Giorno della Memoria: Consiglio regionale solenne al Museo della Deportazione

Venerdì 27 gennaio, nell’ambito delle celebrazioni del GIORNO DELLA MEMORIA si è tenuta la SEDUTA SOLENNE DEL CONSIGLIO REGIONALE DELLA TOSCANA presso il Museo della Resistenza e della Deportazione a Figline di Prato, membro dell’Istituto Nazionale Ferruccio Parri, rete degli Istituti storici della Resistenza e dell’età contemporanea.
Ha aperto la seduta Antonio Mazzeo, Presidente dell’assemblea legislativa, dicendo: “Non è una prassi uscire dalle aule del Consiglio regionale, ma da oggi vogliamo prendere l’impegno di celebrare questa ricorrenza in uno dei luoghi simbolo delle violenze nazifasciste e della gloriosa Resistenza in Toscana” e dichiara l’impegno della Regione, anche in futuro, per perpetuare la memoria della Shoah: “La Toscana continuerà a lavorare, soprattutto con i giovani, per fugare le paure espresse, nella presentazione degli eventi di commemorazione a Milano il 24 gennaio, dalla Senatrice a vita Liliana Segre, la quale ha detto: “Il pericolo dell’oblio c’è sempre. Una come me ritiene che tra qualche anno sulla Shoah ci sarà una riga tra i libri di storia e poi più neanche quella”. Mazzeo conclude, metaforicamente, citando il partigiano Silvano Sarti -comandante Pillo- : “noi si va a tirare secchiate d’acqua, qualcuno, tu vedrai, si bagnerà“.
L’attenzione della Regione Toscana verso l’educazione civica dei giovani è ribadita da Alessandra Nardini, assessora alle politiche della memoria, che afferma con soddisfazione: “Questa mattina 400 studenti hanno partecipato al Meeting della Memoria presso il cinema Teatro della Compagnia a Firenze alla presenza di due deportate che ad Auschwitz entrarono da bambine: Tatiana Bucci e Kitty Braun Falaschi“.
Parla poi Matteo Biffoni, sindaco di Prato: “Questo luogo ci consente di dare una risposta al timore della Senatrice Segre, perché qui siamo in un uno straordinario luogo di studio, documentazione e ricerca storica, nel quale ogni giorno passano scolaresche e ricercatori“. Con orgoglio sottolinea anche che la città di Prato è gemellata da 35 anni con Ebensee, sottocampo di Mauthausen, dove è morta la maggior parte dei deportati pratesi.
Poi Aurora Castellani, Presidente del Museo, ripercorre le tappe della nascita e della crescita del museo dalla sua fondazione ad opera di Roberto Castellani insieme ad altri deportati politici toscani. Asserisce poi: “La memoria è un dovere, non è un qualcosa di innato, ma va costruita e coltivata. La memoria è anche un diritto e deve far parte integrante dell’istruzione. La memoria è il nostro bene comune immateriale“.
L’orazione ufficiale è affidata al Professor Paolo Pezzino, già ordinario di Storia contemporanea presso l’Università di Pisa e attualmente Presidente dell’Istituto Nazionale Ferruccio Parri. Riportiamo parte del suo discorso: “Il XX secolo ha visto molti genocidi e massacri di massa di particolari gruppi sociali, ma indubbiamente il genocidio più ‘esemplare’ è rappresentato dallo sterminio degli ebrei attuato dalla Germania nazista e dai suoi alleati fra il 1941 e il 1945:
circa sei milioni di ebrei assassinati, cioè i due terzi degli ebrei d’Europa. Il 27 gennaio del 1945 veniva liberato il campo di Auschwitz: gli orrori dello sterminio nazista degli ebrei venivano così rivelati al mondo intero (anche se in seguito abbiamo appreso che molti, in realtà, già sapevano, anche nel mondo libero, e niente, o poco, fecero per intervenire, bloccare, o almeno denunciare). A distanza di oltre mezzo secolo, nel 2000, il Parlamento italiano ha accolto la proposta dell’assemblea dell’ONU e varato una legge (la n. 211 20 luglio 2000), che istituisce, in quella ricorrenza, la Giornata della memoria”. La legge prevede che ogni anno, in quel giorno, vengano organizzate manifestazioni per ricordare ‘le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio e, a rischio della propria vita, hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati’. Sono passati ormai 23 anni, e ogni anno il numero di iniziative promosse da istituzioni, istituti di cultura, università, associazioni cresce. E allora perché l’allarme della senatrice Liliana Segre? Il punto è che ‘il ricordo per legge’ corre sempre il rischio dell’assuefazione, della ripetitività, della stanchezza. Di trasformarsi in un esercizio rituale. L’eccesso di offerta può avere le stesse conseguenze della scarsità di offerta. Anche per uno studioso specialista è ormai difficile seguire e assimilare le pubblicazioni che ogni anno escono in occasione del giorno della memoria. Poi si è puntato sui testimoni, i sopravvissuti. Giusto e doveroso. Ma se le testimonianze non si accompagnano alla conoscenza della storia, svanito l’indubbio impatto emotivo nei confronti soprattutto dei giovani delle scuole, la capacità di comprendere come sia stato possibile non viene sensibilmente rafforzata. Oltretutto cosa faremo quando inevitabilmente i testimoni non potranno più narrare le loro esperienze? E ancora. Soprattutto in Italia permangono tesi autogiustificatorie: l’antisemitismo sarebbe di importazione dalla Germania, e non un prodotto originario della dittatura fascista. Di questa ultima si tende a dare una visione riduttiva, quasi fosse un regime ‘bonario’, se non fosse stato per quella (in questa ottica inspiegabile) adesione alle teorie razziste. La società italiana non sarebbe stata razzista. Si dimentica così l’antigiudaismo diffuso dalla Chiesa cattolica (certo non su base etnica, perché restava sempre la possibilità della conversione), che predispose all’accettazione di politiche discriminatorie e persecutorie. Va poi sottolineato il nazionalismo acceso, che puntava a identificare la nazione con una presunta razza italiana. Nel discorso del 26 maggio 1927, noto come Discorso dell’Ascensione, Mussolini affermò che voleva ‘curare […] la razza italiana, cioè il popolo italiano nella sua espressione fisica’. Nel codice Rocco, a proposito Dei delitti contro la integrità e sanità della stirpe, leggiamo ‘è interesse che ha la nazione, come unità etnica, difendere la continuità e la integrità della stirpe […] ogni atto diretto a sopprimere o isterilire le fonti della procreazione è un attentato alla vita stessa della razza nella serie delle generazioni presenti e future che la compongono e quindi un’offesa all’esistenza stessa della società etnicamente considerata […] all’integrità e continuità della razza, elemento essenziale della vita della nazione e dello Stato’. E non bisogna dimenticare il razzismo coloniale: prima dell’invasione dell’Etiopia nell’estate del 1935 Mussolini scrisse ‘noi fascisti riconosciamo l’esistenza delle razze, le loro differenze e la loro gerarchia’. Le gambegi contro il madamato miravano proprio ad evitare il formarsi ‘di una generazione di mulatti in Africa orientale’. Il razzismo, nella forma di antisemitismo, si manifesta nel Discorso di Trieste, il 18 settembre 1938, di Mussolini: ‘L’ebraismo mondiale è stato, durante sedici anni, malgrado la nostra politica, un nemico irreconciliabile del Fascismo […] Nei riguardi della politica interna, il problema di scottante attualità è quello razziale; anche in questo campo noi adotteremo le soluzioni necessarie. Coloro i quali fanno credere che noi abbiamo obbedito ad imitazioni, o peggio, a suggestioni, sono dei poveri deficienti, ai quali non sappiamo se dirigere il nostro disprezzo o la nostra pietà […] In relazione con la conquista dell’Impero, poiché la storia ci insegna che gli imperi si conquistano con le armi ma si tengono con il prestigio, occorre una chiara, severa coscienza razziale che stabilisca non soltanto delle differenze ma delle superiorità nettissime’. Ma torniamo alla legge del 2000. Evidenti i limiti della sua formulazione: si ricorda ovviamente la Shoah, la persecuzione italiana degli ebrei, la deportazione politica, ma si scordano altre categorie: in primo luogo Rom e Sinti, gli unici, oltre agli ebrei, perseguitati su base razziale: 500.000 morti nei campi di sterminio nazisti, ma la persecuzione è stata anche in Italia. Inoltre si ricordano coloro che si opposero al genocidio, ed è giusto, ma dobbiamo sottolineare che la reazione degli italiani fu per lo più l’indifferenza. Ricorda Liliana Segre che quando fu portata da San Vittore al binario 21 della stazione di Milano, il 30 gennaio 1944, da dove fu avviata al campo di Auschwitz-Birkenau, durante il tragitto non vi fu un solo gesto di solidarietà dei milanesi. Commenta Ferruccio De Bortoli sul Corriere della sera del 25 gennaio: ‘I camion dal carcere di san Vittore – con il loro carico di vite, tra cui quella di Liliana Segre – diretti verso la stazione centrale sfilarono in una Milano con le persiane chiuse. Ignara, impaurita’. Per ogni ebreo salvato dall’aiuto di persone ‘giuste’ ve ne fu più di uno arrestato per delazione di chi condivideva la politica razzista o voleva impadronirsi dei suoi beni. Forse poi, per l’Italia, sarebbe stato più opportuno scegliere un’altra data per commemorare la Shoah: il 16 ottobre. Infatti quel giorno nel 1943 alle 5.15 del mattino le SS invadono le strade del Portico d’Ottavia e altre zone di Roma, utilizzando i dati sul censimento degli ebrei che gli Italiani avevano loro fornito; rastrellano 1024 persone, tra cui 207 bambini. Due giorni dopo, alle 14.05 del 18 ottobre, diciotto vagoni piombati partono dalla stazione Tiburtina. Dopo sei giorni arrivano al campo di concentramento di Auschwitz, in territorio polacco. Solo quindici uomini e una donna, Settimia Spizzichino, hanno fatto ritorno a casa dalla Polonia. Nessuno dei duecento bambini è mai tornato. La maggior parte dei viaggi intrapresi dagli ebrei dall’Italia fu senza ritorno: su poco meno di 7.800 deportati solo 837 sopravvissero. Su 733 bambini solo 121 ritornarono dai campi. Infine ricordiamo che i genocidi non sono solo un ricordo del passato: in Ruanda nel 1994 sono stati sterminate centinaia di migliaia di cittadini di etnia tutsi da parte dello Stato controllato dall’etnia hutu, e nei territori dell’ex Jugoslavia, nel corso del processo di definizione dei confini dei nuovi stati sorti in quell’area, sono state messe in atto, a partire dal 1992, operazioni di ‘pulizia etnica’ ed è stato perpetrato il genocidio dei maschi adulti bosniacchi a Srebrenica nel luglio 1995 da parte dei serbi. Insomma, il ‘mai più’ che ogni 27 gennaio risuona nelle manifestazioni di commemorazione è un auspicio che ad oggi non si è ancora realizzato. E solo la conoscenza critica del passato, unita alla memoria trasmessa dalle vittime, potrà formare dei cittadini attenti a riconoscere, nei nazionalismi accesi che stanno nuovamente diffondendosi nel mondo, i possibili segnali di future tragedie”.
In conclusione della celebrazione, viene citato Primo Levi: “Auschwitz è fuori di noi ma intorno a noi, è nell’aria. La peste si è spenta, ma l’infezione serpeggia“.
Troviamo un vaccino!




2 nuovi strumenti culturali online per la storia del lavoro a cura della Fondazione Valore Lavoro

Arrivati in rete due nuovi strumenti culturali e scientifici. Il portale https://storialavorotoscana.it/ contenente un notiziario sugli eventi e una mappatura della storia del lavoro per ciascuna provincia toscana, con relativi luoghi, enti, musei, fonti reperibili (realizzato da Federico Creatini grazie a una Borsa con l’ Università di Pisa. Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere ) e il sito https://archiviostorico.archiviolavorotoscana.it/, raggiungibile anche dal primo, che contiene già 10 inventari di archivio navigabili (grazie a Leila Harkat ) di cui uno interamente digitalizzato. Nel corso del 2023 vi saranno inseriti altri sei archivi, di cui uno interamente digitalizzato (grazie a Elena Zanchi e Luisa Ciardi ). Il portale e il database sono aperti alla partecipazione dei soggetti culturali del lavoro operanti sul territorio regionale.
Il progetto è stato realizzato dalla Fondazione Valore Lavoro insieme al Centro di documentazione archivio storico CgilToscana grazie al contributo del Ministero della Cultura Direzione generale educazione, ricerca e istituti culturali.




Nascono gli annali della FVL. Il primo della serie, LabOral, è dedicato a storia orale, lavoro e public history

La Fondazione Valore Lavoro è felice  concluso il 2022 con il primo numero di, A òpra. Annali di storia e studi della Fondazione Valore Lavoro.

Questa nuova collana promossa dalla FVL si propone come uno spazio scientifico di discussione e di interfaccia fra la pluralità di reti e situazioni che si occupano di studiare il lavoro in chiave interdisciplinare, nel passato più lontano come nel recente presente, e i soggetti che del lavoro sono espressione, senza dimenticare che la ricerca nelle scienze storiche, umane e sociali svolge un ruolo essenziale in termini di politica culturale e civile nell’integrazione democratica del Paese. La scelta del nome, A òpra, al lavoro, attraverso un toscanismo linguistico rurale comprensibile al di là del vernacolo locale intende restituire l’idea di una messa all’opera in cui l’attività svolta è dotata di un senso complesso e profondo, non solo circoscritto da dominio, fatica e necessità ma anche da identità e rappresentazione del sé nel mondo, un mondo molto più vasto della singolarità soggettiva.

Il primo numero, LabOral. Storia orale, lavoro e Public History, curato da Stefano Bartolini contiene gli atti del convegno del 2021 organizzato insieme alla Società italiana di storia del lavoro e all’Associazione italiana di storia orale.

L’edizione elettronica è disponibile dal 26 dicembre sul sito dell’editore ed.it press e sulla piattaforma Torrossa. Quella cartacea sarà acquistabile dai primi di gennaio.

Qui sotto trovate l’indice del primo numero e in allegato la presentazione del progetto editoriale a cura del direttore Pietro Causarano.

LabOral. Storia orale, lavoro e Public History

Il senso di fare degli annali di storia e studi sul lavoro

Pietro Causarano

La storia orale e il lavoro: un terreno fertile

Stefano Bartolini

Parte prima. Tra archivi, metodi e contenuti

Il lavoro tra fonti orali, sonore e musicali. Lo stato dell’arte in Italia

Elisa Salvalaggio

Studiare il lavoro con le fonti orali e audiovisive

Giovanni Contini

Non solo interviste. L’osservazione partecipante in una ricerca fra i braccianti africani a Saluzzo

Marco Buttino

Parte seconda. Storie del lavoro

Storia del lavoro e storia dei lavoratori

Stefano Musso

Fonti orali e processi produttivi: i lavoratori abruzzesi delle corde armoniche

Riccardo De Robertis

Dopo il tabacco, la Svizzera. L’ultima stagione delle tabacchine leccesi

Maria Concetta Cappello

Una “banda” di brave ragazze. L’occupazione della Conber tra il 1975 e il 1976

Sonia Residori

Raccontare la ristrutturazione. Il cantiere navale Breda di Porto Marghera tra anni Settanta e Ottanta

Alberto Scaggiante

Una lavoratrice può fare l’attrice? Sfide metodologiche nell’analisi dell’intervista a Marina Euzébio, attrice della produzione teatrale “O Último Carro”

Natalia Batista

Parte terza. Verso la Public History

L’orizzonte della Public History

Lorenzo Bertucelli

Le lotte del Cormôr. Un esempio di recupero e valorizzazione di un archivio orale

Renato Rinaldi

La memoria e i social network. Una frontiera epistemologica per lo studio della storia del tempo presente

Camillo Robertini

Indice dei nomi




Online sul sito ISRT il nuovo Contest “Next Generation Florence 2022: gioventù ribelle”

3° edizione contest “Next Generation Florence 2022: gioventù ribelle”
Anno scolastico 2022/2023
L’Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell’Età contemporanea (ISRT), nell’ambito dell’attività culturale triennale sostenuta dal Comune di Firenze e in collaborazione con MAD – Murate Art District bandisce, per l’anno scolastico 2022/2023, la seconda edizione del contest Generation Florence 2020, denominato

Next Generation Florence 2023: le nostre Resistenze

rivolto alle/gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado del Comune di Firenze.

Sul sito ISRT i dettagli e il bando

– ISRT (istoresistenzatoscana.it)




Sul sito ISRT l’esito della 2° edizione contest “Next Generation Florence 2022: gioventù ribelle” Anno scolastico 2021/2022

L’Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell’Età contemporanea (ISRT), nell’ambito dell’attività culturale triennale sostenuta dal Comune di Firenze e in collaborazione con MAD – Murate Art District ha bandito, per l’anno scolastico 2021/2022, la seconda edizione del contest Generation Florence 2020, denominato

Next Generation Florence 2022: gioventù ribelle

CONCORSO VINCITORI

La giuria, dopo attenta valutazione, ha così scelto gli elaborati vincitori fra quelli pervenuti in questa edizione:

1° CLASSIFICAT* CATEGORIA FOTOGRAFIA: Sofia Iacolare, Saremo Tempesta

1° CLASSIFICAT* CATEGORIA NARRATIVA: Sara Morandini, DCA

2° CLASSIFICAT* CATEGORIA NARRATIVA: Benedetta Franceschini, senza titolo

3° CLASSIFICAT* CATEGORIA NARRATIVA: Neri Bartolozzi, Re-esistenza

Sul sito ISRT sono liberamente consultabili gli elaborati.

Il Direttore e la segreteria si congratulano con i vincitori per l’originalità dei loro elaborati e l’aderenza al tema proposto. Ancora complimenti!




Comunità in conflitto, comunità e conflitti. Il nuovo corso di formazione di educazione civica dell’ISRT

L’ISRT organizza una nuova serie di incontri per parlare di Educazione civica attraverso la lente del conflitto. Il corso si articolerà sui tre assi previsti dalla direttiva MIUR più una conferenza sul conflitto russo-ucraino. Si svolgerà da remoto, per la parte delle lezioni, e in presenza per i laboratori.
Programma
0. Evento extra. Guerra
10 novembre 2022 h. 17:00 – 19:00 -c/o Arci p.za dei Ciompi 11
Alberto Tonini (UniFi), Russia – Ucraina: le radici di un conflitto
Asse 1. Il conflitto sociale e la Repubblica
15 novembre 2022 h. 17:00 – 19:00 – da remoto
Eloisa Betti (UniBo), Conflitto sociale, crisi industriale e licenziamenti: una prospettiva di genere
17 novembre 2022 h. 15:00 – 17:30 – c/o Arci p.za dei Ciompi 11. Laboratorio:
Collettivo di fabbrica lavoratrici e lavoratori ex-GKN; Marco Ravasio (Scuola di lotta 8×5), Insorgiamo: conflitto, società, territorio
Asse 2. Conflitto e sistemi alimentari 29 novembre 2022 h. 17:00 – 19:00 – da remoto
Francesco Paniè (Associazione Terra),Invito a cena con conflitto: i sistemi alimentari
tra guerra, pandemia e crisi ecologica
1 dicembre 2022 h. 15:00 – 17:30 -c/o Arci p.za dei Ciompi 11. Laboratorio:Riccardo Bocci (Rete Semi Rurali), I conflitti su Biodiversità e Sementi:
res nullius, risorsa o bene comune?
Asse 3. Conflitto, genere, corpi/Social, polarizzazione, democrazia
12 dicembre 2022 h. 15:00 – 17:30 – Le Murate – Sala Pasquini, pza Madonna della neve 8. Laboratorio:Daniela Brogi (UniStraSi), Lo spazio delle donne tra intersezione, fuori campo e conflitto 13 dicembre 2022 h. 17:00-19:00 – da remoto
Elisa Piras (Eurac Research, Bolzano), Verità in conflitto: cause ed effetti della disinformazione sui social media

Iscrizioni

Le iscrizioni sono aperte dal 1 al 9 novembre 2022. Sono previste tre possibilità:

Modulo A: Iscrizione all’intero corso: 15 ore (7 incontri: evento extra in presenza, 3 lezioni da remoto e 3 laboratori in presenza): euro 45 (30 per i soci) con la possibilità di iscriversi tramite la piattaforma SOFIA
Modulo B: Iscrizione alle sole lezioni da remoto: 8 ore (4 incontri:
evento extra e lezioni, tutto da remoto): euro 25
Modulo C: Iscrizione a un solo asse: 6,5 ore (3 incontri: evento extra in presenza, 1 lezione da remoto a scelta e il laboratorio in presenza a essa collegato): euro 20
Per iscriversi è necessario:
compilare il modulo che trovate quiComunità in conflitto, comunità e conflitti (google.com)iscriversi sulla piattaforma SOFIA (solo per il modulo A)
scegliendo l’opzione CORSI AGGIORNAMENTO ENTI ACCREDITATI/QUALIFICATI AI SENSI DELLA DIRETTIVA 170/2016 , con il codice 77733
inviare a didattica@istoresistenzatoscana.it il codice di ricevuta del buono della Carta docente (solo per chi sceglie il modulo A) o la ricevuta di bonifico sul c/c IT58 N030 6909 6061 0000 0133 705 intestato a ISRT
Scarica la locandina del corso.

L’Istituto Nazionale Ferruccio Parri con la Rete degli Istituti associati ha ottenuto il riconoscimento di agenzia formativa da parte del Miur, con DM 25.05.2001, prot. n. 802 del 19.06.2001, rinnovato con decreto prot. 10962 del 08.06.2005, accreditamento portato a conformità della Direttiva 170/2016 con approvazione del 01.12.2016 della richiesta n. 872 ed è incluso nell’elenco degli Enti accreditati.




Nel nome di Enzo Collotti un nuovo seminario di storiografia presso l’ISRT

Gli esponenti “storici” del gruppo animato per tantissimi anni dal prof. Collotti hanno deciso di riprendere l’attività del Seminario di Storia presso l’Isrt di Via Carducci proprio per onorare la figura del professore e, avviando un nuovo corso senza alcuna possibilità di comparazione con il precedente, avviare uno strumento di confronto che possa fornire a tutti i docenti e agli interessati uno strumento di approfondimento sulla storiografia e sulla storia che appare oltremodo necessario visto il momento politico che stiamo attraversando. L’organizzazione sarà sempre di tipo seminariale ma non essendoci più il prof. Collotti sarà cura di ciascun membro del gruppo alternarsi nella presentazione di un testo che è parso interessante e degno di segnalazione, aprendo così il confronto con tutti i partecipanti. L’iniziativa sarà ospitata dall’ISRT grazie all’immediata disponibilità offerta dal Direttore dell’Isrt, Matteo Mazzoni, che ha assicurato piena collaborazione. Il primo appuntamento è stato fissato per Mercoledì 30 Novembre alle ore 15.00 presso la sede dell’Isrt in via Carducci 5/37 (FI).




“TEMPO DI SCUOLA 2023”, le proposte didattiche dell’Isgrec per l’a.s. 2022-2023

>> Scarica la brochure

L’itinerario percorso in quasi trenta anni vede al centro dell’impegno dell’ISGREC il sostegno alla qualità dell’insegnamento della storia e dell’educazione alla cittadinanza, che si concretizza ogni anno con la realizzazione di attività specifiche rivolte sia all’aggiornamento dei docenti, sia alla formazione degli studenti. L’ISGREC è infatti parte della Rete degli istituti associati all’Istituto nazionale “Ferruccio Parri”, riconosciuto agenzia di formazione accreditata presso il Ministero dell’Istruzione e incluso nell’elenco degli Enti accreditati per la formazione dei docenti. L’Istituto aderisce anche al Protocollo della Regione Toscana con Ufficio scolastico regionale, Università toscane e associazioni del territorio per la promozione di attività programmatiche, nelle scuole e per le scuole, volte a divulgare i valori espressi nella Costituzione repubblicana e gli ideali di democrazia, libertà, solidarietà, pari opportunità, inclusione sociale e pluralismo culturale. La brochure didattica per l’a.s. 2022-2023 si struttura in tre sezioni che dettagliano:

  1. L’offerta dei corsi di aggiornamento per i docenti (in presenza, laddove non diversamente specificato);
  2. I progetti didattici sperimentali in corso (cui le scuole o le singole classi possono aderire per le fasi di disseminazione o per eventualmente replicarli nell’a.s. 2023-24);
  3. Le visite guidate, per gruppi fino a 50 studenti, sono della durata media di 2 ore. Il trasferimento per e dal luogo

della visita è a carico delle scuole.

  1. La sezione ISGREC LAB, in cui sono raccolte alcune proposte di laboratori con le classi a cura di esperti ISGREC, con particolare riferimento all’educazione civica.

Le attività laboratoriali sono modulabili in base alle esigenze delle classi e da concordare con i docenti. Il personale dell’ISGREC è anche a disposizione per valutare interventi didattici mirati o richieste specifiche dei docenti. Ulteriori iniziative saranno comunicate nel corso dell’anno alle scuole e agli insegnanti attraverso i social, le mail, il sito dell’Istituto. È consigliabile iscriversi alla mailinglist inviando un messaggio di posta elettronica all’indirizzo segreteria@isgrec.it per ricevere informazioni dettagliate su tutte le attività.