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Fonti per lo studio dei fatti del 1° marzo 1921 a Empoli

Nel contesto del centenario, contestualmente alla realizzazione del convegno “1921: squadrismo e violenza politica in Toscana”, il Comune di Empoli, su proposta della Società storica Empolese, ha affidato all’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea la realizzazione di questa rassegna.

Il lavoro, curato da Daniele Lovito e Martina Ponzalli, sotto la supervisione scientifica dei prof.ri  dell’Università di Firenze Roberto Bianchi e Mauro Guerrini, presenta un quadro sistematico delle fonti archivistiche e bibliografiche sui “fatti” e si configura quindi come una risorsa preziosa per chiunque intenda avvicinarsi o approfondire lo studio di questa complessa pagina di storia.




“I profughi giuliani, istriani, fiumani e dalmati in provincia di Grosseto”

copertina ebook“I profughi giuliani, istriani, fiumani e dalmati in provincia di Grosseto”, e-book di Laura Benedettelli, raccoglie gli esiti di una ricerca pluriennale dell’ISGREC in archivi locali e nazionali sulle vicende degli esuli, arrivati a Grosseto a partire dagli anni Quaranta del Novecento. Il volume è liberamente consultabile nella versione “sfogliabile”  nel sito dell’Istituto di Grosseto. Nella stessa pagina il link per scaricare gratuitamente la versione epub.




Una cartolina… un pò particolare.

Lo squadrismo fascista in Val di Cecina e le “escursioni di propaganda” in una località dalle forti tradizioni socialiste.
La “Giunta Rossa” di Montecatini Val di Cecina, primo Comune della Toscana a guida socialista (fin dalle elezioni amministrative del 28 luglio 1895), avrebbe ceduto alle pressioni e agli attacchi ormai incontrastati del “partito nuovo” solo nel novembre 1922, quando tutto il Consiglio comunale fu in qualche modo costretto a dimettersi.
Dopo poco più di un mese di commissariamento, con le elezioni del 7 gennaio 1923 il Comune fu quindi conquistato dalla Lista fascista.




I conquistatori dell’Impero

La campagna militare del Corno d’Africa, iniziata il 3 ottobre 1935, si sarebbe conclusa dopo sette mesi di combattimenti caratterizzati – oramai dal 1996 è cosa riconosciuta pure dallo Stato italiano – anche dall’impiego di armi chimiche (Iprite e Fosgene) da parte del nostro esercito, con l’invasione totale del territorio etiope.
La sera del 5 maggio 1936, Mussolini poteva annunciare la vittoria al popolo italiano:

“Il Maresciallo Badoglio mi telegrafa: «Oggi 5 maggio, alle ore 16, alla testa delle truppe vittoriose, sono entrato in Addis Abebà». L’Etiopia è italiana. Italiana di fatto, perché occupata dalle nostre armate vittoriose, italiana di diritto, perché col gladio di Roma è la civiltà che trionfa sulla barbarie, la giustizia che trionfa sull’arbitrio crudele, la redenzione dei miseri che trionfa sulla schiavitù millenaria”.

Il 9 maggio, quindi, dal balcone centrale di Palazzo Venezia proclamava che “l’Italia ha finalmente il suo Impero” e che “il titolo di Imperatore viene assunto per sé e per i suoi successori dal Re d’Italia”.




Montecatini Val di Cecina. Dalla Marcia su Roma alla MVSN

Giunto al potere, Mussolini avvertì immediatamente l’esigenza di inquadrare i vari nuclei di squadristi dei Fasci di combattimento in un vero e proprio reparto riconosciuto dallo Stato. L’apposita commissione composta da Emilio De Bono, Cesare Maria De Vecchi, Aldo Finzi, Italo Balbo ed Attilio Teruzzi, sul modello delle “guardie nazionali” di cui disponevano altre nazioni, progettò così l’organizzazione di un corpo regolare di volontari da reclutarsi in una fascia di età compresa tra i 18 e i 55 anni. Approvato sia dal Gran consiglio del fascismo che dal Consiglio dei ministri, il progetto,
con R. Decreto n. 31 del 14 gennaio 1923, diveniva legge. Ricevuto così il crisma di legalità, con l’inizio del febbraio 1923 prendeva vita la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN). Ossia la “Guardia armata della Rivoluzione al servizio di Dio e della Patria”, un organismo assoggettato al controllo diretto del presidente del Consiglio, cui fu delegato in primis il mantenimento dell’ordine pubblico sul territorio e la difesa degli interessi nazionali.
Anche a Montecatini, come un po’ in ogni dove, ci si attivò alacremente per la costituzione della Milizia locale.




Montecatini Val di Cecina. La memoria delle vittime della Grande Guerra

“Per ogni caduto della Grande Guerra – al fine di mantener viva la memoria dell’eroico sacrificio – dovrà essere piantato un albero”, così recitava il testo della circolare inviata in data 27 dicembre 1922 ai regi provveditori agli studi su iniziativa del sottosegretario alla Pubblica Istruzione Dario Lupi, con la quale si delegavano appunto gli scolari sia della piantumazione che della custodia degli alberi.
Centoventi furono i cipressi necessari alla costituzione, nel 1923, del Parco della Rimembranza in onore dei Caduti del Comune di Montecatini. Un numero non indifferente se si tiene conto che allora l’intero territorio comunale superava di poco i 4.900 abitanti. In realtà, considerando sia i nativi che i residenti, il numero di decessi per cause di guerra risultò ben superiore.




Montecatini Val di Cecina 2 luglio 1944 – 2 luglio 2014

Nelle commemorazioni si è soliti assistere a discorsi carichi di retorica, ridondanti di luoghi comuni, da parte di più o meno illustri personalità chiamate per dar lustro alla manifestazione, che distanti quasi sempre dal sentimento comune, finiscono per improntare il loro intervento nello sfoggio dell’abilità oratoria e nell’esercizio del loro ascendente politico. Noi, nel 70° Anniversario della liberazione di Montecatini, abbiamo ritenuto che dar voce alla gente comune, far conoscere i loro ricordi, far tesoro delle loro emozioni, fosse il modo migliore – senza dubbio il più autentico – per ricordare gli eventi che, purtroppo tragicamente, portarono al tramonto di uno dei periodi più bui del nostro passato.
«La storia siamo noi», titola una interessante trasmissione televisiva. Ecco, non c’è cosa più “democratica” del far sì che la gente possa sentirsi veramente parte della storia (e non “protagonista per un giorno”, come talvolta benevolmente ci è concesso): quando – se mai potremo riuscirci – perverremo a ciò, non sarà mai troppo presto.

Interviste LETIZIA FRANCESCHINI, MICHELA MARCHI, LORENZO MARCHI, DARIO BURGASSI Produzione video FRANCESCO AURIEMMA

Funerali di caduti in guerra.

Funerali di caduti in guerra.




La via della Libertà

‘La Via della Libertà’ è un racconto dattiloscritto inedito di Antonella Sarti, scritto nel Luglio 2014 come base per la sceneggiatura del cortometraggio di Piero Orlandi sulla Resistenza Apuana, in lavorazione, dallo stesso titolo. Il racconto e il cortometraggio intendono celebrare l’opera dei Patrioti Apuani sulla Via della Libertà. Sul sentiero che prende quel nome, tra Antona e Azzano, passarono migliaia di persone, con la supervisione dei Patrioti Apuani della IV Compagnia, comandati da Vinci Nicodemi, tra il Febbraio e l’ Aprile del 1945.
Il Comandante dei Patrioti Apuani, Pietro Del Giudice, insieme a Naldo Pegollo, comandante della III compagnia e a Plinio Palla, Ufficiale dello Stato Maggiore, si recarono a Palazzo Ducale, a Massa, il 20 Marzo 1945 per un colloquio con il Colonnelllo Comandante delle forze tedesche della Linea Gotica sul versante occidentale per assicurare l’incolumità dei civili che passavano il fronte. A tal fine una delegazione tedesca fu invitata ad ispezionare Antona ed il Comandante nemico, constatata l’assenza di forze partigiane, fu propenso ad un accordo. Più tardi si venne a conoscenza che quel Comandante erastato rimosso dal suo incarico e sostituito con un altro che ignorò gli accordi presi il 20 Marzo.
Sulla Via della Libertà rimasero feriti molti partigiani, nel tentativo di proteggere i profughi che varcavano il Fronte verso l’Italia libera.