Settant’anni dopo. La guerra in Toscana

L’Italia era in guerra da almeno otto anni. Prima per conquistare l’Etiopia, appoggiare i franchisti in Spagna, occupare l’Albania. Poi, dal 1940, affiancando la Germania nazista nella guerra continentale, invase la Francia meridionale, la Grecia, il Montenegro, la Slovenia, e infine l’Unione sovietica. Fu l’inverno russo a raffreddare gli entusiasmi: chi ne tornava raccontava di una catastrofe. Nel 1943, difficoltà materiali e lutti alimentarono disillusione e presto sfiducia aperta verso il regime che la guerra aveva voluto ed esaltato. E che crollò, come un colosso d’argilla, quando tra giugno e luglio gli Alleati sbarcarono sulle coste meridionali. Sorpresi dalla guerra in casa come da un uragano estivo, gli italiani sperarono che anch’essa – impetuosa, ma rapida –  passasse oltre.

Invece, per venti mesi imperversò nella penisola. In autunno, l’esercito tedesco ne occupò oltre metà, sostenuto dai fascisti, riorganizzatisi nella Repubblica sociale italiana. Il fronte si stabilizzò tra Napoli e Roma fino al maggio 1944, quando gli Alleati avanzarono verso nord, non riuscendo però a impedire che i nazifascisti si attestassero sulla linea Gotica, il sistema difensivo approntato lungo il crinale appenninico, dalle Marche alla Lunigiana, ove resistettero dall’autunno 1944 al termine del conflitto, nell’aprile 1945.
Tra l’autunno del 1943 e quello del 1944 – settant’anni or sono – la Toscana fu investita in pieno dalla guerra. Se dal 1940 aveva lamentato, si stima, oltre 11 mila morti militari e quasi 1500 civili, dal settembre 1943 i caduti per cause belliche furono oltre 22.000.

Per i tedeschi divenne cruciale come serbatoio di risorse e transito di materiali e truppe per il fronte meridionale, oltreché caposaldo da difendere per approntare la Gotica e impedire uno sbarco alle spalle del fronte. Per ragioni speculari, anche gli Alleati aggredirono massicciamente la Toscana, bombardando a tappeto l’area costiera, le vie di comunicazione e le maggiori infrastrutture. Da Arezzo a Livorno, numerosi centri subirono distruzioni ingenti, migliaia di morti e decine di migliaia di famiglie costrette a sfollare. Firenze fu meno colpita, ma i ponti sull’Arno e una vasta area del centro cittadino furono invece distrutti dai tedeschi, per ostacolare l’avanzata degli Alleati nell’agosto del 1944.

Il governo collaborazionista della Repubblica sociale dapprima provò a rialimentare il consenso goduto un tempo dal regime, affiancando ai moderati ispirati da Giovanni Gentile gli estremisti inquadrati da Alessandro Pavolini nelle schiere del fascismo repubblicano. Presto però, fascisti ed occupanti dovettero dispiegare a pieno la violenza per proseguire nello sforzo bellico: ciò significò deportazione nei campi di sterminio di almeno 675 cittadini ebrei, arresti e fucilazioni dei renitenti alla leva, ritorsioni nei confronti dei contadini disobbedienti agli ammassi, arresti, torture e deportazioni (oltre un migliaio di persone) di quanti ostacolavano l’economia di guerra – scioperando o sottraendosi al lavoro obbligatorio –, oltreché di chi aderiva alla resistenza o anche solo favoriva i partigiani.

Provvedimenti efferati quanto vani. Neppure servirono i reparti speciali di polizia, come quello di Mario Carità a Firenze o la prima Brigata nera, costituita a Lucca da Idreno Utimpergher. Ma il prezzo fu altissimo. Alla mancata collaborazione della popolazione e alla crescente offensiva di partigiani  e Alleati, si rispose considerando l’intera popolazione rurale una minaccia per l’esercito germanico: le stragi di civili fecero almeno 3.824 vittime. Di contro, alimentato dai risorti partiti politici e guidato dai Comitati di liberazione nazionale, il movimento di resistenza giunse a mobilitare quasi venticinquemila partigiani – che sostennero audacemente l’offensiva militare alleata e la anticiparono con l’insurrezione dell’agosto 1944 – e avviò la ricostruzione delle istituzioni democratiche.

Articolo pubblicato nel marzo 2014.




Guida alla consultazione del database dei soldati di origine italiana negli eserciti Alleati

clip_image002La presente banca dati è stata realizzata sotto il coordinamento scientifico dell’istituto Storico della Resistenza in Toscana di Firenze contestualmente ad un progetto di ricerca promosso e sostenuto dalla Regione Toscana e dalla Consulta dei Toscani nel Mondo.

Guida alla consultazione del database

Introduzione

Durante la Seconda Guerra Mondiale, all’interno degli eserciti nazionali di alcuni dei principali paesi alleati, combatté un numero significativo di soldati di origini italiane. Molti di questi appartenevano a famiglie di immigrati di seconda, terza o quarta generazione che avevano lasciato l’Italia tra gli anni Ottanta del XIX e gli inizi del XX secolo. Altri, invece, erano nati in Italia ed emigrati all’estero nel periodo tra le due guerre o perché in cerca di fortuna e nuove opportunità o perché, invece, spinti a far ciò per sottrarsi alle persecuzioni del fascismo.
Come noto, dopo l’ingresso in guerra dell’Italia fascista a fianco delle potenze dell’Asse nel giugno 1940, molti membri delle comunità italiane presenti nei paesi alleati furono discriminati come enemy aliens, venendo talvolta assoggettati a internamento o sottoposti a restrizione dei propri diritti civili. Anche quando non furono oggetto di simili interventi, la gran parte degli italiani all’estero fu però guardata con sospetto perché ritenutia poco leale nei riguardi dei paesi ospitanti; un giudizio verso il quale spingeva il ricordo della simpatia e dell’appoggio col quale alcuni settori delle comunità italiane all’estero avevano guardato al fascismo italiano durante gli anni Venti e Trenta.
A dispetto di questo marchio, però, la partecipazione di molti giovani di origine italiana nelle file degli eserciti alleati, impegnati a combattere il nazifascismo nei diversi teatri bellici (talvolta a seguito di arruolamenti volontari), contribuisce ad arricchire, riequilibrandolo in parte, il giudizio complessivo sul ruolo degli italiani all’estero nel periodo tra le due guerre. Con la realizzazione della banca dati che qui si presenta si è voluto pertanto ridare voce e presenza ad alcuni di questi combattenti, nell’intento che i dati qui riportati possano risultare un utile strumento per future riflessioni e ulteriori approfondimenti.

stemma 2Premesse

Il database contiene informazioni su una selezione di combattenti di origine italiana (certa o presunta) arruolati nelle forze armate alleate nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Si riferisce in particolare a soldati inquadrati nelle forze armate di Stati Uniti, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Sud Africa, Brasile. Fra questi, alcuni sono caduti in battaglia, altri sono stati fatti prigionieri di guerra dalle forze dell’Asse, altri ancora hanno semplicemente prestato servizio militare durante il secondo conflitto mondiale. Nonostante si sia provveduto ad uniformare tra di loro i dati sui combattenti delle diverse forze armate, si ritiene utile premettere che le informazioni rimangono tra loro in parte eterogenee, perché attinte da fonti di natura e provenienza differente.

Il campione di analisi contenuto nel database comprende:
– 1.573 soldati statunitensi di italianità certa e caduti in guerra.
– 384 soldati statunitensi di italianità certa e prigionieri di guerra di giapponesi o tedeschi.
– 210 soldati australiani di italianità presunta e caduti in guerra.
– 1.431 soldati australiani di italianità certa in quanto nati in Italia.
– 32 soldati neozelandesi di italianità presunta e caduti in guerra.
– 15 soldati sudafricani di italianità presunta e caduti in guerra.
– 61 soldati canadesi di italianità certa.
– 5 soldati canadesi di italianità certa e caduti in guerra.
– 214 soldati canadesi di italianità presunta e caduti in guerra.
– 1.206 soldati brasiliani (caduti in guerra e non) di italianità presunta.
– 5 soldati brasiliani di italianità certa.

Interrogazione del database

La banca dati è costituita in lingua inglese e pertanto a quest’ultima si deve far riferimento quando se ne interroghi il contenuto tramite l’apposita maschera di ricerca.
La maschera permette di interrogare i dati attraverso i seguenti campi:

Nome e Cognome
Permette di interrogare il database tramite il nome e/o il cognome dei combattenti.

Nazione
Permette di interrogare e selezionare i combattenti in base al paese nelle cui forze armate essi furono arruolati. I paesi sono i seguenti: Usa, Brazil, New Zealand, South Africa, Australia, Canada.

Id.
Permette di interrogare il database attraverso il numero di matricola del combattente risalendone al nome e ai dati personali.

Corpo
Permette di interrogare il database attraverso l’Arma (Army, Navy, Air Force, ecc.) alla quale appartenevano il combattente e la sua unità. Nel caso dei soldati italo-brasiliani il campo “Corpo” è unico (Força Expedicionaria Brasileira).

Unità
Permette di interrogare il database attraverso il raggruppamento militare (per es. Division, Regiment, Battalion, Company, Platoon) o il corpo speciale (per es. Marine) cui apparteneva il soldato. Nel caso dei soldati italo-brasiliani il nome dei raggruppamenti è indicato in lingua brasiliana/portoghese (per es. Depósito, Centro, Regimento, Companhia, Batalhão, Pelotâo ecc.). Nel caso dei soldati italo-australiani il battaglione di appartenenza è talvolta abbreviato perché di non chiara interpretazione; al riguardo si rimanda al glossario presente sul sito http://www.awm.gov.au/glossary/.

Grado
Indica il grado militare del combattente: soldato semplice (Private, Gunner, Guardsman) e i suoi gradi intermedi nel caso dell’esercito statunitense (Private first/second class); caporale (Corporal) e i suoi gradi equivalenti o intermedi nel caso dell’esercito statunitense (Lance Corporal, Technician Fifth Grade); sergente (Sergeant) e i suoi gradi intermedi e tecnici nel caso dell’esercito statunitense (Staff Sergeant, Technical Sergeant, Technician Third/Fourth Grade); tenente (Lieutenant) e i suoi gradi intermedi nel caso dell’esercito statunitense (First/Second Lieutenant); capitano (Captain).
Nonché gli equivalenti gradi per la Marina (Seaman, Seaman first/second class, Able Seaman, Ensign ecc.) e per l’Aviazione (Aircraftman, Leading Aricraftman, Pilot Officer, Flying Officer, Flight Lieutenant, Squadron Leader ecc.). Talvolta nel campo “Grado” è riferita invece la mansione particolare del soldato, quale: sapper, shipfitter, telegraphist, radiotelegraphist ecc.

Indicazioni metodologiche sul processo di realizzazione della banca dati

Il database contiene informazioni su 5.136 combattenti. Di 3.459 di questi nominativi è stata accertata l’origine italiana, mentre dei restanti il cognome italofono fa presupporre un’italianità che, però, allo stato attuale della documentazione non è verificabile. All’interno del database si è avuto cura di indicare l’italianità certa, o solo presunta, di ciascun combattente sotto la voce “Avi italiani”.
Fonte privilegiata per il reperimento delle informazioni è stata la stampa in lingua italiana, in particolare il Progresso Italo-Americano, il più diffuso quotidiano italiano negli Stati Uniti pubblicato a New York, e La Vittoria, periodico antifascista della comunità italiana di Toronto. In un quadro di effettiva difficoltà nel reperire pubblicazioni periodiche delle comunità italiane all’estero non è stato possibile utilizzare la stampa delle comunità italo-brasiliana e italo-australiana, dal momento che i periodici in lingua italiana in questi paesi furono costretti alla chiusura a causa dello scoppio della guerra.

La ricerca non è stata estesa ai soldati britannici caduti in guerra poiché, per problemi tecnici, non è stato possibile esportare e rielaborare i loro dati contenuti nel database del Commonwealth War Grave Commission (www.cwgc.org), che è stato invece utilizzato per reperire informazioni su soldati australiani, neozelandesi e sudafricani. Si ricorda come tale organismo sin dalla sua costituzione ha avuto il compito di censire i caduti degli eserciti del Commonwealth nel corso delle due ultime guerre mondiali. Tuttavia, per chi fosse interessato, si segnala che il caso dei soldati britannici di origine italiana è stato affrontato per il periodo della seconda guerra mondiale dalla storica britannica Wendy Ugolini [W. Ugolini, ‘The Sins of the Fathers’: The Contested Recruitment of Second-Generation Italians in the British Forces 1936–43, Twentieth Century British History, 24.3 (2013), 376–97; Id., ‘The embodiment of British Italian war memory? The curious marginalization of Dennis Donnini, VC’, Patterns of Prejudice, 46.3-4 (2012), 397-415; Id., Experiencing the War as the ‘Enemy Other’: Italian Scottish Experience in World War II, Manchester, Manchester University Press, 2011, ch. 5-6-7].

Soldati italo-statunitensi

Si è partiti dalla consultazione del Progresso Italo-Americano per il periodo dal 7 dicembre 1941 al 15 settembre 1945. Il quotidiano pubblica con regolarità liste di soldati italo-statunitensi caduti in guerra, prigionieri, dispersi e feriti, oltre che profili biografici dedicati a singoli combattenti. Tali elenchi venivano probabilmente rielaborati dal Progresso sulla base delle comunicazioni fornite dallo U.S. War Department e U.S. Navy Department, mentre i profili biografici erano presumibilmente redatti sulla base delle informazioni fornite dalle famiglie degli stessi combattenti. I dati relativi ai soldati caduti sono stati confrontati e integrati con quelli ricavabili dai seguenti database statunitensi:

1) National WWII Memorial, Washington D.C (www.wwiimemorial.com). Il portale combina quattro distinte banche dati relative a:

a) Soldati sepolti presso cimiteri statunitensi all’estero. Le stesse informazioni sono ricavabili anche dal database dell’American Battle Monument Commission (www.abmc.gov). b) Soldati dispersi in guerra i cui corpi non sono mai stati ritrovati ma i cui nomi vengono ricordati nei Tablets of the Missing dell’American Battle Monument Commission. c) Elenchi dei Killed in service rosters dello U.S. Navy Department e U.S. War Department conservati presso i National Archives Records and Administration II di College Park in Maryland. d) Un Registry of Remebrances, che raggruppa informazioni fornite da familiari e conoscenti dei soldati caduti seppure non verificate in modo ufficiale.

2) Archival Databases of the National Archives and Records Administration (http://aad.archives.gov). Il portale contiene una serie di database di combattenti americani nelle varie guerre combattute dagli Stati Uniti. Nello specifico è stata utilizzata la serie World War II Army Enlistment Records (1938-1946), che conserva i dati di di 8.706.394 soldati arruolati nelle forze armate statunitensi nel corso del secondo conflitto mondiale. In secondo luogo – per integrare i dati ottenuti dal Progresso Italo-Americano sui soldati italo-americani prigionieri di giapponesi e tedeschi – è stato utilizzato il Records of WWII Prisoners of War. Questo database, in continuo aggiornamento, contiene informazioni su 143.374 soldati (ultima consultazione: 29 agosto 2014), ovvero la quasi totalità dei combattenti statunitensi imprigionati dalle forze dell’Asse.

Soldati australiani, neozelandesi, sudafricani

Nel caso dei soldati australiani è stato utilizzato il database presente sul sito http://www.ww2roll.gov.au/PlaceSearch.aspx, che contiene informazioni su circa un milione di individui (uomini e donne) che hanno servito nelle forze armate australiane nel corso della Seconda Guerra Mondiale. La ricerca fatta per luogo di nascita (utilizzando come chiavi di ricerca “Italy” o i nomi delle varie regioni italiane, es. “Sicily”) ha permesso di selezionare così 1.431 soldati australiani nati in Italia.
I nomi ricavati sono stati confrontati, e eventualmente integrati, con i dati dei soldati australiani caduti in guerra presenti nel già citato sito del Commonwealth War Grave Commission (www.cwgc.org). Inoltre, da quest’ultimo database è stato possibile ottenere una lista di caduti australiani il cui cognome indica una possibile origine italiana, sebbene allo stato attuale della documentazione tale italianità non sia verificabile con certezza. Ricerca analoga è stata condotta per soldati sudafricani e neozelandesi.

Soldati canadesi

Sempre dal sito del Commonwealth War Grave Commission (www.cwgc.org) sono stati estrapolati nominativi di soldati canadesi apparentemente di origine italiana. Per alcuni di essi è stato possibile attribuire con certezza l’italianità grazie alle informazioni fornite:
1) Dal periodico La Vittoria.
2) Da uno studio biografico di alcuni combattenti italo-canadesi dello storico Raymond Culos. [Raymond Culos, Injustice Served: The Story of British Columbia’s Italian Enemy Aliens During World War II Montreal: Cusmano Books, 2012, cap. 9]
3) Dal sito http://www.italiancanadianww2.ca/it, che raccoglie testimonianze delle esperienze di immigrati italiani in Canada nel corso del secondo conflitto mondiale, fra le quali alcune di italo-canadesi che prestarono servizio nelle forze armate canadesi.
4) Dal sito http://www.bac-lac.gc.ca/eng/discover/military-heritage/second-world-war/second-world-war-dead-1939-1947/Pages/files-second-war-dead.aspx, attraverso il quale si risale a informazioni individuali di soldati canadesi caduti in guerra.

Soldati italo-brasiliani

Grazie alla cortesia di Mario Pereira, responsabile del Sacrario Volitivo Brasiliano di Pistoia, siamo risaliti alla lista nominativa completa dei 25.367 brasiliani che prestarono servizio nella Força Expedicionária Brasileira (FEB) in Italia. Da tale lista sono stati estrapolati i nominativi di 1.194 soldati dal cognome italofono. I loro dati sono stati a loro volta confrontati con quelli di 28 soldati dial cognome italofono compresi fra i 465 brasiliani caduti nella campagna d’Italia e commemorati presso il Sacrario di Pistoia Album do Brasil Na II Grande Guerra, Expedicionários Sacrificados Na Campanha da Itália, Rio de Janeiro, Bruno Buccini Editor, 1957]. Di questi nominativi è stato possibile riscontrare l’effettiva italianità di soltanto 5 combattenti grazie al confronto con testimonianze orali, memorie, siti di veterani brasiliani della FEB, e con articoli de O Globo Expedicionario, periodico della FEB.

Avvertenze sul contenuto

All’interno dei campi descrittivi della scheda anagrafica di ciascun combattente si possono trovare i seguenti avvertimenti:

– “Supposed ID”: indica, in mancanza di riscontri più certi, la presunta presunta matricola militare del soldato.
– Nell’elaborazione di fonti diverse per la realizzazione del database non sempre è stato possibile verificare con certezza assoluta alcuni dati personali quali la residenza, il grado ecc. Simili casi vengono segnalati solitamente nel campo “Note” con la suddetta dicitura.

Altri avvertimenti:

– Nel caso dei soldati statunitensi il grado militare “Technician Fourth class” è equiparato a quello di “Corporal”, mentre quello di “Technician Fourth class” a quello di “Sergeant”.
– I soldati brasiliani, oltre che il proprio nome e cognome, venivano indicati con un nome di guerra (“Nome de guerra”), che, salvo alcune eccezioni, viene però a coincidere in gran parte col cognome del combattente. La ripetizione del cognome nelle schede dei soldati italo-brasiliani, qualora presente, va ricondotta pertanto ad una duplicazione dovuta a questa particolare circostanza.

Articolo pubblicato nell’aprile 2015.




Gabrielle-Marie de Jacquier de Rosée (1913-1944)

Gabriella de Rosée

Nata il 24 febbraio 1913 a Bruxelles, nel settembre 1936 intraprende con due amiche un viaggio verso Roma, con l’obiettivo di completare la sua tesi di laurea sul Quattrocento italiano. Fermatasi casualmente a Castiglion Fiorentino, conosce l’artista Pericle Brogi, figlio del noto ceramista Antonio.

Si innamorano e nel 1938 Gabrielle dà alla luce una bambina, Lucha; nello stesso anno si sposano al Santuario della Verna, stabilendosi a Castellamonte in provincia di Aosta, dove Pericle insegna disegno alla scuola d’arte “Felice Faccio”. Nel 1941 è richiamato alle armi e inviato in Grecia; dopo l’8 settembre 1943 è catturato dai tedeschi e inviato nel Reich come internato militare.

In seguito allo scoppio del conflitto, Gabrielle si trasferisce con Lucha a Castiglion Fiorentino, presso la famiglia del marito. Nella fase dell’occupazione insieme alla sorella di Pericle, Corallina Brogi, si dedica ad attività di soccorso alla popolazione e svolge un ruolo di supporto per la 23a brigata Garibaldi “Pio Borri”.

Nel giugno 1944 l’area è interessata da ampie operazioni messe in atto dall’esercito germanico nel tentativo di rallentare la ritirata e da intensi scontri con le bande partigiane, a cui si accompagnano numerosi episodi di violenze e rastrellamenti che interessano la popolazione civile.

Il 6 luglio 1944, avendo saputo che una famiglia è stata presa in ostaggio, Gabrielle si offre per svolgere un ruolo di mediazione, data la sua conoscenza del tedesco.

Gabriella de Rosée

All’alba del 7 luglio muore mitragliata da tedeschi al Ponte delle Fontanelle, lungo la strada che da Castiglion Fiorentino sale al Passo della Foce. Il suo corpo è recuperato solo alcuni giorni dopo, probabilmente dopo l’arrivo degli alleati (il centro di Castiglion Fiorentino è stato liberato il 4 luglio).

Le sarà riconosciuta la qualifica di partigiana combattente. Corallina sarà invece riconosciuta come patriota al servizio della stessa brigata, mentre le sarà rifiutato il grado di combattente. Nel luogo dell’uccisione sarà eretto un cippo alla memoria, realizzato da Pericle Brogi.

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Memoria della figlia, Lucha Brogi, Tratta da Ivo Bigianti (a cura di), “Dal fascismo alla democrazia. Castiglion Fiorentino negli anni della seconda guerra mondiale”, Montepulciano, Le Balze, 2006, p. 364

Nel gennaio del 1941 mio padre fu richiamato alle armi, destinazione Grecia, e mia madre per non rimanere sola con me, che ero nata nel settembre 1938, si trasferì a Castiglion Fiorentino.
La zona dell’aretino era diventata bersaglio di bombardamenti aerei. Dopo quello del 19 dicembre ‘43 su Castiglioni [Castiglion Fiorentino], tutta la famiglia Brogi si trasferì a Muriello. Da qui mia madre, mia zia Corallina (sorella di mio padre), Lorenzo Bernardi ed altri scendevano in Paese per dare il loro aiuto a quanti ne avevano bisogno.
Intanto sulle alture di Muriello, i tedeschi avevano stabilito la loro linea di resistenza, sottoposta a continui bombardamenti da parte degli inglesi. La famiglia decise allora di tornare a Castiglioni.
Il 6 luglio 1944 mia mamma e la zia incontrarono la signora Gaci dalla quale appresero che la famiglia Pagnan era stata presa in ostaggio dai tedeschi. Mia madre conosceva bene il tedesco ed era convinta di poter parlare con il comandante tedesco per perorare la causa degli ostaggi. Fu così che il 7 luglio all’alba, con lo zaino pieno di alimenti vari, si avviò verso Muriello con lo scopo anche di riconoscere e segnalare le postazioni del dispositivo bellico nazista, ma al Ponte delle Fontanelle fu raggiunta da una raffica di mitraglia: il suo corpo rimase sulla strada per alcuni giorni. Fu recuperato dall’agente Arsage Mordenti (cugino di mio padre) e da alcuni volontari. È sepolta nel cimitero di Castiglion Fiorentino.




Modesta Rossi (1914-1944)

Modesta Rossi

Nata a San Martino d’Ambra (Bucine) in provincia di Arezzo nel 1914, Modesta impara il mestiere di sarta. Nel 1935 sposa Dario Polletti, con cui ha cinque figli; la famiglia contadina abita in via Cornia, non lontano da Civitella della Chiana. Dopo l’8 settembre 1943 il marito entra a far parte della banda “Renzino”; anche Modesta aderisce alla formazione svolgendo mansioni di staffetta. Dopo la battaglia di Montaltuzzo, avvenuta il 23 giugno 1944, compie lunghi tragitti a piedi insieme alla cognata Assunta Polletti per ripristinare i collegamenti fra i componenti della formazione, ritiratisi nelle aree circostanti.

Lo scontro di Montaltuzzo e altre azioni compiute dalla banda diventano il pretesto per un grande rastrellamento operato dai tedeschi, sotto il comando della divisione corazzata “Hermann Göring”. L’operazione si deve infatti verosimilmente al più ampio obiettivo di “ripulire” dalla presenza partigiana un territorio divenuto, con la risalita del fronte, strategico nell’ottica di contrastare l’avanzata degli alleati e di garantire rifornimenti alle truppe. Il 29 giugno unità naziste compiono dunque una strage nella cittadina di Civitella della Chiana e nelle zone limitrofe (per un totale di 146 vittime), nella località Valle di Sopra (8 vittime) e a San Pancrazio di Bucine (58 vittime).

Nello stesso giorno l’azione si estende anche alla località di Cornia, riconosciuta come un punto d’appoggio della banda. Militi tedeschi e italiani giungono a Solaia, piccolo insediamento vicino alla casa di Modesta, dove si è recata per avvisare alcuni suoi famigliari del rastrellamento in corso; vogliono sapere dove sia il marito e avere indicazioni sui nascondigli dei partigiani. Dato che si rifiuta di dare qualsiasi tipo di informazione, viene uccisa insieme al figlio più piccolo (13 mesi); nei dintorni colpi d’arma da fuoco raggiungono altre quattro persone. I corpi delle vittime sono poi ritrovati in una capanna data alle fiamme.

Dopo la Liberazione sarà riconosciuta partigiana combattente e le sarà conferita la Medaglia d’oro al valor militare alla memoria.

Conferimento della medaglia d’oro

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🟪Memoria del partigiano Edoardo Succhielli, “Renzino”, comandante della formazione (in: Edoardo Succhielli, La Resistenza nei versanti tra l’Arno e la Chiana, Arezzo, Tip. Sociale, 1979, pp. 261-2. 

Un altro posto di rilievo meriterebbe Assuntina Polletti, cognata di Modesta, ed agli effetti della famiglia Polletti e della formazione Renzino sua assidua collaboratrice ed emula nei rischi e nel lavoro. Durante la battaglia di Montaltuzzo molti partigiani s’erano sbandati. Nella notte che seguì, furono Modesta ed Assuntina a camminare di più per riorganizzarli, dato che diversi erano passati da casa loro e vi avevano lasciato il prossimo recapito. Tale compito si riteneva più pericoloso per gli uomini in considerazione che pattuglie nemiche potevano essere in giro alla ricerca dei dispersi. Assuntina andò a rilevare Gesualdo Doganieri ed Edilio e Lionello Caldelli oltre la Sughera in un capanno di carbonai. Partì da sola in piena notte e da sola ricoprì quella distanza, che richiede parecchie ore di cammino a piedi senza spaventarsi all’abbaiare dei cani ed ai fremiti indecifrabili dei boschi nelle tenebre.

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🟧 Memoria del marito Dario Polletti (in: Dario Polletti, La lucida follia, in Edoardo Succhielli, La Resistenza nei versanti tra l’Arno e la Chiana, Arezzo, Tip. Sociale, 1979, p. 205)

I miei quattro bambini superstiti, appena i fascisti e le SS ebbero lasciato le casa di Solaia, si precipitarono giù per l’erta verso casa.

Non fu Giovanni il primo a darmi la notizia. Egli, che sentiva la responsabilità d’essere il più grande, era rimasto attardato per aiutare a scendere giù e sorreggere Gualtiero, che non aveva ancora compiuto i tre anni. Arrivarono per primi Mario e Silvano, sconvolti dal terrore, poveri piccoli.

“E la mamma?” – chiesi ansiosamente.

“Oh, babbo! Sono venuti gli uomini cattivi. Uno ha cavato un coltello e poi così… così… prima a Gloriano e poi alla mamma…” diceva Mario. Agitava il piccolo pugno chiuso come se realmente stringesse un coltello.

Allora corsi su con tutta la fretta che mi dava la trepidazione e più m’avvicinavo a Solaia più avvertivo la dura verità della tragedia. Vedevo alzarsi lassù una colonna di fumo e, quando fui più vicino l’odore acre dei cadaveri ch’andavano carbonizzandosi incominciò a offendere le mie narici. Appena giunto ansimante nella piazzuola, penetrai in una capanna invasa ancora dalle fiamme. Era da lì che proveniva quel fumo. Dentro respiravo a fatica. La visibilità era molto confusa; appena sufficiente a distinguere a terra i corpi umani ch’emanavano il fumo accecante e l’odore sgradevole.

Corsi difilato ad una pozza d’acqua, presi un secchio e con quello cercai di spegnere il fuoco, che lento e implacabile distruggeva le salme. Quando il fumo si fu un po’ dissolto, notai che un foro rosso segnava ogni proiettile penetrato nelle parti non ancora interamente combuste delle vittime, ch’erano sei ammucchiate una sull’altra. Poco discosto da loro c’era il corpo del piccolo Gloriano, accanto a quello di Modesta, che riconobbi dall’anello matrimoniale più che dagli squarci del pugnale, perché il fumo aveva imperversato e consumato.