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Se a parlare sono gli studenti: un percorso di democrazia attiva per i 70 anni della Costituzione

Quest’anno, grazie al prezioso sostegno della Regione Tosca­na, l’Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell’Età contemporanea ha voluto celebrare il 70° anniversario dell’entrata in vigore della Costituzione con un progetto importante e ambizioso, che si è concluso questo 12 novembre. È passato già un anno dall’avvio della fase organizzativa: non è facile pensare un percorso che coinvolga tante persone e si esplichi in fasi così diverse; sono fondamentali il gioco di squadra e molto brainstorming. Se da una parte è difficile, dall’altra, come tutte le grandi scommesse, è incredibilmente coinvolgente. Già la scelta del nome, Costituzione: la nostra carta d’identità 1948-2018, voleva racchiudere tutto questo: una sfida, un progetto importante, cui avrebbero partecipato infine centinaia di persone: studenti, insegnanti, docenti universitari, collaboratori ISRT, …

Con la convinzione profonda che la scuola sia un luogo di crescita, anche emotiva, abbiamo ritenuto fondamentale che gli insegnanti si appassionassero per poi appassionare i loro studenti. Quindi, la prima fase si è svolta tra febbraio e marzo 2018, con un corso di formazione aperto a insegnanti di scuole secondarie di secondo grado, dal titolo Costituzione e storia dell’Italia repubblicana. I percorsi degli italiani in un Paese in trasformazione. Tre incontri presso Le Murate PAC, sulla storia della Repubblica alla luce del testo costituzionale, durante i quali vari relatori hanno illustrato le trasformazioni culturali, economiche e politiche della penisola dall’uscita dal secondo conflitto mondiale a oggi. Il corso è stata la prima tappa del progetto che fin da subito aveva come scopo quello di fare degli studenti i veri protagonisti, al centro di un lavoro di approfondimento e riflessione sui valori costituzionali e sulla più recente storia nazionale. Durante il corso, tutti i docenti sono stati invitati a svolgere attività sulla Costituzione e sui grandi princìpi in essa contenuti, a partire dalla primavera e poi al rientro per il nuovo anno scolastico, secondo le loro inclinazioni e possibilità.
L’obiettivo finale: una giornata, il 12 novembre, dedicata interamente agli studenti, un convegno didattico, durante il quale i ragazzi avrebbero presentato il lavoro fatto.

Grande è stata la soddisfazione nel ricevere un elevato numero di adesioni e proposte da molti di loro, che stimolati dal corso hanno voluto continuare in classe. A partire dalla fine di marzo, ho assunto il ruolo di tutor e mi sono occupata di fornire agli insegnanti materiali utili e spunti per lavorare con i ragazzi; coordinare le informazioni, gestire i tempi di lavoro, dare il mio supporto. È stato importante per me creare con ogni singolo docente un rapporto di dialogo e scambio di idee e opinioni, incoraggiare i loro progetti.
Sono stati mesi intensi, talvolta tutti insieme in corsa con i tempi della scuola e dei ragazzi: ci sono stati dubbi e perplessità ed è stato in quei momenti che ho capito davvero l’importanza della collaborazione, del fare rete, di stabilire relazioni, per far funzionare al meglio il progetto. Nove le classi coinvolte, 15 docenti, quasi 300 studenti. Con l’arrivo dell’estate ci siamo dati tutti dei compiti per le vacanze e a settembre, al rientro a scuola, i ragazzi avevano lavorato davvero al progetto, avevano intervistato le loro famiglie, raccolto fotografie, materiale documentario di vario tipo.
A ottobre sono stata chiamata da alcuni insegnanti ad andare nelle classi: ho chiesto ai ragazzi di raccontarmi il percorso fatto e ho dato loro dei consigli su come raccontarlo alle quasi 300 persone, coetanei e non, che li avrebbero ascoltati il giorno del convegno. Ho percepito la loro emozione ma anche la voglia di dimostrarmi che ci avevano messo la testa in quel percorso.

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Il 12 novembre, al cinema-teatro La Compagnia di Firenze, tutte le classi che in quei mesi avevo seguito più o meno da vicino si sono presentate in sala, accompagnate dagli insegnanti. Anche quel giorno il mio ruolo era quello di supportarli, di rendere tutto un po’ più semplice. Come ho già detto, per me è stato un cammino soprattutto emotivo: sentire la passione degli insegnanti mi ha dato grande positività, e le ragazze e i ragazzi che ho conosciuto hanno confermato l’importanza di un percorso come quello, dimostrandomi la loro voglia di far bene.
Il giorno del convegno seguivo i loro interventi dalla regia e li vedevo salire sul palco pieni di emozione, ma soprattutto di senso di responsabilità. Si rendevano conto che nei venti minuti a loro concessi per dire il lavoro fatto, erano rappresentanti e testimoni di un percorso importante. Rappresentanti della loro classe e, forse, della loro intera generazione. Hanno avuto modo di parlare ed esprimere le loro idee su temi fondanti come l’uguaglianza, l’uguaglianza di genere, il lavoro, l’ambiente, a partire dalla Costituzione fino all’oggi, al mondo in cui vivono immersi, del quale sono custodi in prima linea.
Alla fine della giornata ho provato molta soddisfazione, perché nonostante i tempi stretti, e le tante piccole preoccupazioni tipiche di quando si organizzano eventi così grandi, tutto è andato nel modo migliore. I ragazzi sono stati davvero i protagonisti, come avevamo voluto all’inizio di tutto, quando il progetto era ancora agli albori. Hanno parlato da un palco, persino cantato una canzone sull’articolo 36 della Costituzione; ci hanno fatto vedere video montati da loro e interviste; hanno mostrato fotografie e statistiche con dati da loro raccolti. Si sono emozionati ma hanno continuato a parlare, sostenuti dagli applausi di incoraggiamento dei loro compagni.

In quel cinema, per una giornata, 300 persone compresa me hanno vissuto un’esperienza un po’ unica: quella di ritrovarsi con intenti comuni e ideali comuni, a parlare insieme, ascoltarsi con pazienza e confrontarsi.
Un vero modello di democrazia.
Il bilancio della mia esperienza non può che essere positivo e di incoraggiamento a continuare a coinvolgere prima di tutto i giovanissimi, che hanno il diritto di conoscere la loro Storia e il dovere di tramandarla.