Appello per la difesa delle biblioteche pisane

16 Aprile 2016
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Il 47% degli italiani, secondo l‘OCSE, soffre di analfabetismo funzionale e la percentuale è talmente alta da far balzare il paese al vertice di questa classifica poco invidiabile. Da mesi si moltiplicano denunce e appelli sul nostro declino culturale, in particolare sullo stato di biblioteche e archivi, ma anche denunce dei professionisti dei beni culturali (archeologi, storici dell’arte, archivisti, bibliotecari, ecc.) che nei tagli dei finanziamenti alla cultura vedono un pericolo per il loro stesso futuro.

In provincia tutto questo ha una ricaduta pesante e a Pisa – in misura maggiore ad esempio rispetto a Pistoia, che in cultura ha investito – la situazione si sta facendo drammatica. La scarsità di investimenti è resa ancora più grave dal fatto che la città aveva costruito nel tempo la propria fama e qualità della vita custodendo, tutelando e arricchendo un patrimonio storico-artistico, librario e archivistico di interesse internazionale, patrimonio che si sta rapidamente disfacendo.

Negli ultimi anni il declino è stato rapido e allarmante:
– Dal 2011 la biblioteca e i fondi archivistici conservati presso la Domus Mazziniana giacciono in 1.200 scatole immagazzinate a Perignano di Lari, per le quali si versano € 26.000 annui di affitto; la Domus è stata trasformata in un museo multimediale, aperto 6 ore alla settimana grazie a un’associazione di volontari.
– Nel 2012 la Biblioteca Serantini ha dovuto lasciare la sede nel complesso Concetto Marchesi di proprietà della Provincia e trasferire il proprio patrimonio presso l’Archivio generale dell’Università di Pisa a Montacchiello.
– Nel maggio del 2012, a seguito del terremoto in Emilia, un’ordinanza del sindaco ha sancito la chiusura della Biblioteca Universitaria e solo da qualche settimana sono partiti i lavori di consolidamento strutturale del Palazzo della Sapienza.
– Nel 2013 è stata inaugurata la Biblioteca comunale SMS, struttura per certi versi all’avanguardia, che tuttavia è carente di spazi per nuove acquisizioni, manca di manutenzione e presto necessiterà di personale; l’edificio annesso – il Centro Espositivo SMS, costato € 4.670.000 e inaugurato nel 2009 – non ha mai funzionato a pieno ritmo e molti dei suoi spazi giacciono inutilizzati.
– Nel 2014 la legge 56 del 7 aprile 2014 (cosiddetta Legge Delrio) ha stabilito che nel riordino delle Province la cultura non è funzione fondamentale, ma né il Comune né la Regione vogliono farsene carico e la chiusura della Biblioteca Provinciale, prevista per il 31 dicembre 2015, è stata prorogata al 30 aprile prossimo (è di questi giorni l’appello lanciato dalla Rete Bibliolandia e sottoscritto da importanti personalità).

La legge di riordino delle province non può costituire un alibi per Comune e Regione, anzi dovrebbe indurre questi soggetti a riappropriarsi delle proprie competenze in ambito culturale; né essi possono ritrarsi dalle loro responsabilità con la scusa di tagli progressivi alla cultura, quando finanziano progetti PIUSS milionari per opere lasciate spesso inutilizzate.

Il depauperamento complessivo di biblioteche e archivi non solo allontana da Pisa gli studiosi, ma costituisce una grave perdita per la città. “Pisa è culture” – lo slogan inventato per candidare la città a capitale europea e poi italiana della cultura – suona come un contenitore vuoto. Vuoto come le Officine di Porta Garibaldi, edificio che la Provincia ha costruito con una spesa di 8 milioni di euro, che sulla carta avrebbe dovuto accogliere la Biblioteca provinciale, la Biblioteca Serantini e il Centro Nord-Sud. Assieme alla Biblioteca SMS, le Officine avrebbero dovuto diventare il centro della rete bibliotecaria cittadina, una Casa della cultura e della memoria nonché centro sociale in via Gioberti, un’alternativa culturale all’aggregazione offerta dalla movida del fine settimana, che rischia di rimanere l’unico modello di socializzazione collettiva per i giovani.

Perché il degrado dell’intero sistema culturale cittadino colpisce tutti. A differenza delle biblioteche universitarie, infatti, quelle civiche sono nate per garantire una formazione permanente alle persone comuni: anziani, lettori di tutte le età, in particolare giovani, che in esse si informano e si formano, trascorrono proficuamente il tempo, coltivano i propri interessi. Le biblioteche civiche forniscono un servizio culturale e allo stesso tempo sociale, sono beni preziosi, e non a caso la Biblioteche Provinciale e SMS sono state pensate in una zona della città (il quartiere di Cisanello) che prima di allora era sguarnita di servizi e centri di aggregazione.

Vogliamo rinunciare a tutto questo? Chiediamo a tutte le cittadine e i cittadini e alle tante associazioni culturali di Pisa di sostenere questo appello per salvaguardare le biblioteche pisane, perché non vogliamo che il patrimonio librario sia disperso in scatole e depositi, bensì che le biblioteche siano spazi vivi di crescita, studio e socializzazione.

Chiediamo che le Officine di Porta Garibaldi vengano destinate alla Biblioteca Provinciale e alla Biblioteca Serantini.

Chiediamo un incontro pubblico tra sindaco e soggetti interessati per una politica complessiva di rilancio culturale.

Chiediamo alle istituzioni risposte concrete e tempi certi di attuazione per queste richieste.

Coordinamento dei lettori delle biblioteche e degli archivi pisani

(per aderire scrivere a: appellobibliotechepisane@gmail.com)

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