1

Archivio Storico della Camera di Commercio (CCIAA) di Livorno

Sede e contatti
Piazza del Municipio, 48, 57123 Livorno
Telefono: 0586.231247; 0586.231254
E-mail: bibliotecaarchivio@lg.camcom.it; segreteria.generale@lg.camcom.it
Sito web: http://www.lg.camcom.gov.it/pagina2079_biblioteca-e-archivio-storico.html
Orario di apertura:
Lunedì:  09:00-13:00; martedì: 09.00-13:00; 15:00-17:00; giovedì: 09:00-13:00
Orario estivo:
Dal 2 luglio al 14 settembre 2018 gli uffici resteranno chiusi il giovedì pomeriggio. Rimangono invariati gli altri orari.

Breve storia e finalità
La Camera di Commercio di Livorno è tra le più antiche d’Italia: fu istituita il 17 dicembre 1801 con decreto di Ludovico di Borbone, all’epoca in cui il Granducato di Toscana divenne Regno di Etruria; già dal XVII secolo, tuttavia, si erano succedute forme di organizzazione dei mercanti (Deputazioni, Consigli del Commercio).

La sua storia è intrecciata con quella degli artigiani, dei commercianti, dei mercanti e dei banchieri di tutte le nazioni, che qua si riunivano per contrattare la compravendita delle mercanzie e per cambiare moneta: le leggi livornine emanate dai Medici nel Cinquecento e l’istituzione del porto franco avevano aperto infatti la città a persone di ogni lingua, razza o religione e fatto proliferare gli scambi commerciali, trasformando Livorno in una piazza mercantile cosmopolita.

L’ Archivio storico della Camera di Commercio è un centro di documentazione permanente sulla storia sociale ed economica del territorio livornese: esso, infatti, conserva i documenti che raccontano lo sviluppo della città e della sua provincia dagli ultimi anni del 1700.

Attraverso marchi di fabbrica, carte intestate, depliant ed opuscoli pubblicitari, ad esempio, è possibile ripercorrere la vita delle imprese prima e dopo l’Unità d’Italia, scoprire le loro caratteristiche produttive ed organizzative, osservarne la straordinaria varietà presente all’epoca: dalle fabbriche di pasta e di canditi alle distillerie di alcool, dalla produzione di candele e saponi alla cantieristica e alle officine meccaniche, dalla lavorazione di vetro, stracci e corallo alle tipografie…

L’archivio conserva inoltre numerosi documenti relativi al porto e ai suoi traffici mercantili, le statistiche dei trasporti marittimi, i depliant di compagnie di navigazione che transitavano da Livorno, oltre a manifesti e opuscoli della Prima Guerra Mondiale e ad una sezione di oltre 5000 fotografie dagli anni cinquanta ad oggi, in cui sono illustrate le vicende del porto, lo sviluppo urbanistico della città, fiere agricole e mostre artigiane, convegni e visite istituzionali.

Patrimonio
I documenti sono raccolti in circa 16.000 unità archivistiche, articolate in due parti: Sezione pre-unitaria (1796-1862); Sezione post-unitaria (1862-1970). Le due sezioni sono suddivise in Fondi, che seguono l’evolversi dell’ente camerale dalla nascita della Deputazione del Commercio in poi, e che a loro volta ripartiti in Serie: affari generali, agricoltura, albi e ruoli, artigianato, commercio, controversie del mercato, convegni e seminari, deliberazioni, industria, mostre e fiere, personale, porto, statistica, trasporti e comunicazioni.
Alle due Sezioni precedentemente descritte vanno ad aggiungersi:
– le deliberazioni dell’organo di governo camerale fin dal 1799;
– il Fondo “Antiche ditte livornesi”: oltre 3000 fascicoli relativi a denunce di inizio attività, modifiche e cessazioni di ditte che si segnalarono alla Camera ben prima che la legge istituisse l’obbligo dell’anagrafe commerciale (che risale al 1910);
– il Fondo lasciato dal Tribunale di Livorno dopo che la legge di riforma ha istituito il Registro delle Imprese, attribuendo alla Camera di Commercio le funzioni fino ad allora esercitate dalla Sezione commerciale del Tribunale;
– i Fondi statali dell’Ufficio Metrico e dell’ex Ufficio provinciale Industria Commercio Artigianato (UPICA), che l’archivio storico ha in consegna.

Si segnalano anche i registri contabili per la gestione delle proprietà agrarie della nobile famiglia fiorentina dei Tolomei, ed in particolare della fattoria “Il Palagio” di Scarperia (Fi), nel periodo compreso tra il 1557 ed il 1879.

 




Biblioteca dell’Archivio di Stato di Livorno

Sede e contatti
Palazzo del Governo, Via Fiume, 40, 57123 Livorno
Telefono: 0586.897776
E-mail: as-li@beniculturali.it
Sito web: http://www.archiviodistatolivorno.beniculturali.it/index.php?it/99/biblioteca
Orari di apertura: lunedì, mercoledì e venerdì 8.30-13.30; martedì e giovedì 8.30-17
Prestito esterno: non consentito per regolamento nazionale delle biblioteche di Archivi di Stato.

La biblioteca è collegata dal 1995 al Servizio Bibliotecario Nazionale e ai servizi di rete del Polo SBN che fa capo alla Biblioteca Labronica “F.D.Guerrazzi”di Livorno. Le notizie bibliografiche delle opere possedute sono quindi accessibili in internet agli indirizzi: http://sdp.comune.livorno.it/opachttp://opac.sbn.it

Organi direttivi
Responsabile: Anna Rocchi

Breve storia e finalità
La Biblioteca d’Istituto offre il sussidio bibliografico alle ricerche archivistiche degli studiosi e dei funzionari e allo stesso tempo rappresenta un punto di riferimento specialistico, anche per quanto attiene alla storia locale, al servizio dell’utenza non necessariamente collegata all’Archivio.

Nata con l’istituzione della Sezione di Archivio di Stato, la biblioteca è particolarmente fornita di opere di storia e discipline ausiliarie quali archivistica, paleografia e diplomatica, di storia dell’arte e architettura, di storia del diritto, di urbanistica e cartografia. Particolarmente curati gli aggiornamenti di storia marittima e commerciale, naturalmente con prevalenza riguardante il porto cittadino e quelli dei paesi con i quali esso ha avuto relazione e della storia riguardante le varie comunità, ebraica, armena, olandese, inglese ed altre che hanno contribuito allo sviluppo socio economico e politico della città di Livorno. Sono seguite con analoga attenzione le edizioni del patrimonio documentario del territorio pisano di cui Livorno ha costituito parte integrante fino all’inizio del XV secolo.

Patrimonio
Oltre alle raccolte legislative, tra le quali si segnalano la Legislazione toscana raccolta e illustrata da Lorenzo Cantini (Firenze, 1800-1808, 32 voll.) per gli anni 1532-1775, i Bandi e ordini del Granducato di Toscana (Firenze, 1737-1860), le Leggi del Granducato della Toscana (Firenze, 1814-1840, 27 voll.), il Bulletin des lois, decrets impériaux et arretés de la Junte de Toscane publiés dans les Départements de l’Arno, de l’Ombrone etr de la Méditerranée in 18 voll. (Firenze, 1808-1809). Fra le opere più rappresentative della storia locale, i volumi di Annali di Livorno dalla sua origine all’anno di Gesù Cristo 1840, di Giuseppe Vivoli (Firenze, 1842).

Sono consultabili opere generali di tipo enciclopedico e repertoriale moderne e ottocentesche, quali ad esempio il Repertorio del diritto patrio toscano vigente ossia spoglio alfabetico e letterale delle più interessanti disposizioni legislative veglianti nel Granducato (Firenze, 1836-1861, 22 voll.) e pubblicazioni di vario genere di interesse storico locale, acquisite per dono o acquisto diretto o ricevute per diritto dagli autori che hanno utilizzato la documentazione archivistica dell’Istituto.

Particolare interesse per la storia del Novecento rivestono i fondi bibliografici che si sono formati con i versamenti dei materiali archivistici: si segnalano il fondo Salvatore Orlando (19 voll., 206 opusc.) che fornisce un’utile documentazione riguardante la storia della marina mercantile e dell’economia cittadina, nonché l’attività parlamentare del suo illustre rappresentante dalla fine dell’800 alla prima guerra mondiale e, acquisita con il fondo Whitehead-Motofides, la biblioteca dello stabilimento Wass (Whitehead Alenia Sistemi Subacquei) di Livorno, costruttore di siluri e sistemi sonar per le marine militari di tutto il mondo.




Il sentiero dei martiri d’Istia

sentiero_istia

Il sentiero percorso corteo che accompagnò le salme degli 11 ragazzi da Maiano Lavacchio a Istia (cliccare sulla foto per ingrandire)

Nel febbraio 2008 Marco Grilli, ricercatore dell’ISGREC e autore del volume “Per noi il tempo s’è fermato all’alba. Storia dei martiri d’Istia” (Isgrec-Effigi, Arcidosso 2014), raccolse la preziosa testimonianza di Ernesto Simoni, all’epoca dei fatti adolescente di Istia d’Ombrone, che ha permesso di ricostruire il percorso compiuto da alcuni cittadini di Istia al seguito del parroco del paese, Don Omero Mugnaini, che si ribellò alla volontà delle autorità fasciste di seppellire i corpi sul luogo dell’uccisione, Maiano Lavacchio, in una fossa comune. Simoni fece parte del mesto e coraggioso corteo che accompagnò le salme degli 11 giovani, che avevano pagato con la vita la scelta di non prendere le armi al servizio della RSI.

Voi occupatevi dei vivi, che dei morti me ne occupo io”. Sono le parole con cui Don Mugnaini replicò seccamente ai fascisti: un gesto di umanità nell’Italia dilaniata dalla guerra civile. I ragazzi trucidati furono trasportati su 5 carri al cimitero di Istia e lì sepolti dopo una semplice cerimonia, strettamente vigilata.

Nell’aprile 2013, per la prima volta, la strada percorsa da quei 5 carri è divenuta un sentiero della memoria, grazie alla collaborazione dell’Isgrec con l’associazione FIAB-Grossetociclabile. L’iniziativa “Pedalare Resistere Pedalare! Percorsi di Liberazione”, finalizzata a tenere viva la memoria della Resistenza, ha visto ciclisti esperti e meno esperti ripercorrere l’itinerario compiuto da Don Mugnaini e da alcuni abitanti del paese, la sera del 22 marzo 1944 per portare in paese i corpi degli 11 martiri. Il percorso ciclistico è la prima tappa verso una riqualificazione ed una più ampia fruizione di questo prezioso sentiero della Memoria.

A Maiano Lavacchio è inoltre possibile visitare la cappella votiva che i genitori dei fratelli Matteini, 2 degli 11 martiri d’Istia, fecero costruire nel luogo della fucilazione in memoria degli 11 martiri e l’obelisco che il Comune di Magliano fece erigere nel ventesimo anniversario della strage.

Dati del percorso: Km totali 36 di cui circa il 5% su strada a fondo sterrato, dislivello 320 mt, bici consigliata mtb/city bike, itinerario medio facile. Da Maiano Lavacchio a Grosseto possibilità di itinerario che ripercorre sentieri e stradelli che si addentrano nella macchia di Montebottigli. La lunghezza sale a 42 km e il dislivello a 561 mt. Itinerario impegnativo riservato a mtb, per il fondo e il dislivello richiede un discreto allenamento e padronanza della bici.




Fondazione Giorgio La Pira

Sede e contatti
Via G. La Pira 5, 50121 Firenze
Telefono: 055.284542
E-mail: fondazionelapira@gmail.com
Sito web: http://www.fondazionelapira.org/it
http://www.giorgiolapira.org/it
Orari di apertura:
Segreteria
: lunedì, martedì, giovedì e venerdì 10-12 e 15-17
Archivio: la consultazione è consentita soltanto presso la Fondazione, previo appuntamento con l’archivista Beatrice Armandi, di regola il martedì e il giovedì tra le 9 e le 18.

Organi direttivi
Presidente: Mario Primicerio
Vicepresidente: Giulio Conticelli e Gabriele Pecchioli

Breve storia e finalità
Nel gennaio 1978 (due mesi dalla morte di La Pira 5 novembre 1977) nasce l’Associazione Fondazione Giorgio La Pira, presso i locali di San Marco (la sua Segreteria è stata, fino dai primi anni cinquanta, sita in via Lamarmora 5, ora via La Pira, e tuttora mantiene la stessa sede); nel maggio 1995 avviene il riconoscimento in Fondazione Giorgio La Pira; infine eretta in Ente Morale con D. M. del 28/03/1996.
Finalità: dall’art. 2 dello Statuto: “Lo scopo della Fondazione, senza fini di lucro, è la promozione di iniziative culturali e sociali nel nome del Prof. La Pira per tramandarne il pensiero e l’azione a livello nazionale ed internazionale e per conservare ed utilizzare a fini scientifici e culturali l’Archivio e la Biblioteca del Prof. La Pira”.

Patrimonio
Il patrimonio della Fondazione è costituito dall’Archivio La Pira (Epistolario, lettere, appunti, discorsi), composto da oltre 40.000 documenti (interamente digitalizzato); Biblioteca La Pira: composta da 3.500 circa volumi appartenuti al Prof. La Pira insieme ad altri 2.500 circa volumi della Biblioteca della Fondazione (le due Biblioteche sono catalogate con SDIAF-WINISIS); Archivio fotografico e Archivio video; i vari Archivi e Biblioteca sono consultabili previa richiesta e successiva autorizzazione del Consiglio.

 

 




La Sinagoga di Livorno

Nel cuore della città di Livorno sorge la Sinagoga nuova. Nuova perché quella vecchia, bellissima e molto grande, non c’è più. Tutti dicono che la sinagoga secentesca fosse seconda solo a quella di Amsterdam ma poiché fu pesantemente danneggiata dai bombardamenti, svuotata (come del resto il Duomo) dai cittadini alla ricerca di legno per scaldarsi in una città il cui centro era ridotto ad una maceria, fu scelto di costruirne una del tutto nuova. Le considerazioni su questa scelta sono molto discordanti ma non è questo che qui ci preme sottolineare. L’aspetto che a noi è più caro è legato alla sua collocazione, nel centro della città, alla vista di tutti, in una piazza intitolata ad uno dei più importanti rabbini e intellettuali di tutti i tempi, Elia Benamozegh. La spiegazione di questo fatto è semplice. A Livorno non è mai esistito il ghetto. Gli ebrei arrivarono a partire dal cinquecento e prosperarono in un contesto di grande tolleranza, sia religiosa che giuridica, che permise loro nel Settecento di rappresentare il 25% dell’intera popolazione labronica.

Purtroppo molto cambiò nel Novecento con le Leggi razziali e le persecuzioni. Una parte degli ebrei emigrarono all’estero, una parte cercò di trasferirsi in altri luoghi per dare meno nell’occhio. Molti sfollarono nelle campagne per salvarsi dai fascisti e dai tedeschi ma anche dalle bombe. Furono 116 i deportati e solo in 11 tornarono vivi. La comunità si raccolse attorno a quello che rimaneva dei vecchi edifici e ricominciò a vivere. Finalmente il 23 ottobre 1962 gli ebrei di Livorno riebbero il loro luogo di culto e di incontro. Ancora oggi la comunità ebraica è molto presente nelle manifestazioni culturali e civili della città e la città, nel suo complesso intrattiene un rapporto positivo con la comunità stessa al punto che non gli ebrei, oramai pochi, ma tutti i livornesi per indicarti quel luogo ti dicono: “E’ lì, alla sinagoga”.




I luoghi della memoria della provincia di Livorno. La guerra e la Resistenza dalla strada al social web

Parte dalla piccola località di Gabbro (Rosignano Marittimo, Livorno) e prosegue verso Livorno e poi più a sud a Castagneto Carducci e Piombino l’itinerario della memoria della guerra e della Resistenza che l’Istoreco ha ideato per commemorare il 70° anniversario della Liberazione. In tutto, al momento, cinque pannelli e sei segnalatori, che costituiscono altrettante tappe dell’innovativo progetto dell’Istoreco. Dalle installazioni, tramite la tecnologia QR Code, è possibile accedere direttamente al sito web del progetto “Luoghi della memoria” nel quale i visitatori possono trovare approfondimenti e partecipare alla costruzione di una memoria condivisa.

VISITATE IL SITO DEI “LUOGHI DELLA MEMORIA”: http://istorecolivorno-ldm.it/

Il progetto
Nei prossimi mesi l’itinerario si arricchirà di nuove installazioni nei Comuni di Livorno, Rosignano Marittimo, e Cecina: tutte le installazioni conterranno informazioni essenziali in italiano e in inglese e il rimando con QR Code al sito web. Il progetto intreccia i tradizionali strumenti di divulgazione della memoria come i pannelli, totem e segnalatori che verranno installati via via sul territorio provinciale e nei territori limitrofi, con le possibilità didattiche e partecipative offerte dalle nuove tecnologie. Con il coordinamento e la direzione scientifica dello storico Stefano Gallo dell’Istoreco, e in collaborazione con le varie amministrazioni comunali coinvolte, sono state condotte specifiche ricerche per selezionare i luoghi più significativi in cui sono conservate le tracce lasciate dagli uomini e dalle donne dell’antifascismo e della Resistenza.

Il sito web e il progetto grafico
Il sito sviluppato da Daniele Tabellini e da Erika Gabbani dello Studio Nasonero con la tecnologia Opensource, è allo stesso tempo il website del progetto ed un vero e proprio archivio geo-localizzato in cui un sistema di navigazione attraverso mappe di Google permette di accedere a tutti i contenuti e di avere sempre una visione d’insieme del territorio e delle sue memorie resistenti. Sul sito è possibile fare ricerche incrociate per Comune, per parole chiave, per data e per vicinanza ad un luogo dato. Il sito è pensato poi come una risorsa per la didattica e l’approfondimento in cui vengono raccolti materiali multimediali, ma anche come uno strumento aperto a disposizione della cittadinanza che può contribuire al suo arricchimento inviando post-it e propri materiali di memoria.

Grande attenzione è stata data al progetto grafico, ideato dallo Studio Nasonero. Il disegno del marchio del progetto – due triangoli rossi e verdi che incorniciano un quadrato bianco – è frutto di una approfondita ricerca storica sui rapporti tra grafica e Resistenza e mostra evidenti influenze con Albe Steiner, grafico italiano di fama internazionale, il quale, utilizzando queste forme e questi colori, realizzò già in periodo clandestino una sorta di progetto grafico per il Comitato di Liberazione Nazionale della Valdossola.

Le installazioni

Gabbro (Rosignano Marittimo)
Nella centrale piazza della Democrazia è stata posta un’installazione che ricorda il rastrellamento di 17 ebrei avvenuto in quella località il 20 dicembre 1943. L’installazione del Gabbro è stata curata in collaborazione con il Comune di Rosignano Marittimo, il Comitato di gestione del Centro Civico del Gabbro e l’Anpi. Gli approfondimenti storici per l’Istoreco sono stati curati dal ricercatore Enrico Acciai. Nel rastrellamento dei diciassette cittadini ebrei sfollati da Livorno, c’era anche Isacco Bayona, cui è dedicato il pannello, che fu l’unico superstite di quel gruppo di deportati. Sul sito web del progetto è possibile approfondire il tema, grazie anche a documenti originali capaci di raccontare efficacemente quelle tragiche vicende.

Castagneto Carducci
A Castagneto Carducci sono state collocate 7 installazioni (2 pannelli e 5 segnalatori).
Il primo pannello si trova alla Stazione ferroviaria di Donoratico (in via della Vecchia Aurelia): su di esso i visitatori trovano la mappa dei “Luoghi della Memoria” di Castagneto Carducci, Donoratico e Bolgheri. Il secondo pannello, collocato in largo Peppino Impastato a Donoratico, ricorda l’uccisione dei giovani contadini Dilvo Creatini (24 anni) e Paris Caprai (27 anni) avvenuta il 23 giugno 1944 per mano delle SS.

I cinque segnalatori sono invece collocati a Castagneto Carducci e Bolgheri, in luoghi dove già esistono lapidi o placche commemorative. Questi i segnalatori a Castagneto Carducci: al Parco della Rimembranza il segnalatore è posto sotto la lapide che ricorda l’uccisione dei partigiani Giovanni Banchini e Augusto Menchi avvenuta il 24 giugno del 1944; tra via Gramsci e Piazza del Popolo si ricorda la figura di Dante Dallari, ucciso per la liberazione di Castagneto, a 22 anni, il 27 giugno 1944; presso il Municipio (via Giosuè Carducci) si ricorda il passaggio del Fronte; all’Istituto “G. Borsi”, via Umberto I, si fa memoria dei 5 bambini uccisi da una bomba nel dopoguerra; a Bolgheri (in Piazza Alberto) il segnalatore è posto vicino alla lapide che ricorda i caduti del 1940-1945.
Le installazioni sono state curate in collaborazione col Comune di Castagneto Carducci e col supporto delle aziende Sassicaia e Ornellaia, della Banca di Castagneto Carducci e della Rea di Rosignano Marittimo. Gli approfondimenti storici sono stati curati da Stefano Gallo.

Piombino
E’ dedicato a Ilio Salvadorini, protagonista dell’antifascismo e della Resistenza piombinese, il pannello collocato in via Casalini (ex via Salvestrini), dove nel novembre 1942 il Fascio di Piombino, per dare una lezione a chi criticava il regime di Mussolini, fece manganellare per strada decine di persone. Ilio Salvadorini, braccato dagli squadristi si rifugiò in una fiaschetteria in Corso Vittorio Emanuele: all’uscita sparò e ferì un aggressore. Dalla fine del 1943 fu uno degli organizzatori della Resistenza. L’installazione è stata curata in collaborazione con il Comune di Piombino e col supporto della Banca di Castagneto Carducci e della Rea di Rosignano Marittimo. Gli approfondimenti storici sono stati curati da Stefano Gallo e sono anche frutto di un percorso didattico che ha coinvolto gli studenti delle classi 3A e 3B (anno scolastico 2012-2013) della scuola media Guardi di Piombino.

Livorno
Nel capolouogo sono stati collocati un pannello ed un segnalatore. Il pannello è stato installato sul viale Caprera (esattamente sul palazzo sede degli uffici Attività Educative del Comune) nel quartiere della Venezia che ricadde in quella parte di città che fu sgombrata su ordine dell’esercito tedesco, creando la cosiddetta “zona nera”;  il segnalatore in via Galilei, all’angolo con via Garibaldi, dove morirono numerosi livornesi sotto i bombardamenti aerei del ’44, rifugiandosi invano in una cantina all’epoca esistente.




Fondazione Valore Lavoro onlus – Pistoia

Sede e contatti
Via Puccini 104, 51100 Pistoia
Telefono: 0573.378525
E-mail: archiviostorico@pistoia.tosc.cgil.it
Sito web: https://fvl.cgilpistoia.it/

Organi direttivi
Presidente: Sergio Frosini;
Coordinamento attività scientifiche e curatore: Stefano Bartolini

Breve storia e finalità
La Fondazione Valore Lavoro nasce nel 2011 come evoluzione del “Progetto archivio” inaugurato tra il 2008 e il 2009 dalla Camera del Lavoro di Pistoia, acquisendo la proprietà dell’archivio storico (dichiarato di “interesse storico particolarmente importante” con Decreto N° 657/2010 del Ministero per i Beni e le Attività Culturali), della biblioteca e dell’emeroteca. Allo stesso periodo risale la sua partecipazione a pieno titolo alle attività della sezione della Fondazione Di Vittorio denominata “Rete degli archivi, delle biblioteche e dei centri di documentazione della CGIL” (vedi il sito).
La FVL promuove lo studio e la conoscenza della storia sociale, politica, economica e culturale dell’Italia contemporanea e della comunità locale, con particolare riferimento alle vicende del lavoro, del movimento sindacale e delle lotte politiche e sociali. La Fondazione ispira la propria attività ai valori e agli ideali di democrazia, libertà e pluralismo espressi dalla lotta di Liberazione e contenuti nella Costituzione Repubblicana.

Tra i suoi scopi:
– Promuovere la conoscenza, la divulgazione e l’approfondimento della storia della CGIL e del movimento sindacale locale, italiano ed europeo;
– Curare la tutela, la conservazione, la catalogazione e l’arricchimento dell’archivio storico della Camera del Lavoro di Pistoia;
– Valorizzare ed incrementare l’archivio storico, la biblioteca e l’emeroteca della Camera del Lavoro di Pistoia;
– Mettere a disposizione del pubblico il patrimonio bibliotecario e archivistico della Camera del Lavoro di Pistoia;
– Promuovere lo studio della ricerca economica, sociale ed istituzionale, il confronto tra i modelli di integrazione economica e sociale europea e i grandi temi della politica internazionale;
– Attivare rapporti di collaborazione scientifica e culturale con omologhe istituzioni italiane o straniere;
– Cooperare con omologhe istituzioni italiane o straniere rispetto alle problematiche della ricerca scientifica, della sostenibilità e dei saperi;
– Pubblicare in proprio o avvalendosi di editori: studi, informazioni sullo stato delle ricerche e delle nuove acquisizioni, analisi delle articolazioni delle forme espressive della cultura;
– Promuovere la diffusione della cultura democratica e dei suoi corollari di giustizia sociale e pluralismo per l’affermazione di libertà paritarie e la valorizzazione delle differenze;

La FVL promuove ed organizza ricerche, corsi, convegni, manifestazioni culturali e pubblicazioni. Progetta organizza e gestisce attività formative o seminariali e le attività di conservazione, catalogazione, implementazione ed apertura al pubblico dell’archivio storico e della biblioteca.

Patrimonio
L’archivio storico della CGIL di Pistoia conserva i documenti prodotti dalla Camera del Lavoro, dalle Federazioni di categoria e dagli uffici del centro servizi. L’archivio è andato formandosi fin dalla fine della seconda guerra mondiale, durante il periodo del sindacato unitario, e raccoglie documenti a partire dal 1944 fino ad oggi. Progressivamente stiamo rendendo disponibili alla consultazione ed ai ricercatori tutti i nostri materiali, in un ottica che vede l’archivio come un luogo aperto e da valorizzare. L’archivio contiene anche materiali iconografici, quali fotografie, manifesti, volantini. É presente anche una Memoteca dove vengono raccolte le registrazioni di testimonianze orali.

Annesse all’archivio storico sono la biblioteca e l’emeroteca, altre due importanti luoghi di conservazione e di accesso alle fonti e al sapere, le cui risorse sono consultabili sia sul catalogo Opac della Redop (vedi il sito) sia sul catalogo di rete Biblioteche del Lavoro, progetto sperimentale che vede lavorare insieme strutture analoghe della Toscana, dell’Emilia Romagna e del Lazio (vedi qui).




Fondazione Museo e Centro di documentazione della Deportazione e Resistenza – Luoghi della Memoria Toscana

Sede e contatti
Via di Cantagallo 250, 59100 Prato (Loc. Figline)
Telefono: 0574.470728
0574.461655
Sito web: http://deportazione.po-net.prato.it/
Orari di apertura: Museo – da lunedì a venerdì 9.30-12.30; lunedì e giovedì, sabato e domenica 15-18. Centro di documentazione – lunedì e giovedì 15-18.

Organi direttivi
Soci fondatori: Comune di Cantagallo, Comune di Carmignano, Comune di Montemurlo, Comune di Poggio a Caiano, Comune di Prato, Comune di Vaiano, Comune di Vernio, ANED – Associazione Nazionale ex Deportati sez. Prato ANPI – Associazione Nazionale Partigiani sez. di Prato Comunità Ebraica di Firenze.
Presidente: Aurora Castellani
Direttore: Camilla Brunelli

Breve storia e finalità
Il Museo della Deportazione è stato inaugurato il 10 aprile 2002, alla presenza del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, grazie all’instancabile lavoro dell’ANED e dell’allora suo Presidente Roberto Castellani, e al Comune di Prato che decide di realizzarlo. È una delle poche strutture museali in Italia a essere dedicata alla conservazione della memoria della deportazione. Nel 2008 il Museo è diventato Fondazione con il nome di Fondazione Museo e Centro di documentazione della Deportazione e Resistenza – Luoghi della Memoria Toscana, nel 2012 è stato accreditato come museo di rilevanza regionale. La Fondazione ha tra le proprie finalità quella di avvicinare i visitatori, soprattutto le nuove generazioni, alle vicende storiche che hanno caratterizzato la prima metà del Novecento. Ogni anno sono migliaia gli studenti in visita provenienti perlopiù dalle Province di Firenze, Prato e Pistoia ma anche da altre località italiane ed estere. Attraverso la sua costante attività culturale, didattica, di documentazione e di ricerca la struttura permette, in particolare, di approfondire le tematiche legate alle persecuzioni e deportazioni nei campi di concentramento e di sterminio nazisti, ai movimenti di resistenza e di opposizione al fascismo e al nazismo.

Presso il Museo vengono organizzate visite guidate, proiezioni di film/documentari, laboratori di indagine sulle fonti storiche. Sono inoltre promosse iniziative e corsi di aggiornamento per insegnanti sui temi legati prevalentemente al periodo della Seconda guerra Mondiale e sono ospitati convegni, conferenze, presentazioni di libri e film, spettacoli teatrali e musicali, mostre temporanee, anche in collaborazione con i maggiori studiosi di storia contemporanea italiani e stranieri. La Fondazione cura iniziative dedicate alla memoria per conto dei fondatori, della Regione Toscana e di altri enti pubblici.

La Fondazione si occupa della progettazione di viaggi studio e di attività legate al “Giorno della Memoria”, istituito con la Legge dello Stato n. 211 del 20 luglio 2000, in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti. La struttura è stata inoltre incaricata per le edizioni 2009, 2011 e 2013 del coordinamento e dell’organizzazione del progetto “Treno della Memoria” della Regione Toscana, delle edizioni 2012 e 2014 del Meeting al Nelson Mandela Forum che ha coinvolto ogni anno oltre 8.000 studenti della Toscana e della realizzazione di altri eventi correlati come la mostra “Il processo. Adolf Eichmann a giudizio” in collaborazione con la Fondazione Topografia del Terrore di Berlino. Il Museo è un luogo vivo, di confronto, che lavora per la conservazione della memoria storica e per la sensibilizzazione dei giovani sui temi della Pace e dei diritti universali dell’uomo.

Patrimonio
Il percorso nel museo della Deportazione è concepito come un viaggio simbolico in un campo di concentramento e di sterminio nazista, quel percorso di sofferenza e di morte compiuto da milioni di donne e di uomini, arrestati per motivi razziali, politici o di “igiene sociale”, vittime del progetto nazista attuato durante il secondo conflitto mondiale.

In una prima sala sono esposti pannelli di carattere storico con schede, documenti e cartine sul sistema concentrazionario nazista, sull’organizzazione interna del lager, sulla deportazione dall’Italia, sulla persecuzione degli ebrei in Toscana, sulla vicenda regionale della deportazione politica e altri con testi, foto e cartine dedicate al campo di Ebensee. Tra gli autori di queste schede ci sono storici importanti come Enzo Collotti.

Nella seconda sala del Museo, con un suggestivo allestimento scuro di forte impatto realizzato dall’architetto Alessandro Pagliai, si introduce il visitatore al contatto con la realtà e i simboli del campo di concentramento (KZ). I vari oggetti esposti posseggono un indubbio valore di testimonianza e sono illustrati da didascalie con citazioni tratte dalla memorialistica, da interviste di superstiti prevalentemente toscani e anche dai libri di Primo Levi.

Nel settembre 2010 è stato inaugurato un nuovo e moderno percorso museale audiovisivo “CON I MIEI OCCHI – voci e volti di superstiti dei campi di concentramento e sterminio nazisti”, realizzato grazie al contributo dell’Unione Europea. Il percorso è composto da sette postazioni video, con trasmissione diretta nelle cuffie distribuite ai visitatori,  nelle quali  appaiono testimoni, ebrei sopravvissuti al genocidio e deportati politici prevalentemente  toscani, ma anche sinti e rom, omosessuali e testimoni di Geova che raccontano le loro esperienze secondo un percorso suddiviso a tappe tematiche in cui vengono narrati vari aspetti della deportazione come l’arrivo, la vita e la morte nel campo, le selezioni e lo sterminio.