Come un fiume che prende acqua da immissari diversi e scorre talora impetuoso

Nei mesi scorsi mi è stato proposto dall’antropologo Pietro Clemente di presentare il libro Io e il mondo di Michele Della Corte. Le poche notizie da me conosciute su Della Corte (1915-1999) si limitavano all’essere stato un fisico della scuola fiorentina di Arcetri. E io sono uno storico della Medicina: non riuscivo a cogliere punti di contatto con un personaggio tanto lontano dalla mia formazione. Al contempo, tuttavia, le parole con le quali Pietro Clemente mi invitò a leggerlo crearono in me una grande curiosità. Ed è stato così che è iniziata la conoscenza di una personalità assolutamente inaspettata, che ha vissuto una vita singolare.
Io e il mondo non è semplicemente un libro. È il racconto di tante vite che si dipanano su uno scenario che attraversa il ventennio fascista, la guerra, la Resistenza, la ricostruzione dell’Italia dopo il secondo conflitto mondiale. Ed è la storia del lavoro di Della Corte come ricercatore di Fisica e uno dei primi tre professori ordinari di Fisica medica. Nelle pagine di questo libro ogni aspetto si intreccia all’altro, senza soluzione di continuità, andando a completarlo e ad arricchirlo.
È un racconto autobiografico che Michele Della Corte, ormai anziano, dedica ai suoi nipoti, spinto da un bisogno di scrivere per “rivivere in tempi passati episodi distillati dalla maturità di giudizio, cose da ricordare e cose da dimenticare, ma che dimenticare non si possono”.
Questo nucleo fondamentale che Della Corte ha lasciato è stato depositato presso l’Archivio Storico dei Diari di Pieve Santo Stefano[i], ma grazie al lavoro della figlia Laura è divenuto un libro, arricchito di molti inserimenti che “rappresentano il punto di vista di Liliana, amata compagna di una vita” di Michele[ii].
Quello che il lettore si trova di fronte sfogliando le pagine di questo libro è una sorta di fiume che scorre talora placido, altre volte impetuoso, raccogliendo acqua da tanti diversi immissari.
Due famiglie, i Della Corte e i Ciupi, sono protagoniste del libro che si apre con pagine nelle quali si descrive la vita di una famiglia borghese nella villa Il Giardino a Santa Colomba, nei pressi di Siena, dove, bambino, Michele trascorreva le sue vacanze. È un universo di zie che si muovono intorno al capofamiglia che, spinto da una irrefrenabile passione per il gioco, perde tutto, provocando un dissesto non solo economico alla famiglia ma soprattutto sociale.
Presto alla tranquilla vita senese si aggiunge la frequentazione di un nuovo luogo che risulterà fondamentale nella vita e nella formazione di Della Corte: la sede storica del Dipartimento di Fisica sulla collina di Arcetri alle porte di Firenze.
Negli anni in cui Della Corte iniziò a frequentarlo Arcetri rappresentava un luogo molto importante per la fisica italiana, che era riuscita a raggiungere una fama internazionale grazie al lavoro di due eccellenti studiosi, Orso Mario Corbino (1876-1937)[iii] e Antonio Garbasso (1871-1933)[iv]. Il primo era all’Università di Roma, il secondo in quella di Firenze. Entrambi avevano un atteggiamento positivo nei confronti della nuova Meccanica quantistica e riuscirono a dar vita a due scuole che raggiunsero fama internazionale: la scuola dei ragazzi di Via Panisperna, intorno a Enrico Fermi, e la scuola di Arcetri, intorno a Bruno Rossi, assistente di Garbasso e fondatore della scuola fiorentina di Fisica dei raggi cosmici.
In questo contesto Della Corte giunse a metà degli anni Trenta, iscrivendosi al corso di laurea in Fisica all’Università di Firenze nel 1934.
Si laureò nel 1938, nel periodo in cui molti fisici della scuola fiorentina lasciavano Arcetri, sia per migliori opportunità di lavoro che per l’entrata in vigore delle leggi razziali.
Dall’anno accademico 1938-1939 Della Corte ricoprì la carica di assistente all’Università di Firenze, iniziando a collaborare con Carlo Ballario (1915-2002)[v] sugli sciami della radiazione cosmica. Insieme realizzarono un
esperimento sull’assorbimento dei raggi cosmici nella galleria ferroviaria della direttissima Firenze-Bologna: nelle pagine del libro Michele racconta quanto questo studio si intrecciò con avvenimenti politici che lo portarono a incontrare, inconsapevolmente e a distanza, addirittura il Duce del Fascismo che si recava a un colloquio con Hitler[vi].
Della Corte si preparava così a essere tra quei giovani ricercatori che hanno contribuito alla rinascita della Fisica fiorentina nel Dopoguerra.
Gli anni del secondo conflitto mondiale significarono per tutti un periodo difficile e di perdita di certezze e di quanto ciascuno aveva costruito o pensava di realizzare. Lo stesso fu per Della Corte che nel 1941 fu chiamato alle armi, prima nei corpi della fanteria poi, dal 1942, presso la Scuola di Guerra Aerea delle Cascine, dove conobbe il capitano dell’aeronautica Italo Piccagli, convinto antifascista[vii]. Questo incontro fu determinante per il giovane Della Corte che apparteneva al Partito d’Azione fin dal 1936. Egli stesso scrisse: “Intorno al 1936, fu proprio attraverso un vecchio amico, Mario Delle Piane, che entrai a far parte del Partito d’Azione, allora in clandestinità”[viii]: una scelta nella quale furono fondamentali gli insegnamenti dello zio Nello Ticci, dirigente della Lega dei Ferrovieri, militante socialista, prima ferroviere e poi gestore di una famosa libreria nel centro di Siena, sede segreta della sezione senese del Comitato di Liberazione Nazionale.
Fu così che nel periodo immediatamente precedente all’8 settembre 1943, Della Corte ebbe un ruolo non secondario nel trasferimento suggerito da Piccagli degli strumenti e degli apparecchi dei Laboratori di Meteorologia e di Navigazione Aerea all’Istituto di Fisica di Arcetri, per sottrarli alle requisizioni dell’esercito tedesco. L’Istituto fu poi oggetto di perquisizione da parte delle SS tedesche, che avevano avuto una segnalazione sulla presenza in quei locali del materiale dell’aeronautica. Della Corte fu costretto ad accompagnare l’ufficiale delle SS durante la perquisizione. Fortunatamente, il materiale era stato ben nascosto e i tedeschi portarono via solo pochi oggetti. Un’esperienza assai dura e particolarmente pericolosa per un giovane assistente universitario!
Sempre su proposta del capitano Piccagli, Della Corte e Ballario entrarono a far parte dell’emittente clandestina promossa dalla Commissione Radio del Partito d’Azione, radio CORA. La radio, che aveva il compito di trasmettere informazioni ai comandi alleati e alle truppe partigiane, aveva varie basi a Firenze tra le quali lo stesso Istituto di Fisica di Arcetri.
Nel frattempo Michele aveva sposato la sua Liliana il 1° giugno 1940, dopo 5 anni di fidanzamento e il 18 aprile 1941 era nata la loro prima figlia, Laura.
Il racconto degli anni della guerra offre una rappresentazione corale di episodi di politica nazionale e locale, di vicende legate alla carriera universitaria e di avvenimenti familiari, che culminarono nel 1949 con la morte dello zio Nello che dopo l’8 settembre 1943 era stato arrestato e imprigionato nella famigerata Casermetta a Siena e che durante la prigionia aveva contratto una grave forma di tubercolosi.
Il dopoguerra vide Della Corte profondamente impegnato nel suo lavoro di fisico ad Arcetri.
La disciplina intanto andava sviluppandosi intorno a tre principali aree di ricerca:
– la Fisica delle alte energie, che vide il passaggio dagli esperimenti con i raggi cosmici a quelli effettuati agli acceleratori con fasci di particelle,
– la Fisica del nucleo, dove, anche in questo caso, avvenne il passaggio dall’uso di sostanze radioattive all’utilizzo di fasci di acceleratori per bombardare i nuclei da attivare,
– la Fisica teorica.
Nel 1950 Della Corte ottenne dal CNR una borsa di studio per attività di ricerca sui raggi cosmici: si recò così a Parigi all’Ecole Polytechnique, laboratorio all’avanguardia nel settore delle emulsioni (o lastre) nucleari, per imparare questa tecnica. Tornato a Firenze ha creato un “gruppo di ricerca che, con le «lastre», ovvero le emulsioni fotografiche, ha studiato i processi di radiazione cosmica e poi i processi di particelle elementari, utilizzando i fasci di particelle provenienti dai primi acceleratori costruiti al CERN”[ix]. Era il nucleo iniziale che darà vita al gruppo fiorentino di Fisica delle Alte Energie.
Alla fine degli anni Sessanta, avendo maturato un interesse sempre maggiore per le applicazioni della Fisica alla Medicina, passò alla Medicina nucleare, abbandonando le ricerche di particelle elementari che richiedevano grandi gruppi di lavoro, in cui il ruolo del singolo ricercatore diventava sempre più anonimo.
In quegli anni, il suo interesse si rivolse anche al rapporto tra Fisica e Medicina maturato, sin dal 1942, nei lunghi anni di appassionato insegnamento universitario della disciplina fisica ai futuri medici.
“Da un lato volevo interessare i medici ad un approccio fisico dei loro problemi e dall’altro interessare i fisici a considerare la realtà biomedica come un loro possibile campo di studio, una delle Fisiche applicate. – scriveva – È vero che c’era la Biofisica, ma per tradizione era un approccio fisico alla Biologia e non alla Medicina. La mia idea base era molto semplice: La realtà dell’universo è una. La distinzione fra universo fisico ed universo biologico è solo funzionale alla ricerca. La condizione ottimale per arrivare al modello più vero è considerare la Fisica e la Biologia come due modi complementari di studiare le realtà”[x].
Essendo un uomo di scienza ma anche – come ampiamente dimostrato dalla sua vita – un uomo di azione, Della Corte con alcuni suoi colleghi pensò di “fondare una nuova materia: la Fisica Medica ed introdurre la Fisica, e quindi la Matematica, nelle facoltà mediche: una Fisica che fosse qualcosa di serio e non l’insegnamento risibile che esisteva allora”.
In quest’ottica Della Corte iniziò a occuparsi di radioprotezione in un periodo in cui la cultura della radioprotezione non era ancora diffusa. La sua collaborazione con i medici si estese successivamente anche alla Biofisica del sistema cardiocircolatorio, a modelli matematici per lo studio del metabolismo del glucosio e dell’insulina, allo studio dei ritmi circadiani e infine alle ricerche sulla soglia del dolore, generato da stimoli termici ed elettrici.
Il suo obiettivo era chiaro: creare nelle facoltà mediche delle Università italiane delle cattedre di Fisica Medica.
I risultati di tale attività hanno portato il 1° novembre 1969 alla nascita delle prime tre cattedre di Fisica nelle Facoltà di Medicina delle Università di Cagliari, Bologna e Firenze.
Michele Della Corte divenne uno dei primi tre Professori Ordinari di questa nuova disciplina in Italia, insieme a Mario Ladu (1917-2014), un fisico suo coetaneo che aveva una parte della sua produzione nell’ambito della Fisica delle radiazioni che si inquadrava bene nella Fisica Medica, e a un anziano fisico Bolognese, Stefano Petralia (1909-?), che aveva lavorato sugli ultrasuoni, altro ambito di studio della Fisica Medica.
Iniziava così un ulteriore fase della sua intensa vita professionale, che riassumeva quanto fatto negli anni e apriva un percorso completamente nuovo.
In questa veste è stato tra i fondatori della Associazione di Fisica biomedica (AIFB), della quale è stato presidente onorario, continuando a occuparsi di Fisica sanitaria e di radioprotezione fino alla morte, avvenuta nel 1999 a Firenze. Attraverso l’Associazione fu possibile chiedere e ottenere l’istituzione di una nuova disciplina universitaria: la Fisica Medica.
I Fisici non gradirono e la loro reazione non si fece attendere.
Non sappiamo cosa Della Corte avrebbe voluto rispondere ai suoi ‘vecchi’ Colleghi: il suo racconto si interrompe nel marzo 1999, quando Michele Della Corte si ammala. Morirà pochi mesi dopo, il 21 giugno.
Oggi sappiamo che il seguito non fu facile per la nuova disciplina. I Fisici non volevano rinunciare ma alla fine quanto Della Corte, Ladu e Petralia avevano pensato è divenuto realtà. La Fisica biomedica è oggi un insegnamento caratterizzante del primo anno degli studi di Medicina ed è assolutamente inquadrato nello studio del corpo umano e della sua fisiologia.
Quello che emerge dalle pagine della “Lettera ai nipoti” che Della Corte ci ha lasciato e dal libro che sua figlia Laura Della Corte ha voluto donarci, arricchendo lo scritto originale con pensieri di sua madre Liliana e sue riflessioni, è lo straordinario percorso di un giovane studioso che si muove tra passione per lo studio della Fisica, un forte impegno politico vissuto più che ostentato e un amore senza limiti per la sua grande famiglia.
Note
[i] Le carte di Michele Della Corte sono state donate in copia all’Istituto storico della Resistenza in Toscana dalla figlia dottoressa Laura Della Corte nella primavera 2015. Gli originali sono conservati presso la Biblioteca di Scienze dell’Università di Firenze, all’interno del più ampio fondo Della Corte là depositato. https://siusa-archivi.cultura.gov.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=comparc&Chiave=416755
[ii] M. Della Corte, Io e il mondo, Effigi Edizioni 2024.
[iii] Orso Mario Corbino (1876-1937) è stato un Fisico e politico italiano. Nel 1926, chiamando a Roma Enrico Fermi e Franco Rasetti, diede avvio alla Scuola dei Ragazzi di via Panisperna. Tale denominazione venne infatti data al gruppo di scienziati italiani, quasi tutti molto giovani e con a capo Enrico Fermi, che negli anni Trenta operò presso il Regio istituto fisico dell’Università di Roma, ubicato fino al 1935 al numero civico 90 di via Panisperna, producendo studi di importanza storica nell’ambito della Fisica nucleare.
[iv] Antonio Garbasso (1871-1933), Fisico. Dopo un periodo di studio in Germania, rientrato in Italia ha insegnato nelle Università di Torino, Pisa e Genova. Nel 1913 divenne professore a Firenze. Grazie al suo decisivo intervento venne creato tra il 1914 e il 1920 l’Istituto di Fisica di Arcetri, a lui poi intitolato. Ricoprì anche il ruolo di sindaco di Firenze dal 1920 al 1927 e di podestà fino al 1928.
[v] Carlo Ballario (1915-2002), Fisico, è stato assistente all’Università di Firenze fino al 1944. Si trasferì quindi all’Università di Bologna e infine, nel 1947, a quella di Roma.
[vi] M. Della Corte, Io e il mondo, cit., pp. 127-130.
[vii] Italo Piccagli (1909-1944) è stato Capitano dell’Aeronautica militare e partigiano. Aderì subito al movimento di Resistenza. Nel 1944 fondò il servizio informazioni di Radio CORA insieme ad Enrico Bocci (1896-1944), avvocato, partigiano e antifascista italiano conosciuto col nome di battaglia Placido.
Il 7 giugno 1944, nel tentativo di salvare i membri di Radio Cora arrestati, Piccagli e Bocci si consegnarono spontaneamente ai nazifascisti, assumendosi la responsabilità di tutta l’organizzazione, tacendo i nomi di tutti coloro che avevano partecipato al progetto, compreso quello di Michele Della Corte. Fucilati il 12 giugno 1944, hanno entrambi avuto il riconoscimento della Medaglia d’Oro al Valor militare alla memoria.
[viii] M. Della Corte, Io e il mondo, cit., p. 101.
[ix] D. Dominici, A fianco di Radio CORA: Arcetri ‘resistente’ nei ricordi di Michele Della Corte, PILLOLE DI STORIA https://www.fisica.unifi.it/upload/sub/storia/dominici2015.pdf
[x] M. Della Corte, Io e il mondo, cit., p. 237.
































