Stiamo nel mondo. Il Centro Mondialità Sviluppo Reciproco nella storia

Chiara Fantozzi - Editasca, Livorno, 2024

La pubblicazione, realizzata con il patrocinio della Socrem e dell’Istoreco di Livorno, ripercorre l’esperienza del Centro Mondialità Sviluppo Reciproco (CMSR) fin dalla sua nascita (1979), inquadrando i presupposti socio-culturali dai quali ha avuto origine. L’esposizione, corredata da un apparato iconografico, prende avvio dalla contestazione del ’68 e dalle dinamiche del post-concilio, segnate dall’emergere di un variegato “dissenso cattolico”. Espressioni caratteristiche di questo diffuso sentimento di riforma religiosa e di protesta contro lo status quo borghese furono le “comunità di base”, forme associative spontanee che si allontanavano dalle tipologie tradizionali di militanza e si ponevano solitamente al di fuori della struttura parrocchiale.

A Livorno don Carlo Leoni fu uno degli interpreti più rappresentativi di una simile istanza di rinnovamento. Il sacerdote di origine veronese fondò nel 1970 la comunità cristiana “Impegno”, che, alla luce dell’aggiornamento del Vaticano II, si distinse per il coinvolgimento attivo dei laici e per la fervida attività a favore dei più disagiati. La parabola della comunità si consumò nel 1987-88, lasciando due eredità durature: l’omonima cooperativa (creata per intervenire sulla marginalità sociale con attività domiciliari) e, appunto, il CMSR, che nel tempo ha collocato la propria attività nella galassia altermondista e nella rete del volontariato internazionale. La comunità costituì un esempio paradigmatico dell’aspirazione, condivisa da molti giovani del tempo, di coniugare il sogno di una “Chiesa dei poveri” con l’utilizzo spregiudicato degli strumenti marxisti di lettura della società. Da qui il superamento della tradizionale “dottrina sociale della Chiesa”, considerata subalterna alla conservazione degli equilibri capitalistici. L’esito immediato di tale impostazione fu l’incontro con la teologia della liberazione, che ispirò un terzomondismo di tipo nuovo, non più legato alla prospettiva del proselitismo missionario, ma alla visione profetica secondo cui il riscatto delle masse oppresse avrebbe determinato una purificazione della Chiesa. È in questa visione che si radicava il messaggio di convertire il mondo occidentale al concetto di «sviluppo reciproco».

Le vicende del CMSR sono dunque colte da una prospettiva che mira, da un lato, a contestualizzare gli eventi inserendoli nel processo storico globale e, dall’altro, a ritrovare i singoli protagonisti del mutamento. Proprio l’esigenza di superare l’atteggiamento ecclesiastico di esclusivismo e di autosufficienza (significativa fu l’adesione simpatetica del Centro all’esperimento di socialismo cristiano realizzato in Nicaragua) individua un tratto costante del gruppo costituitosi attorno a don Leoni. La passione religiosa e civile ha contribuito a dare al CMSR un’identità forte, ancorata ad un cattolicesimo progressista al tempo stesso critico e collaborativo nei confronti della gerarchia ecclesiastica: una “spiritualità dell’impegno” al fianco dei poveri, aperta al dialogo, attenta ai “segni dei tempi” e disposta ad immergersi nel complesso fluire della storia per costruire condizioni di giustizia e non per imporre un insegnamento autoritario.

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