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Articolo: notizie e segnalazioni - ToscanaNovecento1

Conferita dal Presidente della Repubblica l’onorificenza di commendatore al merito della Repubblica Italiana a Enrico Pieri.

È di ieri, 29 dicembre 2020, la notizia che il Presidente Mattarella ha assegnato 36 onorificenze al merito della Repubblica. Una di esse va ad Enrico Pieri, sopravvissuto e testimone della strage di Sant’Anna di Stazzema.

Il 12 agosto 1944 Enrico aveva 10 anni quando a Sant’Anna di Stazzema furono massacrate, dalla violenza nazifascista, uomini ma soprattutto anziane donne bambini e sfollati. Enrico si salva insieme a due sorelline nascondendosi in un sottoscala mentre la casa va a fuoco. In quel giorno perde i genitori, due sorelle, gli zii, i nonni e i cugini.  Uscendo poi dal suo rifugio e nascondendosi nei boschi e poi ritornando a Sant’Anna, ha modo di vedere in tutta la sua crudezza, in tutto il suo orrore quello che le SS avevano compiuto a Sant’Anna di Stazzema. 10 anni sono veramente pochi, sono traumi dai quali ci si può non riprendere e anche Enrico ha spesso detto che sogna ancora la notte di dover fuggire da un luogo chiuso, perché sono esperienze che ti rimangono assolutamente dentro. Però Pieri è riuscito è rielaborarle, nonostante la vita difficile. Emigrato per 35 anni in Svizzera, è tornato in Italia e da quel momento non si è mai stancato di testimoniare, di mantenere la memoria di quello che era successo ma con alcuni particolari accenti: nelle parole di Enrico Pieri non troverete mai odio, perché riesce sempre a distinguere tra quello che hanno fatto quegli uomini in nome di un’ideologia come quella nazista è quello che fanno oggi la Germania e i Tedeschi.

Oggi Enrico Pieri  è il Presidente dell’Associazione martiri di Sant’Anna di Stazzema. Va instancabilmente nelle scuole, riceve instabilmente le scolaresche che salgono a Sant’Anna di Stazzema e in tutti i suoi discorsi fa sempre riferimento alla pace che l’Europa ha vissuto dopo la fine del secondo conflitto mondiale e al fatto che questa pace è garantita in Italia dei valori della Costituzione e soprattutto è garantita dalla nascita dell’Unione Europea.

Tutti i discorsi di Enrico Pieri sono l’auspicio che l’Unione Europea possa effettivamente essere un’unione di popoli e non solo di stati, che testimoni che quello orrore che si è manifestato a Sant’Anna di Stazzema 12 agosto del ‘44 -così come del resto in tutta Europa- sia effettivamente sorpassato dal processo di unificazione in base ai valori di giustizia e di pace.

Ecco, la giustizia è un altro dei valori di Enrico Pieri che ha seguito con grande attenzione il processo per i fatti di Sant’Anna di Stazzema che si è tenuto alla Spezia molti decenni dopo quei fatti. Enrico ha sempre detto che quel processo era il riconoscimento di quello che era stato, perché, se giustizia non era stata fatta nel senso comune – i responsabili ancora vivi, processati e condannati all’ ergastolo non sono stati estradati in Italia e non hanno neanche scontato la loro pena in Germania- l’importante, anche per le giovani generazioni, era che venisse riconosciuto quello che era avvenuto. Il giudizio finale, dopo il tribunale di La Spezia, l’avrebbe dato la Storia.

Proprio per questo suo costante impegno, il riconoscimento di oggi non è il primo che Enrico Pieri avuto: nel 2011 è stato nominato Cittadino Europeo dell’anno dal Parlamento europeo e questo luglio, insieme a Enio Mancini, un altro superstite e testimone costante di quello che è successo e dei valori di pace di giustizia che da Sant’Anna emanano verso il resto del paese (ma si potrebbe dire verso tutto il mondo) è stato nominato Cavaliere della Repubblica federale tedesca.

Oggi Mattarella motiva  l’onorificenza che ha concesso  a Pieri come punto di riferimento per generazioni,  testimone della memoria, della storia, dei valori di pace e di giustizia.

Ricordiamo infine che Enrico Pieri ha donato la sua casa, la casa dove avvenne l’eccidio e dove lui si salvò, al Comune di Stazzema perché possa diventare uno dei luoghi di raccolta e di riferimento per le comitive sempre più numerose che salgono a Sant’Anna, dove manca ancora, per esempio, una foresteria che consenta di poter passare anche due giorni, la notte, nel Parco della pace. Enrico ha voluto donare la sua casa perché Sant’ Anna diventi sempre più un luogo della memoria non solo toscana, non solo nazionale, ma europea.




Mattarella rende onore a Sant’Anna di Stazzema nel 50° anniversario del conferimento della medaglia d’oro

Sant’Anna dì Stazzema, sabato 29 Febbraio. La strada è stata chiusa da 2 ore quando, alle 11.30, arriva il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Dopo aver deposto un corona di alloro sulla piazza della Chiesa, al cippo che commemora i caduti della strage e visitato il Museo Storico della Resistenza, è entrato nella Fabbrica dei Diritti, praticamente inaugurata oggi per la cerimonia. Si commemora il cinquantesimo anniversario del conferimento della medaglia d’oro al valore militare a Sant’Anna di Stazzema, dove, il 12 agosto 1944, è avvenuto uno degli eccidi più efferati di quelli compiuti dai tedeschi, spesso con l’aiuto dei fascisti italiani, nelle “operazioni di pulizia” lungo la linea gotica.

Apre la commemorazione il Sindaco di Sant’Anna di Stazzema, Maurizio Verona, definendo questo luogo la capitale europea dell’antifascismo  e ringraziando Mattarella “per il suo impegno quotidiano a difesa dei valori della nostra Costituzione, per i suoi gesti di apertura verso il mondo, contro le paure che vengono alimentate da chi oggi vuole di nuovo soffiare sul fuoco della divisione”, anche nominando senatrice a vita Liliana Segre. Il sindaco conclude dicendo: “La memoria è un atto di coraggio, di coraggio e determinazione continueremo ogni giorno a parlare ed incontrare tanti giovani per raggiungere il sogno che ci assegna la legge istitutiva del Parco di un mondo senza più guerre”.

Prende poi la parola Enrico Pieri, sopravvissuto e testimone, Presidente dell’Associazione Martiri di Sant’Anna di Stazzema,  che con poche ed emozionate parole esorta i ragazzi a studiare la storia, per creare una memoria europea per il futuro

È il professore Paolo Pezzino, presidente del comitato scientifico dell’Istituzione  Parco nazionale della pace di Sant’Anna di Stazzema, a tenere il discorso di introduzione storica. Sottolinea che la strage “si inquadra in quella particolare fase del conflitto in Italia che si apre con l’arretramento dell’esercito tedesco sulla così detta Linea Gotica. In zone di grande rilievo strategico, come i monti a ridosso della Versilia, le Apuane o la Lunigiana, i tedeschi soffrivano la presenza di numerose formazioni partigiane, di diverso orientamento, e l’intensificazione della loro attività, anche a seguito dei proclami di Alexander dopo la ritirata tedesca da Roma. Nella zona arrivò in quei giorni la XVI SS Panzer-Grenadier Division, comandata dal generale Simon, un fanatico nazista, impiegata in numerose azioni di lotta alle bande, che per lo più si concretizzavano in stragi della popolazione civile, accusata, a torto o a ragione, di proteggere la guerra partigiana.

Ricorda poi il senso di isolamento e  incomunicabilità dei sopravvissuti di Sant’Anna, a causa della mancata giustizia: bisognerà aspettare più di 60 anni perché un tribunale italiano condannasse alcuni degli autori del massacro. “Le successive vicende hanno visto la sentenza confermata nei vari gradi di giudizio della magistratura militare italiana, ma vanificata sia dal rifiuto delle autorità tedesche di concedere l’estradizione o di far scontare la pena in Germania ai condannati, sia dai non luogo a procedere ribaditi dalla magistratura tedesca nei confronti degli stessi militari condannati a La Spezia e di altri loro commilitoni. Si aggiunga il rifiuto dello Stato tedesco di riconoscere gli indennizzi disposti dalla magistratura italiana: tutto ciò ha confermato i superstiti e i parenti delle vittime nella convinzione che giustizia non è stata compiutamente fatta (senza contare che una giustizia che arriva a sessanta anni dai fatti non può essere considerata sostanzialmente tale)”. Con la legge 11 dicembre 2000, n. 381,  il paese è stato dichiarato Parco nazionale della pace, ed oggi finalmente, con la creazione all’interno del Comune dell’Istituzione che ne gestirà le iniziative, “si  è concluso un processo che fa di Sant’Anna un luogo della memoria nazionale e europeo, dove gli esiti della ricerca storica e la memoria degli orrori della guerra dialogheranno per rappresentare un punto di riferimento per la comunità nazionale e internazionale.

Infine prende la parola il Presente della Repubblica rievocando le efferate vicende di quel 12 agosto, elogiandone i “martiri” per la loro tenacia nella ricerca di giustizia e verità. Il panorama poi si allarga alle altre stragi nel nord dell’Appennino Toscano, in cui le SS ebbero per aiutanti i fascisti locali.

Qui, a Sant’Anna di Stazzema, si avverte il significato più profondo del nostro continuare a fare memoria. Qui si trovano le radici della Repubblica. Perché la memoria è un dovere. Rappresenta un valore di umanità. Costituisce patrimonio della comunità.” Il presidente esorta poi ad essere vigili poiché i cambiamenti epocali in atto possono provocare “paure, disorientamenti, chiusure. Il germe dell’odio non è sconfitto per sempre. Il timore del diverso, il rifiuto della differenza, la volontà di sopraffazione, sono sentimenti che possono ancora mettere radici, svilupparsi e propagarsi. Far risorgere quei germi di razzismo e nazionalismo, che non sono del tutto estinti”. Contro questi pericoli il presidente della Repubblica trova nella Europa unita la risposta, perché, anche se imperfetta e fragile, è il vero antidoto all’innalzamento di nuovi muri, ai risentimenti nazionalisti. “Il processo di costruzione europea è stato la proiezione esterna, lo sviluppo coerente dei principi che hanno ispirato la Resistenza e unito il popolo italiano attorno alla sua Carta costituzionale. Noi, insieme agli altri Paesi europei, abbiamo compreso che non si dovevano ripetere gli errori successivi alla Grande Guerra, e che la risposta alla volontà di potenza, all’ideologia del dominio e dello sterminio, agli orrori della guerra doveva collocarsi all’altezza della civiltà d’Europa”. Mattarella cita poi l’importanza dei segni di riconciliazione avvenuti a Sant’Anna, come la visita del Presidente tedesco Joachim Gauck e del Presidente del Parlamento europeo Martin Schultz, che si sono inchinati davanti all’ossario delle vittime. Il presidente conclude ricordando le Medaglie d’oro al valor civile concesse a vittime e sopravvissuti di Sant’Anna di Stazzema, vittime ed eroi al tempo stesso: don Fiore Menguzzo, don Innocenzo Lazzeri, Genny Bibolotti Marsili, Cesira Pardini,  Milena Bernabò: “Sono persone che rappresentano un’intera comunità straziata. In loro nome continuerà l’impegno per costruire una civiltà più libera e giusta, che rappresenta il nostro orizzonte di speranza e che nessuno potrà mai strappare dalle nostre coscienze di italiani liberi”.




Presentato a Viareggio il libro di Silvia dai Pra’ “Senza salutare nessuno. Un ritorno in Istria” grazie all’Istituto della Resistenza di Lucca

Alle ore 17:00 presso Villa Argentina a Viareggio si è tenuta la presentazione del libro di Silvia dai Pra’ dal titolo Senza salutare nessuno. Un ritorno in Istria. La presentazione è stata curata dall’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Lucca ed è stata moderata da Armando Sestani, che ne è il vice direttore . Armando e Silvia hanno molto in comune: i parenti di entrambi sono originari dell’Istria, i nonni di lei, i genitori di lui. Armando infatti è figlio di esuli di Pola, nato a Taranto dove i genitori avevano trovato asilo, Silvia invece ha avuto una nonna di Santa Domenica di Albona. Fra di loro però c’è una sostanziale  differenza ed  è su questo argomento che si è aperta la presentazione. Armando ha sempre saputo l’ origine della sua famiglia e sua madre ha conservato tutti i documenti, Silvia invece ha scoperto le sue radici solo quando era già adulta. Tuttavia i genitori di Armando non sono mai voluti tornare in Istria finché quando lui, trentenne, li ha accompagnati in vacanza a Pola , 47 anni dopo la loro partenza da quella città; invece Silvia è andata con suo padre per la prima volta in Istria quando aveva 11 anni, inconsapevole di ciò che quella terra aveva costituito per la sua famiglia. Quel viaggio lo aveva fatto con suo padre nel 1988, sua nonna Iole, prima che partissero, non aveva voluto incontrarli, ma aveva lasciato solo un biglietto sul tavolo che diceva “non mi salutate nessuno, buon viaggio”. Da questo biglietto il titolo del libro. È stato in quel viaggio che Silvia ha scoperto che la nonna era jugoslava e ha iniziato a ricostruire parti del suo passato, scoprendo “il genogramma spezzato”, cioè la metà amputata del suo albero genealogico. Il libro è un memoriale, un reportage di viaggio e un  libro di storia famigliare allo stesso tempo, anzi Armando lo definisce non un libro di storia ma di storie,  perché tutti i nomi presenti in esso sono reali. La scrittura di Silvia, invece, è quella di  un romanzo.

Quando prende la parola, l’autrice afferma che non sapeva che la nonna, morta nel 2002, fosse originaria dell’Istria;  attribuiva la sua strana parlata solo al fatto che vivesse sulle Dolomiti e non fosse tocana come lei. Non riusciva a spiegarsi il pessimo carattere della nonna e nemmeno quello del padre, depresso e malato di anoressia,  pur senza ammetterlo, e aggiunge di non aver mai capito il rapporto anaffettivo che c’era fra i due, e che tanto ha condizionato anche la sua vita. Le stranezze del ramo materno della sua famiglia hanno iniziato ad essere decifrate solo dopo la scoperta del segreto che ha sempre gravato su di essa. Alla luce del poi si può capire perché la nonna diventava aggressiva (“leonessa” la definisce lei) se sentiva pronunciare la parola “slavo” o “comunista”, mentre il padre invece non faceva che definirsi comunista, anticapitalista, aveva il santino del Che sul letto e odiava gli Stati Uniti.

Ed è all’insegna dell’antifascismo che Silvia è cresciuta a Massa con la madre (i genitori si erano separati) e con l’affettuosa famiglia materna(nota a tutti per essere una famiglia di partigiani), fumando Diana blu , leggendo Il manifesto, iscritta alla federazione dei giovani comunisti e prendendosela con chi,  gridando a gran voce e facendo il saluto romano, diceva: “allora le foibe.” “Noi che eravamo cresciuti sulla linea gotica a pane e manifestazioni dell’Anpi sentivamo così distante la parola foibe“. E inaspettatamente questa parola scava veramente un inghiottitoio nella vita di Silvia. 15 anni dopo la morte della nonna e dopo la nascita della figlia,  lei torna nella casa di Agordo e lì si accorge che la nonna non aveva lasciato quasi nessun ricordo, nessuna lettera, solo un paio di foto del padre. Questo l’ha fatta incuriosire e così ha iniziato a cercare contatti con famiglie di istriani, a leggere libri, a sentire la narrazione dell’amica istriana della nonna che non aveva lasciato la sua terra, fino a scoprire del bisnonno Romeo Martini, nato Martinchic prima della forzata italianizzazione dei cognomi, finito nella  foiba di Vines nel 1943, il riconoscimento del cui cadavere l’ha dovuto fare proprio nonna Iole appena sedicenne.

Silvia parla di Vines come di un “non luogo, è un bosco in cui ci vuole il machete per arrivarci”.

Dopo aver scritto di getto i primi due capitoli, Silvia racconta che ha iniziato una indagine durata due anni tra archivi perlopiù in lingua italiana andati parzialmente distrutti, lettere, vecchie fotografie, fette della vita e della memoria delle persone che ha incontrato, con l’intento non tanto di scrivere un libro quanto di riportare alla luce la vicenda di un destino di famiglia fatto della violenza subita e dalla violenza sofferta e fatta soffrire,  di amnesie della memoria e di memorie che non possono essere condivise.

La sua ostinata ricerca è riuscita a dare un senso a vicende che parevano incomprensibile.

Silvia spiega la dedica del libro alla figlia perché è stato solo dopo la sua nascita che ha sentito il bisogno di andare a colmare quel buco del suo passato, di spezzare un cerchio che era arrivato fino a lei, nevrosi su nevrosi, affinché quel silenzio non contagiasse anche la sua Eleonora. Silvia scherza poi sul fatto che magari sua figlia la rimprovererà di averla lasciata sola per andare a presentare proprio quel libro!

A fine presentazione si torna al presente, in quest’anno in cui le polemiche sono state più numerose e violente del solito, in cui i neofascismi si sono fatti più vivi e gli hate speaches sono stati sdoganati. Silvia ammettete che a volte ha anche avuto paura quando è  andata a presentare questo libro, ad esempio quando con Eric Gobetti il 5 febbraio a Torino sono finiti nel mirino di una associazione di estrema destra e di esuli istriani.

In conclusione, forse siamo tornati davvero a quegli slogan di cui Silvia non conosceva il significato e che contrapponevano “allora le foibe?” a “allora le violenze compiute dei fascisti?”.




Una mostra e non solo.. l’impegno scientifico dell’Istituto della Resistenza di Lucca in occasione del Giorno del Ricordo

L’Istituto storico della Resistenza di Lucca anche questo anno mostra il suo impegno nella celebrazione del giorno del ricordo.

Proprio il 10 Febbraio, viene inaugurata alle 17.30 nella Casa della Pace e della Memoria (Castello di San Donato, Mura Urbane) sulle mura, una mostra intitolata “Dall’Istria a Lucca: una raccolta di documenti familiari”.  Essa è curata da Armando Sestani, vicepresidente dell’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea, figlio di un esule istriano a Taranto, autore, tra l’altro, del saggio Esuli a Lucca. I profughi istriani, fiumani e dalmati 1947-56 (Pacini Fazzi editore, 2015). La mostra sarà aperta dal 10 al 22 Febbraio.

La mostra consiste in percorso storico attraverso una raccolta privata, appartenente alla famiglia del curatore,  di documenti e pubblicazioni varie che hanno come tema “le vicende complesse del confine orientale italiano”, come recita  la legge 30 marzo 2004 n. 92. Questa esposizione contiene giornali di d’epoca, cartoline e perfino la Gazzetta ufficiale sulla quale era pubblicata la legge che prevedeva l’italianizzazione dei cognomi slavi per cui Sestanich diventò Sestani. Che vuol dire per la quale come si collega e perfino Alla gazzetta ufficiale con la legge prefigge lo scopo di mostrare ai visitatori alcuni documenti originali che possono servire a conoscere, fuori da ogni retorica, una storia familiare, ma ci parlano anche della storia di donne e uomini che hanno attraversato il Novecento tra guerre, totalitarismi e spostamenti di confini che hanno segnato le loro vite.  Parte di queste persone sono state definite, anche burocraticamente, profughe o, per usare un termine di derivazione inglese, rifugiati.

Nel corso della loro vita hanno lavorato e hanno creato una famiglia, modificato il cognome, per imposizione o necessità, hanno dovuto optare per uno Stato piuttosto che per un altro, hanno abbandonato le città natie per vivere anni nei campi profughi, hanno agognato una casa.

Tale mostra, così come la proiezione del filmato “Gli esuli istriani, fiumani e dalmati a Lucca”, preceduta da una introduzione di Stefano Bucciarelli, presidente dell’ISREC di Lucca, dimostrano come alle polemiche che si rinnovano periodicamente ogni anno con toni più o meno accesi, ideologizzato il giorno del ricordo, si risponde con la storia: se la memoria difficilmente può essere condivisa, perché appartiene sempre ad un gruppo specifico, gli storici seri fondano le loro interpretazioni del passato su documenti, dunque su elementi esistenti, depositati negli archivi, non falsificabili. E i documenti parlano delle idee, dei pensieri e delle credenze degli uomini del passato – piccoli e grandi – e anche di eventi.

La contrapposizione ideologica inutile e pericolosa che politicizza le commemorazioni storiche è deprecabile e pericolosa.




Insediato il Comitato scientifico del Parco della Pace di Sant’Anna di Stazzema

Martedì 7 gennaio si è insediato il Comitato Scientifico del Parco Nazionale della Pace di Sant’Anna di Stazzema.

A farne parte sono Marco De Paolis, che è stato Procuratore Generale Militare sia nel processo che ha portato alla condanna di dieci SS per la strage di Sant’Anna di Stazzema sia di molti altri processi per crimini nazifascisti, il prof. Paolo Pezzino, Presidente dell’Istituto Nazionale Parri che coordina gli Istituti Storici della Resistenza e dell’età contemporanea, che è stato consulente per il processo su Sant’Anna e membro della Commissione parlamentare d’inchiesta sull’occultamento dei fascicoli sulle stragi nel cosiddetto Armadio della Vergogna, il prof. Gianluca Fulvetti, docente di Storia Contemporanea all’Università di Pisa, autore di numerose pubblicazioni sul tema delle stragi contro i civili, lo storico locale Emmanuel Pesi, autore di alcune ricerche sul tema delle strage e il prof. Alessandro Romanini, docente alla Accademia di Belle Arti di Carrara, storico dell’arte e Presidente del Comitato Scientifico della Fondazione Ragghianti.

Il Comitato Scientifico è un organo previsto dal Regolamento dell’Istituzione Parco Nazionale della Pace ed esprime un parere sul programma delle attività oltre che su ogni questione attinente le scelte in campo artistico, storico, di ricerca. Nella prima seduta si è proceduto a prendere visione delle attività già calendarizzate per l’anno 2020 e a programmare le proposte per le prossime attività nel medio e lungo termine. Nel corso di tale seduta il Comitato ha eletto come Presidente il prof. Paolo Pezzino che ha un lungo percorso che lo lega a Sant’Anna di Stazzema.




“Emigrazioni, immigrazioni e migrazioni interne nella storia d’Italia e nell’integrazione europea.”

Sono aperte le iscrizioni per il corso di formazione organizzato dall’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea in provincia di Lucca: “Emigrazioni, immigrazioni e migrazioni interne nella storia d’Italia e dell’integrazione europea“. Alla luce dell’importanza assunta negli ultimi anni dal fenomeno migratorio, il corso propone un approccio storico al problema, che permetta di contestualizzare le migrazioni odierne e il loro impatto sull’opinione pubblica.

Il corso è rivolto ai docenti, ma è aperto a tutti gli interessati, e rilascia un attestato riconosciuto dal MIUR.

Date e sedi:

4 ottobre 2019 – Cred, via S. Andrea 33, Lucca: “Emigrazione e migrazioni interne in Italia dall’Unità ad oggi”, con Stefano Gallo (ISMed-CNR-Napoli)

12 novembre 2019 – Casa della memoria e della pace, castello porta San Donato, Mura urbane, Lucca: “L’immigrazione straniera in Italia, dal 1945 ad oggi“, con Michele Colucci (ISMed-CNR-Napoli)

19 novembre – Casa della memoria e della pace, castello porta San Donato, Mura urbane, Lucca: “La nascita dell’Europa di Schengen dagli anni ’80 ad oggi“, con Simone Paoli (Università di Pisa)

Orario: 15.00-18.00

Totale ore: 9

Costo: 50 € (pagabile con la carta docente)

Scadenza iscrizioni: 31 ottobre

Per info e iscrizioni: isreclucca@gmail.com




“Sui viali a mare… erano cresciuti i girasoli.”

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO IL COMUNICATO STAMPA SULLA MOSTRA CURATA DA STEFANO BUCCIARELLI (ISRECLU) IN OCCASIONE DEL 75° ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE DI VIAREGGIO.

Ricorre quest’anno il 75° anniversario della Liberazione della città. Tra le iniziative in programma per la celebrazione dell’evento, un posto di rilievo avrà la Mostra storico-documentaria “Sui viali a mare … erano cresciuti i girasoli”, che farà rivivere fatti, personaggi e avvenimenti, epopea e drammi che accompagnarono anche nella nostra città la fine dell’occupazione tedesca, la fine del fascismo, la fine della guerra, la conquista della libertà e della democrazia.

 La Mostra vede l’impegno congiunto del Comune di Viareggio, della sezione ANPI di Viareggio e dell’Istituto storico della Resistenza e dell’Età contemporanea (ISREC) in provincia di Lucca, che ne ha espresso il Comitato scientifico e il cui presidente, il prof. Stefano Bucciarelli, è il curatore della stessa. Una analoga esposizione, per la medesima cura, ebbe luogo – molti lo ricorderanno – nel 2004, per il 60° anniversario. La Mostra presentata quest’anno riprende quella iniziativa, ma non ne è una semplice riedizione. Molte sono infatti le novità, frutto di ricerche che negli ultimi anni sono state condotte in primo luogo proprio dall’ISREC. Il percorso della Mostra si snoda dal 25 luglio 1943 (caduta del fascismo) all’estate del 1946, chiudendosi con i risultati della triplice consultazione elettorale di quell’anno – elezioni finalmente libere e a suffragio universale – e con l’inizio dell’amministrazione di Sandrino Petri. Ci sono anche un paio di pannelli di flashback, dedicati all’“antifascismo dei viareggini”: quello “storico”, di chi provò ad opporsi all’avvento del fascismo, e quello che covò sotto la cappa del regime, documentato da nuove ricerche condotte sul Casellario Politico Centrale e su personaggi come il prof. Giuseppe Del Freo.

Molti sono i temi che si intrecciano lungo il percorso della Mostra. Prima di tutto il visitatore è accompagnato a meditare sulle sofferenze della città, occupata dai tedeschi, colpita dai bombardamenti, forzosamente evacuata. Restò una città abbandonata, dove Giovanni Pieraccini, rientrato subito dopo la Liberazione da Firenze con la moglie Vera, si incantava stupito a notare che: “Sui viali a mare … erano cresciuti i girasoli” (è il titolo della mostra che con questa citazione rende appunto omaggio al senatore recentemente scomparso). In questa città gli abitanti fecero lentamente ritorno, per constatare le distruzioni, per rimboccarsi le maniche, per ripartire.

Nei vari pannelli della mostra, insieme con la città, i protagonisti sono proprio i cittadini, con i loro comportamenti, le loro scelte: in primo luogo la scelta della Resistenza, che scrisse pagine di impegno e di sacrificio. Non si parla però solo di Resistenza organizzata e armata, ma anche di resistenza civile, resilienza, aiuto a chi ne aveva bisogno, sforzo di sopravvivenza, desiderio di pace. Ci sono le deportazioni patite, come nel resto d’Italia, per effetto della volontà razzista e persecutoria dei nazisti, appoggiata con convinzione dai fascisti repubblicani; c’è la persecuzione razziale contro gli ebrei (con vittime, anche tra i viareggini, della Shoah), la persecuzione politica, la deportazione di massa per il lavoro coatto. Ci sono le stragi, gli eccidi, le singole uccisioni che costellarono quella vera e propria striscia di sangue che accompagnò la “ritirata aggressiva” dei tedeschi. Un “calendario” della Liberazione evidenzia in un pannello i contributi delle divisioni degli Alleati e delle formazioni partigiane della zona. Infine, i momenti conclusivi della mostra sono dedicati al dopoguerra, con i suoi problemi, insieme con la volontà di rinascita che animò allora Viareggio e i viareggini. Un particolare rilievo è in questo contesto dedicato alla emblematica tragedia dello scoppio delle mine del 18 luglio 1945, sulla ricostruzione della quale si annunciano interessanti novità: la più importante è la pubblicazione, in uno speciale pannello, per la prima volta dopo 74 anni, insieme ai nomi delle vittime civili italiane, dei nomi dei militari americani morti in quell’incidente.

La Mostra sarà inaugurata lunedì 16 settembre, a Villa Paolina, alle ore 17.30 e rimarrà aperta fino al 30 ottobre, periodo nel quale sono previste anche numerose iniziative collaterali. Gli orari di visita al pubblico saranno quelli di apertura di Villa Paolina e cioè: da martedì a sabato, ore 15.30 – 19.30; domenica: 9.30-13.30 e 15.30 – 19.30.

La Mostra sarà visitabile dalle scolaresche (terza media e scuole superiori) anche al mattino, con visita guidata curata dall’Istituto storico della Resistenza, previa prenotazione da effettuare all’indirizzo: isreclucca@gmail.com.

Programma della mostra




La rete degli Istituti toscani della Resistenza e dell’età contemporanea a DIDACTA

La rete degli Istituti della Resistenza e dell’età contemporanea presenti in Toscana sarà presente a DIDACTA, l’importante Festival nazionale della didattica, che si terrà a Firenze alla Fortezza da Basso dal 9 all’11 ottobre, all’interno dello stand della Regione Toscana.

Gli insegnanti potranno quindi chiedere e ricevere informazioni sulla realtà e le attività degli Istituti e sulle rispettive offerte didattiche.

Gli Istituti proporranno tre seminari di formazione:

9 ottobre: ore 16.00-17.00

Una web-serie per (ri)scoprire la Costituzione!

Relatori:

Monica Rook (istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea)

Matteo Mazzoni (istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea)

Da Sant’Anna di Stazzema a Piombino, da Barbiana a Firenze, 4 ragazzi, due studenti e due lavoratori, e una professoressa attraversano luoghi simbolo della Toscana. Rivivono così le trasformazioni dei decenni dell’Italia repubblicana, attraverso visite e incontri con testimoni e riflettono sui principi fondamentali della Costituzione: pace, uguaglianza, beni comuni, diritto al sapere, partecipazione.. questa la trama della web-serie, prodotta da Regione Toscana e Istituti della Resistenza, oggetto del seminario in quanto potenziale strumento per una didattica innovativa di Cittadinanza e Costituzione.

 

10 ottobre: ore 15.00-16.00

I luoghi delle memorie delle deportazioni: dalla Toscana alla Germania. Ipotesi di viaggi di istruzione.

Relatori:

Enrico Iozzelli, Museo della Deportazione e della Resistenza (Prato)

Rappresentante dell’Istituto della Resistenza e della società contemporanea di Livorno

Nella stagione che segna la fine dei testimoni, i luoghi assumono una funzione didattica essenziale sulla quale confrontarsi con gli insegnanti. Il seminario intende riflettere su tale assunto, tanto più significativo nella Regione del Treno della Memoria, offrendo una panoramica dei luoghi più significativi dalla Germania (Berlino) a mete più vicine (Fossoli, Prato) fino alle pietre d’inciampo che segnano molti territori e città toscane, ricordando di come il sistema concentrazionario e le deportazioni abbiamo permeato la nostra storia. Si vuole così anche offrire spunti per possibili viaggi di istruzione significativi per la formazione dei ragazzi.

 

11 ottobre: ore 15.00-16.00

Storie e confini: il Novecento del caso alto-adriatico e oltre

Relatori:

Luciana Rocchi, Istituto della Resistenza e dell’età contemporanea di Grosseto

Roberto Rossetti, Istituto della Resistenza e dell’età contemporanea di Lucca

Conoscere la storia dell’Alto adriatico nel Novecento significa non solo indagare una pagina ancora poco nota della storia nazionale ed Europa, ma anche interrogarsi sui grandi nodi del “secolo breve” e del tempo presente: guerre, nazionalismi, ideologie, spostamenti di popolazioni. Il seminario intende farlo a partire dal progetto di formazione didattica del viaggio studio al “confine orientale” promosso da Regione Toscana. Ma anche riflettendo sulle storie degli esuli fiumano-dalmati in Toscana a partire dal caso di Lucca: laboratori di studio interessanti per una didattica innovativa che stimoli il protagonismo dei giovani nella conoscenza del proprio territorio e della sua storia.

 

La partecipazione ai seminari è gratuita, ma per partecipare è necessario pagare il biglietto di ingresso a DIDACTA.

 

Per iscriversi ai seminari:

http://eventi.fieradidacta.it/EventiEspositori.aspx#ris

Il percorso generale da seguire è il seguente:

http://eventi.fieradidacta.it/ selezionare “Eventi di Enti e Aziende”

sotto le tendine “giorno”, “titolo evento” “organizzatore” c’è una stringa grigia “Eventi Regione Toscana” biffandola e cliccando sul tasto “Cerca” si apriranno tutti i seminari organizzati da Regione Toscana. Si precisa che il programma è ancora in fase di implementazione.

Gli eventi di Regione Toscana sono anche visionabili in una specifica pagina del sito di Regione Toscana, http://www.regione.toscana.it/-/regione-toscana-didacta-2019-programma nel quale a breve saranno  inseriti anche i programmi di ciascun seminario.