I Palazzi della Repubblica Sociale Italiana a Firenze

Daniela Quadrelli - Stagista ISRT

I luoghi della guerra e dell'occupazione

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Palazzo Vecchio

Il palazzo, sede municipale, con la caduta del fascismo vide salire al potere l’ultimo podestà, Giotto Dainelli, che prese il posto di Paolo Venerosi Pesciolini. Durante l’ultima fase dell’occupazione fascista il palazzo divenne luogo di stoccaggio di oggetti sequestrati e razziati in varie parti della città.

Alcuni vigili urbani posti al controllo del palazzo divennero preziosi collaboratori del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale (CTLN), durante l’ultima fase di lotta contro i tedeschi, tra luglio e agosto del 1944. A loro si rivolsero Francesco Berti (Presidente della delegazione Oltrarno) e tre emissari del Comitato che stavano organizzando l’insurrezione dell’11 agosto con gli Alleati per liberare la città. Il Comitato Toscano di Liberazione Nazionale diede l’ordine di far partire la rivolta contro i tedeschi. Alle 6:45 la Martinella di Palazzo vecchio cominciò a suonare: questo fu il segnale che diede il via all’insurrezione.

La mattina dell’11 agosto il palazzo venne occupato dal  Comitato Toscano di Liberazione Nazionale e da tutti i partiti che rappresentava; a loro si aggiunse la Giunta comunale presidiata dal Sindaco socialista Gaetano Pieraccini. Gli Alleati pensarono di sostituire Pieraccini con il nobile fiorentino Paolo Guicciardini ma il Comitato Toscano di Liberazione Nazionale si oppose fermamente all’atto di restituire potere alle caste. Il Governo Militare Alleato (GML) dovette ritirare molte decisioni che trovarono l’ostacolo di partigiani e cittadini.

Al Palazzo tutt’oggi è collegato il Corridoio Vasariano che conduce alla Galleria degli Uffizi. Un passaggio che i tedeschi non riuscirono a individuare e neppure a controllare, mentre i partigiani lo utilizzarono per  sfuggire alle pattuglie sui lungarni e per comunicare con il Comitato Toscano di Liberazione Nazionale dell’Oltrarno.

Palazzo Medici Riccardi

Sede della Prefettura di Firenze, Palazzo Medici Riccardi durante l’occupazione tedesca divenne luogo del potere del Partito Fascista Repubblicano. Infatti il 1 ottobre 1943 fu nominato capo della provincia di Firenze lo squadrista Raffaele Manganiello, il quale oltre ad arrestare alcune vecchie nobildonne rubò soldi alla Prefettura prima di lasciare il suo ruolo.

Manganiello venne sostituito il 23 luglio 1944 da personalità non molto compromesse con il regime come il viceprefetto Gino Gigli che instaurò rapporti di collaborazione con il Comitato Toscano di Liberazione Nazionale. In questo modo il Comitato Toscano di Liberazione Nazionale si potè insediare a poco a poco nell’amministrazione cittadina.

L’11 agosto del 1944 il Comitato Toscano di Liberazione Nazionale si stabilì in Palazzo Medici Riccardi sancendo così un fatto memorabile, l’inizio della liberazione di Firenze. I momenti di violenza non finirono qui però, infatti, già il 15 agosto un carro armato tedesco colpì il palazzo ferendo  i patrioti comunisti Sergio Castagnoli, Mario Fortini e Carlo Landi.

Altri organismi del partigianato si insediarono in Palazzo Medici l’11 agosto: il Comando Militare, il Commissario Politico, il Consiglio provinciale dell’economia, il Commissario del Trasporti e la Deputazione provinciale.

 Palazzo Buotorline

Indirizzo: via dei Servi n° 15

Il palazzo Montauti-Niccolini in Via dei Servi, durante l’Ottocento proprietà del bibliofilo russo Dmitrij Boutourline, divenne la sede della Casa del Fascio, federazione provinciale del Partito Fascista Repubblicano. La carica venne assunta da Onorio Onori, fondatore della squadra fascista “La disperata” e poi dal moderato Gino Meschiari. Il 4 aprile 1944 subentrò Fortunato Polvani colui che si avvicinò al Comitato Toscano di Liberazione Nazionale cercando trattative per un trapasso pacifico dei poteri, salvaguardando la vita ad alcuni tedeschi in cambio del rilascio dei prigionieri. Queste trattative non vennero accettate dal Comitato Toscano di Liberazione Nazionale.

La Questura

Indirizzo: via Zara n°2

Articolo: Il 3 agosto 1944 alcuni membri del Comitato di Liberazione Nazionale si insediarono nel Palazzo della Questura, tenendo in ostaggio la famiglia del questore fascista Giuseppe Manna in cambio di informazioni e ubbidienza ai loro comandi. Manna fu questore di Firenze nel periodo della Repubblica Sociale Italiana (RSI), lo Stato guidato da Benito Mussolini, ma non infierì molto sugli antifascisti al contrario del predecessore Edmondo Zanti, che era stato collaboratore del sanguinario squadrista Mario Carità. Gli antifascisti del resto fin dall’8 settembre intrattennero rapporti con molti enti pubblici che non volevano compromettersi troppo con il fascismo, come con il vice questore antifascista Virgilio Soldani Bensi.

Una volta instauratosi nella Questura, il gruppo del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale, iniziò a far arrestare i fascisti già prima della data prevista della liberazione. Dall’11 agosto 1944 aumentarono il numero dei prigionieri fascisti che si costituirono alla Commissione di controllo per salvarsi dall’esecuz

I tetti

Il tetto era un luogo molto usato dai franchi-tiratori per gli agguati, per la facilità degli spostamenti su terrazzi e abbaini, e per il passaggio da una casa all’altra. Spie e cecchini, tra i quali vi si poteva trovare anche adolescenti, innescavano delle sanguinose battaglie procurando numerose vittime dell’una o dell’altra fazione. Il pittore Bruno Becchì venne ucciso mentre da un abbaino cercava di un fermare un franco-tiratore che puntava il bersaglio su un gruppo di patrioti in via Laura. Il tenente Ugo Foli comandante del Battaglione della Libertà, insieme a Paolo Galizia, dal tetto di un liceo scientifico in via Masaccio, tentarono di colpire un gruppo di cecchini posti in piazza Savonarola ma vennero subito uccisi dai franco-tiratori.

 

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