Cafiero

P.C. Masini - BFS, Pisa, 2014

Carlo Cafiero occupa un posto centrale nella storia del movimento operaio italiano, per essere stato nel 1872 tra i principali ispiratori e organizzatori della prima Conferenza della branca italiana dellʼInternazionale di Rimini. Fiduciario di F. Engels e K. Marx, nonché primo divulgatore in Italia del Capitale. Cafiero dopo la rottura con Marx ed Engels diventa amico di M.A. Bakunin ed è promotore, insieme a E. Malatesta, P.C. Ceccarelli e altri, del tentativo insurrezionale della Banda del Matese nel 1877. La vita pubblica di Cafiero si compie esattamente nellʼarco di dodici anni, tanti ne corrono fra gli sviluppi internazionalisti seguiti alla caduta della Comune di Parigi (1871) sino a quando Andrea Costa ˗ amico di Cafiero e a sua volta tra i principali esponenti dellʼInternazionale in Italia ˗ con la sua lettera Agli amici di Romagna (1879) abbandona le file dellʼinsurrezionalismo antiautoritario e si prepara a entrare nel Parlamento italiano (1882) come primo deputato socialista. La vita di Cafiero, spesa nellʼappassionata, intransigente, disperata, ma vana ricerca del “sol dellʼavvenireˮ, si chiude, infine, con la tragedia della follia.

Il libro che Masini ha dedicato a Cafiero può essere considerato la migliore biografia dellʼinternazionalista pugliese uscita finora e, nel contempo, rappresenta lʼopera nella quale si riassume e si esalta la vicenda umana e intellettuale del suo autore.

Leggere e studiare lʼaffascinante e sofferta vicenda biografica di Cafiero, qui raccontata magistralmente, è utile non solo per comprendere la storia originale della diffusione in Italia del primo socialismo, in particolare di quello di matrice antiautoritaria, ma anche per capire il suo autore e il suo metodo di studio. Masini, infatti, iniziò a pensare e scrivere questʼopera ben 25 anni prima della sua pubblicazione, e la sua preparazione lo ha accompagnato per buona parte della sua vita: fino a poco prima della scomparsa aveva lavorato a una nuova edizione, rivista e aggiornata e che ora viene alla luce.

Masini, nasce il 26 marzo 1923 a Cerbaia (FI), inizia la propria attività politica e di studioso giovanissimo negli ambienti del movimento liberalsocialista di Tristano Codignola. Il 21 gennaio 1942 è arrestato per attività antifascista e condannato a tre anni di confino da scontare a Guardia Sanframondi, nel beneventano, sul massiccio del Matese. Riacquistata la libertà, il 19 maggio del 1943, tornato a Firenze riprende i contatti con i compagni e si avvicina al Partito comunista. Quando le operazioni militari della guerra coinvolgono anche la Toscana, Masini è in prima fila per aiutare la popolazione della sua zona, ricoprendo anche incarichi di responsabilità, come quello di vicesindaco di San Casciano Val di Pesa, nominato dagli Alleati, e di membro del Comitato di liberazione nazionale locale in rappresentanza del PCI, senza tuttavia partecipare mai direttamente ad azioni militari. Nel periodo compreso tra l’ultima fase del conflitto e i momenti immediatamente successivi alla Liberazione, di fronte alla svolta di Salerno di Togliatti e all’interpretazione della lotta al nazifascismo, Masini matura la scelta di abbandonare il PCI e di avvicinarsi al movimento anarchico. È una scelta fatta con convinzione e dedizione che lo coinvolgerà per oltre un quindicennio per poi approdare nelle del socialismo democratico. Masini, però, è stato soprattutto un appassionato storico e bibliofilo, una passione che lo ha accompagnato per tutta la vita e oggi buona parte della sua eredità culturale e archivistica è conservata per sua stessa volontà dalla Biblioteca Franco Serantini di Pisa. Masini muore a Firenze il 19 ottobre 1998.

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