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L’ARTE DENTRO LA MEMORIA: Del Casino e Szymkowicz espongono alle Stanze della Memoria di Siena

In questi giorni l’allestimento della Casermetta (le Stanze della Memoria di Siena) è stato arricchito dalle presenza delle opere di due tra gli artisti più significativi del nostro tempo, Charles Szymkowicz, noto per i celeberrimi richiami, all’interno di molte delle sue opere, all’Olocausto e Francesco Del Casino autore, tra l’altro, dei murales a sfondo sociale di Orgosolo.

In particolare il maestro belga espone venti disegni  a inchiostro di china su carta, diciannove tratti dal ciclo Les cicatrices (1981-1985), a cui si aggiunge L’esecution (1973).

Le due esposizioni temporanee (fino al tre di giugno) segnano una continuità tematica che arricchisce l’allestimento permamente di un luogo unico come le Stanze della Memoria.

La Casermetta di Siena fu, dopo l’otto settembre 1943, la sede della Guardia Nazionale Repubblicana  di Mussolini ed in particolare di un reparto fascista capeggiato da Alessandro Rinaldi, che si macchiò di alcuni dei crimini più efferati commessi sul territorio della città del Palio durante i mesi della Guerra di Liberazione.

Dopo la guerra, l’edificio, di proprietà Banca MPS, tornò ad ospitare degli uffici finchè nel 2007, grazie all’impegno di Vittorio Meoni (partigiano nonché fondatore dell’Istituto Storico della Resistenza Senese e dell’Età Contemporanea), non venne trasformato in percorso museale.

I locali ospitano oggi un allestimento fisso  composto principalmente da fotografie e testimonianze audio che ripercorrono la storia locale a partire dalla nascita del movimento operaio, alla fine dell’Ottocento, per poi approdare all’avvento ed al consolidamento del fascismo, culminato con l’ignobile tappa delle Leggi Razziali Italiane, seguita poi dalle distruzioni della Seconda Guerra Mondiale e dalla Guerra di Liberazione.

Un primo innesto all’interno del percorso viene proposto per mezzo della comparsa discreta delle ceramiche e dei quadri di Francesco Del Casino, vere e proprie parentesi di colore all’interno della Casermetta, un ambiente, quest’ultimo, volutamente oscuro ed opprimente in ricordo delle torture e delle umiliazioni che decine di antifascisti dovettero subire tra queste mura.

Del Casino propone l’icona di Antonio Gramsci riletta alla maniera dei cubisti e scomposta in linee, angoli e suggestioni geometriche generanti una serie di punti di luce che suggeriscono la vicenda dello stesso pensatore sardo, morto prematuramente a causa della lunga detenzione per motivi politici; e proprio gli squarci di ceramica o acrilico costituiscono un bisogno prorompente di libertà che tenta di scardinare con ogni mezzo il grigiore umiliante della dittatura.

Dall’altra parte i disegni di Szymkowicz, legati in modo indissolubile alla corrente europea del neoespressionismo, sono una vera a propria galleria di volti angosciati e angoscianti, distrutti sia da una sofferenza fisica che morale e incatenati al nero dell’inchiostro di china (eccezion fatta per L’esecution, intrisa di rosso sangue che cola letteralmente sulla tela e che, non a caso, è stato messo nella sala della tortura). Les cicatrices costituiscono dunque un monito ingombrante ed una condanna senza appello contro la violenza e la bestialità che animava gli stessi membri della Banda Rinaldi, individui che,  tra queste mura, perpetravano i loro crimini contro l’umanità.

La mostra, a ingresso libero, è aperta nei seguenti orari martedì 9-13; gioverdì 11-16; mercoledì e venerdì 15,30-18,30 nonché su prenotazione contattando la seguente email: stanzedellamemoria@gmail.com.

 

 

Bibliografia

AA. VV., Gramsciart. Dai murales alla ceramica. Le opere di Francesco Del Casino nelle Stanze della Memoria Di Siena, Siena, Tipografia Senese, 2017

 

Alessandro Rinaldi, criminale di guerra dimenticato

 

CRISPOLTI E. (a cura di), Szymkowicz. Mémoire du passé mémoire du future, Catalogo della Mostra, Siena, Magazzini del sale, Stanze della Memoria, Santa Maria della Scala 7/01 – 03/06-2018.

 

MEONI V., La Casa del Popolo di Siena e il dono della vergogna, Siena, NIE, 2003.