I “luoghi dei GAP”

Daniela Quadrelli - Stagista ISRT

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Piazza Santa Maria Novella

L’11 luglio 1944 venne ucciso il luogotenente spia Valerio Volpini, componente della banda Bernasconi, da Bruno Fanciullacci ed Elio Chianesi in piazza Santa Maria Novella. Si tratta dell’ultima azione realizzata dai gappisti, infatti l’organizzazione fu sciolta alcuni giorni dopo. Sembra che Volpini fu però colpito per sbaglio dato che l’obiettivo era il maresciallo delle squadre armate S.S. (Schutzstaffel o squadre di protezione) italiane, Giuseppe Bernasconi, successore di Carità, che aveva fissato il quartier generale nell’albergo Nazionale situato nella piazza. Un mese dopo, l’11 agosto, vennero fucilati alcuni giovani franchi-tiratori sul sagrato della chiesa di Santa Maria Novella. Gli stessi vennero prima processati dal comando della divisione Potente in una sala dell’Hotel Baglioni. L’episodio fu narrato anche da Curzio Malaparte nel racconto intitolato “Il Processo” dove il narratore si finge testimone oculare.

 

Abitazione Gobbi

Indirizzo: via Pagnini n°23

Nel settore militare il tenente colonnello Gino Gobbi comandante del Distretto Militare cercò di organizzare un esercito di giovani che fosse affiancabile al nuovo Stato Repubblicano Fascista. Tra il 1943 e il 1944 l’ufficio leva chiamò i cittadini alle armi ma solo una minima parte si presentò per arruolarsi.

Il piano di Gobbi fu ostacolato dai gappisti che lo uccisero il 1 dicembre 1943 presso la sua abitazione in via Pagnini. Questa inaspettata azione venne vendicata dal comando di Manganiello e Carità il giorno seguente, con un rappresaglia al Poligono delle Cascine, durante la quale vennero fucilati alcuni detenuti politici tra cui Luigi Pugi, Orlando Storai, Gino Manetti, Oreste Ristori e Armando Gualtieri.

 

Carcere Santa Verdiana

Indirizzo: via dell’agnolo

 

La casa di Rosai

Indirizzo: via dei Benci

Il pittore Ottone Rosai fu amico di alti gerarchi fascisti e fu uno squadrista accanito, ma durante la lotta clandestina diede rifugio a valorosi partigiani. Con l‘avanzare delle truppe tedesche decise di trasferirsi dalla campagna, sulla collina del Belvedere, alla città, in via dei Benci, pensando di mettersi al sicuro. Nella sua casa trovarono rifugio alcuni partigiani tra cui Enzo Faraoni, in seguito ad alcune ferite riportate durante un esplosione il 12 giugno 1944. Faraoni nel nascondiglio conobbe il capitano tedesco divenuto gappista Alexander Schliemann e Bruno Fanciullacci con i quali pianificò di liberare la gappista Tosca Bucarelli dal carcere.

 

 

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