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“Guerra di notizie”, Firenze ’44. In rete il nuovo “Quaderno dell’Archivio”, con il contributo ISRT

Firenze, estate 1944: testimonianze di una “guerra di notizie”. Informazione, controinformazione, propaganda e comunicazioni nei ‘giorni dell’Emergenza’ è  il titolo del “Quaderno dell’Archivio” del Comune di Firenze n. 20. La pubblicazione racconta un’emergenza (quella dell’estate 1944) e nasce per un’emergenza: è infatti, il risultato del lavoro per l’allestimento di una esposizione documentaria prevista nel marzo-aprile di quest’anno: lavoro che fu improvvisamente interrotto per l’emergenza Covid-19. Alla sua realizzazione hanno contribuito gli archivisti dell’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea, grazie alla ricchezza dei fondi ivi conservati.

Qui il link per scaricare la pubblicazione: https://cultura.comune.fi.it/dalle-redazioni/rete-il-nuovo-quaderno-dellarchivio

 




Uno spazio pubblico per ricordare Amelia Rosselli Pincherle a Firenze: la richiesta della Fondazione Circolo Rosselli

La Fondazione Circolo Rosselli si è rivolta al Sindaco di Firenze, Dario Nardella, all’assessore alla toponomastica Alessandro Martini, all’assessore alla cultura, Tommaso Sacchi per chiedere l’intitolazione di una via o comunque di uno spazio pubblico ad Amelia Rosselli Pincherle nell’anno centocinquantesimo della sua nascita (1870-2020).

Queste le motivazioni:

Amelia Rosselli ha avuto tre figli: il primo Aldo caduto volontario nel 1916 nella Prima guerra mondiale e gli altri due Carlo e Nello, uccisi per il loro antifascismo.

Amelia veniva da una famiglia risorgimentale mazziniana e fu decisiva nella formazione dei suoi figli al senso del dovere e al servizio degli ideali di libertà e di democrazia. Se vogliamo riscrivere la storia al femminile le dobbiamo questo riconoscimento.

Amelia Rosselli non solo è stata la madre coraggiosa e totalmente solidale di Carlo e Nello Rosselli uccisi nell’esilio francese dalla Cagoule (un’organizzazione terroristica di destra) su mandato del governo fascista italiano. Non solo è stata la guida e il punto di riferimento, dopo il loro assassinio, del gruppo formato dalle due nuore   vedove e dai sette piccoli nipotini rimasti orfani negli anni della fuga e dell’esilio dal 1937 al 1945, conducendoli prima in Francia, poi in Svizzera e in Gran Bretagna e finalmente negli Usa. Essa è stata la prima donna drammaturgo dell’Italia unita, scrivendo sia in italiano che nel suo dialetto di origine, il veneziano. I suoi drammi teatrali come Anima o Il Refolo, furono recitati nei grandi teatri italiani. Scrittrice anche di libri per l’infanzia, abbandonò la sua attività letteraria dopo l’assassinio di Carlo e Nello, per dedicarsi tutta alla memoria dei figli. Presidente della sezione letteraria del Lyceum venne dichiarata decaduta come ebrea all’avvento delle leggi razziali.

Amelia Rosselli, veneziana di nascita, può essere considerata fiorentina di adozione: venne a stabilirsi nel 1903 nella casa di via Giusti dove una lapide di Piero Calamandrei ricorda i suoi figli dove ritornò dopo l’esilio americano nel 1946 e vi morì nel 1954.

È doveroso che la città si ricordi di lei dedicandole una strada o comunque un significativo luogo pubblico.




Online sul sito della Regione la prima lezione del corso “In viaggio verso Auschwitz” con Gad Lerner

Sono passati venti anni dall’istituzione del “Giorno della Memoria”. Il Novecento, i totalitarismi, le persecuzioni, le deportazioni, i campi di concentramento e di sterminio, la Shoah, sono elementi che interrogano costantemente il nostro presente e che aprono a riflessioni ed attività multidisciplinari fondamentali per coloro che svolgono professioni educative e legate al mondo della formazione. Tematiche che, negli anni, hanno acquisito notorietà e rilevanza mediatica ma non sono facilmente fruibili da parte del mondo della scuola.

Fin dalla prima edizione della Summer School, Regione Toscana si è sempre interrogata sul tema centrale che riguarda tutti coloro che si confrontano con la Shoah e che non hanno direttamente vissuto le tragedie del Novecento. Come riuscire ad affrontare una didattica efficace per far sopravvivere la memoria nelle nuove generazioni? Come riuscire a costruire una cultura del rispetto, dell’inclusione, della pacifica convivenza tra i popoli?

Temi complessi, lo sappiamo, per affrontare i quali servono strumenti di approfondimento che consentano di cogliere la complessità della materia favorendo l’acquisizione di quel senso critico che dovrebbe essere la missione prioritaria della scuola.

Solo con lo studio e la conoscenza, si può combattere l’intolleranza, l’ingiustizia e la mistificazione.

Le giovani generazioni devono potersi confrontare in maniera critica e viva con il tema della memoria europea per comprendere i valori della pace e della tolleranza e per opporsi ai nuovi razzismi.

Bisogna superare, andare oltre il pur significativo momento celebrativo.

In questi anni, Regione Toscana ha lavorato in questa direzione, cercando di costruire politiche culturali organiche e fornendo occasioni di formazione attiva durante tutto l’anno, nella convinzione che tali percorsi e metodi costituiscano parte integrante del processo democratico e di crescita culturale dei cittadini.

Per tutti questi motivi, pur nelle attuali difficoltà, Regione Toscana ha promosso questo per percorso di formazione on line: In viaggio verso Auschwitz.

Sarà un percorso formativo diverso dal solito, ma non per questo meno significativo.

Del resto la pandemia ha costretto la Regione ad abbandonare la progettazione del Treno della Memoria, per la prima volta dalla sua istituzione. Il “Treno della Memoria” nasce nel 2002 e, fino al 2005, ogni anno, la Regione Toscana lo ha organizzato per permettere a studenti e insegnanti delle scuole superiori toscane, appositamente formati nella Summer School di fine agosto, di vivere per cinque giorni un’esperienza formativa unica che, accanto alla visita di Auschwitz e di Birkenau, ha consentito ai ragazzi di incontrare i testimoni della deportazione razziale, politica e dell’internamento militare e di impegnarsi, allo stesso tempo, in una serie laboratori tematici.

Dal 2005 il Treno è diventato un progetto biennale in alternanza al grande Meeting Regionale degli studenti organizzato per il “Giorno della Memoria” al Mandela Forum di Firenze.

In quest’ultima legislatura, la regione ha organizzato ben tre edizioni del Meeting, nel 2016, nel 2018 e nel 2020 e tre sono state anche le edizioni del Treno della Memoria, nel 2015, 2017 e 2019.

Il prossimo gennaio gli studenti toscani non saranno fisicamente sul “Treno” ma saranno “diversamente” accompagnati, con i loro insegnanti,  attraverso un percorso nella storia e nella memoria. Un percorso che parte, appunto, con la Summer.

La Summer inizia con ospiti prestigiosi: oltre a Gad Lerner sempre sensibile e disponibile verso queste tematiche e verso le iniziative della Regione,  Ugo Caffaz, instancabile animatore di tutte le iniziative curate, in questi anni, dalla Regione Toscana per il “Giorno della Memoria” e Luca Bravi.

Anche per questa edizione del corso, la Regione si è avvalsa di importanti partner scientifici quali la Fondazione Museo della Deportazione e Resistenza di Prato e l’Istituto toscano della Resistenza e dell’Età Contemporanea.

La didattica, ed in particolare la didattica della storia, è una delle principali attività su cui, infatti, lavora la rete degli Istituti storici della Resistenza e dell’Età Contemporanea che la Regione Toscana, grazie alla legge regionale n. 38/2002, sostiene finanziariamente con un contributo annuale che viene erogato anche alla Federazione delle Associazioni Antifasciste e della Resistenza e all’Istituzione Parco Nazionale della Pace di Sant’Anna di Stazzema. Un altro importante strumento divulgativo per le scuole in termini di didattica della storia, è costituito proprio da questo nostro portale, rivista on line di storia del Novecento, finanziato dalla Regione Toscana nell’ambito delle attività degli Istituti storici della Resistenza e dell’Età Contemporanea.

Il percorso di formazione si concluderà con il Meeting, sempre online, del prossimo 27 gennaio 2021 che sarà trasmesso in streaming alla presenza dei testimoni della Shoah e della deportazione. Insegnanti e studenti delle scuole toscane potranno seguirlo con punti di ascolto a cura di ogni Istituto.

Da oggi la prima lezione del corso, con l’intervento di Gad Lerner, è disponibile sul sito della Regione che, proprio in questi mesi nei quali la comunicazione digitale è ditata così cruciale ha avviato un processo di potenziamento delle proprie pagine dedicate alla promozione dell’offerta culturale e all’importante impegno svolto sui temi della memoria e della conoscenza storica, oggi sempre più a disposizione di tutt* con facilità ed immediatezza. In particolare si segnalano le pagine “Storia e Memoria del 900” e “Cultura è rete“:

https://www.regione.toscana.it/storiaememoriedel900

https://www.regione.toscana.it/-/cultura-e-rete-introduzione

La prima lezione del corso:

https://www.regione.toscana.it/-/corso-di-aggiornamento-online-in-viaggio-verso-auschwitz

La lezione è disponibile anche sul Canale YouTube https://www.youtube.com/watch?v=OT0Hy_H1qwE

 

 




Nuovo orario del Museo della Deportazione e apertura per la Liberazione di Prato

Il Museo informa i propri visitatori che il Museo e Centro di documentazione della Deportazione e Resistenza riprende il normale orario di apertura con una NOVITÀ: sarà possibile visitare il Museo anche la domenica mattina!

 

Dal 1 settembre sarà in vigore il seguente orario di apertura:

 

Museo

 

Mattina dalla domenica al venerdì ore 9:30 – 12.30

Pomeriggio lunedì e giovedì ore 15:00 – 18:00

sabato e domenica ore 16:00 – 19:00

 

Per l’accesso e la permanenza all’interno dei locali della Fondazione saranno adottate adeguate misure di sicurezza e prevenzione secondo le normative vigenti riguardanti l’emergenza Covid-19.

 

Su richiesta possiamo effettuare brevi visite guidate per piccoli gruppi di massimo 8 persone. Per qualsiasi richiesta ed informazione vi preghiamo di scrivere a: info@museodelladeportazione.it

 

Ufficio della Fondazione (Lunedì-venerdì ore 9 – 13)

Biblioteca (Lunedì e giovedì ore 15 -18)

entrambi aperti al pubblico solo su prenotazione (0574 461655 – info@museodelladeportazione.it)

 

DOMENICA 6 SETTEMBRE nel pomeriggio, in occasione delle celebrazioni per la Liberazione della Città di Prato, saranno effettuate visite guidate gratuite dalle 16 alle 19 su prenotazione (tel. 0574 461655).




Quel 25 luglio: il crollo del fascismo e la pastasciutta dei fratelli Cervi a Fosdinovo

Fosdinovo, 25 luglio. Sotto gli antichi castagni “Fino al cuore della Rivolta” straordinariamente inizia, nonostante la pandemia. La Resistenza resiste anche al Covid 19. Naturalmente sono state prese tutte le misure precauzionali ma la pastasciutta antifascista, in memoria di quella dei fratelli Cervi, comunque viene servita e non manca neppure il momento culturale, in cui il Professor Paolo Pezzino, Presidente dell Istituto nazionale Ferruccio Parri, ricorda quel 25 luglio 1943, quando cadde il fascismo.

“Era l’estate del 1943; la guerra aveva prodotto un generale peggioramento delle condizioni di vita degli Italiani. Fenomeno inevitabile in situazioni eccezionali e che certo investiva tutti i paesi belligeranti, ma che in Italia era accentuato dalla incapacità del regime di organizzare l’emergenza e di creare attorno allo sforzo bellico quel consenso che in altri paesi rinsaldava la solidarietà di fondo fra governanti e popolazioni civili, nonostante l’aggravarsi delle condizioni di vita di queste ultime. In Italia, viceversa, si era accentuata l’estraneità della popolazione al regime.

Insomma, le conseguenze della guerra si facevano sentire in misura sempre crescente: a partire dal giugno 1940 con il razionamento dei principali generi di prima necessità -a dispetto della roboante propaganda fascista sugli eccellenti risultati raggiunti dall’autarchia-, il mercato nero –a cui comunque i ceti popolari non potevano ricorrere per i prezzi alti-, la forte inflazione che colpiva salari e stipendi.

Così progressivamente si distaccavano dal regime non solo le classi popolari ma anche quella piccola borghesia impiegatizia che aveva rappresentato una delle basi del suo consenso. Dall’autunno 1942 la situazione si era aggravata per i massicci bombardamenti ai quali cominciarono ad essere sottoposte le città italiane -i civili italiani morti nei bombardamenti sono stati circa 60.000- a partire dai principali centri industriali. Conseguenza: lo sfollamento di ingenti masse di persone, mentre la mancanza di carbone per riscaldamento rendeva particolarmente dura la stagione invernale.

L’indifferenza degli Italiani si trasforma prima in una sorda ostilità alla guerra, manifestandosi poi in aperte manifestazioni di dissenso. Clamoroso lo sciopero -di chiara rilevanza politica- degli operai delle fabbriche del Nord che nel marzo 1943, partendo dalla FIAT, si era esteso al Piemonte e poi a Milano e alla Lombardia. Grande il risultato: un generale aumento salariale, il colpo alla credibilità del regime. Gli scioperi del marzo rappresentano per gli industriali e per le stesse forze moderate che avevano sostenuto il fascismo la dimostrazione che era necessario per l’Italia porre fine ad una guerra che rischiava di tradursi in una disfatta per il regime, con gravi pericoli per  quello stesso ordine sociale in nome del quale il fascismo aveva goduto fino ad allora dell’appoggio della borghesia italiana. Del resto anche la Chiesa aveva assunto, a partire dallo scoppio delle ostilità, un atteggiamento di prudente distacco dal fascismo: nonostante la proclamata neutralità del Vaticano, le allocuzione natalizie di Pio XII nel 1941 e nel 1942 sembravano echeggiare i principi formulati da Roosevelt e Churchill nella Carta Atlantica del 14 agosto.

A causa della debolezza dei partiti e delle forze antifasciste, l’iniziativa passa alle forze più moderate del fascismo, alla Corona e alle gerarchie militari, che pensavano di contrattare l’uscita dalla guerra dell’Italia, con lo sganciamento dall’alleanza tedesca: via tardiva e incerta. Era il tentativo di rigettare sul solo Mussolini e su pochi gerarchi le responsabilità del conflitto, evitando pericolosi sovvertimenti sociali o decise aperture in senso democratico. Ma l’incertezza del re rende più impraticabile una soluzione come quella escogitata. L’11 giugno 1943 cade in poche ore Pantelleria; la notte fra il 9 e il 10 luglio gli Americani e gli Inglesi sbarcano in Sicilia e in poco più di un mese conquistano l’isola, mentre la popolazione si schiera a fianco di coloro che venivano accolti come liberatori e non come invasori. In alcuni reparti dell’esercito si verificano fenomeni di sbandamento e di diserzione di massa, anche di ufficiali e sottufficiali.

Il precipitare della situazione con lo sbarco alleato costringe ad accelerare i tempi: i gerarchi fascisti dissidenti costringono Mussolini a convocare per il pomeriggio del 24 luglio il Gran Consiglio del fascismo, che non veniva più riunito dal dicembre del 1939, nel quale ha una schiacciante maggioranza (19 voti a favore su 28 partecipanti) un ordine del giorno che suonava di critica a Mussolini, si rivolgeva al Sovrano chiedendogli di assumere le prerogative previste dallo Statuto, cioè l’effettivo comando delle forze armate, e “l’immediato ripristino di tutte le funzioni statali attribuendo alla Corona, al Gran Consiglio, al Governo, al Parlamento, alle Corporazioni i compiti e le responsabilità stabilite dalle nostre leggi statutarie e costituzionali”.

L’iniziativa decisiva nella caduta di Mussolini è quella del re: d’accordo con le più alte cariche militari e con uomini a lui fedeli, aveva progettato già dalla metà di luglio un colpo di stato militare contro Mussolini; nell’udienza nel pomeriggio del 25 luglio lo fa arrestare (nella mattinata aveva già provveduto a nominare capo del governo il maresciallo Badoglio). Carabinieri, esercito e polizia presidiano le stazioni radio, i ministeri e i principali punti della città, e alle 22:45 la radio trasmette il comunicato relativo all’accettazione da parte del re delle dimissioni di Mussolini e alla nomina di Badoglio a capo del governo. Seguivano due comunicati, il primo a firma del re, che annunziava di assumere il comando generale  delle forze armate e invitava tutti a riprendere il posto di combattimento;  con il secondo lo stesso Badoglio, “per ordine di S.M. il Re e Imperatore” assumeva il governo militare del paese: “La guerra continua. […] Si serrino le file intorno a S.M il Re e Imperatore, immagine vivente della patria, esempio a tutti. La consegna ricevuta è chiara e precisa: sarà scrupolosamente eseguita e chiunque si illuda di poterne intralciare il normale svolgimento o tenti di turbare l’ordine pubblico sarà inesorabilmente colpito”.

Evidente la continuità di Badoglio col passato e la stessa composizione del governo -6 generali e 11 funzionari civili- lo dimostra. La caduta di Mussolini del resto era provocata da un colpo di mano interno allo stesso regime, compiuto cioè da quelle stesse forze che avevano condiviso con lui le principali responsabilità fino ai primi rovesci militari. E’ fuori discussione che il fascismo non era caduto per una coerente azione delle forze antifasciste, ancora deboli e incapaci di organizzare e dirigere politicamente il malcontento del paese. Ma la mancata reazione delle organizzazioni fasciste e le dimostrazioni di giubilo nelle città italiane il 25 e il 26 luglio dimostrano a quale livello di corrosione interna fosse arrivato il regime e quanto ormai Mussolini fosse estraneo a quel popolo che fino all’entrata in guerra l’aveva osannato come Duce.

Il 28 luglio un decreto scioglieva il Partito Nazionale Fascista e le sue organizzazioni, abrogava il Gran Consiglio ed il Tribunale Speciale ma in compenso, per frenare le manifestazioni popolari, il generale Roatta, capo di stato maggiore dell’esercito, emana una circolare che ordinava alle forze armate di sparare contro i manifestanti.  Così si dissipano rapidamente le speranze di un immediato ritorno alla libertà: nei primi cinque giorni dopo il 25 luglio, 83 sono i morti, oltre 300 i feriti, 1.554 gli arrestati. Se il fascismo era caduto, i fascisti erano ancora ai posti di comando. Il personaggio chiave della situazione era un Re, vecchio ed indeciso, che aveva indelebilmente legato il nome proprio e di Casa Savoia al regime fascista.

Il vero riscatto morale dell’Italia inizia dopo l’armistizio con la Resistenza”.

 




Aperte le iscrizioni del corso online: “In viaggio verso Auschwitz” in vista del Giorno della Memoria 2021.

Si rende noto che la Regione Toscana, in collaborazione con “Fondazione Museo e Centro di Documentazione della Deportazione e della Resistenza di Prato”, in occasione del prossimo “Giorno della Memoria”, organizza il corso di aggiornamento: “In viaggio verso Auschwitz – Percorso di formazione online tra storia e memorie”.

Il corso, gratuito, si svolgerà interamente in modalità telematica con lezioni, conferenze, laboratori e attività didattica a distanza. Il corso è rivolto ai docenti delle scuole secondarie di secondo grado che insegnano alle ultime tre classi del ciclo scolastico e, per le attività previste nella sezione “Dialoghi tra passato e presente”, anche agli stessi studenti delle ultime tre classi delle suddette scuole.

Gli insegnanti avranno successivamente la possibilità di svolgere attività didattica con le proprie classi anche producendo materiali multimediali che saranno selezionati da una commissione giudicatrice composta da membri della Regione Toscana, Fondazione Museo della Deportazione e Resistenza di Prato e Istituto Storico Toscana della Resistenza e dell’Età Contemporanea (ISRT) per essere pubblicamente presentate in occasione del Meeting del “Giorno della Memoria 2021”.

Il percorso si concluderà con la partecipazione al Meeting on line degli studenti toscani il 27 gennaio 2021. Il Meeting sarà trasmesso in streaming, alla presenza dei testimoni della Shoah e della deportazione. Le scuole toscane di ogni ordine e grado potranno seguirlo con punti di ascolto a cura di ogni scuola.

Sono partner del progetto l’Ufficio Scolastico Regionale della Toscana (USR Toscana) e l’Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell’Età Contemporanea (ISRT).

Il corso è riconosciuto dal MIUR ed è valido come aggiornamento degli insegnanti per le suole secondarie di secondo grado. Inoltre, è propedeutico alla partecipazione alle future edizioni de “Il Treno della Memoria” organizzate dalla Regione Toscana.

Le richieste di partecipazione dovranno essere inoltrate al seguente indirizzo: formazione@museodelladeportazione.it

 Le iscrizioni saranno aperte fino al 30 luglio 2020.

Numero partecipanti: max 250 (sarà seguito l’ordine cronologico delle domande d’iscrizione).

 Per informazioni sull’organizzazione dell’evento contattare la Fondazione Museo e Centro della Deportazione e Resistenza di Prato: formazione@museodelladeportazione.it

 

Descrizione del progetto

 

 

Il Treno della Memoria è un viaggio tra storia e memoria, tra passato e consapevolezza del presente che trova il proprio focus nel percorso culturale di formazione proposto agli insegnanti, in modo tale che le conoscenze e l’aggiornamento didattico acquisiti possano essere trasferiti nella formazione degli studenti.

Il Novecento, i totalitarismi, le persecuzioni, le deportazioni, i campi di concentramento e di sterminio, la Shoah, sono elementi che interrogano costantemente il nostro presente e che aprono a riflessioni ed attività multidisciplinari fondamentali per coloro che svolgono professioni educative e/o legate al mondo della formazione.

Il progetto ripercorre virtualmente i luoghi, i temi, le questioni legate alla storia ed alle memorie del Novecento, delle deportazioni, del fascismo, del nazismo e dei totalitarismi, per offrire conoscenze e strumenti professionali adeguati alla progettazione di attività formative nell’ambito scolastico e costruire strumenti culturali, formativi, educativi rivolti al presente.

1.Presentazione scientifica del corso
2. Il contesto storico degli anni Trenta e Quaranta. Fascismo, nazismo e guerra totale
-DIALOGHI TRA PASSATO E PRESENTE

3.Il sistema concentrazionario nazista
-DIALOGHI TRA PASSATO E PRESENTE
4.La deportazione degli oppositori politici e degli IMI
-DIALOGHI TRA PASSATO E PRESENTE
5.Dalla persecuzione degli “omosessuali”, dei testimoni di Geova e degli “asociali” al genocidio di rom e

sinti
-DIALOGHI TRA PASSATO E PRESENTE
6.L’aktion T4 e lo sterminio dei disabili
-DIALOGHI TRA PASSATO E PRESENTE
7. La persecuzione degli ebrei, la Shoah, Auschwitz
-DIALOGHI TRA PASSATO E PRESENTE
8.La giustizia internazionale ed i processi dopo lo sterminio

-DIALOGHI TRA PASSATO E PRESENTE
9.La costruzione delle categorie dell’odio nel presente
Agli iscritti sarà successivamente inviato il programma dettagliato con i nomi dei relatori e degli ospiti dei Dialoghi.

 

Organizzazione generale del corso

 

·        Il corso avrà inizio nell’ultima settimana di agosto 2020 (saranno comunicati data e orario) e si concluderà con la partecipazione in streaming al “Giorno della Memoria 2021”.

 

·        Gli incontri si svolgeranno con cadenza settimanale, per la durata totale di 90 minuti circa (40 minuti di lezione + max 50 minuti di laboratorio didattico).

 

·        Nella sezione “Dialoghi tra passato e presente” sono previsti incontri con scrittori, comunità, associazioni che si svolgeranno in orario serale. La partecipazione ai dialoghi è volontaria e non obbligatoria.




Con la Festa della Repubblica il Museo Audiovisivo della Resistenza di Fosdinovo compie 20 anni.

Quello della Resistenza di Fosdinovo è un “piccolo grande museo”. Piccolo per le dimensioni, costituito com’è da un unico stanzone di qualche decina di metri quadri. Niente a che vedere non solo con le migliaia di metri quadri di M9 a Mestre, inaugurato il primo dicembre 2018, ma neanche con altri musei storici paragonabili, come quello della Repubblica di Montefiorino e della Resistenza italiana. Ma, come si dice, “nelle botti piccole c’è il vino buono”: fuori di metafora, l’installazione progettata da Studio Azzurro di Milano non è invecchiata, e a 20 anni di distanza dalla sua realizzazione (un compleanno importante per un piccolo museo) continua a garantire coinvolgimento e produrre forti emozioni in chi si affaccia nella sala buia e viene accolto dai “faccioni”  dei testimoni, in attesa di cominciare la loro narrazione quando il visitatore decida di metterli in movimento.

Ma anche un museo “postmoderno”, senza un percorso predefinito, e senza un oggetto esposto, che, oltre alle emozioni, deve produrre conoscenza. Ed anche sotto questo punto di vista il museo non pare invecchiato: i sei percorsi tematici, individuati venti anni fa dai curatori scientifici, coprono l’intero arco delle esperienze resistenziali, armate e civili, e attraverso un sapiente montaggio degli spezzoni di intervista, restituiscono anche al visitatore attento o ai ragazzi accompagnati nella da insegnanti accorti e dai nostri esperti, i diversi punti di vista e le divaricazioni di interpretazione storiografica sui vari argomenti narrati dai testimoni.

Insomma, un “grande” museo, che ridiventa -ahimè- piccolo, anzi minuscolo, per l’esiguità delle risorse che i soci istituzionali mettono a sua disposizione, nonostante il museo sia realtà viva e riconosciuta a livello nazionale. Infatti il museo di Fosdinovo è stato fra i promotori più  attivi della rete “Paesaggi della memoria” e si è affermato per l’impegno costante, appassionato e volontario di molte persone, quelle donne e quelli uomini di “Archivi della Resistenza” che riescono non solo a portare fra i castagni di Le Prade di Fosdinovo ogni anno migliaia di persone nelle giornate del festival estivo “Fino al cuore della rivolta” (quest’anno si terrà, in qualche modo, la XVII edizione), ma anche  a rendere il museo “grande” durante tutto l’anno, con le molte attività che vi realizzano.  Il museo, anche in questo triste periodo, ha fatto sentire la sua voce. Ad esempio il 25 aprile una lunga diretta social  ci ha regalato  grandi emozioni. La grande festa che avrebbe dovuto essere fatta sotto i castagni per il ventesimo compleanno sarà rimandata per ovvi motivi ma anche a distanza il museo festeggerà con tutti i suoi amici in maniera degna il suo ventesimo compleanno.

Auguri, caro “piccolo grande museo”, e buona Festa della Repubblica a tutti.

 

 




La cultura non si ferma! e #RaccontiamoLaResistenza

La cultura non si ferma!
L’Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea di Livorno (Istoreco), considerata la situazione nella quale tutti ci troviamo, ha deciso di cercare di stare vicino a tutti suoi sostenitori ed amici con alcuni interventi virtuali, postati sul sito e sulla pagina facebook.

  • Ogni martedì verrà pubblicato uno dei dieci episodi del video-progetto Pillole di Resistenza, filmati realizzati in occasione del 75° della liberazione della Toscana tramite il sostegno della Regione Toscana e il coordinamento dell’Istituto storico della Resistenza in Toscana di Firenze e altri prodotti dal nostro stesso Istituto.
  • Nella settimana della Liberazione, sarà la volta di Liberi, immagini e testimonianze dal fascismo alla democrazia a Livorno: una raccolta di videointerviste del maggio 1994 in un documentario con la regia di un giovanissimo Paolo Virzì.
  • Sempre nella settimana della Liberazione, sui consueti canali, sarà pubblicato il docufilm a firma Istoreco Molho, una famiglia in fuga: le vicende personali di Dino Molho, che da ragazzo ha vissuto, tra il 1944 ed il 28 aprile del 1945, un’esperienza molto simile alla vicenda di Anna Frank; ha trascorso oltre un anno nascosto in una “casa segreta” ricavata all’interno della fabbrica di minuterie metalliche di proprietà della famiglia. Una storia di speranza, coraggio e solidarietà che, attraversando emozioni come paura e tristezza, sfocia nella libertà e nella Liberazione.
  • Il 25 aprile sarà pubblicata l’Antologia parlata, videoletture tratte dalla pubblicazione Istoreco Le parole sono ponti e i racconti ponti robusti: testimonianze dei partigiani livornesi Mario Lenzi, Garibaldo Benifei, Nelusco Giachini e della staffetta Ubaldina Pannocchia.
  • Saranno inoltre pubblicati interventi di un team di studiosi che collaborano con Istoreco, tra cui Enrico Acciai, Gianluca Della Maggiore e Stefano Gallo.
  • Infine, durante tutto il mese di aprile, saranno proposte Letture in compagnia, brani legati al tema della Liberazione del paese e in particolare riallacciabili con la storia e la storia della Resistenza nella provincia di Livorno. Anche se non mancheranno pagine di riflessioni di natura più generale.
Prosegue con successo la campagna #RaccontiamolaResistenza

La campagna social #RaccontiamolaResistenza, avviata dall’Istituto Nazionale Ferruccio Parri e dagli altri 65 istituti della rete il 29 marzo su Facebook, Twitter e Instragram, prosegue a ritmo serrato verso il grande appuntamento del #25 aprile 2020.
Sono già moltissimi i contributi video, audio e testi pubblicati sulla pagina fb, anche da singoli cittadini, gruppi e enti locali: una straordinaria mole di materiali che restituiscono il valore della lotta di liberazione e offrono nuove risorse sulla Resistenza, seguendo un serio approccio documentario.
Notevole il successo: in pochi giorni la pagina ha ottenuto oltre 4.000 followers e 20.000 contatti.
Molto importanti le partnership maturate: a sostegno della campagna si sono schierate tutte le associazioni di reduci e partigiani, le principali società storiche, la rete Paesaggi della Memoria. La campagna ha inoltre ottenuto la prestigiosa media partnership di Rai Storia e Rai Cultura; e l’interesse del Corriere della Sera.
Si muove in sinergia con le altre grandi campagne nazionali (Caritas-Cri, Anpi Repubblica tv, Istituto Cervi), per un 25 aprile veramente festa di tutti e con tutti, come è nello spirito della giornata.
Ringraziamo i tanti testimonial che parteciperanno alla maratona fb del 25 aprile: Eraldo Affinati, Silvia Avallone, Roberta Biagiarelli, Claudio Bisio, Vinicio Capossela, Daria Colombo, Ferruccio De Bortoli, Maurizio De Giovanni, Paolo Di Paolo, Giorgio Diritti, Gad Lerner, Carlo Lucarelli, Maurizio Maggiani, Valerio Massimo Manfredi, Modena City Ramblers, Michela Murgia, Murubutu, Paolo Nori, Patrizio Roversi, Igiaba Scego, Antonio Scurati, Mario Tozzi, Roberto Vecchioni, Julio Velasco, Pamela Villoresi, Yo Yo Mundi, Massimo Zamboni…e molti altri (l’elenco completo è disponibile sulla pagina fb).
Incontriamoci ogni giorno sulla pagina fb @RaccontiamolaResistenza!

Restiamo a casa ma festeggiamo comunque insieme il 25 Aprile!