L’operaio che guidò la Regione. Una mostra e un volume per ricordare G. Bartolini

Venerdì 13 luglio alle ore 11.30 nel Palazzo del Pegaso (via Cavour 4, Firenze) sarà inaugurata la mostra su Gianfranco Bartolini, curata dalla dott.sa Elena Gonnelli, organizzata dall’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea (ISRT) e dal Consiglio regionale della Toscana. Attraverso un percorso espositivo che si articola nelle sale superiori del Consiglio Regionale, si “farà parlare i documenti” per mostrare le tappe più significativa della variegata esperienza di Bartolini, lavoratore, sindacalista, amministratore, pagine significative della storia toscana e del governo regionale.

L’iniziativa nasce dalla volontà di promuovere la conoscenza di una figura significativa della storia sociale e politica della Regione a partire dalla valorizzazione del patrimonio documentario recentemente acquisito dall’ISRT mediante una donazione degli eredi. Nell’ultimo anno le operazioni di riordino e inventariazione analitica hanno reso possibile, infatti, restituire agli studiosi, ai ricercatori, alla cittadinanza tutta un tratto importante della nostra storia politica che riguarda una figura prestigiosa e di spessore come quella del Presidente Bartolini.

Proprio per questo, contestualmente all’apertura della mostra, sarà presentato l’Inventario dell’Archivio Bartolini (edito dalle Edizioni dell’Assemblea del Consiglio regionale), curato dalla dott.sa Gonnelli, con interventi del presidente Eugenio Giani, di Matteo Mazzoni direttore dell’ISRT e della stessa curatrice.

La mostra e l’archivio ci offrono lo spunto per riflettere sull’esperienza e, come amava ripetere Bartolini, approfondirla per meglio comprendere il presente e tentare di stare al passo con le trasformazioni, per evitare che siano esse a metterci da parte.




74° Anniversario dell’eccidio di Crespino sul Lamone, Fantino e Lozzole

A Crespino sul Lamone, nel Comune di Marradi, intenso programma di cerimonie in occasione del 74° anniversario dell’eccidio nazifascista:

Martedì 17 luglio, anniversario della strage, ore 20.00 serata di preghiera con S. Messa al Monumento ossario

Venerdì 20 luglio ore 20.30 in Piazza don Trioschi concerto bandistico Ad memoriam della banda di Popolano “Luna Fabbri”, con pause di riflessione tenute dai ragazzi e dai parenti delle vittime.

Domenica 22 luglio Commemorazione ufficiale, come da programma. Orazione ufficiale di Giuseppe Matulli Vicepresidente Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea.

 




Rinnovate le cariche sociali dell’Istituto della Resistenza apuana

Si è riunita nei giorni scorsi a Pontremoli l’assemblea straordinaria dei soci dell’Istituto Storico della Resistenza Apuana e dell’Età Contemporanea di Massa Carrara che ha approvato il nuovo statuto e provveduto al rinnovo delle cariche sociali.

Fondato nella cittadina lunigianese nel 1983, l’ISRA è impegnato nella quotidiana attività a livello provinciale e nella rete regionale toscana degli Istituti Storici della Resistenza e in quella nazionale dell’Istituto Parri. Con il nuovo statuto potrà sviluppare ulteriormente la propria attività con particolare attenzione alla collaborazione con il mondo della Scuola e con quello delle Istituzioni.

Il nuovo Consiglio Direttivo eletto dall’Assemblea ha provveduto all’elezione del presidente: alla guida dell’ISRA è stato confermato Paolo Bissoli; vice presidente è stato eletto Piercarlo Albertosi mentre il nuovo direttore dell’Istituto è il dott. Massimo Michelucci. Gli altri componenti del Direttivo sono: Angelo Angella, Gabriele Gerini, Valentina Guerrini, Nino Ianni, Pierpaolo Ianni, Luca Madrignani, Roberto Oligeri, Caterina Rapetti, Matteo Ratti, Luca Tedeschi.




MANIFESTAZIONE in ricordo delle lotte Partigiane

15 luglio 2018 | ore 9
@ Bagni di Lucca

MANIFESTAZIONE
in ricordo delle lotte Partigiane

L’omaggio ai monumenti seguirà questo ordine:
ore 9
Piazza Salvo d’Acquisto
Pianacce
Fabbriche di Casabasciana
Chifenti
Fegana
Parco della Pace

ore 10:30
Ponte a Serraglio
Bagni caldi
Pieve di Monti di Villa

ore 12
Montefegatesi

Per chi fosse interessato, al termine della manifestazione (indicativamente alle ore 13 a Montefegatesi), sarà possibile pranzare presso il Circolo della frazione di Montefegatesi al costo di €15 (posti limitati).

È gradita la prenotazione, telefonando al numero 0583 809945 (segreteria del Sindaco).

 




Consiglio Comunale in occasione del 74° anniversario della Liberazione di Rosignano

11 luglio 2018 | ore 17:30
@ Fattoria Arcivescovile – Sala Consiliare | Rosignano Marittimo

 

74° ANNIVERSARIO
DELLA LIBERAZIONE DI ROSIGNANO MARITTIMO

Intervento di apertura e saluto della Presidente del Consiglio
Caterina Giovani

Intervento del Vicario del Prefetto di Livorno
Sabatina Antonelli

Consegna della Medaglia di bronzo al Merito Civile
conferita al Comune di Rosignano Marittimo dal Presidente della Repubblica, con
decreto del 14 marzo 2018, per gli eventi della Seconda Guerra Mondiale

Intervento del Sindaco
Alessandro Franchi

Intervento Segreteria Nazionale ANPI
Carlo Ghezzi

Intervento Presidente della Fondazione Spadolini – Nuova Antologia
Cosimo Ceccuti

Interventi dei gruppi consiliari e del pubblico

In allegato la locandina.




PRESENTAZIONE DEL VOLUME | “Mommio, paese martire della Resistenza”

7 luglio 2018 | ore 16:30

Presentazione della pubblicazione
“Mommio, paese martire della Resistenza”

Il volume di Lido Lazzerini verrà presentato presso il Museo di San Giovanni degli Agostiniani, via Umberto I n.26.

in allegato locandina con informazioni complete.




Eri piccola… Parole e musica dall’Italia del dopoguerra al MUVE di Empoli

“Eri piccola… Parole e musica dall’Italia del dopoguerra”. È il titolo dell’incontro in programma giovedì 5 luglio, alle 21, a ingresso gratuito, al Museo del Vetro di Empoli, in Via Cosimo Ridolfi, nell’ambito del programma del Luglio Empolese.

Protagonisti David Parri i cui interventi si alterneranno alle canzoni a cura del Centro Attività Musicali CAM di Empoli con Elisa Prosperi, voce; Massimo Giannini, voce e percussioni; Sandro Tani, sassofoni; Tommaso Ceccatelli, chitarra elettrica; e Mirco Capecchi, contrabbasso.

All’appuntamento faranno da sfondo i ‘vetri’ del museo che attualmente ospita, in occasione della mostra di Palazzo Strozzi ‘Nascita di una nazione – Tra Guttuso, Fontana e Schifano’, alcune delle opere provenienti dalla Galleria d’Arte Moderna e della Resistenza del palazzo comunale. Dipinti, disegni e sculture realizzati dagli esponenti della ‘scuola empolese’ di cui fecero parte, a vario titolo, Nello e Renato Alessandrini, Virgilio Carmignani, Mario Maestrelli, Sineo Gemignani e Gino Terreni.

Una serata tra parole e musica in cui si cercherà di restituire l’immagine di una nazione, allora giovane, nel modo più contraddittorio possibile, provando a grattare un poco l’etichetta che copre solitamente gli anni del cosiddetto “Boom economico”.

Il periodo di riferimento per le opere e le canzoni scelte – alcune delle quali veri classici del periodo portate al successo da artisti come Mina e Gino Paoli – è grosso modo compreso tra il 1958 ed 1968, anno segnato dall’ondata di novità rappresentata dalle rivolte giovanili, eventi che non saranno toccati in quanto avvio di un diverso periodo storico.

Il primo termine cronologico, il 1958, segna invece il decennio dall’entrata in vigore della Costituzione, atto di nascita di un paese che dopo non molto tempo sembrava ormai aver iniziato la sua corsa senza freni dentro il consumismo di una età industriale con i suoi miti, i suoi riti e le sue capitali, come Milano, vera protagonista della selezione di testi letterari (tra Realismo, sperimentazione e Neoavanguardia).

Come detto le parole saranno protagoniste, dei testi letterari come di quelli musicali nelle canzoni italiane degli anni ‘50 e ‘60 arrangiate ed eseguite dall’ensemble di musicisti ed insegnanti del Cam.




Destini di emigrati: Yves Montand

La fama può avere mille volti e mille possono essere i motivi che spingono una persona a tentare di uscire dall’anonimato. Yves Montand (1921-1991) fu senz’altro un artista a cui la fama arrise in più di un’occasione. Il suo talento, il fervore che riversava nelle esibizioni a teatro furono la cifra di un’epoca. Artista eclettico, seppe spendersi al meglio tanto nel mondo del cinema quanto in quello della musica. Fu proprio in quest’ultimo che mosse i suoi primi passi.

Chi lo ricorda di fronte alle migliaia di persone dell’Olympia o dell’Étoile di Parigi, stenterà a credere che tutto possa aver avuto inizio sulle assi sconnesse di un vecchio granaio di Marsiglia. Eppure, nel 1938, appena diciassettenne, Yves Montand fece il suo debutto proprio di fronte a una cinquantina di operai sfiaccati da una lunga giornata di lavoro che, mentre lui si sforzava di conquistarli con brani di Charles Trenet e Maurice Chevalier, masticavano sfacciatamente arachidi e semi di girasole. Fu il primo grande successo.

Del resto lo stesso Montand proveniva dall’ambiente proletario e ne rivendicava orgogliosamente l’appartenenza. Con una particolarità: era uno sradicato. Ivo Livi, così si chiamava veramente, era italiano, figlio di emigrati italiani. Nacque a Monsummano, al tempo provincia di Lucca, oggi Pistoia. Il padre, convinto antifascista, a seguito di una spedizione punitiva che, in una sola notte lo fece cadere sotto il peso dei manganelli e assistere alla distruzione del laboratorio di scope di cui era proprietario, dato alle fiamme per ritorsione, fu costretto a partire per la Francia. Poco dopo anche Ivo, che di quella notte conserverà a lungo i bagliori del fuoco e le grida, lo raggiunse col resto della famiglia. Ma dell’attaccamento all’Italia resterà traccia nel film del regista Giuseppe De Santis Uomini e lupi e in un disco del 1963 interamente composto da brani della musica popolare italiana, tra i quali Bella ciao.

Marsiglia avrebbe dovuto essere la tappa di un lungo viaggio verso l’America. Divenne l’ultimo approdo. Qui i Livi vissero in quartieri squallidi, abitati da povera gente. Ivo, che assunse il suo nome d’arte proprio in omaggio all’origine toscana – quando la madre lo chiamava per cena, gli gridava: “Ivo, monta!”, cioè “sali in casa” – dovette adattarsi a svolgere qualsiasi tipo di mestiere: operaio di un pastificio, saldatore, persino parrucchiere.

Poi l’esibizione nel granaio e da lì l’inizio di una faticosa e brillante carriera. Dall’Alcazar di Marsiglia, il più importante teatro cittadino, ai teatri di Parigi e del mondo. Ci furono nella vita del Montand cantante incontri che indirizzarono il suo percorso artistico. Quello nel luglio 1944 con Édith Piaf, che lo volle ad aprire un suo concerto al Moulin Rouge, inizio di una collaborazione che sarebbe durata tre anni. Per lui la regina della canzone francese avrebbe scritto tre brani: La grande Cité, Mais qu’est-ce que j’ai e Il fait des…

Nel 1946 l’interpretazione di Les feuilles mortes, capolavoro del suo repertorio, tratto da una poesia di Jacques Prévert che sarebbe stata messa in musica per il film Les portes de la nuit (“Mentre Parigi dorme”). E, nello stesso anno, l’inizio del sodalizio col cantautore Francis Lemarque che per Montand scriverà testi indimenticabili come À Paris e Quand un soldat. Quest’ultimo in particolare, uscito nel 1952, in piena guerra d’Indocina, e diventato fin da subito inno all’antimilitarismo, sarà censurato per anni dalle radio francesi e farà di Montand il bersaglio prediletto dei più accaniti nazionalisti.

A rinvigorire le polemiche ci si metterà lo stesso Montand che nel 1956, a seguito della repressione in Ungheria, non rinuncerà a partire per una tournée nei paesi sovietici, più per comprendere le ragioni di un simile gesto che per mero tornaconto personale. Ritornerà deluso e amareggiato, non più disposto a battersi per un comunismo cieco e autoritario.

Infine il ritiro dalle scene nel 1968, salvo un breve ritorno negli anni Ottanta, che segnerà la fine della sua carriera di cantante. Continuerà a fare film, ma non tornerà più ad esibirsi in pubblico, se non per cause benefiche.

I gusti cambiano e pure Montand ne era consapevole quando in un’intervista del 1972 a Danièle Heymann diceva: “Un tempo esistevano compositori che si limitavano a comporre canzoni, senza interpretarle. Oggi, grazie ai congegni elettronici e ai mezzi audiovisivi, chiunque è in grado di cantare, anche chi non ha una voce particolarmente bella o chi si muove in maniera inelegante. […] Mi rendo conto, però, che doveva essere frustrante per un autore vedersi costretto ad affidare sempre le proprie canzoni ad un interprete: forse la nuova situazione è più onesta. Ma i pochi interpreti sopravvissuti non hanno più materiale su cui lavorare. Questo è il motivo fondamentale per cui ho smesso di registrare dischi e di fare spettacoli”.

Massimo Vitulano si è laureato in Lettere presso l’Università di Firenze nel 2015 con una tesi su Roberto Vecchioni. Collaboratore per “Il Tirreno” dal 2009 al 2016, è stato docente presso l’Università dell’età libera di Firenze e attualmente è insegnante di italiano presso l’Istituto tecnico “Marchi” di Pescia.

Articolo pubblicato nel luglio del 2018.