Le Murate e Santa Verdiana

Daniela Quadrelli - Stagista ISRT

I luoghi della guerra e dell'occupazione

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Carcere Murate

Indirizzo: via Ghibellina

Il carcere giudiziario delle Murate di Firenze durante la Resistenza detenne alcuni antifascisti. Qui si trovavano i fiorentini condannati a pene minori mentre i dirigenti sottoposti a pene più lunghe venivano trasferiti in penitenziari più lontani.

La sera del 25 luglio 1943, il giorno della caduta di Mussolini, un gruppo di dimostranti guidato da Giulio Montelatici, Fosco Frizzi, Romeo Baracchi si ritrovò presso il carcere di via Ghibellina per chiedere il rilascio dei detenuti. Per le strade non si presentò nessun ostacolo e nessun tedesco a contrastare la folla. Il portone del carcere però restò chiuso con le sentinelle asserragliate all’interno.

Numerose manifestazioni che si tennero in molte città italiane portarono il generale Badoglio a liberare dalle carceri tutti i detenuti politici escluso gli anarchici. Nonostante questo le repressioni delle manifestazioni popolari non si fermarono e il conte Alfonso Gaetani continuò ad arrestarne altri.

Successivamente i carcerati e i confinati politici si riunirono nuovamente ai partiti antifascisti i quali iniziarono a strutturarsi in modo organico, nonostante il divieto badogliano.

Carcere Santa Verdiana

Indirizzo: via dell’Agnolo

Il carcere di Santa Verdiana era un carcere femminile di detenute politiche. Le donne erano sottoposte a sevizie, intimidazioni, altrimenti condotte nei lagher o fucilate.

Tra queste vi fu Ginevra degli Innocenti, arrestata nel marzo del 1921 con l‘accusa di aver partecipato all’assalto di un camion di marinai ad Empoli, la quale morì in carcere per le sevizie subite ed Anna Maria Enriques Agnoletti, fucilata il 12 giugno 1944 perchè collegata al servizio informazioni organizzato a Roma dal servizio cristiano-sociale.

Un altra sorte toccò invece a Tosca Bucarelli del Gruppo Azione Patriottica (GAP), arrestata l‘8 febbraio 1944 per aver tentato di collocare un ordigno nel bar Paskowski, dove il giorno prima i tedeschi avevano seviziato un negro.

Considerata la valorosa azione della Bucarelli, che con la resistenza alle torture aveva evitato di compromettere l’organizzazione, i gappisti si mobilitarono per liberarla. L’azione fu fatta il 9 luglio 1944: Elio Chianesi e Bruno Fanciullacci vestiti da militi fascisti si presentarono alle carceri di Santa Verdiana e pretesero su richiesta di Tosca la consegna di 17 donne. In questa occasione vennero liberate Tosca Bucarelli e Andreina Morandi.

 

 

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