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Archivio di Stato di Lucca

Sede e contatti
E-mail: as-lu@beniculturali.it
Sito web: http://www.archiviodistatoinlucca.beniculturali.it/

Sede principale
Palazzo Guidiccioni, Piazza Guidiccioni, 8 – Lucca
Tel. 0583 491465 – 469396
Fax. 0583 469396
Orario: Lun. 8:00-13:00 – 14:00-16:45; Mart. 8.00-16.45; Merc. Giov. Ven. e Sab.: 8:00-13:00

Sede sussidiaria
Via dei Pubblici Macelli, 155 – 55100, Lucca
Tel. 0583 955909
Orario: Ven. 8:00-13:00 su prenotazione e numero limitato a 10 persone (telefonare al 0583/491465-469396)

Struttura organizzativa
Direttore: dr. Simone Sartini
Vice Direttore: dr. Sergio Nelli
Sala di studio: dr. Sergio Nelli, responsabile della sala di studio della sede di Piazza Guidiccioni
Consulenza: dr.ssa Veronica Bagnai Losacco, dr.ssa Jaleh Bahrabadi, dr. Giuseppe Dell’Immagine, dr. Sergio Nelli, dr. Daniele Pesciatini
Accoglienza e sorveglianza: sig. Fabio Bacci, sig.ra Silvia Giannini, sig. Giovanni Rasa, sig.ra Valentina Simonetti
Prelevamento e ricollocamento delle unità archivistiche: sig. Fabio Bacci, sig.ra Silvia Giannini, sig. Giovanni Rasa, sig.ra Valentina Simonetti
Biblioteca d’Istituto responsabile: dr. Giuseppe Dell’Immagine
Attività didattica responsabile-coordinatore: dr. Simone Sartini
Visite guidate: dr. Sergio Nelli, responsabile; sig. Fabio Bacci, collaboratore
SNC/SNU: dr. Sergio Nelli (OLP); dr. Giuseppe Dell’Immagine (vice OLP) alternanza scuola-lavoro: dr.ssa Veronica Bagnai Losacco, responsabile
Tutela degli archivi in formazione responsabile: dr. Simone Sartini, collaboratrice: sig.ra Luciana Pasquini
Rappresentanti dell’Istituto, su delega del direttore, nelle Commissioni di sorveglianza e scarto: dr.ssa Veronica Bagnai Losacco, dr.ssa Jaleh Bahrabadi, dr. Sergio Nelli, dr. Daniele Pesciatini
Manifestazioni culturali, valorizzazione e comunicazione responsabile: dr. Daniele Pesciatini
Ufficio relazioni con il pubblico collaboratrici: dr.ssa Antonella Giuntoli
Laboratorio di fotoriproduzione responsabile: dr. Daniele Pesciatini collaboratrice: sig.ra Luciana Pasquini
Laboratorio di legatoria e restauro tecnici addetti al laboratorio: sig. Luciano Barsetti, sig. Giuseppe Fiorentini

Breve storia e patrimonio
Caduta la longeva Repubblica di Lucca (1799) seguirono alcuni anni con rapide successioni di governi, durante i quali fu decretata l’istituzione di un Archivio dello Stato (27 agosto 1804) che fu affidato a Girolamo Tommasi, insigne storico lucchese.
Da tale Archivio restavano separate le carte della Camera de’ libri e delle Scritture, ovvero del più antico archivio pubblico del Comune di Lucca di cui si ha la prima menzione documentaria nello Statuto del 1308 con le scritture giudiziarie e notarili. A partire dal 1389 fu decretato il confluire in tale Camera anche delle carte dei notari che andarono quindi ad aggiungersi a quelle degli uffici giudiziari e fiscali, insieme a tutta la documentazione anteriore al 1369, cioè all’anno del recupero della Libertà dal dominio pisano.
A partire da quello storico avvenimento, infatti, si erano creati due diversi archivi: uno appellato Archivio di Palazzo per le carte politiche e di governo (fisicamente poi a loro volta distinte tra carte pubbliche -conservate nelle Cancellerie- e carte segrete -custodite nella Tarpea-) e l’altro; quello della “Camera librorum” che, dopo varie peregrinazioni di sede e sostanziosi accrescimenti di carte notarili, assunse la nuova denominazione di Archivio Pubblico o de’ Notari.
La loro unione fu progettata dai Baciocchi che al tempo del Principato (1805-1814) ne avviarono il concentramento nel Generale Archivio Diplomatico, benché poi esso non sia stato realizzato per l’incalzare degli eventi.
Costituitosi il Ducato venne acquistato il palazzo dei Guidiccioni (1822) col preciso intento di farne la sede dell’Archivio Generale, ma altre emergenze costrinsero a farne la sede della sola Camera de’ Notari.
Al tempo del Granducato di Toscana (1847-1860) si approdò infine alla tanto auspicata riunione documentaria: con il 1860, il cinquecentesco palazzo Guidiccioni aprì al pubblico le porte dell’Archivio di Stato in Lucca.
Attualmente il patrimonio archivistico conservato si estende per oltre 16.500 metri lineari e consiste in 22.439 pergamene (di cui 698 fragmenta codicum recuperati da coperte di volumi), 165.999 pezzi cartacei, 1.317 mappe, 116 monete, medaglie e distintivi, 309 sigilli e timbri, 253 coni e punzoni, 1207 clichés.
Al nucleo originario, magistralmente descritto nei primi quattro volumi di Inventario (editi con Salvatore Bongi alla direzione dell’Archivio di Stato in Lucca), sono seguiti soprattutto gli accrescimenti dei fondi: Catasto italiano, Archivi fascisti e Comitati di liberazione nazionale, Prefettura, Preture, Questura, Ospedali; e di importanti archivi privati tra cui quelli descritti nei successivi volumi (VI, VIII) degli inventari a stampa: Arnolfini, Bottini, Buonvisi, Guinigi, Mansi, Sardini, Cenami, Sardi ed altri in corso di ordinamento e di pubblicazione, come Bongi, Raffaelli, Spada, Tucci.
Ormai a grandi passi si avvicina il tempo per il versamento dei saturi archivi degli uffici della Repubblica italiana e si stanno approntando spazi, strutture e strumenti adeguati a conservarli e renderli fruibili al nuovo pubblico.
Dal libero Comune alle conquiste di Castruccio Castracani (1314-1328), dalle dominazioni straniere al ricomporsi del pacifico et populare Stato retto dalle magistrature della Repubblica Lucense fino alla signoria di Paolo Guinigi (1400-1430); ed ancora la Repubblica, ma sempre più oligarchica, per approdare al Principato con l’intermezzo dei governi provvisori fino al chiudersi della plurisecolare indipendenza col Ducato Borbonico; infine il breve confluire sotto il Granducato di Toscana e quindi l’adesione al Regno d’Italia incanalandosi nel comune destino dell’Unità italiana: queste le principali tappe nella storia di Lucca, nota come città-stato retta con garbata medietas dai suoi governanti.
Vicende istituzionali, politiche ed amministrative con ricadute consequenziali nell’ambito territoriale per i mutevoli rapporti con gli Stati confinanti: da qui la ricerca della documentazione complementare negli Archivi di Firenze, Pisa, Modena e poi anche Massa, Parma e Pistoia; ma da qui anche la particolare attenzione alle più calde terre di confine: la Garfagnana, Barga e Pietrasanta.




Archivio di Stato di Grosseto

Sede e contatti
Piazza Ettore Socci, 3 – 58100 Grosseto
Tel. 0564-24576; 421947
Fax 0564-418158
E-mail: as-gr@beniculturali.it / mbac-as-gr@mailcert.beniculturali.it
Sito web: http://www.asgrosseto.beniculturali.it/
Orario: Lunedì – Giovedì: 8,00 – 18,00; Martedì – Mercoledì e Venerdì: 8,00 – 14,00; Sabato: 8,00 – 13,45

Organi direttivi
Direttore: Angelo Allegrini

Breve storia
L’Archivio di Stato di Grosseto nacque come sezione dell’Archivio di Stato di Siena nel 1958, stabilendo la sua sede provvisoria in Via Damiano Chiesa n° 53 in un edificio dell’Amministrazione provinciale di Grosseto. Sotto la direzione di Vittorio Petroni fu avviata la ricerca delle fonti storiche per costituire il primo nucleo del nascente Istituto, operazione che si rivelò particolarmente difficile a causa della dispersione e degli ingenti danni subiti dal patrimonio archivistico grossetano con i bombardamenti alleati sulla città durante la seconda guerra mondiale e con la rovinosa alluvione del fiume Ombrone del 2 novembre 1944. L’Istituto acquisì la propria autonomia giuridica con D.P.R. n° 1409 del 30 settembre 1963, in conformità con la normativa che stabiliva la creazione di un Archivio di Stato in ogni capoluogo di Provincia.

Patrimonio
Il patrimonio storico dell’Archivio di Stato di Grosseto è costituito da circa 50.000 unità, e copre un arco cronologico che va dalla metà del secolo XVIII sino alla metà del XX. Documenti e serie più antichi che risalgono alla fine del XV secolo, si possono trovare in alcuni fondi archivistici come gli Estimi (Libri della Lira), le Magistrature giudiziarie ed i Comuni. Nell’Istituto sono conservate anche 14 pergamene, 12 di queste, riguardano il territorio di Civitella-Paganico (anni 1335-1520). Le altre 2 pergamene sono state rintracciate nel fondo Tribunale di Grosseto (anni 1785, 1797). Tale patrimonio è articolato in fondi, l’insieme, cioè, delle carte politiche, amministrative e giudiziarie a noi pervenute dal Granducato di Toscana, dagli uffici provinciali statali e da enti pubblici legati al territorio, a cui si aggiungono alcuni archivi privati.
L’insieme dei complessi documentari conservati nell’Archivio di Stato di Grosseto sono consultabili in loco per mezzo degli strumenti di ricerca tradizionali come inventari ed elenchi, oppure in rete, attraverso il Sistema informativo degli Archivi di Stato in cui sono stati inseriti i dati descrittivi del materiale.




Archivio di Stato di Arezzo

Sede e contatti
Palazzo Albergotti, Piazza del Commissario, 1 – 52100 Arezzo
Tel. 057520803, 0575 354007
E-mail: as-ar@beniculturali.it
Sito web: http://www.archiviostato.arezzo.it/
Orari di apertura: Sala studio: Lunedì-Giovedì 8.20-17.20, Venerdì 8.20-13.40

Organi direttivi
Direttore: Claudio Saviotti

Breve storia e patrimonio
L’Istituto, sorto come Sezione di Archivio di Stato con D.M. 7 giugno 1941, in applicazione della legge 22 dicembre 1939, n° 2006, divenne Archivio di Stato a seguito del D.P.R. 30 settembre 1963, n° 1409. Nella Sezione erano confluiti i fondi archivistici, provenienti in gran parte dalla Cancelleria di Arezzo, che Ubaldo Pasqui, studioso di storia locale, aveva riunito, fin dal 1885, in un unico, grande complesso documentario. I nuclei principali erano costituiti dall’archivio dell’antico Comune, dagli archivi di numerosi organi giurisdizionali dello Stato toscano, da una quantità di fondi appartenuti a corporazioni religiose, ospedali, opere di chiese e altre istituzioni cittadine e, inoltre, da pergamene varie, atti catastali e documenti diversi.
L’insieme dei fondi originari non risale, salvo poche eccezioni, oltre l’anno 1384 quando la cancelleria comunale, e con essa l’archivio, vennero incendiati nel corso delle vicende che portarono alla sottomissione di Arezzo a Firenze. A partire dallo stesso 1885 Ubaldo Pasqui diede inizio a un lavoro di inventariazione degli atti, rielaborando l’assetto che la documentazione aveva assunto, sul cadere degli anni Sessanta, e che trovava riscontro in un inventario generale elaborato, per conto del Comune, da Gustavo Mancini e Pasquale Leoni. Il nuovo inventario generale poggiava sull’individuazione di circa quattrocento serie documentarie, la cui costituzione comportò una distribuzione del complesso documentario sulla base di criteri meramente empirici, dando luogo a successioni cronologiche di unità archivistiche senza riferimenti precisi alla loro provenienza e al loro rapporto con gli organismi di produzione. L’opera, manoscritta, del Pasqui – che ha costituito fino ad anni recenti, l’unico e indispensabile strumento di corredo e di ricerca – è stata progressivamente sostituita da nuovi strumenti (solo in piccola parte pubblicati a stampa), nati da uno studio più approfondito delle realtà istituzionali sottostanti ai diversi fondi documentari, le cui strutture archivistiche hanno riacquistato la fisionomia loro propria ed il corretto rapporto con gli enti produttori.
Le nuove acquisizioni, intervenute successivamente al trasferimento dell’Archivio da locali del palazzo comunale alla più ampia sede attuale (1960), hanno fortemente aumentato il patrimonio documentario dell’Archivio di Stato che è venuto in possesso, a diverso titolo, di fondi di uffici periferici dello Stato (amministrativi, giudiziari e finanziari) e, in genere, di carte di istituzioni moderne, pubbliche e private, di imprese e di famiglie. La consistenza complessiva supera oggi le cinquantamila unità. Costituite prevalentemente da buste, filze e registri, La documentazione conservata costituisce un imponente complesso di fonti per la storia di Arezzo ed, in parte, anche per la storia del territorio circostante. Documenti utili in tal senso sono naturalmente conservati in altri archivi aretini o in altri Archivi di Stato, particolarmente in quello di Firenze dove si trovano il fondo diplomatico riguardante Arezzo, gli atti dei notai cittadini e le carte delle corporazioni religiose soppresse. Altri documenti sono invece andati perduti, per cause belliche, nel 1943 quando nella distruzione della sede della Prefettura scomparvero l’archivio prodotto da tale ufficio e quelli delle istituzioni che l’avevano preceduto in epoca toscana.

Biblioteca
La biblioteca consta di circa 10.000 unità fra libri singoli, collezioni e annate relative a più di 200 periodici. Il nucleo principale è costituito dalle pubblicazioni concernenti il settore dei beni culturali, storici e artistici, con particolare predilezione per tutte le edizioni curate da archivi, biblioteche, musei o comunque afferenti al patrimonio di queste ed altre istituzioni o associazioni con finalità analoghe.
A spiccata vocazione per libri e riviste di argomento storico-istituzionale, giuridico e amministrativo, oltre che filosofico e artistico, la biblioteca è orientata a incrementare in particolare le pubblicazioni di interesse locale e regionale, quelle legate a discipline settoriali quali l’archivistica, l’informatica applicata agli archivi, la paleografia, la diplomatica, la biblioteconomia, la conservazione e il restauro.




Archivi storici e di deposito della Giunta regionale toscana

Sede e contatti
Gli archivi storici e di deposito della Giunta regionale toscana sono concentrati in due sedi di conservazione

Archivio generale della Giunta
Via Lucchese, 72, 50019, Sesto Fiorentino, Firenze
Tel. 055 4382100
E-mail: archiviogenerale@regione.toscana.it
Sito web: http://www.regione.toscana.it/-/gli-archivi-storici-e-di-deposito-della-giunta
Orario: su appuntamento

Archivio storico della Grancia
Via Fattoria di Grancia, Loc. Grancia, 58100, Grosseto
Tel. 0564 427779
E-mail: archiviograncia@regione.toscana.it
Orario: su appuntamento

Breve storia
La Giunta regionale toscana ha un rilevante patrimonio archivistico che risale a ben prima della sua istituzione, avvenuta nel 1970. Infatti con la nascita delle Regioni, sono state passate ai nuovi soggetti deleghe e funzioni precedentemente svolte da altri uffici ministeriali o da altri enti.
Durante il primo decennio di attività, le Regioni hanno quindi ereditato gli archivi di tutti quegli uffici e quegli enti che cessarono la loro attività proprio con la loro nascita. Questa documentazione costituisce il nucleo più antico degli Archivi storici della Giunta regionale toscana.
A questo patrimonio documentale, inoltre, si aggiunge quotidianamente quanto prodotto dagli uffici regionali nello svolgimento delle loro attività istituzionali.

Patrimonio
Elenco alfabetico dei fondi conservati dagli Archivi regionali che non prevedono più alcuna implementazione di documenti:
• Agenzia per l’impiego per la Toscana (1990-1999)
• Agenzia regionale per l’edilizia residenziale (1974-2007)
• Associazioni intercomunali (1980-1991)
• Commissario regionale ad acta per l’emergenza igienico-sanitaria dell’Isola della Capraia (1991-1993)
• Commissario regionale ad acta per la realizzazione e la gestione della discarica nel comune di Isola del Giglio (1993-1998)
• Commissario straordinario ad acta Deep Sea Carrier (1989-1993)
• Commissario straordinario per l’emergenza alluvione della Versilia (1996-1999)
• Commissario straordinario per le emergenze rifiuti della Versilia (1993-1997)
• Commissione regionale per l’impiego (1993-1999)
• Commissione regionale tecnico-amministrativa (1972-2002)
• Comitato regionale di controllo (1971-2001)
• Comitato regionale per la programmazione economica della Toscana (1965-1970)
• Comunità protetta profughi di Marina di Carrara (1945-1984)
• Consorzio idraulico di II categoria “Comprensorio secondo in destra del Mugnone ed Arno in sinistra Bisenzio” (1977-2002)
• Consorzi provinciali obbligatori per l’istruzione tecnica per la Toscana (1929-1977)
• Distretti minerari di Firenze, Grosseto e Massa Carrara (1859-2001)
• Ente nazionale assistenza lavoratori (1945-1978)
• Ente nazionale per l’addestramento dei lavoratori del commercio per la Toscana (1938-1972)
• Ente nazionale per l’artigianato e le piccole industrie (1937-1979)
• Ente nazionale per l’assistenza agli orfani dei lavoratori italiani (1948-1978)
• Ente per la colonizzazione della Maremma Tosco-Laziale (1902-1988)
• Ente regionale toscano di assistenza tecnica e gestionale (1974-1994)
• Ente toscano per lo sviluppo agricolo forestale (1977-2001)
• Gioventù italiana – Uffici provinciali della Toscana (1944-1975)
• Ispettorato agrario compartimentale per la Toscana (1929-1977)
• Ispettorato compartimentale dell’alimentazione per la Toscana (1958-1977)
• Ispettorato regionale delle foreste per la Toscana (1948-1977)
• Istituto nazionale per l’addestramento ed il perfezionamento dei lavoratori dell’industria (1944-1972)
• Istituto nazionale per l’istruzione e l’addestramento professionale nel settore artigiano (1958-1972)
• Mostra mercato nazionale dell’artigianato (1937-1980)
• Opera nazionale per i combattenti (1919-1978)
• Opera nazionale per gli invalidi di guerra (1920-1980)
• Servizio idrografico di Pisa (1921-2002)
• Soprintendenza bibliografica per la Toscana (1919-1972)
• Ufficio del medico provinciale di Firenze (1922-1983)
• Ufficio del veterinario provinciale di Firenze (1957-1991)
• Unità didattico-amministrative e Scuole di formazione professionale (1973-1976)

Altre attività
L’Archivio della Giunta Regionale organizza eventi e partecipa attivamente al dibattito contemporaneo sulle maggiori questioni legate alla disciplina archivistica e a temi di attualità dove la conservazione dei documenti comporta una riflessione sociale e storica. È promotore di iniziative in tal senso, di concerto con l’Associazione archivistica italiana – di cui è socio – e con la Soprintendenza archivistica toscana e gli Archivi di Stato toscani. Il gruppo di lavoro dell’Archivio è inoltre parte attiva del Gruppo di lavoro nazionale Archivi delle Regioni dove vengono proposte le linee guida per la realizzazione di strumenti di lavoro, in condivisione con i membri di altre Regioni e sotto l’egida del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. L’Archivio collabora con le Università toscane organizzando visite guidate ai propri fondi e ospitando studenti di archivistica per la redazione di tesi di laurea o per stage formativi. Nel 2011 l’Archivio ha inaugurato la collana Archiversi – Gli universi degli archivi con la pubblicazione de “Gli archivi della Giunta Regionale Toscana – Guida al patrimonio storico”.




Archivio delle Acciaierie di Piombino

Sede e Contatti
Via Ferruccio, 18 – 57025 Piombino (LI)
Tel. 0565.63361
Email: archiviostorico@comune.piombino.li.it
Sito: https://www.comune.piombino.li.it/pagina18171_archivio-storico-ivan-tognarini.html
https://it.wikipedia.org/wiki/Stabilimento_siderurgico_di_Piombino

Breve storia
L’archivio delle Acciaierie di Piombino è stato dichiarato di notevole interesse storico per la prima volta dalla Soprintendenza Archivistica della Toscana nel 1979, con provvedimento n. 248 del 29 giugno. In questa prima ispezione fu rilevato che l’archivio, anteriore al 1971, era stato trasferito presso l’Italsider in via Corsica al civico n. 4 a Genova mentre, l’archivio generale e una copiosa raccolta fotografica rimanevano conservati a Piombino in località Cotone all’interno di una palazzina dentro il perimetro industriale. Tra il 1984 e il 1985 furono effettuate due visite della Soprintendenza, la seconda per accertare il passaggio societario da Acciaierie di Piombino a Deltasider S.p.A.
Nel 1986 si prese atto dell’esistenza di un inventario della sezione storica della Nuova Italsider compilato da Luciano Segreto.

Una 2ª dichiarazione fu notificata alla società Deltasider; nel giugno 1988 la Deltasider in liquidazione propose di depositare le carte presso l’Archivio di Stato di Livorno e a luglio la Soprintendenza informava che il Comune di Piombino si stava organizzando per accogliere la documentazione.
Nel gennaio 1989 la Nuova Deltasider in liquidazione veniva incorporata nella Stet di Torino e conferiva alla società Ilva lo stabilimento di Piombino e l’archivio. La documentazione societaria e civilistica di competenza della nuova proprietà (atti 1978-1987) veniva richiesta presso la sede torinese; il 1° ottobre 1990 l’Ilva trasmetteva l’elenco degli atti da trasferire alla Stet di Torino e la Soprintendenza dava parere favorevole.

La 3ª dichiarazione rilasciata alla società Ilva (dicembre 1989) fu seguita da ispezioni mirate a redigere un elenco di atti da allegare al provvedimento: a questo punto la vicenda dell’archivio di Piombino si intreccia con quella della società Deltavaldarno (succeduta all’Italsider nello stabilimento di San Giovanni Valdarno), dalla quale provenivano 2200 unità di conservazione relative allo stabilimento di San Giovanni, dopo la vendita alla Ferriera del Valdarno del Gruppo Regis; risulta che parte delle carte sia andata perduta nel corso del trasferimento.
Nel giugno 1993 fu redatto un primo censimento sommario delle carte conservate a Piombino, ad opera di una collaboratrice della Soprintendenza, Angela Quattrucci, per conto del Centro Studi per la Documentazione Storica ed Economica dell’Impresa.

La 4ª dichiarazione fu emanata nell’ottobre 1990 e fu sempre notificata alla società Ilva, relativa a tutti i documenti fino al 1969 e settori essenziali della documentazione successiva, compreso un campione per anno per ogni quinquennio. Il 20 dicembre 1992 l’archivio Ilva fu conferito alle Acciaierie e Ferriere di Piombino, con comunicazione del notaio garante.

La 5ª dichiarazione, identica alla precedente, è stata notificata alla società Acciaierie e Ferriere di Piombino. Una lettera del 15 dicembre 1992 delle Acciaierie e Ferriere di Piombino informa la Soprintendenza che l’archivio sarebbe stato portato nei locali di proprietà Ilva e che dal 1° gennaio 1993 la stessa società avrebbe ripreso la proprietà dell’archivio, in base ad accordi successivi al precedente contratto.

La 6ª dichiarazione è notificata sempre all’Ilva nel febbraio 1993. Nel novembre 1993 le Acciaierie e Ferriere di Piombino informano del ri-trasferimento dell’archivio in località Cotone e richiedono la modifica del decreto perché l’Ilva avrebbe cessato di avere la proprietà sull’archivio.

La 7ª dichiarazione dell’aprile 1994 è notificata alle Acciaierie e Ferriere di Piombino per l’archivio conservato al Cotone.
Nel frattempo, nel 1995, il Comune di Piombino provvedeva ad effettuare a proprie spese la riproduzione di microfilm di una trentina di libri matricola (1897-1995) nell’ipotesi di una concentrazione dell’archivio a Genova.

L’8ª dichiarazione del maggio 1997 è notificata alla Lucchini Siderurgica S.p.A. come l’ultima la n. 733 del 19 febbraio1999.

Nel corso degli anni, tutto il materiale presente negli uffici è confluito nello stabile numero 131 situato in località Cotone, dove si aggiunsero, a partire dagli anni Ottanta del Novecento i documenti degli stabilimenti di Marghera e San Giovanni Valdarno (prevalentemente contabilità, ordini, fatture, approvvigionamenti, rapporti con le banche e clienti, bolle di accompagnamento, vendite). Negli anni Novanta fu trasferita anche la documentazione di Scafati e Torre Annunziata.
È doveroso ricordare che una parte del complesso archivio dello stabilimento siderurgico è conservata presso la Fondazione Ansaldo, all’interno dell’archivio dell’Ilva nella partizione archivi delle società capofila Altiforni, Fonderie e Acciaierie di Piombino, Ilva Altiforni e Acciaierie d’Italia, Italsider che comprende gli anni dal 1897 al 1987.

A partire dagli anni Duemila, il ruolo svolto dalla Soprintendenza e dall’amministrazione del Comune di Piombino è stato determinante per le sorti dell’Archivio delle Acciaierie.
Nel giugno 2017 una visita della Soprintendenza ha accertato la consistenza dell’archivio nella disponibilità della società AFerPI S.p.A., proprietaria del sito industriale e in sinergia con il Comune di Piombino ha iniziato un’attività di valutazione, selezione e scarto della documentazione in vista di un imminente trasferimento.

Il 18 novembre 2018 è stato stipulato e sottoscritto il contratto di deposito del fondo archivistico tra il proprietario AFerPI S.p.A. e il Comune di Piombino.

Poiché il fondo ha subito nei decenni l’aggressione delle polveri sottili prodotte dalla lavorazione dell’acciaio, si è reso necessario anche un ulteriore intervento, ovvero quello della spolveratura, i cui costi sono stati sostenuti dal Comune di Piombino, ed eseguita dalla ditta Sima-Tec, la quale ha concluso i lavori nel novembre del 2019.

Nell’ambito del progetto triennale 2019-2021 “Da documento a rete di memorie del territorio, del lavoro e dell’impresa toscana” finanziato dalla Regione Toscana in accordo con la Soprintendenza è stata svolta un’attività di studio sul fondo divisa in due fasi:

– la prima ha interessato l’elaborazione di un censimento relativo all’archivio disegni, nucleo documentario conservato presso la Direzione aziendale che non è stato incluso nel materiale trasferito perché correntemente usato dall’azienda per la gestione delle proprie attività;
– la seconda fase del progetto ha portato alla realizzazione di un mezzo di corredo primario, sotto forma di guida, rendendo accessibile alla consultazione il fondo archivistico.

Patrimonio
L’archivio delle Acciaierie insiste su un arco cronologico che corre dal 1918 al 2014 e si estende per 1204 ml.
La documentazione al momento presenta questa distinzione in serie:

– Ufficio Affari Generali;
– Ufficio Immobiliare;
– Ufficio Affari Legali;
– Ufficio Pubbliche Relazioni,
– Ufficio Assicurazioni;
– Ufficio Direzione Sviluppo Impianti;
– Ufficio Direzione Stabilimento/Direzione Commerciale;
– Ufficio Segreteria Generale;
– Ufficio Segreteria di Azienda e di affari societari;
– Ufficio Segreteria Direzione Impianti;
– Ufficio Posta;
– Ufficio Fatture Fornitori;
– Ufficio Fornitori;
– Ufficio Coordinamento Amministrativo;
– Ufficio Relazioni con il Personale;
– Ufficio Personale/Amministrazione del Personale/Rapporti di Lavoro;
– Ufficio Servizi Sanitari;
– Ufficio Sicurezza Ambiente di Lavoro;
– Ufficio Direzione Magazzini Movimentazioni Spedizioni;
– Ufficio Sicurezza sul Lavoro;
– Ufficio Studio Programmazione Realizzazione Impianti;
– Ufficio Magazzino;
– Ufficio Direzione Lavori;
– Ufficio Gestioni Varie;
– Ufficio Dogana;
– Ufficio Fatture attive;
– Ufficio Finanziario;
– Ufficio Amministrativo;
– Ufficio Contabilità Generale;
– Ufficio Fiscale;
– Ufficio Approvvigionamenti;
– Ufficio Gestione Fornitori;
– Ufficio Contabilità Industriale;
– Ufficio Contabilità Generale;
– Ufficio Cicli di produzione;
– Ufficio Direzione Logistica Materiali;
– Ufficio Ilva Forcing.

Alcuni nuclei documentari per mancanza di riferimenti dell’Ufficio competente sono stati mantenuti separati e descritti singolarmente: Programmazione/Spedizione, Vendite, Progetti, Codiser, Ditta S.I.S. Servizi Industriali Siderurgici S.r.l.
Inoltre si mette in risalto come la descrizione di una parte dell’archivio è risultata piuttosto complessa. Da un lato perché era assente qualsiasi riferimento riguardo all’Ufficio produttore, e dall’altro perché si tratta di documentazione versata, nel corso del tempo, alla proprietà dello stabilimento di Piombino, dalle altre divisioni in cui era ramificata la società. Su questa documentazione per dinamiche diverse descritte all’interno delle introduzioni della guida, non è stato possibile effettuare una descrizione in serie.
Le unità di conservazione sono state comunque registrate singolarmente, seguendo la sequenzialità degli scaffali e dei palchetti su cui sono posizionate. Segue l’elenco dei raggruppamenti:
– Acciaierie di Piombino – Deltasider- Nuova Deltasider – Ilva;
– Deltavaldarno;
– Deltasider/Scafati.
– Deltasider – Nuova Deltasider – Acciaierie di Piombino – Ilva.

All’interno del fondo sono presenti 10 cassettiere elencate sommariamente alla fine della guida e 3,5 ml di biblioteca tecnica.




Centro Studi Sigfrido Bartolini

Sede e contatti

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Sito web: http://www.sigfridobartolini.it/
Pagina Facebook: Sigfrido Bartolini, Associazione centro studi

Orari di apertura: La casa museo è aperta tutti i giorni su prenotazione. L’Archivio è aperto il lunedì e il giovedì 10-13 e 15-18

Organi direttivi

Associazione Centro Studi Sigfrido Bartolini presieduta da Pina Bartolini
Archivista: Elena Gonnelli

untitledBreve storia e finalità

La Casa di Sigfrido Bartolini (1932-2007) rappresenta lo specchio della sua vita d’artista: di pittore, incisore, scrittore.

Dimora familiare, ma prima di tutto Casa – Laboratorio per le sue molteplici attività , i tre piani di via di Bigiano 5 a Pistoia raccontano in ogni stanza Sigfrido Bartolini, chi sia stato, quale il suo canone estetico: i Calchi in gesso (a grandezza naturale) della Venere di Milo, di Cirene, i Fregi del Partenonetestimoniano il suo debito alla classicità  antica; la raccolta di anforeprovenienti da tutte le regioni d’Italia quello alla cultura popolare.

Un mondo dove la Fiaba, quella di Pinocchio, che il maestro illustrò con 309 xilografie in bianco e nero e a colori, si mescola con il reale attraverso gli strumenti dell’artista: le sgorbie e i bulini per l’incisione su legno, il banco da lavoro, il modello del Burattino, che egli si costruì per poterlo ritrarre, gli oggetti, che egli ritrasse nel libro per ricreare l’universo favoloso e realissimo della Toscana collodiana, i torchi per la stampa calcografica e per la litografia.

La Quadreria che adorna le pareti della casa è un percorso interessante e in gran parte inedito, attraverso le opere dell’artista: dai grandi Affreschi staccati, agli Oli, ai Monotipi, alle Matrici xilografiche; ma anche di opere (sceltissime) di maestri come Sironi, De Chirico, Soffici, Viani, Maccari, Costetti ecc..Il visitatore si troverà  di fronte una esposizione permanente assolutamente originale e di grande fascino, contestualizzata nell’ambito di una dimensione estranea alla fredda disposizione museale.

La ricca Biblioteca, il Fondo di Riviste del ‘900, l’Archivio, e il Fondo epistolare di Sigfrido Bartolini stesso aprono, alla semplice curiosità  dei visitatori e all’interesse degli studiosi, lo spaccato e la documentazione di una parte della cultura del ‘900 che ebbe in Sigfrido Bartolini un testimone e un protagonista.

I visitatori, inoltre potranno ammirare le 14 Vetrate, in tessere vetrarie legate a piombo, che furono l’ultimo grande impegnativo lavoro prima della morte, nella Chiesa dell’Immacolata a circa 200 metri dalla Casa Museo.

L’Archivio

Sigfrido Bartolini è stato nel corso della vita un attento custode e conservatore della memoria storica, artistica o letteraria, pubblica e privata di personaggi la cui produzione e documentazione riguarda  soprattutto la seconda parte del ‘900.

Un Testimone del suo tempo  anche per i rapporti epistolari avuti con molti dei protagonisti culturali di quel periodo che documentano e ricostruiscono un periodo storico ancora da indagare.

L’Archivio di Sigfrido Bartolini, è stato notificato dalla Soprintendenza Archivistica della Toscana quale bene d’importanza storico culturale, comprende la corrispondenza, foto, articoli e testi riguardanti l’artista pistoiese, ma anche volumi, riviste e i suoi scritti sull’arte tra cui le monografie sulla grafica di Soffici, Sironi, Innocenti, Boldini, Rosai e altri.

Un’attenzione particolare merita il fondo Barna Occhini, con inediti di Giovanni Papini, Spadolini ecc. Questo, recentemente inventariato dalle archiviste Elena Gonnelli, Sara Landini e Pamela Giorgi è stato descritto mediante software informatico ArDes grazie al contributo della Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Toscana e sarà presto disponibile on line con la digitalizzazione di gran parte dei documenti.

Presso il Centro studi si conserva, inoltre, anche il fondo Giulio Innocenti, contenente lettere della scrittrice Gianna Manzini che di Innocenti fu fidanzata negli anni pistoiesi; e la sezione epistolare dello stesso Bartolini, perfettamente ordinato e catalogato, che costituisce un vero e proprio patrimonio di documentazione per la conoscenza e la ricostruzione del secondo Novecento italiano.

Sigfrido Bartolini era un testimone del suo tempo anche per i rapporti epistolari avuti con molti dei protagonisti culturali di quel periodo che documentano e ricostruiscono un periodo storico ancora da indagare.

Era un estensore di lettere costante nel ritmo e fedele alle amicizie. Riteneva la lettera un documento non effimero, un luogo dove il pensiero poteva essere fermato, e di lettere fu archivista provetto, soprattutto per gli altri.

Epistolografo che sdegnava il telefono, ha avuto corrispondenti di eccezione,Soffici, Prezzolini, Del Noce, Baldacci, Junger, Orsola Nemi, Italo Cremona,Orfeo Tamburi ecc. oltre a letterati e artisti contemporanei.

La Biblioteca

La ricca Biblioteca, divisa fra il piano terra e la mansarda, comprende oltre 6.000 volumi più l’enorme collezione di riviste e articoli d’arte, dai primi del Novecento fino ai giorni nostri, che fanno della Casa di Sigfrido Bartolini un tassello importante della storia dell’arte e della cultura del Novecento.

Nel 2012 la Biblioteca è stata inserita nella rete documentaria Redo comeBiblioteca di Consultazione. Le seimila unità  bibliografiche conservate nella “Casa Museo Sigfrido Bartolini” sono in fase di catalogazione e vengono messe in consultazione pubblica on line tramite il programma informatico “Clavis”.




Museo Soffici

Sede e contatti
Via Lorenzo Il Magnifico 9, presso ex Scuderie Medicee, Poggio a Caiano (Prato)
Telefono: 055.8701287/0/1
E-mail: info@museoardengosoffici.it
Sito web: http://www.museoardengosoffici.it/index.php
Orari di apertura: 1 aprile-30 settembre: dal giovedì alla domenica 10-13 e 14.30-19; 1 ottobre-31 marzo: sabato, domenica e festivi 10-13 e 14.30-17.30
Biglietto d’ingresso: adulti 3,00 euro.

Organi direttivi
Ufficio Cultura: Luigi Corsetti (l.corsetti@comune.poggio@caiano.po.it)

Breve storia e finalità
Inaugurato il 16 maggio 2009 a Poggio a Caiano, al primo piano delle restaurate Scuderie Medicee, adiacenti alla Villa di Lorenzo Il Magnifico, il Museo Ardengo Soffici possiede una mostra permanente delle opere dell’artista e un Centro studi dedicato alla conoscenza di questo grande protagonista della cultura del Novecento.
Il Museo Soffici è un omaggio del Comune di Poggio a Caiano a quest’intellettuale che scelse di vivere in questi luoghi e immortalarne la campagna in tante sue opere; dal 2012, il museo ha assunto la dicitura di “Museo Ardengo Soffici e del ‘900 italiano”, con la volontà di  rappresentare, attraverso l’artista e i suoi numerosissimi contatti nel panorama culturale italiano, uno spaccato dell’arte del Novecento.

Ardengo Soffici (1879-1964), pittore, scrittore e critico d’arte, è stato uno dei personaggi più importanti del secolo scorso. Nacque a Rignano sull’Arno nel 1879, ma trascorse tutta la vita a Poggio a Caiano, cittadina scelta al suo ritorno da Parigi, nel 1907, dopo un soggiorno settennale in cui aveva conosciuto i maggiori protagonisti dell’avanguardia francese, da Picasso, ad Apollinaire, Max Jacobs, Braque. Rientrato in Italia con un bagaglio culturale aggiornato sulle correnti d’Oltralpe, fu il primo a scrivere di Cezanne, Rimbaud, Medardo Rosso, dei cubisti Picasso e Braque, oltre ad organizzare a Firenze, nel 1910, la prima mostra degli impressionisti in Italia. Successivamente fondò la rivista Lacerba con Papini, abbracciò il Futurismo, poi tornò ad un naturalismo più oggettivo, che lui definiva “realismo sintetico”.

Escluse le interruzioni per la guerra 1915-1918, per il lavoro giornalistico a Roma, 1923-1924, e per le vicissitudini politiche del 1944-1946, Poggio a Caiano è stato per Soffici il suo quartier generale, da cui l’artista è riuscito a tenersi in contatto con la cultura del suo tempo. Aprirsi al mondo da un paese di Toscana non era certo agevole in un tempo preinformatico: le sue risorse stavano nella fecondità del lavoro, nel prestigio che si era meritato.

Per l’opera di Ardengo Soffici scrittore e pittore possiamo dire che Poggio a Caiano sia il suo museo a cielo aperto: gli ha prestato le forme del panorama naturale e umano, e ne ha ricevuto la forma lirica e plastica, fino all’identificazione del paese con l’interprete.

Patrimonio
I 50 dipinti di Soffici, custoditi in diverse raccolte pubbliche e private, sono presentati in questo Museo in rassegna estesa, dal 1904 agli anni Sessanta: è così possibile ricostruire l’iter pittorico e seguire il contributo stilistico, ormai storicizzato, di questo artista dal carattere europeo, ancor più significativo per aver mantenuto un profilo ben radicato in una terra.

Il percorso espositivo, suddiviso in piccole sezioni dedicate alle principali tappe della sua carriera artistica (artista europeo, cubismo e futurismo, la famiglia, il dopoguerra, il paesaggio, la pittura murale), termina nella saletta video, in cui è possibile vedere, per concessione Rai, un’intervista a Soffici, realizzata a Poggio a Caiano nel 1957.

Dal Museo si può accedere ad una Biblioteca specializzata con le prime edizioni delle opere a stampa dell’artista toscano, una raccolta della bibliografia critica, la collana completa delle riviste da lui dirette o alle quali collaborò (in particolare Leonardo, La Voce, Lacerba, Rete Mediterranea, Galleria) e un archivio d’immagini e documenti a lui riconducibili.




Archivio del Movimento di Quartiere di Firenze

Sede e contatti
Sede operativa: BiblioteCaNova dell’Isolotto (Quartiere 4) – via Chiusi, 2/3 – 50142 Firenze.
Sede legale: Circolo ARCI “Paolo Pampaloni” – via Maccari, 104 – 50142 Firenze.
Telefono: Sede operativa, 055.710834; sede legale, 055.780070.
E-mail: bibliotecacanovaisolotto@comune.fi.it
Sito web: www.movimentoquartierefirenze.it
Orari di apertura: martedì 10-12. Oppure contattare per e-mail Raffaella Marconi (rmarconi@libero.it), Franco Quercioli (francoquercioli40@gmail.com) o Moreno Biagioni (mor.biagioni@gmail.com).

Per avere maggiori informazioni consultare ilsito dell’Archivio sul quale sono consultabili: notizie sui fondi dell’Archivio, sulle mostre e sulle pubblicazioni realizzate dall’Archivio stesso, sulla vita dell’Associazione “Archivio del Movimento di Quartiere di Firenze” e sulle sue iniziative; i video prodotti dall’Archivio; lo spoglio dei periodici del Movimento di Quartiere; la cronologia degli eventi che segnarono la vita sociale e politica fiorentina dal 1966 al 1976; un settore dedicato al maestro Luciano Gori, con i libri, le foto, i film da lui – e su di lui – realizzati, nonché i disegni dei suoi alunni.

Breve storia
L’Archivio nasce dall’esigenza di raccogliere e rendere consultabile il materiale documentario (volantini, manifesti, ciclostilati, pubblicazioni, foto, filmati, disegni, nastri di registrazioni di riunioni e assemblee etc.) relativo ai movimenti sviluppatisi nell’area fiorentina durante il decennio 1966/76 – dalla nascita dei Comitati di Quartiere dell’alluvione nel novembre 1966 alla elezione dei Consigli di Quartiere nel novembre 1976 -.

Il vento del sessantotto investì anche Firenze, coniugando le sue valenze positive con le istanze partecipative già diffuse e radicate sul territorio (dalle società di mutuo soccorso della fine dell’ottocento agli organismi rionali del Comitato di Liberazione durante la Resistenza alle strutture di base del movimento operaio nelle lotte degli anni 50).
Il movimento che ne scaturì aveva i suoi capisaldi nella scuola e nel quartiere, due elementi distanti l’una dall’altro, ma che si cercò di mettere in contatto fra loro, lavorando su elementi d’interesse comune e di carattere generale.

Patrimonio
I fondi che compongono l’Archivio – L’Archivio è composto da una serie di fondi, che prendono il nome da chi li ha donati – in genere persone che furono attive nei movimenti degli anni 60 e 70 (Fondo Moreno Biagioni, Fondo Paolo Chiappe, Fondo Isanna Generali, Fondo Laura Grazzini, Fondo Benito Incatasciato, Fondo Franco Manescalchi, Fondo Ivana Marchini-Sonia Zandrini, Fondo Enrico Menduni, Fondo Sergio Milani, Fondo Carlo Natali, Fondo Franco Quercioli, Fondo Luigi Remaschi, Fondo Gianfranco Riccioni, Fondo Rumer Mori, Fondo Giampaolo Taurini, Fondo Lucia Testi-Sandro Goggioli, Fondo Paola Torricini-Alberto Brunetti) – e sono descritti nella pubblicazione “Guida alla documentazione dell’Archivio del Movimento di Quartiere di Firenze”.
La Guida all’Archivio – Nella Guida vi è anche lo spoglio dei periodici del Movimento: “Alternativa di base” (1968/1970), “I Quartieri – mensile del movimento unitario di base -” (1970/1972), “Scuola e Quartiere. Bollettino di collegamento dei doposcuola, scuole popolari, comitati genitori di Firenze e provincia” (1970/1971), “Bollettino di collegamento” (1971/1974), “Bollettino di collegamento delle scuole popolari” (1971/1974).
Nei fondi è presente anche un materiale documentario relativo a periodi successivi al decennio 1966/1976, un materiale particolarmente centrato sui temi decentramento e partecipazione, immigrazione, pace e cooperazione.

Mostre e le pubblicazioni
L’Archivio, nei suoi dieci anni di vita, ha realizzato alcune mostre (“Le radici della partecipazione – Dai Comitati di Quartiere ai Consigli di Quartiere 1966/1976”, “La nascita della CGIL Scuola”, “Gino Bartali”, “Gli azzurri di Alfredo”) che sono a disposizione gratuitamente di chi intende esporle (occorre solo farsi carico delle spese di trasporto).

Inoltre, sono anche disponibili, fino al loro esaurimento, copie delle pubblicazioni “prodotte” dall’Archivio (vedi elenco sul sito).

L’Archivio si rivolge da un lato a coloro che hanno materiale relativo al periodo ed alle tematiche che sono oggetto delle ricerche dell’Archivio perché si mettano in contatto con noi (in modo da accrescere la documentazione in nostro possesso), dall’altro a quante/i svolgono ricerche sulla storia del Quartiere e della città e, in particolare, ai giovani ed alle giovani, agli studenti ed alle studentesse, ai ragazzi ed alle ragazze affinché nelle piccole storie, nelle memorie locali, negli episodi riguardanti il territorio di appartenenza trovino tracce della storia più generale e ricostruiscano le proprie radici (per meglio comprendere il presente e progettare il futuro).
Alle scuole, alle ed agli insegnanti, offriamo possibilità di incontri, di documenti, di testimonianze sulla storia della città nel XX secolo.