Buriazia

Catia Giaconi - ETS, Pisa, 2024

Buriazia è un libro che ha al suo interno molti libri, o per meglio dire molte sono le narrazioni che sviluppano la vicenda, centro dell’interesse: una ragazzina nata poco dopo il passaggio del fronte nella campagna pisana, figlia di una partigiana locale e di un soldato atzero, sfuggito ai tedeschi e unitosi alla banda dei ribelli. Un piccolo paese di cavatori, Castellina Marittima, separato al suo interno dalla divisione tra antifascisti e fascisti. Una famiglia numerosa e articolata, quella materna, dove la protagonista trova braccia affettuose per la sua prima infanzia. Una madre segnata dalla separazione forzata dal suo giovane compagno che, una volta sceso nella grande città vicina, Livorno, viene intercettato dagli inglesi che gli fanno un foglio di rientro per la grande Unione Sovietica. Così il giovane che non sa ancora che diventerà presto padre, si imbarca a Taranto per rientrare in patria e, al suo arrivo, lo aspettano dieci anni di Siberia. Ma il libro è anche la ricostruzione dei tentativi fatti a caldo da sua madre per rintracciare il suo giovane sposo, sparito nel nulla, tramite il Partito comunista, l’associazione Italia-Urss, con risultati assolutamente negativi. Da una disponibilità iniziale si passa a risposte fredde e evasive. Intanto però Catia è stata trasferita dalla madre a Livorno, città con la quale mai si identificherà e, una volta cresciuta, comincia, in contrasto con la madre, la sua personale ricerca del padre, questo padre così diverso dagli alti: alto, biondo e che suonava il violino. Sia per la determinazione dell’autrice che per l’intervento del caso, alla fine riuscirà trovarlo.
Ha fatto bene l’Istoreco di Livorno a pubblicarlo perché la storia riguarda un periodo che è al centro delle indagini di un Istituto come questo, ma ha fatto bene anche perché è una prova narrativa di grande spessore e non ultimo, è la prima prova narrativa di una donna.

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