisizione nell’Ottocento da parte della famiglia Del Vivo, che ne accentuò lo sviluppo industriale.

DSC_9822Agli inizi del XX secolo crebbe il numero delle vetrerie dedite alla produzione di contenitori in vetro verde: il fiasco, fortemente richiesto dal commercio vinicolo locale, s’imposte quale prodoto principale delle fornaci empolesi. Il particolare colore verde del vetro era dato dall’ossido di ferro presente nella sabbia impiegata per la fabbricazione del vetro. Con il tipico vetro “verde Empoli” furono realizzati, dagli anni Venti del Novecento, oggetti per la tavola e per l’arredamento particolarmente apprezzati nelle esposizioni nazionali ed internazionali dell’epoca. A partire dagli anni ’50 del Novecento si affermarono le produzioni di vetro bianco, colorato e cristallo.

DSC_9786Attività: il Museo offre ai visitatori una collezione “permanente” in cui agli oggetti di proprietà del museo si affiancano oggetti concessi da cittadini e collezionisti in comodato gratuito. Nel corso dell’anno il MuVe ospita esposizioni temporanee, che ampliano e diversificano l’offerta espositiva. Oltre alle mostre su aspetti particolari del vetro – almeno due ogni anno –  sono presentati eventi espositivi che spaziano su soggetti a carattere locale.

Il Museo del vetro è la sede privilegiata anche per lo svolgimento di attività culturali nel cuore della città: concerti, teatro, presentazione di libri, performance, oltre all’attività didattica e di laboratorio.

II museo mette a disposizione un percorso tattile, fruibile anche da visitatori ipovedenti o non vedenti. Il percorso tattile su La lavorazione artigianale del vetro: dalle materie prime al prodotto finito è affiancato da un commento sonoro e propone una modalità di fruizione e di conoscenza attraverso materiali e oggetti da toccare: le materie prime, uno stampo di metallo e l’oggetto realizzato,  attrezzi di lavoro e  alcuni oggetti di uso comune in vetro verde, che hanno caratterizzato per un  lungo periodo la produzione vetraria empolese, come fiaschi, damigiane, ampolle, fiasche da ghiaccio.

DSC_9779Patrimonio
Oltre a disporre di un’ampia collezione di oggetti di vetro, attrezzi e strumenti di lavoro, il museo è strettamente connesso ad un Centro di documentazione del vetro, che fa capo all’Archivio storico comunale, in cui è confluito materiale archivistico, bibliografico, fotografico e multimediale e che dalla sua istituzione (1996) ha messo in opera attività di ricerca, pubblicazione e valorizzazione.
È in corso di stampa la pubblicazione della guida/catalogo del Museo del vetro di Empoli, completa di bibliografia aggiornata.