Uno spazio pubblico per ricordare Amelia Rosselli Pincherle a Firenze: la richiesta della Fondazione Circolo Rosselli

11 Dicembre 2020 - Firenze
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La Fondazione Circolo Rosselli si è rivolta al Sindaco di Firenze, Dario Nardella, all’assessore alla toponomastica Alessandro Martini, all’assessore alla cultura, Tommaso Sacchi per chiedere l’intitolazione di una via o comunque di uno spazio pubblico ad Amelia Rosselli Pincherle nell’anno centocinquantesimo della sua nascita (1870-2020).

Queste le motivazioni:

Amelia Rosselli ha avuto tre figli: il primo Aldo caduto volontario nel 1916 nella Prima guerra mondiale e gli altri due Carlo e Nello, uccisi per il loro antifascismo.

Amelia veniva da una famiglia risorgimentale mazziniana e fu decisiva nella formazione dei suoi figli al senso del dovere e al servizio degli ideali di libertà e di democrazia. Se vogliamo riscrivere la storia al femminile le dobbiamo questo riconoscimento.

Amelia Rosselli non solo è stata la madre coraggiosa e totalmente solidale di Carlo e Nello Rosselli uccisi nell’esilio francese dalla Cagoule (un’organizzazione terroristica di destra) su mandato del governo fascista italiano. Non solo è stata la guida e il punto di riferimento, dopo il loro assassinio, del gruppo formato dalle due nuore   vedove e dai sette piccoli nipotini rimasti orfani negli anni della fuga e dell’esilio dal 1937 al 1945, conducendoli prima in Francia, poi in Svizzera e in Gran Bretagna e finalmente negli Usa. Essa è stata la prima donna drammaturgo dell’Italia unita, scrivendo sia in italiano che nel suo dialetto di origine, il veneziano. I suoi drammi teatrali come Anima o Il Refolo, furono recitati nei grandi teatri italiani. Scrittrice anche di libri per l’infanzia, abbandonò la sua attività letteraria dopo l’assassinio di Carlo e Nello, per dedicarsi tutta alla memoria dei figli. Presidente della sezione letteraria del Lyceum venne dichiarata decaduta come ebrea all’avvento delle leggi razziali.

Amelia Rosselli, veneziana di nascita, può essere considerata fiorentina di adozione: venne a stabilirsi nel 1903 nella casa di via Giusti dove una lapide di Piero Calamandrei ricorda i suoi figli dove ritornò dopo l’esilio americano nel 1946 e vi morì nel 1954.

È doveroso che la città si ricordi di lei dedicandole una strada o comunque un significativo luogo pubblico.

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