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Mostra permanente della Linea Gotica in Val Bisenzio

Sedi e contatti
Indirizzo: Piazza del Comune 20, San Quirico di Vernio (Prato)
Telefono: 3921579581
E-mail: info@lineagoticavernio.it
Sito web: http://www.lineagoticavernio.it/
Orari di apertura: Domenica 10-12, 15-18 (la mostra è visitabile su prenotazione)

Organi direttivi
La mostra è curata dell’Associazione “Linea Gotica Alta Val Bisenzio”.

Breve storia e finalità
Il passaggio della guerra ha segnato non poco il territorio della Val Bisenzio, sia in modo fisico ma anche nell’animo delle persone che l’hanno vissuta. Molteplici sono stati i bombardamenti e le distruzioni, anche di interi paesi, le deportazioni e molti i civili caduti.
La mostra permanente, è stata sin dagli albori, il principale filo conduttore che ha riunito gli appassionati del luogo e l’amministrazione comunale a far sì che si gettassero le basi per far nascere l’Associazione nel Marzo 2012. All’interno le vetrine sono divise per settori a seconda della nazionalità. Un’ala dell’esposizione è dedicata ai ritrovamenti di scavo sulla Linea gotica della nostra zona e un’altra dedicata ai resti del bombardiere B25 che fu abbattuto sulle nostre montagne.
Si può osservare una ricostruzione di una parte di trincea tedesca, foto varie e documenti del periodo bellico.




Archivio storico diocesano di Prato

Sede e contatti
Via del Seminario, 28, 59100 Prato
Tel. 0574/433494
Fax 0574/445077
E-mail: beni.culturali@diocesiprato.it
Sito web: http://www.diocesiprato.it/archivio-diocesano/
Orario: Martedì, Giovedì, Venerdì 8.30-13,00, e a richiesta anche su appuntamento

Breve storia, finalità e patrimonio
L’Archivio storico diocesano, costituito con decreto del vescovo di Prato del 1° luglio 1981, ha per scopo la cura, tutela, la conservazione e la valorizzazione degli archivi storici della Diocesi di Prato.
L’Archivio storico della Curia diocesana è formato da 317 pergamene (1270-1916), 133 piante acquarellate (XVII-XIX secolo) e da 1852 fra registri, buste e filze (XIII-XX secolo). L’archivio è dotato di inventario a stampa, ed è anche consultabile in formato elettronico CDS/ASDP.
L’Archivio del Capitolo della Cattedrale è costituito da 165 pergamene (1119-1954), da 2481 pezzi e da 34 codici corali liturgici di notevole valore storico e artistico; è dotato di inventario a stampa.
L’Archivio della Cappella musicale del Duomo è costituito da 81 buste di manoscritti autografi di compositori e organisti toscani del XVIII-XX secolo.
Gli Archivi parrocchiali di 61 fra pievi e chiese con cura d’anime, oltre ai registri parrocchiali (battesimi, cresime, matrimoni, morti e stati d’anime dal XVI secolo), accolgono corali liturgici (secolo XIV-XIX), codici statutari di compagnie (secolo XVI-XVIII), pergamene, manoscritti di musica sacra, lettere e memorie di parroci, piante e, a stampa, periodici parrocchiali, lettere pastorali, bandi e circolari (secolo XVII-XX).
Nell’Archivio storico diocesano sono inoltre confluiti l’Archivio del Seminario vescovile (buste n. 81,1839-1954); l’Archivio del Rifugio Maria Assunta in Cielo (buste n. 9,1934-1962); l’Archivio del Pio Istituto Marianna Nistri (buste n. 234, XIX-XX secolo); l’Archivio Castagnoli, del compositore pratese Giovanni Castagnoli (1867-1944), formato da 1621 pezzi (secolo XVIII-XX); l’Archivio Guasti, dell’organista pratese Guido Guasti (+ 1947), con circa 270 fascicoli (secolo XVIII-XX).




Archivio Fotografico Toscano

Sede e contatti
Via Santa Caterina 17 – 59100 Prato
Tel. 0574 1835149 – 50- 51
Fax. 0574 1837310
E-mail: info@aft.it
Sito web: www.aft.it
Orari: su appuntamento

Breve storia e finalità
L’Archivio Fotografico Toscano, aperto al pubblico dal 1985, si è costituito alla fine degli anni settanta per iniziativa del Comune di Prato. Un gruppo di esperti, poi comitato scientifico, ha contribuito alla realizzazione del progetto e ne ha seguito l’impostazione e il funzionamento.
Gli scopi e le finalità che l’archivio si propone sono quelli di costituire una propria raccolta permanente, promuovere studi e ricerche, favorire il coordinamento e la realizzazione di iniziative, al fine di diffondere la conoscenza della fotografia, storica e contemporanea.

Patrimonio
L’archivio dispone di una collezione di immagini, una biblioteca ed emeroteca specializzata di fotografia e una raccolta di oggetti fotografici d’interesse storico – museale.
La collezione di fotografie dell’AFT è composto da circa sessantamila immagini, di argomento vario, databili tra la fine dell’ottocento e gli anni ottanta del novecento e in continuo incremento.
Inoltre, accanto alla collezione storica, l’Archivio si sta ampliando attraverso una collezione di fotografia contemporanea.




Archivio di Stato di Prato

Sede e contatti
Palazzo Datini, via Ser Lapo Mazzei, 41- 59100 Prato
Tel. 0574.26064
Fax: 0574.445175
E-mail: as-po@beniculturali.it
Sito web: www.archiviodistato.prato.it
Orario: lunedì e mercoledì dalle 8.30 alle 17.20 – martedì, giovedì e venerdì dalle 8.30 alle 13.55

Organi direttivi
Direttore: Diana Marta Toccafondi

Breve storia
La Sezione di Archivio di Stato di Prato fu istituita con d.m. 10 gen. 1957, era indicata secondo la legislazione allora vigente, con il nome di Sottosezione di Archivio di Stato. Divenne Sezione in base all’art. 57 della 1. 30 sett. 1963, n. 1409, il quale prevedeva, entro due anni, la soppressione totale delle sottosezioni.
In seguito all’istituzione della provincia di Prato con decreto legislativo n.254 del 6 marzo 1992, la Sezione è diventata Archivio di Stato con decreto del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali del 24 maggio 1997, Gazzetta Ufficiale nr.197 del 25 agosto 1997.
Fin dalla sua istituzione ebbe sede nel palazzo trecentesco di Francesco di Marco Datini, che venne restaurato appositamente per la nuova destinazione.
Guido Pampaloni tra il 1957 e il 1958, si occupò dell’istituzione della sottosezione dell’Archivio di Stato di Prato e ne divenne il primo direttore e, in occasione dell’apertura ufficiale dell’istituto, realizzò una guida-inventario sommaria di tutti i fondi conservati salvo: l’archivio comunale di Vernio, i fondi della pretura e del commissariato di pubblica sicurezza di Prato e l’archivio della famiglia Vai Guicciardini. Nel 1969 divenne direttore dell’Archivio di Stato di Firenze e dal 1973, ottenuta la libera docenza, si dedicò all’insegnamento, prima di storia medievale poi di paleografia e diplomatica, fino al 1984.

Patrimonio
L’Archivio di Stato di Prato è formato, in termini quantitativi, da una consistenza totale di 25.094 filze, buste, pacchi, volumi, fascicoli e registri, e 314 pergamene; inoltre è possibile usufruire di una biblioteca contenete 465 volumi e 181 opuscoli.
Carte di provenienza pratese, inoltre, vanno ricercate nell’Archivio di Stato di Firenze, in particolar modo negli archivi notarili, nelle corporazioni religiose e nel Diplomatico, oltre al fondo della Propositura di S. Stefano di Prato.




Museo Soffici

Sede e contatti
Via Lorenzo Il Magnifico 9, presso ex Scuderie Medicee, Poggio a Caiano (Prato)
Telefono: 055.8701287/0/1
E-mail: info@museoardengosoffici.it
Sito web: http://www.museoardengosoffici.it/index.php
Orari di apertura: 1 aprile-30 settembre: dal giovedì alla domenica 10-13 e 14.30-19; 1 ottobre-31 marzo: sabato, domenica e festivi 10-13 e 14.30-17.30
Biglietto d’ingresso: adulti 3,00 euro.

Organi direttivi
Ufficio Cultura: Luigi Corsetti (l.corsetti@comune.poggio@caiano.po.it)

Breve storia e finalità
Inaugurato il 16 maggio 2009 a Poggio a Caiano, al primo piano delle restaurate Scuderie Medicee, adiacenti alla Villa di Lorenzo Il Magnifico, il Museo Ardengo Soffici possiede una mostra permanente delle opere dell’artista e un Centro studi dedicato alla conoscenza di questo grande protagonista della cultura del Novecento.
Il Museo Soffici è un omaggio del Comune di Poggio a Caiano a quest’intellettuale che scelse di vivere in questi luoghi e immortalarne la campagna in tante sue opere; dal 2012, il museo ha assunto la dicitura di “Museo Ardengo Soffici e del ‘900 italiano”, con la volontà di  rappresentare, attraverso l’artista e i suoi numerosissimi contatti nel panorama culturale italiano, uno spaccato dell’arte del Novecento.

Ardengo Soffici (1879-1964), pittore, scrittore e critico d’arte, è stato uno dei personaggi più importanti del secolo scorso. Nacque a Rignano sull’Arno nel 1879, ma trascorse tutta la vita a Poggio a Caiano, cittadina scelta al suo ritorno da Parigi, nel 1907, dopo un soggiorno settennale in cui aveva conosciuto i maggiori protagonisti dell’avanguardia francese, da Picasso, ad Apollinaire, Max Jacobs, Braque. Rientrato in Italia con un bagaglio culturale aggiornato sulle correnti d’Oltralpe, fu il primo a scrivere di Cezanne, Rimbaud, Medardo Rosso, dei cubisti Picasso e Braque, oltre ad organizzare a Firenze, nel 1910, la prima mostra degli impressionisti in Italia. Successivamente fondò la rivista Lacerba con Papini, abbracciò il Futurismo, poi tornò ad un naturalismo più oggettivo, che lui definiva “realismo sintetico”.

Escluse le interruzioni per la guerra 1915-1918, per il lavoro giornalistico a Roma, 1923-1924, e per le vicissitudini politiche del 1944-1946, Poggio a Caiano è stato per Soffici il suo quartier generale, da cui l’artista è riuscito a tenersi in contatto con la cultura del suo tempo. Aprirsi al mondo da un paese di Toscana non era certo agevole in un tempo preinformatico: le sue risorse stavano nella fecondità del lavoro, nel prestigio che si era meritato.

Per l’opera di Ardengo Soffici scrittore e pittore possiamo dire che Poggio a Caiano sia il suo museo a cielo aperto: gli ha prestato le forme del panorama naturale e umano, e ne ha ricevuto la forma lirica e plastica, fino all’identificazione del paese con l’interprete.

Patrimonio
I 50 dipinti di Soffici, custoditi in diverse raccolte pubbliche e private, sono presentati in questo Museo in rassegna estesa, dal 1904 agli anni Sessanta: è così possibile ricostruire l’iter pittorico e seguire il contributo stilistico, ormai storicizzato, di questo artista dal carattere europeo, ancor più significativo per aver mantenuto un profilo ben radicato in una terra.

Il percorso espositivo, suddiviso in piccole sezioni dedicate alle principali tappe della sua carriera artistica (artista europeo, cubismo e futurismo, la famiglia, il dopoguerra, il paesaggio, la pittura murale), termina nella saletta video, in cui è possibile vedere, per concessione Rai, un’intervista a Soffici, realizzata a Poggio a Caiano nel 1957.

Dal Museo si può accedere ad una Biblioteca specializzata con le prime edizioni delle opere a stampa dell’artista toscano, una raccolta della bibliografia critica, la collana completa delle riviste da lui dirette o alle quali collaborò (in particolare Leonardo, La Voce, Lacerba, Rete Mediterranea, Galleria) e un archivio d’immagini e documenti a lui riconducibili.




Museo del calcolatore “Laura Tellini”

Sede e contatti
Istituto Tecnico Economico e Professionale Statale “Paolo Dagomari”, Via di Reggiana, 86, 59100 Prato.
Telefono: 0574.639705
E-mail: museo@dagomari.prato.it
Sito web: http://museo.dagomari.prato.it/
Orari di apertura: data la sua collocazione, il Museo è aperto gratuitamente alle scolaresche del comprensorio pratese in orario mattutino, previa prenotazione contattando il curatore del museo, prof. Riccardo Aliani; le visite per la cittadinanza, sempre gratuite e previo appuntamento, saranno invece effettuate di giorno feriale ed in orario pomeridiano/serale. Per prenotare una visita è necessario contattare il museo.

Curatore: prof. Riccardo Aliani

Breve storia e finalità
Nel 1996 si iniziò a battere il tema della storia dell’informatica con la realizzazione, con una quinta classe, di un argomento che potesse abbinare tecnologia, storia e scienze matematiche, da sviluppare per l’esame di stato. Prese vita il “http://www.dagomari.prato.it/museo/htm/ingresso.htm ). Ma nacque anche lo stimolo a sviluppare, sempre con gli studenti, un qualcosa di tangibile: così nel corso degli anni, rovistando nei magazzini della scuola (che utilizza strumenti di calcolo a partire dalla sua apertura, nel 1961), nella soffitta di casa, nei mercatini dai cassonetti dei rifiuti, si sono materializzati dei pezzi decisamente interessanti, in attesa solo di essere ripuliti o riparati. Finalmente, nel 2011, i primi visitatori interessati hanno potuto visitare la raccolta, che esponenzialmente col tempo si è arricchita grazie anche alla collaborazione di tanti appassionati sparsi in tutta Italia. Il nostro scopo ultimo è diffondere la cultura informatica tramite la conoscenza di come facevano i calcoli padri e nonni degli iper-oggi.
Si allega comunque il percorso didattico suggerito per la visita ragionata del Museo.

Patrimonio
Una molteplicità di strumenti di calcolo, che evidenzia il passaggio dagli strumenti meccanici agli elettromeccanici, per arrivare all’elettronica. Il catalogo di tutti gli strumenti custoditi, sempre aggiornato, è disponibile sul sito all’indirizzo http://museo.dagomari.prato.it/doc/catalogo.pdf

 




Istituto di Studi Storici Postali “Aldo Cecchi” onlus

Sede e contatti
Via Ser Lapo Mazzei, 37 – 59100 Prato
Telefono: 0574.604571, 0574.026225
E-mail: issp@po-net.prato.it
segreteria@issp.po.it
Sito web: http://www.issp.po.it/
Orari di apertura: dal lunedì al venerdì 10-13

Organi direttivi
Direttore e legale rappresentante: Bruno Crevato-Selvaggi
Vicedirettore: Deborah Cecchi

Breve storia e finalità
La storia postale è nota come l’indagine dei fenomeni di comunicazione organizzata con un nuovo e fecondo modo d’approccio che ricollega discipline diverse fra loro come la storia sociale e quella della cultura, l’epistolografia, la storia dell’amministrazione e d’impresa, la paleografia, la diplomatica, la storia economica, la geografia storica, la storia del giornalismo e del commercio, la storia dei trasporti, e punti di contatto con tante altre (letteratura, etnologia, archeologia, sfragistica, ecc.). Inoltre, in filatelia indica un tipo raffinato ed evoluto di collezionismo.

Sino a non molto tempo fa la disciplina non era praticata negli atenei italiani, rimanendo dominio di studiosi amatori. Nel marzo 1982 un gruppo di studiosi, provenienti sia dal mondo del collezionismo filatelico sia da quello accademico, concordava sulla necessità di riattribuire alla storia postale il suo esatto significato scientifico di studio delle tecniche e degli oggetti della comunicazione postale organizzata. Si trattava di contribuire, alla luce della moderna storiografia, alla ripresa di quegli studi storici iniziati nella seconda metà dell’Ottocento nell’ottica dell’allora imperante cultura positivistica. Da quell’incontro nacque la decisione di dar vita ad un’istituzione privata di ricerca che unisse il rigore del mondo accademico all’entusiasmo dei collezionisti, l’odierno Istituto di studi storici postali.

Le finalità sono: la formazione e l’affinamento della cultura nelle discipline storico-postali, attraverso lo studio e la documentazione dei sistemi di comunicazione postale di ogni tempo; la conoscenza approfondita dell’organizzazione e del funzionamento dei servizi postali; la raccolta, la classificazione e la conservazione di ogni documento relativo, in originale o in copia; la diffusione della cultura in campo storico-postale, attraverso pubblicazioni a stampa, corsi, conferenze, seminari, mostre e ogni altra manifestazione di carattere culturale; il tutto al fine di sollecitare un maggior coinvolgimento del mondo universitario in questa tematica ed, allo stesso tempo, suggerire linee di ricerca al collezionismo filatelico evoluto.

Le attività, in rapidissima sintesi, sono:

  • gestione di biblioteca, emeroteca e archivio;
  • organizzazione di seminari e convegni di studio;
  • attività editoriale (con una rivista scientifica, Archivio per la storia postale, e una collana di monografie, Quaderni di storia postale);
  • mostre organizzate direttamente o partecipando o contribuendo all’organizzazione;
  • attività di ricerca nei propri settori d’interesse, con progetti conclusi e in corso.

Patrimonio
Biblioteca specializzata in storia della comunicazione organizzata e filatelia (32.000 schede bibliografiche).
Emeroteca (circa 3.000 testate tra correnti e cessate).
Archivio, con diversi fondi (posta militare, associazioni filateliche, di persone), circa 100 metri lin.




Fondazione Museo e Centro di documentazione della Deportazione e Resistenza – Luoghi della Memoria Toscana

Sede e contatti
Via di Cantagallo 250, 59100 Prato (Loc. Figline)
Telefono: 0574.470728
0574.461655
Sito web: http://deportazione.po-net.prato.it/
Orari di apertura: Museo – da lunedì a venerdì 9.30-12.30; lunedì e giovedì, sabato e domenica 15-18. Centro di documentazione – lunedì e giovedì 15-18.

Organi direttivi
Soci fondatori: Comune di Cantagallo, Comune di Carmignano, Comune di Montemurlo, Comune di Poggio a Caiano, Comune di Prato, Comune di Vaiano, Comune di Vernio, ANED – Associazione Nazionale ex Deportati sez. Prato ANPI – Associazione Nazionale Partigiani sez. di Prato Comunità Ebraica di Firenze.
Presidente: Aurora Castellani
Direttore: Camilla Brunelli

Breve storia e finalità
Il Museo della Deportazione è stato inaugurato il 10 aprile 2002, alla presenza del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, grazie all’instancabile lavoro dell’ANED e dell’allora suo Presidente Roberto Castellani, e al Comune di Prato che decide di realizzarlo. È una delle poche strutture museali in Italia a essere dedicata alla conservazione della memoria della deportazione. Nel 2008 il Museo è diventato Fondazione con il nome di Fondazione Museo e Centro di documentazione della Deportazione e Resistenza – Luoghi della Memoria Toscana, nel 2012 è stato accreditato come museo di rilevanza regionale. La Fondazione ha tra le proprie finalità quella di avvicinare i visitatori, soprattutto le nuove generazioni, alle vicende storiche che hanno caratterizzato la prima metà del Novecento. Ogni anno sono migliaia gli studenti in visita provenienti perlopiù dalle Province di Firenze, Prato e Pistoia ma anche da altre località italiane ed estere. Attraverso la sua costante attività culturale, didattica, di documentazione e di ricerca la struttura permette, in particolare, di approfondire le tematiche legate alle persecuzioni e deportazioni nei campi di concentramento e di sterminio nazisti, ai movimenti di resistenza e di opposizione al fascismo e al nazismo.

Presso il Museo vengono organizzate visite guidate, proiezioni di film/documentari, laboratori di indagine sulle fonti storiche. Sono inoltre promosse iniziative e corsi di aggiornamento per insegnanti sui temi legati prevalentemente al periodo della Seconda guerra Mondiale e sono ospitati convegni, conferenze, presentazioni di libri e film, spettacoli teatrali e musicali, mostre temporanee, anche in collaborazione con i maggiori studiosi di storia contemporanea italiani e stranieri. La Fondazione cura iniziative dedicate alla memoria per conto dei fondatori, della Regione Toscana e di altri enti pubblici.

La Fondazione si occupa della progettazione di viaggi studio e di attività legate al “Giorno della Memoria”, istituito con la Legge dello Stato n. 211 del 20 luglio 2000, in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti. La struttura è stata inoltre incaricata per le edizioni 2009, 2011 e 2013 del coordinamento e dell’organizzazione del progetto “Treno della Memoria” della Regione Toscana, delle edizioni 2012 e 2014 del Meeting al Nelson Mandela Forum che ha coinvolto ogni anno oltre 8.000 studenti della Toscana e della realizzazione di altri eventi correlati come la mostra “Il processo. Adolf Eichmann a giudizio” in collaborazione con la Fondazione Topografia del Terrore di Berlino. Il Museo è un luogo vivo, di confronto, che lavora per la conservazione della memoria storica e per la sensibilizzazione dei giovani sui temi della Pace e dei diritti universali dell’uomo.

Patrimonio
Il percorso nel museo della Deportazione è concepito come un viaggio simbolico in un campo di concentramento e di sterminio nazista, quel percorso di sofferenza e di morte compiuto da milioni di donne e di uomini, arrestati per motivi razziali, politici o di “igiene sociale”, vittime del progetto nazista attuato durante il secondo conflitto mondiale.

In una prima sala sono esposti pannelli di carattere storico con schede, documenti e cartine sul sistema concentrazionario nazista, sull’organizzazione interna del lager, sulla deportazione dall’Italia, sulla persecuzione degli ebrei in Toscana, sulla vicenda regionale della deportazione politica e altri con testi, foto e cartine dedicate al campo di Ebensee. Tra gli autori di queste schede ci sono storici importanti come Enzo Collotti.

Nella seconda sala del Museo, con un suggestivo allestimento scuro di forte impatto realizzato dall’architetto Alessandro Pagliai, si introduce il visitatore al contatto con la realtà e i simboli del campo di concentramento (KZ). I vari oggetti esposti posseggono un indubbio valore di testimonianza e sono illustrati da didascalie con citazioni tratte dalla memorialistica, da interviste di superstiti prevalentemente toscani e anche dai libri di Primo Levi.

Nel settembre 2010 è stato inaugurato un nuovo e moderno percorso museale audiovisivo “CON I MIEI OCCHI – voci e volti di superstiti dei campi di concentramento e sterminio nazisti”, realizzato grazie al contributo dell’Unione Europea. Il percorso è composto da sette postazioni video, con trasmissione diretta nelle cuffie distribuite ai visitatori,  nelle quali  appaiono testimoni, ebrei sopravvissuti al genocidio e deportati politici prevalentemente  toscani, ma anche sinti e rom, omosessuali e testimoni di Geova che raccontano le loro esperienze secondo un percorso suddiviso a tappe tematiche in cui vengono narrati vari aspetti della deportazione come l’arrivo, la vita e la morte nel campo, le selezioni e lo sterminio.