Manifattura tabacchi

Eleonora Imparati, Ilaria Sirufo - stagiste ISRT

I luoghi dell'occupazione e della Resistenza fiorentina

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Il 3 marzo 1944 i partiti antifascisti decisero che era arrivato il momento di mettere in atto uno sciopero generale che avrebbe dovuto coinvolgere le grandi aree industriali dell’Italia centro-settentrionale.
Poche ore prima dell’inizio dello sciopero, previsto per le 13, i gappisti, consapevoli dei pericoli a cui i lavoratori si stavano esponendo, decisero di far esplodere alcune bombe all’interno della sede dell’Unione Fascista per i Lavoratori dell’Industria che conteneva gli schedari di tutti i lavoratori della provincia.
Alcune delle industrie più grandi dell’area fiorentina come il Pignone, la Ginori, la Galileo e la Manifattura Tabacchi decisero di aderire allo sciopero generale insieme a molte altre piccole aziende.
Il caso della Manifattura Tabacchi è ancora adesso esempio di unità e di coraggio: all’epoca dello sciopero il 90% degli addetti era rappresentato da donne.
Lo sciopero iniziò precisamente alle ore 13 quando due sigaraie, Marina e Valeria, staccarono l’interruttore principale delle macchine. In precedenza loro stesse avevano raccomandato gli uomini che lavoravano all’interno dell’azienda di non esporsi troppo perché sarebbero stati in maggiore pericolo in caso di una possibile reazione da parte delle autorità.
Quando l’interruttore fu staccato, incitarono le compagne ad abbandonare il lavoro e a recarsi nel cortile interno dell’azienda da dove cominciarono a chiedere la fine della guerra e più cibo per i figli. In contemporanea un gruppo di donne si presentò al Direttore della Manifattura presentandogli le richieste delle scioperanti. Il Direttore promise che avrebbe riferito alle autorità competenti le richieste che gli erano state riportate, ma che le sigaraie nel frattempo avrebbero dovuto riprendere a lavorare; nonostante questo le donne dichiararono che avrebbero ripreso il loro lavoro solo quando tutte le richieste fossero state accolte.
Poiché il 4 marzo ancora lo sciopero non si era concluso e le sigaraie continuavano imperterrite la loro protesta, la direzione decise di convocare Carità per porre fine alla manifestazione. Carità si presentò alla Manifattura Tabacchi alle ore 10 del 4 marzo accompagnato da un gruppo di militi armati di tutto punto, ma nonostante la sua presenza le sigaraie non abbandonarono la loro posizione e a lui non rimase che andarsene molto rapidamente.
Dopo tre giorni di sciopero totale le sigaraie rientrarono in fabbrica, ma a quel punto partì lo sciopero bianco.
Finalmente l’8 marzo la direzione dell’azienda decise di accogliere le richieste delle dipendenti. Una nota del C.T.L.N. riporta quali furono esattamente i successi delle operaie: “[…] hanno posto le loro rivendicazioni e sono riuscite ad ottenere le 192 ore; una distribuzione di 100 sigarette mensili, un sostanziale miglioramento della mensa aziendale; la possibilità di uscire immediatamente, in caso di allarme, dallo stabilimento, senza essere sottoposte alla solita fruga”.

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