Resistenze, femminile plurale – 50 partigiane toscane

 

 

🔸Batazzi Messina

Messina Batazzi

🔸Benetti Osmana

Osmana Benetti

🔸Benveduti Turziani Eleonora (detta Noretta)

Eleonora Benveduti Turziani

🔸Borghigiani Aida

Aida Borghigiani

🔸Cecchi Lina

Lina Cecchi

🔸Cecchi Liliana

Liliana Cecchi

🔸Cerquetti Virginia

Virginia Cerquetti

🔸Cipolli Primetta

Primetta Cipolli

🔸Cremoni Erminia

Erminia Cremoni

🔸Crociani Angiola“Giangia”

Angiola Crociani

🔸Cutini Lea

Lea Cutini

🔸de Jacquier de Rosée Gabrielle-Marie

Gabriella de Rosée

🔸Del Freo Assunta

Assunta Del Freo

🔸Enriques Agnoletti Anna Maria

Anna Maria Enriques Agnoletti

🔸Fantini Alberta

Alberta Fantini

🔸Fiorineschi Fiorenza

Fiorenza Fiorineschi

🔸Fondi Anna

Anna Fonti

🔸Gattavecchi Valchiria

Valchiria Gattavecchi

🔸Gereschi Livia

Livia Gereschi

🔸Giugni Ofelia

Giugni Ofelia

🔸Gori Mariella

Mariella Gori

🔸Guaita Maria Luigia

Maria Luigia Guaita

🔸Lenzini Cristina

Cristina Lenzini

Cristina Lenzini

🔸Lorenzoni Maria Assunta (detta Tina)

Tina Lorenzoni

🔸Machetti Cordara “Lucciola”

Cordara Machetti

🔸Marchetti Nara

Nara Marchetti

🔸Maria Moriconi

Maria Moriconi

🔸Marrocchesi Natalina

Natalina Marrocchesi

🔸Martini Anna

Anna Martini

🔸Martini Tosca

Tosca Martini

🔸Mattei Teresa

Teresa Mattei

🔸Menconi Mercede

Mercede Menconi

🔸Modesti Rossana

Rossana Modesti

🔸Montemaggi Walma

Walma Montemaggi

🔸Pannocchia Ubaldina

Ubaldina Pannocchia

🔸Parenti Norma

Norma Parenti

🔸Parracciani Wanda

Wanda Parracciani

🔸Pelliccia Walkiria

Walkiria Pelliccia

🔸Pillitteri Guelfi Giuseppina (detta Unica)

Giuseppina Pillitteri

🔸Rola Francesca

Francesca Rola

🔸Rossi Modesta

Modesta Rossi

🔸Sandroni Bruna

Bruna Sandroni

🔸Seghettini Laura

Laura Seghettini

🔸Talluri Bruna

Bruna Talluri

🔸Toniolo Teresa

Teresa Toniolo

🔸Tozzi Lina

Lina Tozzi

🔸Valsuani Emilia

Emilia Valsuani

🔸Vannucchi Suor Cecilia

Suor Cecilia Vannucchi

🔸Vassalle Vera

Vera Vassalle




Spazi contesi. Itinerari fra i luoghi del conflitto sociale. Call for Columns del numero monografico della rivista «Farestoria. Società e storia pubblica»

In età contemporanea, tra le articolazioni del conflitto sociale non di rado spicca una certa materialità legata alla contesa sugli spazi. A partire dalla fine del XIX secolo, infatti, l’intreccio tra i macro-processi di industrializzazione, urbanizzazione e partecipazione di massa alla vita politica del Paese, ha favorito l’emergere di interstizi conflittuali proprio a partire dalla gestione di spazi attraversati e vissuti nel quotidiano o depositari dei più disparati portati simbolici.

Nel periodo che da fine Ottocento arriva sino ai giorni nostri, la storia italiana risulta costellata di esempi significativi di conflitti di questa natura: a partire dalle più classiche vicende di occupazioni di fabbrica, manifestazioni di piazza non autorizzate, lotte per il pane, la terra o la casa; passando per rivendicazioni ecologiste o di difesa dei beni comuni.

In queste circostanze, i luoghi del conflitto si presentano al contempo come l’oggetto del contendere e il teatro della contesa stessa. È proprio in virtù di questa specificità che intorno alla gestione, all’occupazione e alla risignificazione degli spazi si sono originate forme inedite di resistenza dal basso animate da una molteplicità di soggetti aggregatisi per specifiche occasioni o organizzati in associazioni, comitati, movimenti e partiti.

In quest’ottica, lo spazio conteso può rappresentare un originale osservatorio capace di restituire la complessità dei fenomeni economici, politici, sociali e culturali che hanno plasmato e continuano modellare la storia contemporanea del Paese. La necessità di dedicarsi alla ricostruzione di una geografia storica della conflittualità sociale risponde, inoltre, agli interrogativi di storiche e storici immersi in un presente in cui il controllo e la gestione degli spazi permane al centro di dissensi e contrasti politici talvolta radicali.

All’approfondimento della dimensione spaziale dei conflitti sociali nell’Italia contemporanea (1861 – oggi), la rivista «Farestoria» dedica un fascicolo monografico e lancia una Call for Columns per strutturare la sezione rubriche. I contributi potranno declinare il tema percorrendo le seguenti traiettorie di ricerca:

  • Processi partecipativi, occupazione a scopo sociale di immobili o spazi abbandonati, rigenerazioni urbane e rurali ed esperienze cooperative.
  • Sviluppo edilizio, politiche della casa e diritto all’abitare.
  • Tensioni centro-periferia nella fruizione degli spazi, con particolare attenzione ai disequilibri territoriali, alle disparità nell’accesso alle risorse, alla gestione dei servizi pubblici, alla distribuzione delle infrastrutture e ai processi di marginalizzazione.
  • Rapporto tra trasformazioni del sistema produttivo e trasformazioni del territorio a partire dall’impatto delle nuove tecnologie e dei riassetti produttivi su ambiente e lavoro, nonché dal conflitto capitale-ambiente.
  • Processi di privatizzazione dalla storica riduzione o soppressione dei tradizionali usi civici fino alla crisi dello stato sociale, monopoli, politiche delle concessioni e lotte per i beni comuni (acqua, salute, istruzione).
  • Impatto socio-ambientale delle politiche energetiche, infrastrutturali e della difesa (nucleare, grandi opere, grandi eventi, basi militari).
  • Conflitti tra dinamiche di sacralizzazione e secolarizzazione, con particolare riferimento al rapporto tra istituzioni laiche (pubbliche e private) e religiose nella concessione e gestione di spazi e servizi (pratiche confessionali, istruzione, assistenza, tempo libero).
  • Pratiche, narrazioni e contronarrazioni dello sfruttamento del paesaggio e dei beni demaniali, con particolare riguardo per la resistenza ai processi di turistificazione o gentrificazione.
  • Lotte contro l’occupazione e lo sfruttamento del territorio ad opera della criminalità organizzata (speculazioni edilizie, agromafie, gestioni delle emergenze).
  • Uso e contesa degli spazi pubblici a fini memoriali e processi di musealizzazione e/o sacralizzazione dei luoghi della memoria.

Le proposte, di massimo 3.000 battute spazi inclusi, e accompagnate da un breve curriculum del soggetto proponente, di massimo 2.000 battute spazi inclusi, dovranno essere inviate all’indirizzo e-mail farestoriaredazione@gmail.com entro il 30 aprile 2025. Potranno essere inviate proposte — al massimo una per proponente — da parte di studiose e studiosi, associazioni, gruppi informali, musei, enti e istituti culturali, scuole di ogni ordine e grado. Gli abstract inviati dovranno contenere un titolo provvisorio, una breve sintesi dell’argomento che intendono trattare, gli eventuali interlocutori e/o i soggetti coinvolti, e la tipologia di rubrica per la quale si intende concorrere.

Le tipologie di rubriche per le quali è possibile inviare proposte sono le seguenti:

— “Comunicare la storia”

Redazione di un testo di massimo 15.000 battute spazi inclusi con note alla americana e bibliografia a corredo incentrato sugli obiettivi e sugli strumenti di comunicazione e divulgazione delle attività realizzate.

— “Casi studio”

Redazione di un testo di massimo 15.000 battute spazi inclusi con note alla americana e bibliografia a corredo incentrato sullo studio di uno o più casi di particolare interesse.

— “I ferri del mestiere. Fonti per la storia”

Redazione di un testo di massimo 20.000 battute spazi inclusi con note alla americana e bibliografia dove vengono presentati archivi, centri di documentazione, fondi, fonti, gruppi di documenti e biblioteche, ecc., con particolare attenzione a quelli che presentano problematiche di tutela, valorizzazione e conservazione.

— “Public History”

Redazione di un testo di massimo 20.000 battute spazi inclusi con note alla americana e bibliografia a corredo incentrato su progetti di Public History che vedono forme di partecipazione del pubblico, sulla valenza pubblica degli stessi e/o sulla valorizzazione/patrimonializzazione/decostruzione di memorie storiche attraverso queste attività.

— “Storia orale”

Presentazione di una ricerca di storia orale di massimo 30.000 battute spazi inclusi con possibilità di inserire note a piè di pagina con i promotori e le promotrici e/o con i fruitori e le fruitrici delle attività e dei progetti realizzati.

— “Conversazioni storiografiche”

Realizzazione e trascrizione di un dialogo, sotto forma di intervista, di massimo 50.000 battute spazi inclusi, con un/a storico/a, da indicare nella proposta. Non sono previste note di nessun tipo.

— “Forum storiografico”

Realizzazione e trascrizione di un dialogo a più voci, di massimo 70.000 battute spazi inclusi, con storici e storiche, da indicare nella proposta. Non sono previste note di nessun tipo.

Cronoprogramma:

– Il termine ultimo per l’invio proposte è il 30 aprile 2025.

– I risultati della selezione saranno resi noti entro inizio giugno 2025 

– La consegna dei testi definitivi dovrà effettuarsi entro il 30 settembre 2025.

 

Il PDF è disponibile alla pagina CFP Farestoria 2025-1.




Il Giorno della Memoria della Regione con le scuole della Toscana

Il 24 gennaio dalle ore 9.30 a Firenze , nella sede del teatro del Maggio Musicale si terrà l’evento organizzato da Regione Toscana con Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea e con il Museo della deportazione e della Resistenza per il Giorno della Memoria 2025.

Qui il programma




La Rete Toscana dei Sistemi Museali Storia e Memoria del 900 in un podcast!

La Rete Toscana dei Sistemi Museali Storia e Memoria del 900 viene presentata in un podcast a cura di Controradio.

Con le interviste a Michele Morabito, Sant’Anna di Stazzema – Parco Nazionale della Pace (Lucca), Carola Baruzzo, Museo audiovisivo della Resistenza di Fosdinovo (Massa), Enrico Iozzelli, Museo della Deportazione e della Resistenza di Prato, Laura Mattei, @stanzedellamemoria di Siena, Natalia Cangi, Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano (Arezzo).
Musiche di Meme Lucarelli e Stefano Picchi.
Puntata a cura di Rossana Mamberto.

Un progetto del Sistema Museale, Musei Storia e Memoria del Novecento, curato da @controradiofirenzecon il contributo della Regione Toscana.
Ascolta il podcast:

1. La Rete Toscana dei Sistemi Museali Storia e Memoria del 900 – www.controradio.it




Il Grazie dell’ISRT al sostegno all’appello per la rete toscana degli Istituti.

Firenze, 9 luglio 2024 – L’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età contem-poranea, insieme agli Istituti delle province toscane, “esprime sincero ap-prezzamento ai presidenti della giunta e del consiglio regionale, Giani e Mazzeo, ai gruppi consiliari del Partito Democratico, di Italia Viva e del Mo-vimento 5S, ai sindaci, ai consiglieri comunali di Firenze, alle forze politiche, ai sindacati, alle diverse associazioni e ai numerosi cittadini che in questi giorni hanno dimostrato solidarietà e grande attenzione all’appello lanciato affinché fossero garantiti dalla Regione contributi su base triennale in modo da assicurare continuità all’attività per la ricerca e la formazione”.
“L’impegno espresso dal presidente della Regione Eugenio Giani e la sua risposta concreta per intervenire immediatamente con una variazione di bi-lancio è la positiva notizia che attendevamo e che dimostra la rilevanza che la stessa giunta regionale attribuisce al lavoro svolto dall’Istituto – afferma il presidente Vannino Chiti – Non solo, la decisione di introdurre la norma di modifica della Legge 38 del 2002 è fondamentale. Auspichiamo quindi la presentazione dell’emendamento che renda permanente il finanziamento triennale e la sua approvazione contestuale a quella per la varia-zione di bilancio. Tutti insieme adesso ci prepariamo a celebrare degnamente, nel 2025, l’Ottantesimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo”.




Appello dell’ISRT al Consiglio regionale della Toscana per la rete degli Istituti della Toscana

Firenze, 1° luglio 2024 – È un appello accorato e convinto quello lanciato oggi dai vertici dell’Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell’Età contemporanea all’indirizzo del consiglio Regionale.  Il presidente Vannino Chiti, con il vicepresidente Andrea Morandi il direttore Matteo Mazzoni, ha scelto di convocare una conferenza stampa per presentare le ragioni dell’istituto e chiamare alla responsabilità il Consiglio regionaleSenza alcuna polemica ma certo con determinazione.

“La richiesta è semplice e l’Istituto se ne è già fatto portavoce, adesso è richiesto un supplemento d’impegno e per questo abbiamo deciso di rivolgere un appello pubblico al consiglio regionale e alle forze democratiche che ne fanno parte – spiega Chiti – La partita per noi è importantissima, chiediamo la garanzia di continuità per le attività di ricerca, formazione e conservazione del patrimonio storico-culturale e maggiori certezze per i giovani studiosi che con competenza e passione collaborano con l’Istituto”.

“Ci appelliamo quindi al Consiglio in questa estate, cuore dell’ottantesimo della Resistenza in Toscana, essendo urgente un provvedimento, anche a fronte dei ritardi per l’approvazione di una nuova legge, che la presidenza della Giunta si era impegnata a presentare entro maggio, che costituirebbe un concreto un passo in avanti rispetto a quella, pur fondamentale, del 2002”, affermano i vertici dell’ISRT.

L’ISRT chiede, quindi, di modificare con urgenza, attraverso un emendamento, la Legge regionale 38 del 2002 che ha per oggetto Norme in materia di tutela e valorizzazione del patrimonio storico, politico e culturale dell’antifascismo e della resistenza e di promozione di una cultura di libertà, democrazia, pace e collaborazione tra i popoli. In pratica, proprio per programmare e dare continuità all’attività che viene svolta dall’istituto viene richiesto che gli stanziamenti vengano assegnati su base triennale e non più annuale.  In pratica si parla di un finanziamento annuale di circa 450 mila euro per tutta la rete toscana (nove istituti) da moltiplicare per tre anni.

Oltre all’Istituto regionale, con sede a Firenze, sono otto gli Istituti nelle province toscane (fatta eccezione per Arezzo) che operano sul territorio grazie al lavoro di studiosi e professionisti qualificati, e di tanti volontariNel solo Istituto regionale, la conservazione della documentazione, la gestione della sede, dell’Archivio e della biblioteca, l’articolato lavoro di promozione della ricerca e della conoscenza storica nelle scuole e nel territorio è possibile grazie all’impegno di oltre dieci professionisti qualificati, fra dipendenti e collaboratori, storici, archivisti, operatori culturali che lavorano con impegno e dedizione e con la collaborazione di vari volontari.

 “L’attività svolta dall’Istituto è davvero rilevante e decisamente preziosa in una fase storica in cui le certezze che fondano la nostra democrazia vengono messe in discussione con grande superficialità e incompetenza – mette in evidenza Vannino Chiti – La consapevolezza della verità storica, ricercata e restituita attraverso i documenti, è fondamentale per condividere i valori fondanti della democrazia e della Costituzione e rafforzare la coesione sociale”.

L’attività dell’Istituto è intensa. C’è la ricerca e la cura degli archivi e della biblioteca ma anche un grandissimo impegno sul fronte della didattica e della formazione con iniziative rivolte a docenti, studenti, cittadini e associazioni (l’istituto ha stretto accordi di collaborazione con ANPI e CGIL Toscana).

Nel 2023 sono state accolte oltre 300 persone in archivio e più di 600 biblioteca. Per approfondire quello che viene definito il “calendario civile” con la date più significative della storia italiana si sono attivati progetti in oltre 60 scuole.  Parallelamente alla celebrazione del 70° anniversario – con lo slogan Conoscere, conservare, condividere – sono stati promossi convegni scientifici ma anche numerosi incontri pubblici che hanno coinvolto centinaia di persone.

Forte è l’impegno nel campo della divulgazione.  Con linguaggi diversi si cerca di portare la conoscenza storica a destinatari sempre più vari, oltre il pubblico degli specialisti. Per questo sono stati attivati percorsi di trekking urbano, festival, aperture straordinarie della sede in giorni festivi, concerti, mostre digitali.

L’istituto conserva materiale preziosissimo, oltre 200 fondi di enti e persone, che è oggetto di implementazione e studio continuo: i documenti del CTLN, di Giustizia e Libertà e dei fratelli Rosselli, di Salvemini e di Calamandrei, solo per fare alcuni esempi. Recentissimo il varo della piattaforma che raccoglie e mette a disposizione – tutti insieme – i documenti contenuti nei quattro archivi che fanno riferimento a Piero Calamandrei, custoditi dall’Istituto (il più rilevante) e poi a Roma, a Montepulciano e a Trento. E proprio nei giorni scorsi Unicoop Firenze, con l’Associazione. Il cuore si scioglie, ha consegnato un assegno di oltre 27 mila euro, raccolti tra i socii, per la digitalizzazione dell’archivio dell’istituto.

Per realizzare tutto questo vario programma di attività (spesso sostenuto dalla vittoria di bandi di enti pubblici e privati) è necessario avere garanzia delle risorse indispensabili al mantenimento delle sedi e dei professionisti che operano in Istituto e nella rete degli istituti così da poter programmare e proseguire le proprie attività a servizio della società toscana. Ciò è tanto più necessario oggi che, finiti i testimoni, la Storia, le biblioteche e gli Archivi sono ancora più necessari per conservare e trasmettere il nostro passato alle generazioni presenti e future. Per questo è fondamentale adesso passare ad un finanziamento triennale.




Public History e nuovi media. Call for Columns del numero monografico della rivista «Farestoria. Società e storia pubblica»

Call for Columns del numero monografico della rivista «Farestoria. Società e storia pubblica»

Istituto storico della Resistenza e dell’Età contemporanea in provincia di Pistoia

Negli ultimi anni, complice anche il periodo della pandemia, la sfera pubblica è stata caratterizzata da una vasta affermazione, accanto ai media tradizionali come la televisione, il cinema, la radio, o la stampa, delle nuove forme di comunicazione, e in particolare podcast, social network, e piattaforme digitali di ogni tipo. In questo contesto la Public History si è evoluta in modo significativo proprio grazie al ruolo dei nuovi media, che fungono da ponte tra gli studiosi e la società, un’interazione alimentata dalla capacità di presentare la storia in modi coinvolgenti e accessibili, raggiungendo così ambiti, ambienti e strati della comunità altrimenti difficilmente intercettabili.

In questi ultimi anni, inoltre, l’affermazione della Public History come disciplina e la presa di coscienza degli storici della necessità di una proiezione pubblica del fare storia, si è intrecciato con l’inserimento nei circuiti del consumo culturale di un pubblico nato nel pieno dell’era digitale, restio a fruire e utilizzare le vecchie forme della comunicazione.

Per chi si occupa di storia e in particolare di storia pubblica queste osservazioni divengono punti nodali dai quali è possibile sviluppare importanti riflessioni. Quale storia viene proposta? Da chi viene interpretata e raccontata? Quali contenuti diffonde e quali narrazioni del passato trasmette? Quale ruolo hanno gli storici e quali progetti ragionati possono intraprendere? Come viene recepita e quale impatto ha sulla società e a quali livelli? Come contribuisce alla ridefinizione della disciplina?

Le risposte a tali quesiti possono svilupparsi lungo svariate direzioni di ricerca, di cui si tracciano alcuni esempi:

  • L’utilizzo dei media in ambito storiografico nel passato.
  • Il ruolo dei media nella democratizzazione dell’accesso alla storia.
  • Le nuove proposte di storia pubblica e il nuovo modello di story–teller, pensando al successo mediatico di figure come quella di Alessandro Barbero o di canali youtube a tema storico, come la Biblioteca di Alessandria, programmi che riscuotono ampio seguito e che quindi pongono una serie di questioni di metodo.
  • I portati delle eccessive semplificazioni, alle esigenze di spettacolarizzazione del mercato, o al sistema algoritmico nell’ambito della distribuzione streaming di piattaforme come Netflix, quindi le possibili conseguenti distorsioni del passato.
  • Il grande nodo sollevato dai recenti movimenti della “Cancel Culture” e dalla sensibilità “Woke” e le implicazioni sulla narrazione e sulla rappresentazione storica.

Call for columns

Il numero monografico di «Farestoria» intende quindi esplorare questi ambiti di ricerca ed apre una call per la composizione della sezione “rubriche” della rivistaPotranno essere inviate proposte — al massimo una per proponente — da parte di studiose e studiosi, associazioni, gruppi informali, musei, enti e istituti culturali, scuole di ogni ordine e grado.

Le proposte, di massimo 3.000 battute spazi inclusi, e accompagnate da un breve curriculum del soggetto proponente, di massimo 2.000 battute spazi inclusi, dovranno essere inviate all’indirizzo email farestoriaredazione@gmail.com entro il 30 giugno 2024.

Gli abstract inviati dovranno contenere un titolo provvisorio, una breve sintesi dell’argomento che intendono trattare, gli eventuali interlocutori e/o i soggetti coinvolti, e la tipologia di rubrica per la quale si intende concorrere.

Le tipologie di rubriche per le quali è possibile inviare proposte sono le seguenti:

— “Comunicare la storia”

Redazione di un testo di massimo 15.000 battute spazi inclusi con note alla americana e bibliografia a corredo incentrato sugli obiettivi e sugli strumenti di comunicazione e divulgazione nelle attività realizzate.

— “Casi studio”

Redazione di un testo di massimo 15.000 battute spazi inclusi con note alla americana e bibliografia a corredo incentrato sullo studio di uno o più casi di particolare interesse.

— “Public History”

Redazione di un testo di massimo 20.000 battute spazi inclusi con note alla americana e bibliografia a corredo incentrato sulle forme di partecipazione del pubblico alla realizzazione di progetti che utilizzano nuove forme di comunicazione digitale (podcast, social, piattaforme digitali di vario tipo, ecc.), sulla valenza pubblica degli stessi e/o sulla valorizzazione/patrimonializzazione di beni culturali e memorie storiche attraverso queste attività.

— “Storia orale”

Redazione di una ricerca di storia orale di massimo 30.000 battute spazi inclusi con possibilità di inserire note a piè di pagina con i promotori e le promotrici e/o con i fruitori e le fruitrici delle attività e dei progetti realizzati.

— “Conversazioni storiografiche”

Realizzazione e trascrizione di un dialogo, sotto forma di intervista, di massimo 50.000 battute spazi inclusi, con un/a storico/a, da indicare nella proposta. Non sono previste note di nessun tipo.

— “Forum storiografico”

Realizzazione e trascrizione di un dialogo a più voci, di massimo 70.000 battute spazi inclusi, con storici e storiche, da indicare nella proposta. Non sono previste note di nessun tipo.

Cronoprogramma:

  • Invio proposte: entro il 30 giugno 2024.
  • I risultati della selezione: inizio settembre 2024
  • Consegna dei testi definitivi: entro il 15 gennaio 2025.
  • Uscita del volume: aprile/maggio 2025.



Assemblea ISRT: Bilancio approvato, eletto M. G. Rossi presidente onorario.

Sabato 20 aprile 2024, l’Assemblea dei soci dell’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea, dopo aver ascoltato le relazioni del presidente Vannino Chiti e del direttore Matteo Mazzoni, ha approvato all’unanimità i Bilanci consuntivo 2023 e preventivo 2024.

Nel corso del dibattito è stata sottolineata l’importanza del tema della formazione (sia verso le giovani generazioni, nelle scuole, che verso gli adulti), dell’approfondimento della storia del Novecento, dell’importanza nel dibattito pubblico, pur all’interno di scelte precise e nel rispetto dell’identità di istituto di storia propria dell’ISRT.

Accogliendo la proposta del Consiglio direttivo, l’Assemblea ha approvato per acclamazione l’elezione di Mario Giuseppe Rossi alla presidenza onoraria dell’Istituto.