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Mostra permanente della Linea Gotica in Val Bisenzio

Sedi e contatti
Indirizzo: Piazza del Comune 20, San Quirico di Vernio (Prato)
Telefono: 3921579581
E-mail: info@lineagoticavernio.it
Sito web: http://www.lineagoticavernio.it/
Orari di apertura: Domenica 10-12, 15-18 (la mostra è visitabile su prenotazione)

Organi direttivi
La mostra è curata dell’Associazione “Linea Gotica Alta Val Bisenzio”.

Breve storia e finalità
Il passaggio della guerra ha segnato non poco il territorio della Val Bisenzio, sia in modo fisico ma anche nell’animo delle persone che l’hanno vissuta. Molteplici sono stati i bombardamenti e le distruzioni, anche di interi paesi, le deportazioni e molti i civili caduti.
La mostra permanente, è stata sin dagli albori, il principale filo conduttore che ha riunito gli appassionati del luogo e l’amministrazione comunale a far sì che si gettassero le basi per far nascere l’Associazione nel Marzo 2012. All’interno le vetrine sono divise per settori a seconda della nazionalità. Un’ala dell’esposizione è dedicata ai ritrovamenti di scavo sulla Linea gotica della nostra zona e un’altra dedicata ai resti del bombardiere B25 che fu abbattuto sulle nostre montagne.
Si può osservare una ricostruzione di una parte di trincea tedesca, foto varie e documenti del periodo bellico.




Centro documentazione di Pistoia

Sede e contatti
Complesso bibliotecario San Giorgio area ex Breda, via Pertini – 51100, Pistoia
Tel: 0573 371785
Fax: 0573 371780
E-mail: giorlima@tin.it – cdp@comune.pistoia.it
Sito web: www.centrodocpistoia.it

Breve storia e finalità
Il Centro nasce negli anni sessanta per creare un punto di riferimento per il dibattito e l’analisi di quel periodo storico e della corrispondente realtà sociale e politica.
Fin dall’inizio lavora all’analisi dei movimenti e delle nuove realtà che si stanno sviluppando in quegli anni: dal movimento studentesco a quello operaio, dalle lotte del popolo vietnamita e in generale del Terzo Mondo, all’esperienza della Cina, da quella dei cattolici che veniva maturando dopo il Concilio Vaticano II ai primi momenti di contestazione delle istituzioni totali (ospedale psichiatrico, carcere, ecc.).
In quei primi anni, il lavoro si svolge su più piani: dalla raccolta dei materiali, avviando la costituzione di quella che sarà l’emeroteca biblioteca del Centro, alla diffusione di libri, giornali, bollettini prodotti da altri, alla organizzazione di incontri e dibattiti.
Base dell’esperienza del Centro è la continua verifica con la realtà concreta. La sua caratteristica originale, che rimarrà tale nel tempo, è quella di essere uno strumento di servizio nel campo della informazione e della controinformazione, rifiutando di creare preclusioni e steccati ideologici e pratici, nella convinzione dell’utilità dei confronti e delle contaminazioni tra ambiti e culture diverse.
Dopo aver iniziato nel 1970 a pubblicare un notiziario che vuole essere uno strumento di divulgazione delle attività del Centro e di quei materiali che vengono ritenuti importanti per il dibattito e le lotte in corso, il Centro avvia la produzione di altri periodici: Fogli di Informazione (dal 1972), Scuola Documenti, la rivista di satira politica Ca Balà, Riprendiamoci la natura, Lotta di Classe e Integrazione Europea, Carcere informazione, Per il Sessant8, che si occupa di ricerche, memorie, bibliografie, critiche e documentazione su avvenimenti, culture, pratiche alternative ed ideologie attorno al 1968; nel 2001 esce la rivista Razzismo & Modernità.
Vengono realizzate anche alcune collane editoriali: Rompete le righe , quaderni per il rinnovamento di contenuti e metodi nella scuola dell’obbligo, Idac-Documenti , collegati all’istituto omonimo diretto da Paulo Freire, una collana di testi di satira politica collegata a Ca Balà; Collane Fogli di informazione, Sentieri naturalistici, Altrascienza.

Patrimonio
Il patrimonio della biblioteca emeroteca Centro di Documentazione è stato donato al Comune di Pistoia alla fine degli anni settanta dall’associazione culturale Centro di Documentazione di Pistoia che lo ha raccolto nel corso della sua attività di studi e ricerche. Il fondo donato fino ad oggi è costituito da 4.000 periodici di cui 800 correnti; 34.000 opuscoli e volantini, 20.000 volumi.
Esiste un catalogo stampato in volume e a schede consultabili all’ingresso della biblioteca, relativo a tutte le riviste presenti aggiornato al 1997.




Museo Audiovisivo della Resistenza

Sedi e contatti
Indirizzo: Via Prato 12, 54035 Fosdinovo (MS)
Telefono: 0187 680014, 3290099418
E-mail: didattica@museodellaresistenza.it, info@museodellaresistenza.it
Sito web: http://www.museodellaresistenza.it/wp/
Orari di apertura: dal Martedì al Venerdì 16-20, Sabato 10-22, Domenica 10-20 (dal 16 giugno al 15 settembre); Sabato 14.30-17.30, Domenica 10.30-17.30 (dal 16 settembre al 31 marzo); Venerdì 15-19, Sabato e Domenica 10-20 (dal 1 aprile al 15 giugno)
Biglietto d’ingresso: informazioni e visite su richiesta

Organi direttivi
Direttore scientifico: Paolo Pezzino

Breve storia e finalità
Il MaR – Museo audiovisivo della Resistenza delle province di Massa Carrara e La Spezia è un’istituzione museale che, attraverso l’uso del racconto multimediale, testimonia le vicende e i valori dell’antifascismo, della Resistenza e della lotta di Liberazione sulla Linea Gotica, nel territorio della Lunigiana, in particolare nelle due province – Massa Carrara e La Spezia – decorate di medaglia d’oro al valor militare.
Il museo, uno dei primi realizzati dallo Studio Azzurro, è stato inaugurato il 3 giugno del 2000 da Tullio De Mauro, allora ministro della Pubblica Istruzione, ed è nato grazie all’impegno e alla determinazione di Paolino Ranieri, partigiano e primo sindaco di Sarzana.
Formalmente, l’istituto è rappresentato dall’Associazione Museo Storico della Resistenza ed è membro fondatore della rete nazionale Paesaggi della Memoria.
Il museo è dedicato alla memoria dei comandanti partigiani Alessandro Brucellaria “Memo” e Flavio Bertone “Walter” e di tutti coloro che hanno combattuto per la libertà.

Patrimonio
Il museo conserva al suo interno numerose testimonianze audio-visive della lotta di Resistenza nel territorio apuo-lunigianese e nell’area circostante la famigerata Linea Gotica, in cui si svolsero cruenti battaglie tra partigiani e occupanti nazifascisti.
Si tratta di un museo di narrazione, per cui la visita è interamente multimediale, con video interviste e “libri” composti da materiale video e fotografico che si attivano con un gesto del visitatore; fanno, inoltre, parte del percorso di visita alcune videoambientazioni, anch’esse interattive.




Museo dell’arte della lana

Sedi e contatti
Indirizzo: Via Sartori 2, Pratovecchio, Stia 52017 (Arezzo)
Telefono: 0575 582216, 338 4184121
E-mail: info@museodellartedellalana.it
Sito web: http://www.museodellalana.it/
Orari di apertura: Martedì, Mercoledì e Venerdì 10-13; Giovedì e Domenica 10-13, 16-19 (da giugno a settembre), 10-13, 15-18 (da ottobre a maggio); Sabato 16-19 (da giugno a settembre), 15-18 (da ottobre a maggio); dal Martedì alla Domenica 10-13, 16-19 (agosto)
Biglietto d’ingresso: intero 5 €; ridotto 3 € (da 6 a 18 anni e oltre i 65 anni; gruppi di almeno 15 visitatori in orario di apertura, soci Touring Club Italiano, insegnanti con Edumuseicard); gratuito: fino a 6 anni, portatori di handicap con accompagnatore, soci della Società di Mutuo Soccorso tra gli Operai del Lanificio di Stia

Organi direttivi
Presidente della Fondazione Lombard: Prof. Paolo Blasi
Consiglieri: Giovanni Basagni, Dott. Carlo Cioni, Dott.ssa Eleonora Ducci, Lorenzo Lori, Grazia Madiai, Denise Vangelisti
Sindaco di Pratovecchio Stia: Dott. Nicolò Caleri
Collegio del revisori: Dott. Paolo Cerini, Dott.ssa Franca Cerofolini, Prof. Riccardo Passeri
Presidente del Comitato Scientifico: Prof. Paolo Blasi
Membri: Emma Angelini, Isabella Bigazzi, Benedetta della Bordella, Caterina Chiarelli, Paolo Fabiani, Angela Giordano, Andrea Gori, Claudio Grisolini, Massimo Preite, Gabriele Scannerini

Breve storia e finalità
Il Museo dell’Arte della Lana è situato nel complesso del Lanificio di Stia, in Casentino, restaurato dopo decenni di abbandono. Mirabile esempio di archeologia industriale, oggi l’edificio ha ripreso vita non più come luogo di produzione ma come centro di diffusione della cultura tessile del Casentino, per lasciare memoria di questa antichissima tradizione, ma anche per mettere di nuovo a disposizione della comunità l’edificio dove generazioni di Stiani hanno lavorato. La produzione laniera ha accompagnato lo sviluppo e la crescita di Stia attraverso i secoli: il suono della campana e il fischio della sirena scandivano il tempo non solo per i lavoratori, ma per tutti gli abitanti del paese. Finché la sirena ha continuato a echeggiare nella vallata è stata garanzia di un lavoro sicuro per gli abitanti di Stia che potevano permettersi un tenore di vita superiore rispetto a quello degli altri paesi del Casentino.

La prima Società di Lanificio di Stia fu costituita nel 1852, quando già da alcuni decenni si era sviluppata una moderna attività imprenditoriale organizzata in modo tale da concentrare in un unico stabilimento le varie fasi della lavorazione della lana.
Nei primi anni ‘60 dell’Ottocento il Lanificio occupava circa 140 operai e si ricorda come il primo in Toscana ad impiegare macchinari importati dall’estero. Tra il 1862 e il 1888, sotto la direzione di Adamo Ricci, fu completata la meccanizzazione di tutto il processo produttivo e razionalizzato il complesso degli stabilimenti.
Dalla fine dell’Ottocento la famiglia Lombard divenne proprietaria del Lanificio e ne affidò la direzione al veneto Giovanni Sartori, che modernizzò la fabbrica, portandola ai livelli dei più importanti lanifici italiani e si adoperò per offrire una concreta copertura previdenziale a tutti i lavoratori in difficoltà.
Con la direzione di Sartori il Lanificio giunse all’apice del suo prestigio, come dimostra il fatto che divenne il fornitore ufficiale di Casa Savoia, e al più alto livello di occupazione.
Alla fine del primo conflitto mondiale gli operai impiegati erano 500, i telai circa 136 e la produzione era di oltre 700.000 metri di stoffa. A causa della crisi iniziata negli anni Sessanta, nel 1985 il Lanificio fallì e chiuse definitivamente nel 2000.
Simonetta Lombard, erede della famiglia proprietaria per oltre sessanta anni della fabbrica, ne riacquisì gli edifici costituendo una Fondazione al fine di elaborare un progetto di ristrutturazione per la realizzazione di un centro di diffusione della cultura tessile. Tale progetto si concretizzò nel 2010 con l’apertura del Museo.

Patrimonio
La visita del Museo si articola nelle seguenti sezioni:
– Un’arte antica quanto l’uomo
– La natura e le fibre
– L’Arte della Lana: le fasi della lavorazione artigianale della lana
– Il Lanificio di Stia
– La fasi della lavorazione industriale della lana.
In ogni sezione sono esposti i macchinari e gli strumenti originali utilizzati per la lavorazione della lana nelle sue varie fasi e in epoche diverse, oltre che fotografie d’epoca e pannelli esplicativi che guidano il visitatore attraverso il percorso espositivo.




Il Cassero per la scultura italiana dell’Ottocento e del Novecento

Sedi e contatti
Indirizzo: Via Trieste 1, Montevarchi (Arezzo)
Telefono: 055 9108272-3-4
E-mail: http://www.ilcasseroperlascultura.it/contatti/contatti/
Sito web: http://www.ilcasseroperlascultura.it/
Orari di apertura: dal Giovedì alla Domenica 10-13, 15-18 (da settembre a maggio), 10-13, 16-19 (da giugno ad agosto)
Biglietto d’ingresso: intero 4 €; ridotto 2 € (under 18 anni, soci COOP, CTS, ISIC, ITIC, Touring Club, titolari Mondadori Card, Selecard, tessera ICOM); gratuito: over 65 anni, under 6, disabili e possessori di Edumusei Card.

Organi direttivi
Direzione: Federica Tiripelli

Breve storia e finalità
Montevarchi, una volta passata sotto la giurisdizione di Firenze, nel 1328 venne fortificata con le mura e due torri. La più imponente di esse era il Cassero, tutt’oggi conservato, che si raccordava alla Porta Fiorentina con un tratto murario curvo, riemerso durante la recente ristrutturazione della piazza antistante ed evidenziato mediante la diversa pavimentazione realizzata nell’occasione.
Dopo varie vicissitudini, nel 1996 l’Amministrazione Provinciale di Arezzo ha concesso la struttura del Cassero in comodato al Comune di Montevarchi, che ha deciso di provvedere alla sua ristrutturazione destinandolo a sede museale e centro di documentazione.
Nasce così “Il Cassero per la scultura” che ha come finalità primaria la ricerca e la documentazione della plastica italiana dell’Ottocento e del Novecento, raccogliendo e acquisendo materiale sugli scultori del periodo. L’obiettivo è configurarsi come punto di riferimento per le numerose Gipsoteche e Musei d’Artista presenti nella Regione e in Italia, capofila di una rete regionale dedicata alla scultura.

Patrimonio
Al momento la collezione permanente, interamente restaurata, è costituita da oltre mezzo migliaio di opere tra bronzi, marmi, gessi, terrecotte e disegni, di artisti toscani e italiani, giunte a Montevarchi grazie a donazioni di privati, unitamente a un considerevole numero di documenti originali, fotografie d’epoca e rassegne stampa, la cui entità è in corso di catalogazione.
Nella collezione del “Cassero”, nella quale sono presenti opere d’importanza storica ed artistica di Michelangelo Monti, Timo Bortolotti, Arturo Stagliano, Alberto Giacomasso, Mentore Maltoni, Valmore Gemignani, Firenze Poggi e Donatella (Dodi) Bortolotti, sono confluite anche le sculture dei montevarchini Pietro Guerri, Elio Galassi e Ernesto Galeffi, già di proprietà comunale, la cui collezione di pitture, disegni e chine sarà oggetto di un nuovo allestimento.




Museo delle bilance di Monterchi

Sedi e contatti
Indirizzo: Via XX Settembre 22, Monterchi (Arezzo)
Telefono: 0575 70713
E-mail: info@madonnadelparto.it
Sito web: http://www.madonnadelparto.it/museo-delle-bilance/
Orari di apertura: tutti i giorni 9-13, 14-19 (dal 28 marzo al 1 novembre); tutti i giorni 9.30-12-30, 14-17 (dal 2 novembre al 27 marzo)
Biglietto d’ingresso (comprende visita al Museo della Madonna del Parto): intero 6,50 €; ridotto 5 € (studenti tra i 14 e i 25 anni, gruppi da 15 persone, Valtiberina Musei e Parchi Pass, pellegrini); gratuito: donne incinte, ragazzi sotto i 14 anni, portatori di handicap con accompagnatore, guide turistiche, giornalisti

Organi direttivi
Direttrice: Lina Guadagni

Breve storia e finalità
Il Museo delle Bilance nasce grazie alla passione del collezionista Velio Ortolani, che ha messo a disposizione parte della sua insolita e consistente raccolta di bilance e pesi, una delle più importanti d’Europa per tipologia, cronologia e numero di pezzi.
Velio Ortolani iniziò a raccogliere bilance nei primi anni ‘60, quando aveva poco più di trent’anni. La prima bilancia che acquisì era una stadera piegata e arrugginita che si trovava in un mucchio di ferri vecchi. Da allora la ricerca non si è mai fermata e oggi la collezione Ortolani è composta da numerosissime bilance, bascule e stadere alle quali si aggiungono chiavi e serrature antiche, altra grande passione dell’instancabile collezionista. La sua attenzione si è sempre rivolta principalmente agli oggetti forgiati in ferro, perché unici e soprattutto testimoni delle capacità e dell’intelligenza di chi le ha costruite. L’accorgimento adottato da un fabbro per superare qualche difficoltà tecnica, il gusto di un armaiolo nel decorare la sua creazione, il particolare nascosto che racconta qualcosa sull’uso di un oggetto: sono questi i criteri che Ortolani usa per stabilire se una bilancia va acquistata oppure no. Ben presto l’attenzione si rivolge anche a bilance più “industriali”, prodotte in serie ma comunque significative e particolari. Si tratta comunque di oggetti belli, perché l’estetica è una peculiarità evidente della collezione, e se non unici, tuttavia rari, perché soggetti alla dispersione del tempo. Ortolani con la sua opera di ricerca ha sottratto all’oblio e alla distruzione centinaia e centinaia di oggetti, e oggi la sua collezione è una delle più importanti al mondo per numero di pezzi, tipologia e arco cronologico rappresentato.

Patrimonio
Nelle sale del Museo sono raccolti circa 160 oggetti di diversa tipologia che ci permettono di ripercorrere oltre 600 anni di storia della bilancia, partendo da alcune piccole stadere di epoca rinascimentale ricavate da una spada fino ad arrivare alle grandi bascule industriali di Otto e Novecento. Alcune bilance evocano ricordi d’infanzia, come le bascule pesa bambini o le bilance a bracci uguali di uso domestico. Altre sorprendono per la loro bellezza, per la cura del dettaglio e per la raffinatezza della decorazione. Il Museo non si limita solo ad esporre gli oggetti e a raccontarne l’evoluzione tecnica nel corso dei secoli. Le bilance sono restituite alla loro funzione e diventano un particolare punto di partenza per un modo diverso di fare storia. Un accurato percorso didattico interattivo composto di pannelli e strumenti da utilizzare condurrà il visitatore alla scoperta di antichi mestieri come il daziere e il cambiavalute, o di luoghi ormai scomparsi, come l’allevamento dei bachi da seta. Un percorso specifico, fatto di letture e attività pratiche, è dedicato ai bambini.




Centro culturale e museo della memoria di San Pancrazio

Sedi e contatti
Indirizzo: 52021 Bucine, fraz. San Pancrazio (Arezzo)
Telefono: 055 9912766-7
Sito web: http://www.museidelvaldarno.it/musei/bucine/museo-della-memoria-san-pancrazio/
Orari di apertura: informazioni e visite su richiesta

Breve storia e finalità
Il centro è stato inaugurato il 29 giugno 2007 con l’intento di raccogliere tutta la documentazione sull’eccidio di San Pancrazio.
Nel 1944 truppe della Feldgendarmerie tedesca, appartenente alla Divisione Corazzata Hermann Göring, trucidarono tutti gli uomini di San Pancrazio (Bucine) nella cantina di un edificio risalente al XVIII secolo, allora Fattoria Pierangeli. Negli anni ’70, dopo un lungo periodo di abbandono, il rudere, dato alle fiamme dopo l’eccidio dagli stessi Tedeschi, fu acquistato dal Comune di Bucine che ne ha concluso nel 2000 la ristrutturazione installandovi il Centro Interculturale Don Giuseppe Torelli. Questo, dedicato al parroco della comunità, anch’egli vittima della strage, è entrato a far parte della rete regionale dei Centri Interculturali che hanno per scopo di realizzare programmi di didattica, incontri e ricerche in campo demo-antropologico e storico.
Grazie alle fotografie dell’Archivio Militare Canadese è stato possibile ricostruire, in parte, i giorni successivi all’eccidio di San Pancrazio. La scelta di illustrare quei luoghi saccheggiati come appaiono oggi, è stata monitorata dal desiderio di trasmettere la forza e la volontà di rinascita di questo paese tremendamente colpito.
Il Museo della Memoria si sta ponendo l’obiettivo di entrare in una rete europea dei luoghi della memoria, ricercando la collaborazione con istituti, associazioni, centri di documentazione e musei che si occupano, in Italia e all’estero, di analoghe tematiche.

Patrimonio
Il Museo, attraverso una cartografia storica inedita, intende rappresentare in modo dettagliato le stragi avvenute in questi paesi. L’obiettivo è quello di promuovere un concreto impegno per la salvaguardia della memoria storica, favorendo una cultura della pace attiva e consapevole.
Accanto al Museo della Memoria si trovano il Centro Interculturale “Don Giuseppe Torelli”, il sacrario e il roseto in memoria dell’eccidio.




Museo dei Mezzi di Comunicazione del Comune di Arezzo

Sedi e contatti
Indirizzo: Palazzo Comunale, Via Ricasoli 22, Arezzo
Telefono: 0575377662, 3498932046
E-mail: museocomunicazione@comune.arezzo.it
Sito web: http://www.comune.arezzo.it/museo-comunicazione/museo-comunicazione
Orari di apertura: Martedì, Giovedì, Sabato e ogni prima Domenica del mese 9.30-17.30
Biglietto d’ingresso: intero 3 €; ridotto 2 € (gruppi, studenti, over 65, espositori della Fiera Antiquaria, soci A.I.R.E. Associazione Italiana per la Radio d’Epoca); gratuito: insegnanti, giornalisti, accompagnatori autorizzati, portatori di handicap.

Organi direttivi
Direttore Scientifico: Prof. Fausto Casi

Breve storia e finalità
Il Museo dei Mezzi di Comunicazione è stato inaugurato il 17 Dicembre 2005 grazie alla concessione dei locali di Palazzo Sabatini da parte del Comune di Arezzo.
L’idea di far nascere il museo, che occupa oggi una superficie di oltre 500 mq, si fa risalire a circa 20 anni fa, quando il Comune di Arezzo realizzò in collaborazione con il Museo di Storia della Scienza di Firenze (oggi: Museo Galileo) una mostra sulla radio d’epoca dal titolo “Il Mondo in Casa – i primi 40 anni di storia della radio” che ebbe vasta risonanza. Per la mostra fu indispensabile la collaborazione del concittadino Fausto Casi che mise a disposizione la sua ricca collezione. Oggi la collezione si è allargata ad altri temi storici che completano la tematica sulla storia delle comunicazioni.
Particolarmente curato è l’aspetto della didattica con tavoli per esperienze dirette. Inoltre, presso l’auditorium interno al Museo (100 posti), è possibile assistere alla proiezione di un filmato “olografico, tridimensionale”, con tecnologia avanzata ad immersione, unica in Italia, sul personaggio di Galileo Galilei e sulle sue scoperte scientifiche. Su richiesta, sono disponibili anche altri filmati su DVD di carattere storico-scientifico.

Patrimonio
L’aretino Fausto Casi colleziona da circa 40 anni materiali, strumenti e macchine relative alla storia della scienza ed all’archeologia industriale. Nel museo sono conservati più di 1700 oggetti, di cui circa 1000 esposti. La collezione è suddivisa nelle seguenti sezioni:
– Il precinema (sottosezioni: i giochi ottici, gli inganni ottici, la visione ottica, la proiezione dell’immagine, l’immagine in movimento)
– Il cinema (sottosezioni: le macchine da ripresa e da proiezione con la pellicola 35 mm, le macchine da cinema a passo ridotto)
– La riproduzione dei suoni (sottosezioni: il megafono, il fonografo, il grammofono, il registratore)
– Le prime telecomunicazioni (sottosezioni: la telegrafia con i fili, la telefonia con i fili, la radiotelegrafia, la radiotelefonia)
– La scrittura (sottosezioni: scrittura manuale, scrittura meccanica, scrittura elettronica)
– Il calcolo (sottosezioni: calcolo manuale, calcolo meccanico, calcolo elettronico)
– Le telecomunicazioni moderne (sottosezioni: la radio, la televisione, il cellulare, il computer)