Qualcuno era comunista. “Documenti e studi”, n. 35.

Rivista dell'Istituto storico della Resistenza e dell'età contemporanea in provincia di Lucca

2013

Cosa è stato il Pci? Si è trattato solo, come scrive Emanuele Macaluso, di “un corpo estraneo alla nostra società, di una agenzia sovietica al soldo del Kgb, nel migliore dei casi di una Chiesa con i suoi sacerdoti e i suoi riti da studiare come fa un archeologo dopo uno scavo”? Oppure i suoi settant’anni di storia, percorsa da lotte, difficoltà, successi e insuccessi, hanno inciso profondamente nella vicenda italiana del secolo scorso e hanno fatto di questo partito, soprattutto dopo il secondo conflitto mondiale, uno dei principali protagonisti sia del rinnovamento del Paese, sia di nuovi rapporti internazionali? Quale, dunque, il suo ruolo nella storia del secondo Novecento, ancora poco indagato dalla storiografia al contrario degli anni dell’opposizione al fascismo e della Resistenza?

“Documenti e studi” dedica il numero 35 a una riflessione dell’esperienza politica del Partito comunista italiano, riservandovi la sezione principale, intitolata, con le parole del celebre monologo poetico-politico di Giorgio Gaber, “Qualcuno era comunista”.

Il saggio di Lorenzo Orsi, Comunisti e rispettabilità. Identità sessuali e moralità dei comunisti italiani 1946 -1956 prende in esame le modalità e le motivazioni della costruzione dell’identità e della rappresentazione dell’uomo e della donna comunisti, nei primi dieci anni di storia repubblicana del nostro Paese.

Con Sandrino Petri: un sindaco comunista nella provincia bianca, Stefano Bucciarelli offre ai lettori un dettagliato e argomentato lavoro sulla personalità di Alessandro Petri (1893 – 1983), viareggino, socialista antimilitarista nella Grande guerra, antifascista negli anni del regime, primo sindaco “provvisorio” della sua città e poi eletto negli anni dell’immediato dopoguerra. Nel contributo di Emmanuel Pesi, La nascita e i limiti organizzativi del partito nuovo in Lucchesia 1943-1948, è presa in esame, calandola nella realtà locale, la tematica della elaborazione della prospettiva politica della “democrazia progressiva” e della costruzione del necessario strumento per realizzarla: non più un partito di quadri, ma un “partito nuovo”, nazionale e di massa. In La questione di Trieste a Lucca (e una conferenza di Vittorio Vidali a Lucca, 1 ottobre 1953), Armando Sestani espone la tormentata vicenda del confine orientale italiano negli anni del dopoguerra e come questa sia stata rielaborata dalle forze politiche lucchesi. Francesca Gori nel suo Il fondo della federazione provinciale di Lucca del Partito comunista italiano 1969 – 1989 dà conto del lavoro di analisi, inventariazione e riordino del materiale custodito presso l’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea in Provincia di Lucca, contestualizzandolo e indicando i criteri adoperati per la sua sistemazione. La sezione si chiude con il ricordo di due figure di militanti, Fernando Cecchi, detto “il Bebi” e Milziade Caprili a cura di Lucia del Chiaro e Stefano Bucciarelli.

Seguono poi la sezione Risorgimenti dove sono pubblicati il saggio di Roberto Pizzi su Collodi, personaggio del Risorgimento, e quello sulle memorie epigrafiche e monumentali di Tito Strocchi in provincia di Lucca di Elena Profeti, e alcune recensioni di recenti volumi.

  • (will not be published)
  • Chi sei?

  • Titolo del tuo contributo*


  • Iscriviti alla newsletter di ToscanaNovecento
  • Puoi usare codice html: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>